da Sandro » ven giu 12, 2009 5:16 pm
Questo spiega perché,nell'VIII secolo EV, la chiesa cattolica ha
aggiunto (in 1 Giovanni 5:7) il cosiddetto "COMMA GIOVANNEO" che l'apostolo
non ha mai scritto. Infatti, il commento in calce nella versione cattolica di Giuseppe Ricciotti – ed. Salani
ammette:"Il tratto in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo; e questi tre sono una cosa sola. E tre che
rendono testimonianza in terra, manca in tutti i codici greci anteriori al
secolo XV e in quelli della Vulgata anteriori al secolo VIII".
Sono davvero tante le cose che si possono obiettare a questo suo modo di ragionare.
1) – Anzitutto il dogma trinitario, quanto a credenza di fede, lei sa che precede di molti secoli l’VIII secolo. Se questa verità non fosse stata presente nella Bibbia e la Chiesa avesse voluto inventarla appoggiandosi proditoriamente alla Bibbia tramite una interpolazione come quella del Comma Giovanneo, che senso avrebbe aver infilato il Comma Giovanneo nella Prima lettera di Giovanni solo verso l’VIII secolo.? Non le avrebbe fatto comodo metterlo molto prima? Prima che le copie della Bibbia crescessero di numero e fosse materialmente impossibile infilarlo nelle migliaia di copie esistenti nell’VIII secolo? Non era più logico infilarcelo ancor prima del 400, cioè prima che venisse codificato il Canone Biblico? Non dimentichi che è stata la Chiesa Cattolica che ha avocato a sé il potere (e le è stato riconosciuto da tutti) di decidere quali erano i libri ispirati e quali no. Fu infatti lei a codificare il Canone biblico. Quindi, se fosse stata davvero interessata a far credere ciò che nella Bibbia non c’è, avrebbe potuto cantarsela e suonarsela inserendo il Comma in questione nella o nelle copie dei manoscritti biblici che lei ha assunto come autentici e di riferimento nel 400 e poi dichiarando che la 1 Lettera di Giovanni era ispirata così com’era, con tanto di Comma. Possibile che questa “volpona meretrice” è stata tanto stupida da non arrivarci da sé a certe trovate?
2) - Il fatto che oggi - è cosa risaputa e dichiarata apertamente - la Chiesa si basa anche sul progresso delle scienze bibliche per capire il testo sacro e lo sottopone alla critica filologica e storico-letteraria non dice onestà da parte sua? Se solo con i tempi moderni si è potuto appurare che quelle parole del Comma Giovanneo sono una “nota marginale” finita nel testo ad opera di antichi copisti e quindi solo nel nostro tempo è stata espunta dai moderni testi critici come non originale, dov’è mai la scorrettezza e il calcolo?
3) - E comunque anche se fosse vero che quella "nota marginale" (e non "nota medievale" come dice qualche TG!), fu infilata nei codici copiati a partire dall’VIII secolo, è molto più antica perché la si trova già in citazioni patristiche. Questo fatto, anche esclusa la sua appartenenza agli scritti ispirati, non indica chiaramente che già al tempo dei Padri era diffusa tra i cristiani l’idea della Trinità divina? La nota non avrà valore ispirato ma ne ha certamente di testimonianza storica. Il che vuol dire che la Trinità faceva parte dell’insegnamento orale accettato serenamente al punto da indurre un amanuense a ricordarlo con una “nota marginale”; nota che è stata poi copiata e copiata da altri senza proteste; il che è prova che faceva parte della comune fede di derivazione apostolica tramite l’insegnamento orale.
4) - E perché lei continua a rimestare, volendo ricavarne acqua al mulino dell’accusa, un argomento che lei stesso, citando il cattolico Ricciotti nella Bibbia Salani, sa superato e tranquillamente ammesso dalla cattolicità da più di mezzo secolo?
5) - Che poi non ci sia “nessun versetto biblico che provi il dogma cattolico della Trinità” è una affermazione che va davvero “oltre ciò che è scritto” perché ipotizza degli esclusivismi nella Bibbia laddove, come si può dimostrare anche per molte altre verità rivelate, ci possono essere inclusivismi impliciti e verità di derivazione logica. Vedi tutto il discorso appena fatto sul McKenzie ove, trattando la Bibbia onestamente, cioè rispettandone il messaggio diffuso in tutti i versetti, si dimostra che la dottrina della Tripersonalità di Dio è presente nella Bibbia, sia perché essa afferma inequivocabilmente la piena divinità del Figlio (che voi negate), sia perché anche lo Spirito mostra in vari passi il carattere della personalità (da voi negata), anche se non la mostra con la chiarezza che la riflessione teologica ha ricavato studiando i testi e cercando le parole adatte alla corretta formulazione della dottrina.
Il silenzio della Bibbia su certe cose, il non parlarne esplicitamente, non è prova di negazione. E, ovviamente non è questo il luogo dove io esponga come e dove, con la Bibbia, viene confermata la dottrina trinitaria. Ci sono tantissimi libri per questo e un corso teologico universitario nelle Università pontificie intitolato proprio “De Trinitate”. Questa mia fatta qui, è solo una contestazione alla sua affermazione che il cattolico McKenzie nel suo Dizionario Biblico sostenga la stessa vostra veduta. E’ una contestazione che dimostra solo la vostra contraffazione del pensiero di questa “autorità citata”.
Che dire poi della dottrina dell'immortalità dell'anima? Non esiste
alcuna prova biblica. Infatti, IL NUOVO CATECHISMO OLANDESE (cattolico)
– ed. ELLE DI CI – Torino-Lauman 1969 [sic, per Leumann]
Questa è proprio bella! Lei definisce così alla leggera e onnicomprensivamente “cattolico” un catechismo che ha riscosso un mucchio di proteste dall’ambiente cattolico e per la revisione del quale Paolo VI ha nominato una commissione cardinalizia? Commissione che pur approvandone ed elogiandone la gran parte, ha espresso gravi riserve su alcuni punti che o sono ambigui o si discostano dalla normale dottrina? Per noi la garanzia della cattolicità di una dottrina dipende dalla piena approvazione del Magistero. Come ho già detto, perfino certi pareri dei Padri non rientrano nella dottrina di Magistero Ordinario (i dogmi dichiarati in concilio, che formano il Magistero “straordinario”, sono solo e sempre a conferma di esso), figurarsi se si può considerare cattolico un catechismo nato ad experimentum, con l’intento di porsi borderline rispetto alla dottrina tradizionale, e che di fatto se ne è uscito con delle tesi inammissibili come quelle della “transignificazione” e della “transfinalizzazione” che sostanzialmente negavano il dogma della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia e sono state sconfessate dall’enciclica Mysterium Fidei.
[il Nuovo catechismo Olandese]- ammette: pag. 572/573 - Fino a questi ultimi tempi si è cercata una soluzione al problema in una pura e semplice separazione fra “corpo” e “anima”. Dopo la morte – si sosteneva – l'anima sussiste separata, mentre il corpo si dissolve. Nel giudizio universale, il corpo verrà ricomposto dalla terra. Questa chiara rappresentazione era un onesto tentativo di raffigurarsi i dati biblici. Per le ragioni che diremo, intendiamo ora esporre le stesse cose in modo un po' diverso. Perché? Perché la Bibbia stessa non considera mai l'anima completamente priva di qualche corporeità. A volte Gesù usa la parola "anima": "Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l'anima" (Mt 10:28). Ma sulla bocca di Gesù la parola "anima" non significa uno spirito umano sciolto e fluttuante! Il linguaggio biblico ignora l'anima umana assolutamente incorporea".
Comincio stendendo un velo pietoso su quello spirito "sciolto e fluttuante" che non è mai stato pensiero cattolico e quindi non lo si può contestare e ridicolizzare come se lo fosse stato. Quanto al precisare che "la Bibbia non considera mai... il linguaggio biblico ignora..." chiedo: e allora? Se è per questo la Bibbia ignora anche che la materia è composta di protoni, neutroni, elettroni e relativa parentela di particelle. Ignora che la terra sia un globo che fluttua nello spazio senza alcuna base di fondamenta. Ed è anche convinta che dal fianco squarciato di Gesù sia uscita davvero dell’acqua. Ma non per questo noi rifiutiamo le nostre conoscenze scientifiche in materia e abbracciamo la veduta prescientifica della Bibbia in queste cose.
Se dunque il discorso sulla composizione dell’uomo (che è di pertinenza dell’antropologia filosofica) ci chiarisce oggi l’anima come entità spirituale distinta, ma non separata dal corpo, che forma con esso un’unità di persona, noi accoglieremo questa nozione moderna e rifiuteremo la visuale biblica allo stesso modo con cui abbiamo rifiutato quelle vedute infantili di cui sopra.
La Bibbia ignora anche le nozioni di persona, di sostanza, di natura e di accidenti (o “specie”) che sono stati utilizzati e tuttora esistono nel pensiero teologico che si ingegna di rendere in modo comprensibile il mistero della realtà eucaristica e della Tripersonalità di Dio nell’unità di natura.
Lo sbaglio suo, caro Amico, e di chiunque legge la Bibbia fondamentalisticamente è quello di supporre (erroneamente) che la Bibbia insegni infallibilmente scienze, psicologia, storia, geografia e quant’altro. Mentre la verità è che la Bibbia insegna solo religione in modo infallibile, ovvero il rapporto dell’uomo con Dio, il creato e i fratelli. Tutto il resto non è che cultura umana (oltretutto molto variegata da libro a libro in forza della composizione della Bibbia=bibliotechina che si estende per secoli). Cultura umana che appartiene al popolo ebraico e risente della limitatezza delle nozioni del tempo in cui esso visse. In quest’ottica noi diciamo che la Bibbia è un libro “teandrico” cioè divino-umano. E non va inteso al 50% per entrambi gli autori, ma totalmente divino, quanto al livello di dottrina religiosa che è ispirato da Dio, e totalmente umano quanto a tutto il resto delle conoscenze e del modo di esprimersi (generi letterari) degli agiografi che risente anche della grande limitatezza del vocabolario, rispetto alla maggiore ricchezza ed espressività che hanno le lingue europee moderne.
Fa un pessimo servizio sia il Catechismo Olandese che qualunque esegeta, se non puntualizza queste cose e lascia credere che siccome l’antropologia biblica fa un bell’impasto di spirito e corpo, con i suoi concetti polivalenti e onnicomprensivi di nèphes, psyché, basàr, neshamàh, ruàh, pnèuma ecc… e lascia intendere che noi dobbiamo credere che quella è la corretta antropologia a cui riferirsi perché sarebbe rivelata da Dio. La verità è invece che, tolto il livello religioso, abbiamo a che fare solo con una antropologia prefilosofica del popolo ebraico e perciò da rivedere e correggere.
Ecco perché il nostro Magistero non si è fatto scrupolo di allontanarsi da questa visuale ebraica e ha ricorso ai concetti greci, molto più raffinati, per esprimere meglio quella stessa realtà umana significata con approssimazione dai concetti biblici. Una realtà che nella Bibbia voleva indicare non la composizione dell’uomo, ma la persona vista in diverse situazioni e sotto varie angolature.
Io so perfettamente che, facendo confusione, voi definite (biblica-mente cioè ebraico-antica-mente) l’uomo “anima” nel suo insieme, e ne ricavate la dottrina della mortalità dell’anima e in questo gli esegeti moderni vi danno anche ragione. Ma il problema è che facendo tale discorso non si sta parlando realmente dell’anima ma dell’insieme dell’essere umano che voi definite “anima” facendo confusione, quando dovreste definirlo persona, essere vivente, individuo e simili… Se voi dite che l’insieme (cioè l’uomo) si chiama anima, quale studio esegetico o rivelazione biblica sono necessari per dedurne che muore? Non è ovvio? Non basta l'esperienza di ogni giorno? Ma la verità è che voi, ciò facendo, non state usando i concetti di “anima” e di corpo come oggi sono intesi dalla cultura normalmente diffusa. Li state usando, equivoca-mente, come li usavano gli ebrei di quel tempo.
Il modo di concepire l’essere umano a livello di antropologia filosofica resta inespresso dalla Bibbia. E perciò resta impregiudicato il discorso valutativo se quel pensiero ebraico fosse o meno recepito da Dio come tassativo. Quel pensiero dunque va esaminato sottoponendo il testo ad esame critico filologico, storico, letterario, e ai concetti alla logica che è uno dei rami della filosofia. In tal modo si vedrebbe che non c’è contraddizione dottrinale, sul piano della fede, tra ciò che dice la Bibbia e ciò che insegna la nostra Chiesa, anche se la prima, sul piano delle scienze umane, si esprime in un linguaggio che noi oggi correggiamo proprio per non assegnare valore divino a ciò che non ne ha ma che è da valutarsi come portato culturale di un popolo. La Bibbia insomma è un libro nato nella storia e non dettato dal cielo.
Aggiungo anche che Dio, lasciando il popolo ebraico nella sua ignoranza in tutte le discipline umane, e lasciando quindi che gli agiografi si esprimessero “come ha insegnato loro la mamma”, è stato costretto a fare così. Era obbligato a calare il suo messaggio divino lasciandolo veicolare da parole e concetti umane. E ciò semplicemente perché se avesse usato (e avrebbe dovuto dettarle perché inimmaginabili per l’agiografo) delle parole espressive della realtà scientifica delle cose così come sono, avrebbe fatto scrivere cose che nessuno avrebbe compreso e che sarebbero state giudicate non parole sante ma produzione insensata di menti malate e fantasiose. Si immagini, la Bibbia, invece di dire “In principio Dio creò il cielo e la terra”, avrebbe dovuto iniziare dicendo: “Nell’assenza di tempo e di spazio Dio creò una pallina incolore di una certa dimensione e le ordinò di esplodere formando una quantità inimmaginabile di particelle che un giorno saranno chiamate elettroni, peptoni, gluoni, protoni, mesoni, neutroni…, dando così inizio al tempo e allo spazio e, dopo qualche miliardesimo di miliardesimo di secondo, alla luce…" eccetera…
In conclusione, così come accogliamo le dimostrazioni scientifiche della scienza moderna, allo stesso modo noi dobbiamo accogliere la moderna riflessione antropologica sull’essere umano che inquadra la persona come “sostanza individuale di natura razionale” e la sua composizione ontologica come “spirito incarnato” o “unità sostanziale di spirito/anima e corpo”.
Questo fa parte della dottrina cattolica. E chiunque parla della Bibbia analizzando l’antropologia del popolo ebraico, se è cattolico, non abbandona la visuale cattolica solo per il fatto di spiegare che gli ebrei biblici ne avevano una diversa. Questo e non altro fanno i dizionari biblici. Spiegano una visuale biblica prescindendo dal valore scientifico che ha.
Che l’anima, nella accezione moderna, quella che voi contestate volendo far credere che sia mortale, sia in realtà immortale è perfino garantito da un pronunciamento dogmatico della nostra Chiesa che suona “Si quis dixerit animam intellectivam mortalem esse, anatema sit.”
Quindi il pensiero cattolico non è equivocabile, né lo si può "tirare" verso quello geovista. Abbiamo tre conferme di questa verità: 1) quella razionale della filosofia; 2) quella della Bibbia che mostra senza equivoci che l'essere umano sopravvive alla morte fisica, verità che che dal Magistero Ordinario è stata insegnata costantemente con il concetto di anima o spirito umano; 3) quella del pronunciamento solenne infallibile che dichiara anch'esso non mortale la "animam intellectivam".
Ma la sorpresa più gradevole della nostra opera di accertamento la ritroviamo nell’opera che segue. L’opera che lei, di nuovo, “eresizzando” il testo citato, cioè scegliendo ciò che le fa comodo, cita a suo favore. Vediamo…
(seguita)
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)