Moderatore: berescitte
opepo ha scritto:mi scrivono così:
. . . . . . . . .
QUESTO E' IL MODO IN CUI IO STUDIO LA BIBBIA. QUESTO E' IL CIBO SOLIDO DI CUI PARLA LA BIBBIA. LE SUPPOSIZIONI O LE FILOSOFIE UMANE NON MI INTERESSANO.
Ma poi il nostro giovane ricercatore dovrebbe aver letto da qualche parte che senza la guida del CD nessuno capirebbe la Bibbia! Non è quindi lui a trarre dalla Bibbia queste cose che sostiene, ma è stato il CD a farlo. E gli ci sono voluti la bellezza di 1900 anni per riuscirci. E - amarus in fundo - vedendo anche i ripensamenti fatti su vari e gravi punti di dottrina, non è detto che al riguardo questa posizione attuale del CD sia quella definitiva.
opepo ha scritto:Innanzitutto ringrazio...per il tempo dedicato al 3d...
ma a parte questi inutili dettagli volevo approfittare per chiedere ulteriori delucidazioni
Leggo:
Fatica sprecata per noi, fratello. Noi non prendiamo alla lettera quel discorso circa la distruzione della terra. E' linguaggio apocalittico. Un genere letterario che, tramite immagini fantasiose, vuole indicare uno sconvolgimento radicale, una palingenesi operata dallo Spirito di Dio. La terra, e con lei il cosmo, potrebbe restare in eterno come capolavoro di Dio........
Posso aver letto male se da qualche altra parte si sostiene che la terra (secondo il credo cattolico) abbia una reale fine...e aver capito peggio...che si presuppone un eventuale ritorno su di una terra con un corpo glorioso?
Lo chiedo perchè nel parlare con questo tdg ho sostenuto proprio questo...e purtroppo...sempre per colpa mia( sono limitato nella comprensione) il catechismo della CC non mi chiarisce questo punto
133 Tutti gli uomini risorgerannoSarà inoltre necessario spiegare, secondo la dottrina dell'Apostolo, quali debbano essere i risuscitati alla vita; poiché, scrivendo ai Corinzi, egli dice: "Come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti saranno vivificati" (1 Cor 15,22). Prescindendo dunque da qualsiasi differenza di buoni e cattivi, tutti, pur non avendo la stessa sorte, risorgeranno da morte: quanti fecero il bene, in risurrezione di vita; quanti fecero il male, in risurrezione di condanna (Gv 5,29).
Quando diciamo tutti vogliamo indicare tanto quelli che al momento del giudizio saranno già morti, quanto quelli che moriranno. San Girolamo infatti scrive che la Chiesa ammette l'opinione che tutti dovranno morire, nessuno eccettuato, e che questa è più vicina al vero (Epist. ad Minerv., 119); la stessa opinione è anche quella di sant'Agostino (De civit. Dei, 20, 20). Né a essa contraddice quel che l'Apostolo scrive ai Tessalonicesi: "Quelli che morirono in Cristo, risorgeranno i primi; in seguito, noi che viviamo, che siamo rimasti, verremo rapiti nell'aria, insieme con quelli, incontro a Cristo" (1 Ts 4,16). Sant'Ambrogio infatti spiegando questo passo, dice: "Nello stesso rapimento verrà prima la morte come in un sopore, di modo che l'anima uscita ritorna in un attimo. Nell'essere sollevati moriranno, affinché giungendo presso il Signore ricevano la vita per la presenza del Signore; perché con il Signore non possono esserci morti" (Comm. in 1 epist. ad Thes., 4, 16). Tale opinione viene approvata dall'autorità di sant'Agostino nella Città di Dio (ibid.).
134 Risorgerà il corpo di ciascuno
Ma poiché è molto importante la certezza che sia lo stesso e identico corpo di ciascuno di noi, quantunque corrotto e ridotto in polvere, a risuscitare alla vita, il parroco deve accuratamente spiegarlo. Tale è il pensiero dell'Apostolo quando dice: "Quest'essere corruttibile deve rivestirsi di incorruzione" (1 Cor 15,53), volendo manifestamente indicare con il termine questo, il proprio corpo. Anche Giobbe profetizzò di esso in modo chiarissimo dicendo: "E nella carne mia vedrò il mio Dio; lo vedrò io stesso, i miei occhi lo mireranno e non un altro" (19,26). Ciò risulta dalla stessa definizione della risurrezione; infatti essa, secondo il Damasceno, è un richiamo a quello stato dal quale sei caduto (Exp. fidei, 4, 27).
Finalmente, se consideriamo la ragione già sopra indicata per cui avverrà la risurrezione, non ci può essere alcun dubbio in proposito. Dicemmo infatti che i corpi saranno resuscitati, affinchè abbia ciascuno quel che è dovuto al suo corpo, secondo quel che operò, sia di bene, sia di male (2 Cor 5,10). L'uomo deve dunque necessariamente risorgere nello stesso corpo, con cui servì a Dio o al demonio, per ricevere con il medesimo corpo le corone del trionfo e i premi o per soffrire le pene e i supplizi.
135 Il corpo risorgerà integro
E non risorgerà solo il corpo; ma anche tutto ciò che è parte della sua vera natura, del decoro e ornamento dell'uomo, deve ritornare a lui. Abbiamo uno splendido argomento di sant'Agostino: "Non vi sarà allora nei corpi ombra di difetto; se alcuni furono troppo obesi e grassi per la pinguedine, non prenderanno tutta la massa del corpo; ma quel che supererà la misura normale, sarà considerato superfluo. Al contrario, tutto quello che nel corpo sarà consumato da malattia o vecchiaia, sarà ridonato da Cristo per virtù divina, come a coloro che furono gracili per magrezza Cristo riparerà non solo il corpo, ma tutto quello che fu tolto dalla miseria di questa vita" (De civit. Dei, 22,19). Così in un altro luogo: "Non riprenderà l'uomo i capelli che aveva, ma quelli che gli stavano bene, secondo il passo: "Tutti i capelli del vostro capo sono numerati"; essi devono ripararsi secondo la divina sapienza" (ibid.). Anzitutto ci saranno ridonate tutte le membra che fanno parte della completa natura umana. Chi dalla nascita sia stato privo degli occhi o li abbia perduti per qualche malattia, gli zoppi, gli storpi e i minorati risorgeranno con il corpo intero e perfetto; altrimenti non sarebbe soddisfatto il desiderio dell'anima, la quale tende all'unione con il corpo. Tale desiderio tutti crediamo con certezza che debba essere appagato.
Inoltre è certo che la risurrezione, appunto come la creazione, va annoverata fra le migliori opere di Dio. Come dunque tutte le cose dal principio della creazione uscirono perfette dalle mani di Dio, così dovrà avvenire anche nella risurrezione. Né ciò si deve dire solo dei martiri, dei quali sant'Agostino afferma: "Non saranno senza quelle membra: poiché la mutilazione non potrebbe non essere un difetto del corpo; altrimenti quelli che furono decapitati, dovrebbero risorgere senza la testa. Però rimarranno nelle loro membra le cicatrici della spada, più risplendenti dell'oro e di qualsiasi pietra preziosa, come le cicatrici delle piaghe di Cristo" (ibid.). Ciò si afferma con verità anche dei cattivi, anche se le loro membra siano state amputate per una colpa personale; poiché l'acutezza del dolore sarà in ragione delle membra che essi avranno.
Perciò una tale restituzione delle membra non ridonderà a loro felicità, ma disgrazia e miseria, poiché i meriti non vengono attribuiti alle membra, bensì alla persona alla quale sono unite. A quelli che fecero penitenza saranno restituite per premio; a quelli invece che aborrirono la penitenza, per supplizio.
Se i parroci considereranno attentamente tutto questo, non mancheranno loro i fatti e i pensieri per muovere e infiammare all'amore della religione gli animi dei fedeli, affinché considerando i fastidi e le afflizioni di quaggiù, dirigano i loro ardenti desideri verso la gloria beata della risurrezione, preparata per i giusti e per i pii.
136 Immortalità dei corpi risorti
Rimane ora da far comprendere ai fedeli che, sebbene per quanto ne costituisce la sostanza debba resuscitare l'identico corpo che ha subito la morte, il suo stato però sarà molto differente. A parte infatti le altre circostanze in questo sta la differenza dei corpi risuscitati da quel che erano prima: mentre allora erano soggetti alle leggi della morte, dopo richiamati a vita, a prescindere dalle differenze tra buoni e cattivi, tutti saranno immortali. Questa meravigliosa reintegrazione della natura fu meritata dalla grande vittoria che Cristo riportò sulla morte, come ci insegnano le Sacre Scritture. Sta scritto infatti: "Egli precipiterà la morte in sempiterno" (Is 25,8); e altrove: "Sarò la tua morte, o morte" (Os 13,14). Spiegando tali parole, l'Apostolo dice: "La morte, l'ultima nemica, sarà distrutta" (1 Cor 15,26). E in san Giovanni leggiamo: "D'ora in poi non vi sarà più la morte" (Ap 21,4).
Era molto conveniente che il peccato di Adamo fosse del tutto vinto per merito di Cristo nostro Signore, il quale distrusse l'impero della morte. E questo è anche conforme alla divina giustizia, perché i buoni potessero godere per sempre una vita beata; i cattivi invece, dovendo scontare pene eterne, pur cercando la morte, non la potessero trovare; desiderassero di morire, e la morte ostinatamente fuggisse loro (Ap 9,6). Questa immortalità sarà comune ai buoni e ai cattivi.
137 Doti dei corpi risorti
I corpi redivivi dei santi avranno fulgide e meravigliose facoltà, per le quali diverranno molto più nobili di quello che furono. Le più notevoli sono quelle quattro, che son dette "doti", e sono rilevate dai Padri, sulle orme dell'Apostolo.
La prima è l'"impassibilità"; dono e dote, la quale farà sì che essi non possano soffrire niente di molesto o essere colpiti da dolori o incomodi. Infatti non potranno a essi nuocere né la violenza del freddo, né l'ardore del fuoco, né l'impeto delle acque. "Viene seminato" dice l'Apostolo "nella corruzione; risorgerà nella incorruzione" (1 Cor 15,42). Gli Scolastici la chiamarono impassibilità invece che "incorruzione", per esprimere quel che è proprio del corpo glorioso; poiché i beati non hanno l'impassibilità in comune coi dannati, perché i corpi di questi, sebbene incorruttibili, possono patire caldo, freddo e ogni dolore.
Viene poi lo "splendore", per il quale i corpi dei santi rifulgeranno come il sole. Lo attesta, in san Matteo, il nostro Salvatore: "I giusti risplenderanno come il sole nel regno del loro Padre" (13,43). E perché nessuno dubitasse di questa promessa, la confermò con l'esempio della sua trasfigurazione (Mt 17,2). Questa dote l'Apostolo la chiama ora "gloria", ora splendore. "Riformerà" dice "il corpo nostro umile, rassomigliandolo al corpo del suo splendore" (Fil 3,21 ); e di nuovo: "È seminato nella miseria, sorgerà nella gloria" (1 Cor 15,43). Di questa gloria vide un'immagine il popolo d'Israele nel deserto, quando la faccia di Mosè, di ritorno dal colloquio avuto con Dio sul Sinai, risplendeva talmente che i figli d'Israele non vi potevano fissare gli occhi (Es 34,29). Questo splendore è un fulgore speciale che viene al corpo dalla somma felicità dell'anima ed è come un riflesso della beatitudine di cui gode l'anima: come la stessa anima diventa beata, in quanto su di essa si posa una parte della felicità divina. Non si creda però che tutti si abbelliscano di tal privilegio in ugual misura, come del primo; saranno, si, tutti egualmente impassibili i corpi dei santi, ma non avranno un uguale splendore; poiché, come assicura l'Apostolo, altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle. Una stella infatti differisce dall'altra per lo splendore; così nella risurrezione dei morti (1 Cor 15,41).
A questa dote va congiunta quella che chiamano "agilità", per cui il corpo sarà liberato dal peso, che ora l'affatica e con grandissima facilità potrà muoversi verso quella parte dove l'anima vorrà, così che nulla potrà esservi di più celere di quel movimento, come insegnano apertamente sant'Agostino nella Città di Dio (13,18 e 20) e san Girolamo nel commento a Isaia (cap. 40). Perciò l'Apostolo dice: "Viene seminato nella debolezza, risorgerà nella forza" (1 Cor 15,43).
A queste doti va aggiunta la sottilità o "sottigliezza", la quale pone il corpo completamente sotto l'impero dell'anima così da servirla con immediatezza, come mostrano le parole dell'Apostolo: "Si semina un corpo animale, risorgerà un corpo spirituale" (1 Cor 15,44). Questi sono quasi tutti i punti principali da illustrare nella spiegazione dell'articolo.
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