Che cos’è dunque lo “Sceol”? La Parola di Dio chiarisce che per “Sceol”, o “Ades”, si intende molto più che una grande fossa comune. [...] A differenza di qualsiasi luogo di sepoltura letterale, che può contenere solo un limitato numero di defunti, ‘lo Sceol non si sazia’. (Proverbi 27:20) Vale a dire che lo Sceol non è mai pieno. Non ha limiti. Quindi lo Sceol, o Ades, non è un luogo letterale in una località specifica. Piuttosto è la comune tomba del genere umano, il luogo simbolico dove la maggioranza del genere umano dorme nella morte. [...] La Parola di Dio associa lo Sceol e l’Ades con la morte da cui ci sarà una risurrezione.
Un lettore non addetto ai lavori, leggendo semplicemente questo testo, potrebbe essere indotto a pensare che l'io della maggior parte del genere umano dorma in quella che la WT definisce "comune tomba del genere umano". Cioè, potrebbe pensare che l'io dell'individuo sussiste dopo la morte, anche se si trova in uno stato di incoscienza. Ora, diciamo subito qual è il pensiero della WT a riguardo. Secondo la dottrina geovista, la "comune tomba del genere umano" corrisponde alla memoria di Geova, che memorizza tutte le caratteristiche dell'individuo defunto. Quindi, dire che nello Sceol le persone dormono nella morte non significa che il loro io sia nella mente di Geova; infatti, dell'individuo defunto non rimane più niente dopo la morte. Geova immagazzina in memoria solo i suoi dati fisici, caratteriali, ecc... Questo è, in sintesi, il loro pensiero, che possiamo leggere in ogni pubblicazione che tratta questo tema. Ad esempio, nella TOR 15-07-2002, alle pp. 5-6, leggiamo (sottolineatura mia):
Qual è dunque la condizione dei morti? Pronunciando la sentenza contro Adamo, Geova disse: “Poiché polvere sei e in polvere tornerai”. (Genesi 3:19) Dov’era Adamo prima che Dio lo formasse dalla polvere del suolo e gli desse la vita? Semplicemente non esisteva! Quando morì, Adamo tornò in quello stato di totale inesistenza. La condizione dei morti è ben illustrata in Ecclesiaste 9:5, 10, dove si legge: “I morti non sanno nulla . . . Nel soggiorno dei morti dove vai, non c’è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né saggezza”. (La Nuova Riveduta) Scritturalmente, la morte è uno stato di inesistenza. I morti non hanno consapevolezza né sentimenti né pensieri.
L'essere umano, che secondo la dottrina della WT è composto da corpo fisico e forza vitale, va a finire in uno stato di totale inesistenza, ossia di lui non rimane alcunchè, se non i suoi dati nella mente di Geova. Il corpo si decompone e ritorna alla terra e lo spirito o forza vitale si esaurisce e cessa di esistere. Infatti, nella medesima rivista leggiamo:
Tale spirito può essere paragonato alla corrente elettrica che fa funzionare una macchina o un elettrodomestico permettendogli di assolvere la sua funzione. Come la corrente non assume le caratteristiche dell’apparecchio che fa funzionare, così la forza vitale non assume nessuna delle caratteristiche delle creature che anima. Non ha personalità né facoltà razionali. Cosa accade allo spirito quando la persona muore? Salmo 146:4 dice: “Il suo spirito se ne esce, egli torna al suo suolo; in quel giorno periscono in effetti i suoi pensieri”. Quando l’individuo muore, il suo spirito impersonale non continua a esistere in un altro reame come creatura spirituale. “Torna al vero Dio che l’ha dato”. (Ecclesiaste 12:7) Ciò significa che adesso per quella persona qualunque speranza di vita futura dipende esclusivamente da Dio.
In questo passo notiamo la sottolineatura che la WT fa a proposito di Ecclesiaste 12:7. Possiamo capire ancora meglio la conclusione del discorso leggendo le pp. 1043-1044 di Perspicacia:
Ecclesiaste 12:7 dice che alla morte il corpo torna alla polvere “e lo spirito stesso torna al vero Dio che l’ha dato”. La persona non è mai stata in cielo con Dio: quello che “torna” a Dio è dunque la forza vitale che la teneva in vita. Data la natura impersonale della forza vitale, o spirito, che si trova nell’uomo (e anche negli animali), è evidente che le parole di Davide in Salmo 31:5, citate da Gesù in punto di morte (Lu 23:46), “nelle tue mani affido il mio spirito”, erano un’invocazione a Dio affinché custodisse la sua forza vitale o ne avesse cura. (Cfr. At 7:59). Per questo non fu necessario che avvenisse un’effettiva e letterale trasmissione di qualche forza da questo pianeta alla celeste presenza di Dio. Proprio come viene detto che Geova “sentiva” il profumo dei sacrifici animali (Ge 8:20, 21), mentre quel profumo senza dubbio rimaneva all’interno dell’atmosfera terrestre, così Dio poteva ‘accogliere’, o accettare che gli venisse affidato, lo spirito o forza vitale in senso figurato, cioè senza alcuna letterale trasmissione di forza vitale dalla terra. (Gb 34:14; Lu 23:46) Quindi affidare il proprio spirito a Dio significa evidentemente riporre in Lui la speranza che in futuro quella forza vitale verrà restituita mediante una risurrezione. [...]
Quindi, come abbiamo già detto, Geova conserva solo il ricordo del defunto. La stranezza riguarda le conclusioni della WT, tratte dal primo e dall'ultimo brano citato: "La Parola di Dio associa lo Sceol e l’Ades con la morte da cui ci sarà una risurrezione" e "riporre in Lui la speranza che in futuro quella forza vitale verrà restituita mediante una risurrezione". Perchè ho parlato di stranezza? Semplicemente perchè in questo contesto quello che la WT chiama risurrezione in realtà è una ri-creazione, ossia Geova, utilizzando i dati del defunto, crea dal nulla una persona uguale al defunto. Il problema è: la persona ri-creata è la stessa che è morta o è una copia? Guardate che non è banale porsi questa domanda, poichè è la logica che lo richiede. Ed il bello è che è proprio la WT che fa questa domanda, ma risponde in modo errato. Ecco il testo tratto da È questa vita tutto quello che c’è? (cap. 19, pp. 169-172):
‘Ma se una persona è stata così ricreata’, può dire qualcuno, ‘è realmente la stessa persona? Non è semplicemente una copia?’ No, poiché questo ragionamento trascura il fatto menzionato in precedenza che anche nella vita del nostro corpo avvengono di continuo cambiamenti. Circa sette anni fa le molecole che formavano il nostro corpo erano diverse dalle molecole che lo formano oggi. Col passar degli anni siamo diversi anche nell’aspetto. Ma, non abbiamo le stesse impronte digitali? Non siamo la stessa persona? Certissimamente. Quelli ai quali la risurrezione sembra quasi incredibile dovrebbero riflettere a un meraviglioso processo simile che ha luogo al tempo della concezione umana. La minuscola cellula che si forma allorché si uniscono lo sperma e l’uovo ha in sé il potenziale per divenire una persona diversa da qualsiasi altra persona che sia mai vissuta. Entro questa cellula sono i fattori che dirigono la costruzione dell’individuo e la formazione della basilare personalità che eredita dai suoi genitori. Quindi, naturalmente, gli avvenimenti che si verificano in seguito nella sua vita ne accrescono la personalità.
Per rispondere in modo negativo alla domanda, la WT fa un discorso che non convince. I cambiamenti di cui parla avvengono nel corpo fisico e, nonostante questi cambiamenti la persona rimane la stessa. Ma perchè rimane la stessa persona? Semplicemente perchè il suo io rimane lo stesso. Infatti, cos'è che fa di una persona un'essere unico e irripetibile se non il suo io? E questo io è ciò che noi cattolici chiamiamo anima o spirito. E' questo io che fa di noi degli esseri unici e irripetibili e che ci permette di essere la stessa persona, nonostante i cambiamenti fisici. Continua il testo:
In modo simile a ciò che accade al tempo della concezione, al tempo della risurrezione o ricreazione il deceduto riavrà la sua personalità e gli sarà restituito il ricordo della sua vita essendo impresse in tutte le cellule del suo corpo le caratteristiche che lo rendono diverso da tutte le altre persone. E nel suo cuore, nella sua mente e nel suo corpo saranno stati impressi le ulteriori qualità, i tratti e le capacità acquisiti nella sua vita precedente.
Queste conclusioni non sono affatto logiche e sono inaccettabili. Come farà il deceduto a riavere la sua personalità se l'individuo va nello stato di inesistenza e se, come scrivono nelle pagine già citate di Perspicacia, "la personalità del defunto non si perpetua nella forza vitale, o spirito, che smette di funzionare nelle cellule del suo corpo"? Com'è possibile che gli sarà restituito il ricordo della sua vita, se con la morte sono svaniti tutti i suoi pensieri? E' esatto dire che Geova plasmerà un corpo nuovo, imprimendo le caratteristiche che egli conserva nella sua memoria, ma l'io dell'individuo, che fa di lui un essere unico e irripetibile, è andato nel nulla e, quindi, Geova deve ri-creare dal nulla sulla base dei dati in memoria un'io identico al primo, che non è lo stesso io. E, quindi, non sarà la stessa persona morta a tornare in vita, ma sarà creata una copia perfetta e identica all'originale.
Riprendendo la loro affermazione "La Parola di Dio associa lo Sceol e l’Ades con la morte da cui ci sarà una risurrezione", diciamo che non si può parlare di risurrezione da..., poichè non esiste alcunchè da risuscitare. Un tdg potrebbe dire che queste sono tutte storie e che Dio è onnipotente, a lui nulla è impossibile, quindi porterà in vita la stessa persona anche se questa è nel nulla. Questa, a mio parere, è una facile scappatoia per evitare di andare a fondo e approfondire con il ragionamento la dottrina della WT. Certo che Dio è onnipotente, ma Dio può agire contro la ragione? Riflettiamo, perchè è necessaria un'analisi approfondita di queste dottrine, altrimenti si rischia di ingoiare tutto in modo acritico. Senza un elemento di continuità, garantito dalla sussistenza dell'io spirituale dell'individuo dopo la morte, non ci può essere risurrezione della stessa persona.