Moderatore: berescitte
è così?
Trianello ha scritto:è così?
Ni. Hai scritto cose giuste (nello spirito), ma hai anche scritto cose che contraddicono il Dogma.
Ora sta a te: vuoi la risposta lunga o quella corta?
L’Eucaristia (che letteralmente significa “azione di grazie”, “ringraziamento”) è il sacramento che sotto le specie o apparenze del pane e del vino contiene realmente il corpo ed il sangue di Cristo. L’Eucaristia, in sé, non è soltanto un sacramento, ma è anche un sacrificio (e da questo punto di vista viene più comunemente chiamata Santa Messa). Il sacramento è qualcosa che ci viene donato, il sacrificio è qualcosa che viene offerto a Dio. Nell’Eucaristia intesa come sacramento il Signore si dona a noi per riempirci con la sua grazia, nell’Eucaristia intesa come sacrificio si rinnova la sua offerta al Padre per la nostra salvezza. Lo scopo principale dell’Eucaristia come sacramento è la santificazione dell’uomo, quello dell’Eucaristia come sacrificio è la glorificazione di Dio. Come sacramento, poi, l’Eucaristia è una realtà permanente (Santissimo Sacramento), mentre come sacrificio è una realtà transuente (la quale si realizza durante la Santa Messa).
Si è già detto sopra che l’Eucaristia è un sacramento particolare. Infatti, mentre l’effetto delle parole negli altri sacramenti è qualcosa che riguarda l’anima di chi li riceve, nell’Eucaristia è un qualcosa che riguarda la materia stessa del pane e del vino, che diventano il vero corpo ed il vero sangue di Cristo, il quale è in essa realmente presente nella sua realtà fisica e sostanziale (così come è presente nella sua divinità). E’ questa una verità che è sempre stata affermata con incrollabile fermezza dalla Chiesa.
In forza delle parole della consacrazione, nell’ostia e nel contenuto del calice si fa presente direttamente la sostanza del corpo e del sangue di Cristo, mentre tutti gli altri aspetti (dimensione, peso, colore, ecc) del corpo e del sangue sono presenti per concomitanza. La transustanziazione (così viene chiamata la trasformazione, mediante la consacrazione, del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore) lascia infatti immutato l’aspetto esteriore del pane e del vino. Ecco spiegato come tutto Cristo, con tutta la sua realtà corporea, possa essere veramente presente anche in un piccolo frammento di ostia. La presenza reale del corpo e del sangue nelle specie eucaristiche perdura fino al perdurare di queste, fino cioè a quando queste conservano le apparenze del pane e del vino. Ecco perché noi adoriamo il Santissimo Sacramento presente nel tabernacolo.
Essendo data sotto forma di cibo, l’Eucaristia ha come effetto quello di nutrire l’anima e, visto che l’anima si può nutrire solo della grazia di Dio, di accrescere la grazia santificante. Inoltre, il cibarsi indica che ciò che viene santificato diventa una cosa con noi. Nell’Eucaristia avviene qualcosa di simile, seppure in modo opposto a ciò che avviene con i normali alimenti. Gli alimenti normali, infatti, si trasformano nei tessuti del nostro corpo, nel caso dell’Eucaristia, invece, siamo noi che veniamo assimilati a Cristo, trasformandoci in ciò che mangiamo. Ecco dunque che questo sacramento completa quell’incorporazione a Cristo iniziata nel Battesimo (1 Cor 10,16 s.).
Dal punto di vista dell’Eucaristia come sacrificio, possiamo dire che questa è lo stesso sacrificio della Croce reso presente sull’altare, anche se Gesù non viene nuovamente crocifisso. Ciò è reso possibile dal fatto che nell’Eucaristia si moltiplica la presenza senza che si moltiplichi la realtà. Infatti, l’unico corpo del Signore che è in Cielo è anche presente, senza moltiplicarsi, in tutte le ostie consacrate. Così, analogamente, il sacrificio della croce viene nuovamente offerto senza che in se stesso venga moltiplicato.
Gesù risorto, seduto alla destra de Padre, conserva quell’atteggiamento di offerta interiore che aveva quanto si immolava sulla Croce. Ciò non basta però perché si possa dire che egli offre un sacrificio: il sacrificio, infatti, comporta un’offerta esteriore che manifesti quella interiore. Quando Gesù morì sulla croce la sua offerta interiore divenne manifesta grazie alla sua morte fisica, accettata per amore. Quando celebriamo la Messa, invece, quella stessa offerta interiore viene manifestata nel segno sacramentale della consacrazione del pane e del vino, la quale rappresenta, in qualità di memoriale, la morte di Gesù avvenuta una sola volta per tutte. Ecco perché tanto la morte sulla Croce che la Messa sono un sacrificio, dato che vi è l’unione dell’offerta interiore con un segno esteriore, e sono sostanzialmente lo stesso sacrificio, dato che è l’offerta interiore, per così dire, l’anima del sacrificio. Ed ecco perché possiamo dire che è Cristo il vero celebrante della Messa, offrendo il sacrificio servendosi dei suoi ministri.
Durante la Messa, il sacerdote consacra l’Eucaristia, pronunciando le parole a nome di Gesù. Una volta che la vittima divina è stata resa presente sull’altare, tutti i fedeli presenti si uniscono al celebrante e concorrono con lui nell’offrirla al Padre.
Il sacrifico eucaristico è un sacrificio di adorazione e di lode, di ringraziamento, di riparazione dei peccati e di impetrazione di grazie. Esso viene offerto per i vivi e per i defunti. Oltre al frutto “generale”, che riguarda la Chiesa e tutto il mondo, la Santa Messa ha anche un frutto “specialissimo” riguardante coloro che vi partecipano (il celebrante ed i fedeli), in più può avere un frutto “speciale” per coloro per cui viene fatta celebrare.
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