il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Si suppone la conoscenza della Dottrina Cattolica in linea di massima. Qui si dà spazio al chiarimento di punti che rimanessero lacunosi per alcuni utenti.

Moderatore: berescitte

il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Messaggioda alenis » sab feb 02, 2008 5:33 pm

Tutte le volte che una persona mangia il Pane Eucaristico ( o Ostia ) mangia il Corpo di Cristo; questo è quello che la Chiesa Cattolica professa. Ma quale è il senso? davvero l' ostia diventa corpo di Cristo? dove trova radici questo concetto? tra i versi della Bibbia e nella Tradizione; però mi vengono dei dubbi; e non nel fatto che la Chiesa sbagli o meno, ma nel modo di intendere il Corpo di Cristo; o nel modo in cui lo indendevano 2000 anni fa; in quel periodo esistevano delle categorie mentali un po' diverse dalle nostre e quindi anche il modo di percepire e vivere i concetti lo erano.

Mi viene in mente il verso in cui Cristo dice : "Chi non mangia il mio pane e non beve il mio sangue ..."
ed altri rispondono: "ma questo linguaggio è troppo duro, chi può intenderlo?"
E Lui, invece di dire :"guardate, mi sono spiegato male, ora spiego meglio", ribadisce con forza le parole di prima.

Cosa comprendo da ciò? che loro non intendevano dire che avevano capito male; loro avevano capito bene ma la cosa gli sembrava troppo estrema; loro intendevano infatti dire "queste sono parole troppo forti; chi può accettarle?"

Ora le domande e i ragionamenti si moltiplicano; penso: Cristo è Spirito; o meglio, Corpo Spirituale; e non come quello degli Angeli; esso è fuori dallo spazio e dal tempo; quindi la sua "Carne" e il suo "Sangue" non hanno le caratteristiche fisiche di quelli degli umani; quindi in questo senso, possono fondersi con le Ostie e il Vino. Ma c'è qualcosa di più: per il Cristiano, essere tale, non significa semplicemente diventare un essere virtuoso o buono; questa è "solo" una conseguenza derivante dal fatto che Cristo è entrato in lui. Cioè lo Spirito di Cristo di fonde con quello del Cristiano ( al punto che, come dice S.Paolo "non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me" ) trasformandolo in uomo nuovo.

è così?
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Re: il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Messaggioda GrisAdmi » lun feb 04, 2008 1:15 am

è così?


Ni. Hai scritto cose giuste (nello spirito), ma hai anche scritto cose che contraddicono il Dogma.
Ora sta a te: vuoi la risposta lunga o quella corta? :D
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Re: il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Messaggioda alenis » lun feb 04, 2008 9:55 pm

Trianello ha scritto:
è così?


Ni. Hai scritto cose giuste (nello spirito), ma hai anche scritto cose che contraddicono il Dogma.
Ora sta a te: vuoi la risposta lunga o quella corta? :D


quel ... risposta lunga ... mi inquieta ... :shock:

non so; le metti entrambe e poi decido io quale leggere ? :D prima la corta e poi la lunga?
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Re: il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Messaggioda GrisAdmi » mar feb 05, 2008 5:08 am

Beh... la questione è che la risposta lunga contiene quella breve, in quanto la risposta lunga concerne il Sacramento dell'Eucarestia nel suo complesso, mentre quella breve si concentra sul concetto di presenza reale del corpo e del sangue di Cristo nelle specie consacrate.
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Re: il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Messaggioda alenis » mar feb 05, 2008 3:29 pm

ok, ho capito, metti la lunga :D
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Re: il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Messaggioda GrisAdmi » mer feb 06, 2008 12:47 pm

Va bene, allora, appena posso, inizio a postare. Sarà una cosa abbastanza lunga, per cui dovrò dividere la mia trattazione in diversi post.
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Re: il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Messaggioda GrisAdmi » ven feb 08, 2008 9:11 am

Intando che preparo una trattazione più approfondita, ti posto quanto ho scritto a proposito dell'Eucaristia nei "Lineamenti di Teologia" presenti sul mio Sito:

L’Eucaristia (che letteralmente significa “azione di grazie”, “ringraziamento”) è il sacramento che sotto le specie o apparenze del pane e del vino contiene realmente il corpo ed il sangue di Cristo. L’Eucaristia, in sé, non è soltanto un sacramento, ma è anche un sacrificio (e da questo punto di vista viene più comunemente chiamata Santa Messa). Il sacramento è qualcosa che ci viene donato, il sacrificio è qualcosa che viene offerto a Dio. Nell’Eucaristia intesa come sacramento il Signore si dona a noi per riempirci con la sua grazia, nell’Eucaristia intesa come sacrificio si rinnova la sua offerta al Padre per la nostra salvezza. Lo scopo principale dell’Eucaristia come sacramento è la santificazione dell’uomo, quello dell’Eucaristia come sacrificio è la glorificazione di Dio. Come sacramento, poi, l’Eucaristia è una realtà permanente (Santissimo Sacramento), mentre come sacrificio è una realtà transuente (la quale si realizza durante la Santa Messa).

Si è già detto sopra che l’Eucaristia è un sacramento particolare. Infatti, mentre l’effetto delle parole negli altri sacramenti è qualcosa che riguarda l’anima di chi li riceve, nell’Eucaristia è un qualcosa che riguarda la materia stessa del pane e del vino, che diventano il vero corpo ed il vero sangue di Cristo, il quale è in essa realmente presente nella sua realtà fisica e sostanziale (così come è presente nella sua divinità). E’ questa una verità che è sempre stata affermata con incrollabile fermezza dalla Chiesa.

In forza delle parole della consacrazione, nell’ostia e nel contenuto del calice si fa presente direttamente la sostanza del corpo e del sangue di Cristo, mentre tutti gli altri aspetti (dimensione, peso, colore, ecc) del corpo e del sangue sono presenti per concomitanza. La transustanziazione (così viene chiamata la trasformazione, mediante la consacrazione, del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore) lascia infatti immutato l’aspetto esteriore del pane e del vino. Ecco spiegato come tutto Cristo, con tutta la sua realtà corporea, possa essere veramente presente anche in un piccolo frammento di ostia. La presenza reale del corpo e del sangue nelle specie eucaristiche perdura fino al perdurare di queste, fino cioè a quando queste conservano le apparenze del pane e del vino. Ecco perché noi adoriamo il Santissimo Sacramento presente nel tabernacolo.

Essendo data sotto forma di cibo, l’Eucaristia ha come effetto quello di nutrire l’anima e, visto che l’anima si può nutrire solo della grazia di Dio, di accrescere la grazia santificante. Inoltre, il cibarsi indica che ciò che viene santificato diventa una cosa con noi. Nell’Eucaristia avviene qualcosa di simile, seppure in modo opposto a ciò che avviene con i normali alimenti. Gli alimenti normali, infatti, si trasformano nei tessuti del nostro corpo, nel caso dell’Eucaristia, invece, siamo noi che veniamo assimilati a Cristo, trasformandoci in ciò che mangiamo. Ecco dunque che questo sacramento completa quell’incorporazione a Cristo iniziata nel Battesimo (1 Cor 10,16 s.).

Dal punto di vista dell’Eucaristia come sacrificio, possiamo dire che questa è lo stesso sacrificio della Croce reso presente sull’altare, anche se Gesù non viene nuovamente crocifisso. Ciò è reso possibile dal fatto che nell’Eucaristia si moltiplica la presenza senza che si moltiplichi la realtà. Infatti, l’unico corpo del Signore che è in Cielo è anche presente, senza moltiplicarsi, in tutte le ostie consacrate. Così, analogamente, il sacrificio della croce viene nuovamente offerto senza che in se stesso venga moltiplicato.

Gesù risorto, seduto alla destra de Padre, conserva quell’atteggiamento di offerta interiore che aveva quanto si immolava sulla Croce. Ciò non basta però perché si possa dire che egli offre un sacrificio: il sacrificio, infatti, comporta un’offerta esteriore che manifesti quella interiore. Quando Gesù morì sulla croce la sua offerta interiore divenne manifesta grazie alla sua morte fisica, accettata per amore. Quando celebriamo la Messa, invece, quella stessa offerta interiore viene manifestata nel segno sacramentale della consacrazione del pane e del vino, la quale rappresenta, in qualità di memoriale, la morte di Gesù avvenuta una sola volta per tutte. Ecco perché tanto la morte sulla Croce che la Messa sono un sacrificio, dato che vi è l’unione dell’offerta interiore con un segno esteriore, e sono sostanzialmente lo stesso sacrificio, dato che è l’offerta interiore, per così dire, l’anima del sacrificio. Ed ecco perché possiamo dire che è Cristo il vero celebrante della Messa, offrendo il sacrificio servendosi dei suoi ministri.

Durante la Messa, il sacerdote consacra l’Eucaristia, pronunciando le parole a nome di Gesù. Una volta che la vittima divina è stata resa presente sull’altare, tutti i fedeli presenti si uniscono al celebrante e concorrono con lui nell’offrirla al Padre.

Il sacrifico eucaristico è un sacrificio di adorazione e di lode, di ringraziamento, di riparazione dei peccati e di impetrazione di grazie. Esso viene offerto per i vivi e per i defunti. Oltre al frutto “generale”, che riguarda la Chiesa e tutto il mondo, la Santa Messa ha anche un frutto “specialissimo” riguardante coloro che vi partecipano (il celebrante ed i fedeli), in più può avere un frutto “speciale” per coloro per cui viene fatta celebrare.


Fonte:
http://www.esserecattolici.com/modules. ... cle&sid=29
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Re: il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Messaggioda GrisAdmi » ven feb 08, 2008 5:53 pm

Eucaristia etimologicamente significa “rendimento di grazie”.
L’Eucarista è la continuazione e l’estensione della Incarnazione del Verbo.
1) Come il Verbo incarnandosi appare agli uomini rivestito della carne mortale, così Egli sta tra gli uomini sotto i veli eucaristici.
2) Come sulla Croce si offrì per la redenzione del mondo, così ogni giorno si immola vittima sui nostri altari.
3) Come nella Palestina passò facendo del bene a tutti, così per la Comunione viene nelle anime nostre dando se stesso in cibo.
Nella SS.ma Eucaristia, sotto le specie del pane e del vino lo stesso Cristo Signore:
É CONTENUTO (Presenza reale)
É OFFERTO (Sacrificio)
É RICEVUTO (Sacramento)

Dato che la domanda verteva proprio sulla Presenza reale, è da questa che comincerò questa mia trattazione:
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Re: il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Messaggioda GrisAdmi » ven feb 08, 2008 5:56 pm

Gli eretici dei primi tempi non negarono direttamente la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, ma solo indirettamente come conseguenza di altre loro negazioni.
I Doceti, affermarono che Gesù aveva solo l’apparenza di un corpo; molto meno poteva essere presente un corpo reale nell’Eucaristia.
I Pietrobusiani (discepoli di Pietro de Buis, sec. XII) dicevano che il sacerdote non ha il potere di consacrare.
Gli Albigesi, propagando l’errore dei Manichei, negarono la presenza di Gesù nella Eucaristia.
Berengario di Tours (sec. XI) negò la transustanziazione.
Lutero non sentendosi di negare ciò che è detto tanto evidentemente nella Scrittura, disse tuttavia che Cristo non era presente con la sola Consacrazione, se non c’era pure la Comunione dei fedeli.
I Luterani però negano la reale presenza.
I Simbolisti e precisamente Zuinglio, Ecolampadio e Carlostadio dissero l’Eucaristia essere solo un simbolo di Gesù, interpretando le parole “Questo è il mio corpo” in questo modo: “Questo significa(cioè
è un segno) il mio corpo” (Zuinglio); “Questa è la figura del mio corpo” (Ecolampadio); “Questo è il mio corpo”, indicando se stesso, e non il pane (Carlostadio).
Calvino volle concedere qualche cosa di più dei Simbolisti e disse che Gesù è presente nell’Eucaristia virtualmente, come il sole è presente sulla terra con la sua virtù, cioè col calore.
Gli Anglicani in gran parte seguono Calvino, mentre altri credono alla presenza reale.
Fra i Protestanti moderni, molti seguono i loro eresiarchi, ma diversi credono alla presenza reale; però la sanno solo nella Chiesa Cattolica e qui vengono ad adorare Gesù vivente nella Eucaristia e qualche volta persino si accostano alla Comunione.
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Re: il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Messaggioda GrisAdmi » ven feb 08, 2008 6:06 pm

Contro gli errori esposti, dimostriamo che Gesù è presente nella Eucaristia veramente, realmente e sostanzialmente.
Già il Conc. Laterano IV e quello di Costanza avevano condannato i primi errori.
Il Conc. di Trento diede la sua condanna riferendosi specificatamente contro alcuni errori: “Se alcuno avrà negato che nel SS. Sacramento dell’Eucaristia si contiene veramente, realmente e sostanzialmente il corpo e il sangue, insieme con l’anima e la divinità di N. S. Gesù Cristo, e cioè tutto il Cristo, ma avrà detto che in esso vi è soltanto come in segno, o in figura, o in virtù, sia scomunicato”.
SPIEGAZIONE: Le parole del Conc. di Trento colpiscono in particolare tre eresie: veramente e non solo in segno (contro Zuinglio): realmente e non solo in figura (contro Ecolampadio); sostanzialmente e non solo virtualmente (contro Calvino).

PROVA: A) - dalla Scrittura. Data l’importanza della tesi, esamineremo la Scrittura per parti.
1) La promessa in S. Giovanni. E’ riportata nel capitolo 6, che ha tre parti distinte: la prima (1-25) narra il miracolo della moltiplicazione dei pani. Con la onnipotenza del miracolo Gesù fa vedere agli uditori come Egli può moltiplicare il Pane eucaristico e dispone gli animi alla fede. La seconda (26-59) riporta il discorso di Gesù che dopo aver esortato a cercare il cibo spirituale (26-34) dice: “Io sono il Pane di vita” (35-47) spiegando che coloro che vogliono essere salvi debbono credere in Lui. Poi riprendendo le stesse parole (48-59) presenta il secondo significato di esse in modo diverso, promettendo l’Eucaristia. Le riportiamo subito dopo, per fermarci a considerarne il valore. La terza parte (60-71) narra gli effetti prodotti dal discorso fra cui l’incredulità di molti a una cosa tanto fuori dall’ordinario.
Tutto il capitolo nel suo insieme dà risalto alla precisa promessa fatta da Gesù di dare il suo corpo in cibo e il suo sangue in bevanda. La parte centrale più esplicitamente ce la descrive: (48-59) “Io sono il pane di vita. I vostri padri nel deserto mangiarono la manna e morirono: questo è il pane vivo disceso dal cielo, affinché colui che ne mangia non muoia. Io sono il pane vivente disceso dal cielo, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno, e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. Altercavano pertanto i Giudei tra loro dicendo: Come mai costui può darci a mangiare la sua carne? Gesù rispose: In verità, in verità io ve lo dico; se non mangerete la carne del Figliuolo dell’uomo e non berrete il suo sangue non avrete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perchè la mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, il Vivente, ha mandato me, ed io vivo per il Padre, così chi mangia me, vivrà anch’egli per me. È questo il pane disceso dal cielo: non come la manna mangiata dai vostri padri che poi morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
In tutte queste frasi si vede chiaramente che Gesù dice di darsi in cibo, che la “sua carne è veramente cibo, e il suo sangue veramente bevanda”. E’ tanto vera questa realtà che con solenne giuramento “in verità” afferma che chi non lo mangerà morirà in eterno, mentre chi lo mangerà rimarrà unito a Lui e avrà la vita eterna.
Gesù non ha parlato in senso metaforico come poteva intendersi nella fantasiosa lingua orientale, che del resto ha riscontro anche nella nostra lingua. A uno che ci assale verbalmente si dice: “Ma che tu mi vuoi mangiare?”. E anche in senso affettivo, la mamma dice al bambino: “Ti voglio tanto bene che ti mangerei”.
Le frasi di Gesù sono troppo esatte. Le hanno intese in senso reale gli stessi ascoltatori, e pensano che realmente darà a mangiare la sua carne. Nella loro mentalità materialista però, non hanno capito in quale modo: “Come può darci a mangiare la sua carne?”. Pensano di mangiarla forse a pezzi. Molti degli stessi discepoli avevano capito così decisamente che parlava in senso reale, che gli dissero: “Questo linguaggio è duro, e chi può ascoltarlo?” (61) e se andarono.
Gesù non attenua quello che ha detto. Non ci sono parole figurate che debba correggere e semplicemente domanda ai Dodici: “volete andarvene anche voi?” (68). Questa domanda è come una affermazione che non c’è da cambiare nulla a quanto ha detto.

II) L’istituzione nei Sinottici e in S. Paolo. S. Giovanni non ricorda la istituzione della SS. Eucaristia al momento della Cena. Ne ha già parlato chiaramente nella promessa e la parola di Gesù non può venir meno. Ne parlano invece i Sinottici e Paolo che lo “ha appreso dal Signore” (1 Cor. 11,23). I quattro testi, salvo la variante di qualche parola che ognuno può vedere per proprio conto (Mt. 24,26-28; Mc. 14,22-24; Lc. 19-20; 1 Cor. 11,23-25) usano le medesime espressioni: “Prese il pane… disse: prendete e mangiate, questo è il mio corpo… preso il calice, disse: prendete e bevete, questo è il mio sangue… fate questo in memoria di me”.
Come fanno gli eretici a interpretare queste parole come segno, o come figura, o come virtù? Solo chi vuoi cambiare il significato alle parole può intenderle così. Il senso ovvio è quello letterale. E’ il pane e il vino che ha preso nelle sue mani che diventano il Suo corpo e il Suo sangue. S. Luca e S. Paolo aggiungono che è “il corpo che sarà dato per voi” e i Sinottici parlano di sangue “che sarà sparso per voi e per molti… in remissione dei peccati”. Che cosa doveva aggiungere di più Gesù per spiegare che si trattava del suo vero corpo e del suo vero sangue?
S. Paolo poi nei versetti seguenti, indicando le disposizioni necessarie per la Comunione, dice che chi la riceve “indegnamente è reo del corpo e del sangue del Signore” e “mangia e beve il suo giudizio di condanna, non pregiudicando il corpo del Signore” (27,39).
Non potrebbe essere reo del corpo e del sangue se non fossero realmente corpo e sangue.

B) - La Tradizione. Gli stessi eretici, fra cui Zuinglio, ammettono che dal tempo di S. Agostino i Padri hanno parlato della presenza reale di Gesù nella Eucaristia. Portano a sostegno della loro tesi che gli scrittori cristiani antecedenti hanno avuto poche parole sull’argomento. Eppure quelle poche Frasi sono per noi un argomento potentissimo, più che se fossero stati scritti interi libri sulla presenza di Gesù nell’Eucaristia. Infatti sono la dimostrazione che la verità era così manifesta alla mente dei fedeli, che non c’era bisogno di insisterci. Come abbiamo detto, le eresie anti-eucaristiche vennero assai più tardi. I Padri perciò erano impegnati a combattere gli errori correnti e un semplice accenno fatto da loro sul mistero Eucaristico, aveva valore di pacifico consenso da parte di tutti riguardo a questo punto.
Inoltre vigeva la cosiddetta «disciplina dell’arcano» cioè il mistero eucaristico veniva spiegato solo agli iniziati, tacendolo ai catecumeni, perchè non fosse oggetto di scherno per parte dei pagani, i quali, non potendolo comprendere, ne deducevano conclusioni a modo loro, come quando dicevano che i cristiani nei loro riti uccidevano i bambini e mangiavano carne umana.
Certamente i termini dei primi Padri non erano i termini tecnici usati più tardi, man mano che il dogma veniva illustrato e meglio determinato.
Ci fermeremo perciò su queste loro asserzioni, toccando appena le successive, concesse dagli stessi avversari.
Nel I Sec. La Didaché (9,10) descrive la consacrazione del pane e del calice, la distribuzione del cibo e della bevanda spirituale che poteva essere ricevuto dai soli battezzati essendo proibito dare il Santo ai cani (cfr. Mt. 7, 6). Queste frasi suppongono la presenza di Gesù, il Santo per essenza, nella Eucaristia.
Nel II Sec. S. Ignazio di Antiochia (+ 108) la cui autorità è somma per la sua dimestichezza con gli Apostoli, di cui perciò riportava il genuino pensiero, scrivendo contro i Doceti, diceva: “Si astengono dall’Eucaristia e dall’orazione, perché non confessano che l’Eucaristia è la carne del Salvatore nostro Gesù Cristo, che è stata immolata (in latino: passa est) e che è stata risuscitata dalla benignità del Padre” (Smir. 7, 1). Dunque non lascia dubbio: nell’Eucaristia c’è quella stessa carne che ha patito sulla croce e che è risuscitata gloriosa.
Rivolgendosi ai cristiani li invita alla unità col clero e col Vescovo attraverso la vita eucaristica:
“Studiate dunque di usare una sola Eucaristia; poiché una è la carne del Signore nostro Gesù Cristo, uno è il calice nell’unità del sangue di Lui stesso, come uno è il Vescovo coi preti e coi diaconi” (Filad. 4).
S. Giustino (Apol. 1,65) oltre affermare che l’Eucaristia è stata istituita da Gesù, dice: “non è pane e bevanda comune, ma carne e sangue dell’incarnato Gesù”.
S. Ireneo fra i vari brani su questo argomento, afferma che il vino e il pane per “la parola di Dio diventa Eucaristia del sangue del corpo di Cristo” (Ad. Haer. 5,2). Difendendo la risurrezione contro gli Gnostici dice che non può rimanere nella corruzione, ma riceverà la vita quella carne che è stata “alimentata col corpo e col sangue del Signore”.
Nel III Sec. Alcuni Padri hanno parole che potrebbero far pensare a una interpretazione simbolica se fossero prese da sole, ma vanno vedute nell’insieme della frase dove esplicitamente è detto della presenza reale.
Tertulliano. Fra tanti brani, vicino alla frase che il pane “rappresenta il suo corpo” con cui vuol significare che il pane ci presenta dove è il suo corpo, ha l’affermazione chiara: “La carne si nutre del corpo e del sangue di Cristo, come pure l’anima si riempie di Dio”. (De carn. resurr. 8 ).
Origene: “Sapete… che quando ricevete il corpo del Signore, lo conservate con ogni rispetto e Venerazione” (Hom. 13).
Nel IV Sec. S. Cirillo di Gerusalemme insegna ai suoi catecumeni che alle parole della consacrazione «il pane diventerà corpo di Cristo, e il vino il sangue di Cristo», per cui comunicandosi diventano “concorporei e consaguinei di Cristo” (Cat. 19,7).
S. Ilario dice che “della verità della carne e del sangue non c’è luogo a dubitare” (De Trin. 8,14).
S. Giovanni Crisostomo lo afferma così chiaramente che lo riconoscono gli stessi avversari.
Nel V Sec. S. Agostino, come si è detto prima, è così esplicito in materia che lo stesso Zuinglio lo riconosceva e diceva perciò che nella Chiesa si era creduto alla presenza reale solo da quell’epoca: “Quel pane che vedete sull’altare, santificato per la parola di Dio, è il Corpo di Cristo. Quel calice, o meglio, ciò che il calice contiene santificato per la parola di Dio, è il sangue di Cristo” (Sermo 217 ).
C) - La Liturgia e l’archeologia sono una conferma di questa fede nei cristiani dei primi secoli. Nelle “Costituzioni degli Apostoli”, come negli antichissimi “Sacramentari” si parla di “Comunione del corpo e del sangue”.
Nelle Catacombe è frequente la figura del pane col pesce, figura di Gesù, per dire che sotto le apparenze di quel pane c’era Gesù.
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Re: il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Messaggioda GrisAdmi » ven feb 08, 2008 6:43 pm

In qual modo, o meglio, per quale via Gesù viene ad essere presente nella Eucaristia?

Ci sono errori vari anche su questo punto: BERENGARIO negando completamente la transustanziazione dice che rimane sempre pane e vino; LUTERO e i suoi seguaci spiegano con la “consustanziazione” cioè verrebbe il corpo di Cristo restando con la o nella o sotto la sostanza del pane; Osiandro, discepolo di Lutero, parla di impanazione, cioè una unione ipostatica di Cristo col pane e col vino.

La Chiesa, invece, insegna che Gesù Cristo viene ad essere realmente presente nell’Eucaristia per la Transustanziazione, per la quale tutta la sostanza del pane si converte nella sostanza del Corpo di Cristo, tutta la sostanza del vino si converte nella sostanza del sangue di Cristo, rimanendo tuttavia le specie del pane e del vino.

Così recita il Conc. di Trento: “Se alcuno dirà che nel sacrosanto Sacramento dell’Eucaristia rimane la sostanza del pane e del vino, insieme col corpo e col sangue di N. S. Gesù Cristo; e avrà negato quella mirabile e singolare conversione di tutta la sostanza del pane nel corpo e tutta la sostanza del vino nel sangue, rimanendo tuttavia le specie del pane e del vino; conversione che la Chiesa Cattolica attissimamente chiama transustanziazione, sia scomunicato”

Ma che cosa si intende per Transustanziazione?
Transustanziazione significa conversione di una sostanza in un’altra, e, nel significato datole dalla Chiesa in questo caso, conversione totale e sostanziale, non parziale e accidentale.
Totale, dunque, è la conversione della sostanza, mentre gli accidenti restano immutati.
La via di questo passaggio non è che resta la sostanza del pane sotto, la quale, o con la quale o nella quale viene Gesù (consustanziazione) né l’impanazione, né una nuova creazione di qualche cosa che prima non esisteva ed ora viene all’essere.
La via di questo passaggio è una vera conversione della sostanza del pane e del vino vale a dire che la sostanza del pane non si annichila, ma si converte nella sostanza del Corpo, e quella del vino nella sostanza del Sangue di Gesù Cristo.
La sostanza del pane e del vino cessa di essere, ma non passando nel niente, bensì con un nesso intrinseco per virtù divina passa ad altra cosa, cioè si converte nella sostanza del corpo e sangue, senza nessuna mutazione di Nostro Signore Gesù Cristo. Così pure le specie, come abbiamo detto, restano immutate.

PROVA: A) - dalla Scrittura. Il senso ovvio delle parole della consacrazione “Questo è il mio corpo… questo è il mio sangue” è: “questa cosa che tengo nelle mie mani, e che fino a questo momento era pane e vino, non è più pane e vino, ma è il mio corpo, è il mio sangue”.
Perciò anche se vedo le specie del pane e del vino, che restano tali e quali di prima, quella che è la sostanza di essi non c’è più. La sostanza che c’è, è quella del “mio corpo” e del “mio sangue”.
Così ragiona logicamente chi interpretando quelle parole non vuol dare ad esse un senso a modo suo.
Se Gesù avesse voluto fare una consustanziazione o una impanazione, avrebbe detto altre parole, come ad es.: “Qui dentro o qui unito ci sta il mio corpo”, oppure: “insieme al pane c’è il mio corpo”.
Chi vuole interpretare secondo il senso che hanno le parole, le frasi di Gesù, non può spiegarle in altro modo di come le spiega la Chiesa Cattolica.
B) - La Tradizione. Già molte delle testimonianze riferite esprimono questo pensiero. Si vadano a rileggere le precedentemente citate frasi di S. Giustino, S. Ireneo, S. Cirillo, ecc.
Eccone altre, comunque: Tertulliano: (Adv. Marc. 4,400) “Preso il pane… lo fece suo corpo”. S. Ambrogio (De Sacr. 4,14-15) “Come può quello che è pane, essere il Corpo di Cristo? Con la consacrazione”. E dopo aver detto che è la parola di Cristo che fa il Sacramento, quella parola che ha creato ogni cosa dal nulla, conclude: “quanto è più operatorio (quel discorso) che fa sì che quelle cose che erano si cambino in altro”.

Vista la via con cui Gesù viene nella Eucaristia, vediamo il modo con cui esiste nella Eucaristia

I - Gesù è tutto intero sotto ciascuna specie, e dividendole, è intero sotto ciascuna parte di specie.
Il Conc. di Trento “Se alcuno avrà negato che nel venerabile Sacramento dell’Eucaristia si contiene tutto Cristo sotto ciascuna specie, e fattane la separazione, sotto le singole parti di ciascuna specie, sia scomunicato”. Dice S. Paolo: “Chiunque avrà mangiato questo pane, o bevuto il calice del Signore indegnamente, sarà reo del corpo e del sangue del Signore” (1 Cor. 11 ,27).
Quella “O” separativa dice che se uno si sarà comunicato indegnamente anche con una sola delle due specie, ha la colpa della profanazione non solo del corpo o del sangue, ma di tutti e due. Dunque Gesù è presente per intero sotto ciascuna specie.
S. Marco, narrando la consacrazione del calice, aggiunge: “e bevvero di quello tutti”. Dunque le specie del vino non furono prese tutte intere da uno, ma divise fra tutti. Eppure ugualmente tutti ricevettero il Signore. Dunque anche nella più piccola goccia di vino consacrato, come nel più piccolo frammento di ostia è intero Gesù.

II - Gesù è tutto intero in ciascuna parte di ciascuna specie anche prima di dividerle.
Il Conc. di Trento si è fermato a considerare le parti dopo la divisione, dichiarando che Gesù è tutto intero in ogni singola parte. Del resto è logico che se non fosse così la divisione di una specie diventerebbe una nuova consacrazione. Ciò che non può essere.

III - In forza delle parole, sotto le specie del pane è il corpo e sotto le specie del vino è il sangue di Gesù.
Infatti la forma del Sacramento produce ciò che le parole significano. Dicendo perciò “questo è il mio corpo”, per l’efficacia delle parole “è” la sostanza del corpo quella in cui è convertita la sostanza del pane. Così si dica del vino.

IV - In forza della concomitanza naturale, sotto le specie del pane, al corpo è unito il sangue, sotto le specie del vino al sangue è unito il corpo, e in tutti e due i casi, è unita l’anima.
Questa proposizione dà la ragione teologica per le prime due proposizioni.
Infatti Gesù: “risorgendo da morte, ormai non muore più” (Rom. 6,9). Se del triduo del Sepolcro fosse stata consacrata l’Eucaristia col corpo e col sangue non sarebbe stata l’anima che da essi separata. Ma ora, come nell’ultima Cena, è un corpo vivo e un sangue vivo, quindi non sono separati l’uno dall’altro, e per esserci la vita, deve esserci pure l’anima.

V - In forza della concomitanza soprannaturale, sotto le due specie vi è la Persona del Verbo. Infatti per l’unione ipostatica il Verbo ha unito a sé la natura umana assumendola inseparabilmente.

VI - In forza della circuminsessione, nella Eucaristia col Verbo è unito il Padre e lo Spirito Santo. Infatti la natura divina che ha il Figlio, è la identica e unica di tutte e tre le Persone dell’adorabile Trinità, le quali sono inseparabili.

VII - Gesù è presente nell’Eucaristia per modo di sostanza.
Questa espressione degli Scolastici viene a ribattere la interpretazione dei Cartesiani i quali dicevano che, per divina virtù, il corpo del Signore veniva ridotto a una piccolissima statura in modo da essere moltiplicato in ogni molecola del pane o del vino consacrato. E’ facile capire come una simile spiegazione ripugna alla dignità di Cristo quasi che fosse nel cielo con una statura normale e nell’Eucaristia in forma microscopica moltiplicato localmente.
Con la frase scolastica “per modo di sostanza” - sia pure di non facile intelligenza al nostro modo di intendere, perché le nostre idee si formano attraverso i sensi, - si vuol dire che Gesù è nella Eucaristia non con la estensione locale e circoscritta come è in cielo, o con la sua quantità esterna, ma con tutta la sua quantità interna e cioè, pure non circoscritto nello spazio, vi ha tutte le sue membra connesse tra loro, dal capo ai piedi, con la carne, le ossa, il sangue. Perciò anche senza la estensione locale che ha nel cielo, Gesù è nella Eucaristia vivo e presente come nel cielo.
“Cristo dunque nell’Eucaristia ha il perfetto organismo, compatto nelle ossa e nei nervi, con tutte le potenze del corpo e tutte le operazioni e le passioni dell’anima come è in cielo» (S. Th. 3,76, a. 1).

VIII - Le specie rimangono identiche a quelle che erano prima nel pane e nel vino, sostentate divinamente senza il proprio soggetto.
Perché, prima della consacrazione, esisteva la quantità, il colore, il sapore, la figura, il peso, ecc. del pane? Perché vi era la sostanza del pane. Dopo la consacrazione questa sostanza non vi è più e le specie non sono le specie del corpo di Gesù, ma le specie del pane e del vino, le quali permangono, senza il soggetto, cioè la cosa su cui erano. Per essere più esatti dovremmo dire: prese collettivamente rimangono senza nessun soggetto, perché la loro sostanza non è più. Prese invece separatamente dobbiamo dire che la quantità dimensiva resta senza nessun soggetto, mentre le altre specie prendono come loro soggetto la stessa quantità.

IX - Gesù rimane nella Eucaristia finché durano le specie sacramentali.
Come prima della consacrazione il pane sarebbe stato pane cioè avrebbe conservato la sostanza di pane finché non fosse avvenuta la corruzione o il cambiamento di sostanza (per esempio per deterioramento, per digestione, ecc.) nel qual caso le specie sarebbero cambiate, così finché le specie del pane (o del vino) rimangono, Gesù resta nell’Eucaristia. Perciò nella Comunione Gesù resta in noi fino a che durano le specie sacramentali.
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Re: il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Messaggioda GrisAdmi » ven feb 08, 2008 6:54 pm

Per oggi credo di avervi dato abbastanza roba da leggere, continuo a postare domani (quelli che ho riportato e riporterò sono degli appunti estrapolati da un trattato di Dogmatica, li sto raccogliendo al fine di produrre una versione più approfondita dei Lineamenti di Teologia del mio Sito).
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Re: il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Messaggioda alenis » sab feb 09, 2008 2:03 pm

ok; credo che ci vorrà tempo per leggere e assimilare bene. grazie
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Re: il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Messaggioda GrisAdmi » sab feb 09, 2008 6:02 pm

Allora, aspetterò un po' prima di postare il resto.
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Re: il Pane Eucaristico è Corpo di Cristo; in che senso?

Messaggioda alenis » dom mar 09, 2008 1:28 am

ok, ho letto; scusa se ti ho fatto aspettare; meglio tardi che mai :D
complimenti per la completezza.

ci sono dei punti da chiarire; premessa:

in generale, la Bibbia non si dimostra con la Bibbia; tutti i versetti biblici vanno visitati alla luce del contesto sociale, storico e linguistico del luogo e del tempo. La prova del 9 che dimostra che Gesù intendesse REALMENTE che il pane ed il vino diventano suo corpo e suo sangue, la abbiamo nella tradizione successiva dei padri della Chiesa ( che tu stesso hai ampiamente citato in questi post ). Ma comunque non era tanto questo il fatto quanto quest'altro:

il modo in cui pane e vino diventano carne e sangue.

hai spiegato chiaramente ( correggimi se sbaglio ) che non è che il corpo e sangue di Cristo entrano e "alloggiano" nel pane e vino; ma il pane e vino, nella sostanza, si trasformano, DIVENTANO il corpo e il sangue di Cristo ( e quindi anche di Dio e dello Spirito Santo ) .

rimane da cercare di comprendere, per quanto possibile, cosa si intende per corpo di Cristo.

il punto scritto qui da te è particolare:

Con la frase scolastica “per modo di sostanza” - sia pure di non facile intelligenza al nostro modo di intendere, perché le nostre idee si formano attraverso i sensi, - si vuol dire che Gesù è nella Eucaristia non con la estensione locale e circoscritta come è in cielo, o con la sua quantità esterna, ma con tutta la sua quantità interna e cioè, pure non circoscritto nello spazio, vi ha tutte le sue membra connesse tra loro, dal capo ai piedi, con la carne, le ossa, il sangue. Perciò anche senza la estensione locale che ha nel cielo, Gesù è nella Eucaristia vivo e presente come nel cielo.
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parlare di capo, piedi, ossa nel senso letterale del termine mi sembra fuorviante; è vero che Cristo, dopo essere risorto, è apparso con quel corpo "materiale" e quindi "toccabile", cioè rinchiuso nello spazio e nel tempo; ma il suo "corpo" non è composto da ossa o muscoli o milza, ecc.; il corpo di Cristo è fuori dal tempo e dallo spazio ( è chiaro che ciò non esclude che possa entrare nello spazio e nel tempo a proprio piacimento ) . Se invece usi le parole: capo, piedi, ossa ecc. per indicare in modo metaforico il suo corpo allora va bene ( non nel senso che non abbia un corpo, ma nel senso che pur non avendo mani, piedi, braccia testa, ecc. questi termini servono per spiegare che un corpo comunque ce l'ha anche se ha la caratteristica di essere oltre il tempo e lo spazio ) .

confermi ?

quindi, se non sbaglio, il pane e il vino diventano il corpo e il sangue di Cristo; assumono, come sostanza, la caratteristica di essere fuori dal tempo e dallo spazio e di dare alla nostra anima quella caratteristica?
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