Sandro ha scritto:
La differenza con la magia quindi non dipende dall'atteggiamento interiore, o dalle disposizioni d'animo di onestà o imbroglio. Dipende dal credere che, tramite gesti, oggetti, formule, create e quindi naturali, si possa causare un effetto sopra-naturale che appunto solo il Padrone della soprannatura può provocare.
Si vuole cioè bypassare Dio appropriandosi, illusoriamente, dei suoi poteri, attribuendoli alle "cause seconde" e scimmiottando le funzioni esclusive del Creatore.
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ho da poco finito di leggere il libro "La Magia nel mondo antico" di Fritz Graf e in effetti sottoscrivo quello che affermi.
L'autore del libro contesta l'idea tipica di Platone, che chi pratica la Magia, lo fa perchè vuole costringere gli dèi a fare ciò che vuole lui e fa pertanto di se stesso 'Dio'.
A riprova egli cita episodi in cui fin dall'antichità i maghi e stregoni supplicavano gli dèi anche con preghiere per ottenere ciò che chiedevano. Certo poi capitava anche che se non ottenevano l'oggetto del desiderio, arrivassero ad usare sottili minacce ed altri sotterfugi, ma ciò che gli preme dire, è che non si può giudicare chi pratica la Magia come qualcuno che vuole mancare di rispetto alla divinità e si erge sopra di essa. Vi sono anche di coloro (almeno in antichità) che la praticavano, con la più totale sottomissione alla divinità.
Per questo l'autore non accoglie il modo classico di distinguere Magia e Religione.
Di più, in epoca imperiale, il pantheon degli dèi diventa estremamente gerarchizzato per cui in cima alla scala abbiamo "il grande dio", "il grande nome, AOTH, che ciscun dio venera, che ciascun demone teme, cui ciscun ànghelos, ciascun messaggero divino, obbedisce" (Karl Preisendanz, Papyri Graecae Magicae. Die griechischen Zauberpapyri, XII, 117 sg.).
In epoca imperiale, questo dio supremo, mai viene assoggettato al volere del Mago, questo avviene con gli altri dèi.
La Magia di quest'epoca, diventa una tecnica che si avvicina alla ricerca gnostica e neoplatonica del sapere che deriva dall'esperienza della divinità.
Mi sono quindi fatto proprio l'idea che ciò che distingue Magia da Religione, un atto magico dal culto legittimo, sia proprio l'andare ad attingere acqua, laddove acqua non c'è per usare una metafora dell'A.T.
L'uomo che cerca la grazia divina usando le vie che Dio stesso ci ha donato (sacramenti) e nella consapevolezza della propria creaturalità, ottiene la grazia sacramentale promessa.
L'uomo che cerca usando riti, formule e quant'altro, che non hanno in Dio la loro origine, ma sono invenzioni di uomini, finisce oltre che col peccare, anche coll'entrare in contatto con altre creature che con Dio nulla hanno a che fare.
Insomma, Dio stesso ci ha indicato le vie per entrare in comunione con lui, se noi le rifiutiamo e ci costruiamo le nostre vie, pur essendo ben intenzionati, finiamo col praticare un atto Magico che nulla ha a che fare con Dio.
Ma ho l'impressione , scrivendo, che qualcosa non torna nel ragionamento, qualcosa mi sfugge ......