da Sandro » lun dic 21, 2009 12:00 pm
NATALE DEL SIGNORE - ciclo C (25/12/2009)
Messa della NOTTE
Prima Lettura: Isaia 9,1-6
A quanto si vede anche nella Bibbia geovista il Redentore è definito “Consigliere meraviglioso, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace”. [v. 6 – NM]
Dei quali titoli i due centrali hanno creato problemi per la evidente valenza di titoli propri di Geova, che solo può essere definito “Dio” e “Padre eterno”.
Al solito la Dirigenza geovista ha dovuto correre ai ripari spiegando che, quanto al titolo di “Dio” – che nel geovismo ha la funzione di aggettivo - anche il Figlio può propriamente definirsi “un dio” in quanto persona “potente”. Riguardo poi alla qualifica di “Padre eterno” si spiega che, nella terra paradisiaca e oltre il millennio, Gesù sarà eternamente il “Padre” dell’umanità salvata in quanto “datore di vita”. E tale spiegazione non è stata mai cambiata nonostante il ridicolo di far diventare con ciò Geova, che è Padre solo dei 144.000 Unti, “nonno” delle “altre pecore”. Si legga… (1)
Una incongruenza a cui non è ancora stata data risposta sta però in quell’uso della “D” maiuscola della qualifica di “Dio” data al Figlio che in Giovanni 1,1 è definito “un dio”. Poiché – dice il geovismo che legge letteralisticamente la Bibbia – “ci sono molti dèi e molti signori” ed equivalendo la parola “dio” a “potente” il geovismo assegna tranquillamente, al Figlio e a Satana, la qualifica di “dio” ma utilizzando la “d” minuscola, così da riservare la “D” maiuscola per Geova.
E tuttavia qui sembrerebbe che ci sia una svista imbarazzante perché forse tipograficamente è sfuggita una bella “D” maiuscola alla qualifica di Dio assegnata al Figlio Redentore.
Altro imbarazzo deriva ovviamente, stante questa asserzione che “dio” significhi solo “potente”, dalla qualifica ricorrente data a Geova come “l’Iddio Onnipotente” che, se applichiamo la regola, andrebbe decodificato come “Il potente Onnipotente”.
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NOTE
(1) «Sulla terra è ancora un rimanente di figli spirituali [intendi: di Unti – ndr]. Insieme a loro è sin dal 1918 d. C. una crescente folla di uomini di buona volontà. (…) nel regno millenario di Cristo, diverranno i figli terrestri del datore di vita Cristo Gesù e sono quindi legalmente in grado di divenire “nipoti” di Dio. Nella Scrittura il nonno è spesso chiamato padre.» (Sia Dio riconosciuto verace, p. 159)
Seconda lettura: Tito 2,11-14
Qui abbiamo “la grazia di Dio” (CEI) che diventa al solito “l’immeritata benignità di Dio” (NM) (perché non scrivono “di potente?”). Ricorderemo che il senso da dare al termine “grazia”, ricavato dalla Chiesa Cattolica tramite la Bibbia e la Tradizione Apostolica, è quello di un dono creato da Dio e immesso dal battesimo nell’anima dell’uomo giustificato, reso innocente, grazie al quale egli diviene “figlio adottivo di Dio e compartecipe della divina natura”, ovvero nelle nostre… vene spirituali scorre la stessa vita di Dio, donataci dal suo Spirito. E’ una concezione di tipo reale, corposa, esistenziale, ontologica. Mentre nel geovismo essa è vista solo come atteggiamento morale di benignità non meritata da parte di Dio. Ovvero mentre per i TG la grazia-immeritata benignità dipende esclusivamente da Dio, nel nostro caso è il fatto che Dio Padre ci vede inseriti nel Figlio e santificati da Lui che stimola-richiede-esige la sua benignità nei nostri confronti. E’ quindi la grazia a motivare la benignità divina, ed essa non è “immeritata” ma “meritatissima” perché non è di nostra… produzione ma deriva da Cristo che ha meritato per tutti noi e ci dona il valore dei suoi meriti; cosa che funziona solo se e in quanto siamo uniti a Lui nell’amore.
Per la stessa ragione è sbagliato ritenere che il cristiano non può “meritare” il paradiso. Non lo può meritare il pagano, giacché la grazia può solo essere solo ricevuta in dono. Ma, una volta che Gesù ce l’ha donata, una volta che le nostre azioni non sono più nostre ma delle membra del Figlio (cf “non sono più io a vivere ma è Cristo che vive in me”) allora le azioni virtuose del cristiano sono realmente meritorie.
“Questo mondo” diventa “questo presente sistema di cose” perché la “fine del mondo” nel geovismo non consiste nella palingenesi del creato ma nella eliminazione dei cattivi. Ma anche (ohibò!) delle persone più innocenti, come i neonati, perché pare che il criterio per essere tra i salvati sia esclusivamente quella di far parte del gruppo geovista; o personalmente o, se in stato di minorità, tramite i genitori TG.
Diremo solo qualche cosa di molto semplice riguardo alla espressione “nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo” (CEI) che, nella versione CEI sembra alludere a un solo soggetto identificando il Salvatore Gesù con Dio. Ma questa attestazione biblica è inammissibile per il geovismo che risolve aggiungendo nella sua versione la preposizione articolata “del” davanti a “salvatore”, così che dice “del nostro grande Dio e del Salvatore Gesù Cristo”.
Il CD è consapevole di aver fatto una scelta interessata, anche se, in assoluto, è legittima perché la “e” congiunzione (gr. kai) può reggere entrambe le persone indicate – Dio Padre e Gesù – oppure solo la prima di esse, il Padre, così che è legittimo tradurre “e del” prima dell’indicazione del Salvatore Gesù. Infatti dedica a questo punto un richiamo in appendice della NM con riferimenti, ove si mostrano altre costruzioni sintattiche analoghe e si elencano alcune Bibbie che hanno tradotto come traduce la NM. Quindi non contesteremo la legittimità di questa aggiunta, ma faremo tre osservazioni logiche:
1- Atteso che “Dio” in geovese non significa sempre il Padre ma può significare solo “potente”, che bisogno c’era di quella aggiunta che sottolineasse due soggetti? La frase come è tradotta dalla CEI (con stretta aderenza al greco che non ha “e del”) non doveva fare nessuna difficoltà al geovismo che poteva benissimo dire che si tratta dell’unica persona di Cristo definito “grande Dio e salvatore”. Non abbiamo già incontrato un “Dio” con la “D” maiuscola assegnato al Redentore nella NM geovista?
2 – Il passo parla di “manifestazione”. Come quadra la preoccupazione di dire che la parola “Dio” si riferisce a Geova quando è dottrina assodata che Geova non si manifesterà mai sulla terra?
3 – Se andiamo a rispolverare la promessa, fatta pronunciare dalla Dirigenza geovista ai suoi proclamatori “Sono lieto di usare qualsiasi traduzione lei preferisca” (Ragioniamo p. 402 ) come se la caverà il TG dovendo utilizzare solo la nostra versione CEI?
Vangelo: Luca 2,1-14
Una prima osservazione riguarda la comprensione dell’espressione “partorì suo figlio, il primogenito” (NM) che il CD crede costringa a capire che, dopo aver concepito verginalmente Gesù, Maria SS.ma “ebbe altri figli e figlie” in modo naturale, unendosi a Giuseppe.
Ma esiste, e resta valida, la smentita che ricorda come presso gli ebrei la primogenitura aveva una valenza legale importante, così che era uso definire anche un figlio unico “primogenito”. Ad esempio, è famosa la scritta che un pio israelita mise sulla tomba della moglie Arsinoe, morta dando alla luce il bambino. Dice (a senso) “la morte mi colse dando alla luce il mio primogenito”. La tomba in oggetto è contemporanea al periodo di nascita di Gesù (circa il 5 A.C.)
Poi abbiamo la notazione che i pastori “dimoravano all’aperto e di notte facevano la guardia ai loro greggi” (NM) il che fa dire al CD che la nascita di Gesù non sarebbe avvenuta nel freddo Dicembre ma in altra stagione più mite. Senonché è stato dimostrato dall’esegeta Nolli, che ha fatto delle ricerche in loco, che i pastori locali praticano ancora la transumanza, cioè il portare le pecore in pascoli lontani dall’ovile stando fuori casa per giorni. Così che si riparano in capanne o grotte naturali anche durante la stagione fredda, quando non dormono addirittura all’aperto.
Una notazione buffa (che eviteremmo se il CD non ne avesse fatto un vanto) va ricavata dalla parola “bambino”. Si dà il caso che il CD, cercando ove può appoggi alle sue vedute, avrebbe trovato un professore di Greco* che (tra tanti contrari) elogia l’accuratezza della versione geovista notando espressamente che la NM del 1967 (la prima versione dell’intera Bibbia dei TG in Italiano) distingue attentamente tra brefos (bambino) e pais (fanciullo) così che riferendosi a Gesù, tiene conto del tempo trascorso e ora lo definisce “bambino” ora “fanciullo” o “fanciullino”.
La domanda: ma se questo è un motivo di vanto e prova di accuratezza, perché mai nella versione della NM con riferimenti (che è del 1987, cioè dopo 20 anni di “luce e comprensione crescente”) si usa sempre e dovunque “bambino” anche dove la versione del ’67 diceva “fanciullo”? (cf in tutti i versetti, 12, 16, 17, 27,38, 40. Solo nel v. 43 è rimasto un “fanciullo”).
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* Se ben ricordo (mi aiuti chi può reperirlo, è su una quarta di copertina di una vecchia Torre) si tratta del prof. Rikiel Ken Kate.
(seguita ancora Natale)
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)