pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Si suppone la conoscenza della Dottrina Cattolica in linea di massima. Qui si dà spazio al chiarimento di punti che rimanessero lacunosi per alcuni utenti.

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pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Messaggioda alenis » lun mar 24, 2008 6:03 am

Cristo usò il pane ed il vino per inaugurare l'Eucarestia; ma è fondamentale per la Chiesa usare proprio il pane ed il vino? certo, essendo sempre disponibili, perchè cambiare? ma se non lo fossero più? Se al tempo di Gesù non fossero esistiti, egli avrebbe usato altri alimenti; quindi, in teoria, la Chiesa non avrebbe nessun problema ad utilizzare altri alimenti e bevande al loro posto, giusto ( e cmq, penso che Gesù possa effettuare la transustanzazione in qualunque sostanza egli voglia; giusto? ) ?

ho sentito dire che in alcuni paesi dell'Africa, poichè manca il pane, usano un impasto a base di riso per l'Eucarestia; è così?

in teoria, al posto, del pane e del vino potrebbero esserci qualsiasi altri alimenti e bevande; è così?
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Re: pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Messaggioda GrisAdmi » gio mar 27, 2008 9:09 am

in teoria, al posto, del pane e del vino potrebbero esserci qualsiasi altri alimenti e bevande; è così?


In teoria, sì. Ma è bene ricordare cosa insegna il Magistero a questo proposito.

Della materia si occupano i numeri 281-286 dei Principi e Norme per l'uso del Messale Romano :

«Fedele all'esempio di Cristo, la Chiesa ha sempre usato pane e vino con acqua per celebrare la Cena del Signore» (n. 281). La frase non ha puro valore descrittivo, ma comporta una chiara presa di posizione di fronte a proposte anche molto recenti di usare altri alimenti propri di determinate culture (africane e asiatiche), quale il riso, il tè ecc. La continuità della tradizione, contro i tentativi verificatisi fin dai primi secoli, ha una sua chiara motivazione. Non si tratta di semplici alimenti conviviali, di cibo e di bevanda, ma di pane e vino ritenuti e usati quali simboli per indicare il Corpo e il Sangue di Cristo.
Ciò non toglie che il pane secondo la tradizione latina deve essere di frumento, fresco e azzimo (n. 282) - si presenti veramente come cibo (n. 283). Il richiamo alla sua evidenza di vero pane, non apparente ed evanescente come sono le sottilissime «ostie» bianche, è senza dubbio un omaggio alla verità degli elementi rituali, la valorizzazione del segno. Vero pane che rievochi le parole e il gesto di Gesù: « Io sono il pane vivo.., prese il pane... lo spezzò e lo distribuì ».
Ma vero pane anche in vista della valorizzazione del gesto della frazione: « Conviene che il pane eucaristico, sebbene azzimo e confezionato nella forma tradizionale, sia fatto in modo che il sacerdote nella Messa celebrata con il popolo possa spezzare davvero l'ostia in più parti e distribuirla almeno ad alcuni fedeli » (n. 283). Spezzare l'unico pane, distribuirlo fra i commensali e mangiarlo insieme è anche per noi, non solo per l'uomo biblico, un segno di comunione fraterna, «Il gesto della frazione del pane - continua il nostro numero - con cui l'eucaristia veniva semplicemente designata nel tempo apostolico, manifesterà sempre più la forza e l'importanza del segno dell'unità di tutti in un unico pane, e del segno della carità per il fatto che unico pane è distribuito tra i fratelli». Sacrificando la frazione del pane, come regolarmente avviene con l'uso del pane eucaristico di dimensioni ridotte, si sacrifica il segno dell'unità e della carità, al quale tanta importanza veniva riconosciuta al tempo apostolico.
L'impoverimento dei gesti rituali comporta sempre un impoverimento della nostra catechesi. Sacrificando il segno si rende sempre meno comprensibile la realtà del mistero eucaristico, perché questo si svela « attraverso i riti e le preghiere » (SC 48). Purtroppo l'invito dell'istruzione non è stato accolto che in rarissimi casi, in qualche celebrazione di gruppo. È diventato invece norma generale l'eccezione prevista sempre nel nostro testo: « Le ostie piccole non sono comunque affatto escluse, quando il numero dei comunicandi, o altre ragioni pastorali lo esigono » (n. 283).
Il vino, sempre per il suo simbolismo biblico (cf. Lc 22, 18) deve essere tratto dalla vite, naturale e genuino (n. 284). Per ragioni pratiche si è introdotto il vino bianco, anche se il colore rosso evoca più da vicino il sangue.
L'Istruzione esorta alla diligenza nella conservazione del pane e del vino (n. 285) e dà alcuni suggerimenti per la soluzione di qualche difficoltà in cui il sacerdote può venire a trovarsi.
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Re: pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Messaggioda alenis » ven mar 28, 2008 4:28 am

cioè, da quello che si comprende qui, sembrerebbe che è importante usare il pane ed il vino, più perchè hanno un impatto pedagogico e catechetico, che altro; giusto? cioè, essendo dei segni più diretti e adatti, si deve cercare di usare quelli; non vedo altri motivi. E' così?

Cristo avrebbe potuto scegliere altri cibi e bevande che ricalcassero le stesse idee di comunione e sacrificio perchè l'intento era catechetico; giusto?
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Re: pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Messaggioda GrisAdmi » ven mar 28, 2008 2:56 pm

In effetti Gesù avrebbe potuto scegliere altre specie per il Sacramento dell'Eucaristia, ma ha scelto il pane ed il vino. Se ha scelto questi ha avuto i suoi motivi, quindi la Chiesa deve attenersi a questi.
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Re: pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Messaggioda alenis » sab mar 29, 2008 12:18 am

questo finchè la farina e l'uva esisteranno; nel caso non dovessero esistere più, la Chiesa dovrà trovare una soluzione di ripiego, immagino. Ma proprio questo ragionamento mi porta ad altre domande e riflessioni.

dici che Cristo avrà avuto le sue buone ragioni per scegliere pane e vino. E finquì ci siamo. Ora bisogna vedere "quali" sono queste ragioni e, soprattutto, se la tradizione orale le conosce.

se le conosce vorrei sapere, se possibile, quali sono.

se non le conosce, mi sorgono spontanee queste riflessioni:

come mai non le conosce? se è la stessa tradizione orale che ha messo insieme i libri Biblici secondo la propria interpretazione come fa a non conoscerne i motivi? forse perchè non se lo è mai chiesto; si è ritrovata con Cristo che ha scelto il pane ed il vino in quanto erano gli alimenti base in quel periodo. Se gli alimenti base fossero stati l'orzo e il malto avrebbe usato pani d'orzo e birra invece di pane di farina e vino. In altre parole, il Cristo, secondo me, ha scelto il pane e il vino come segni in quanto erano gli alimenti più usati allora. Comunque, forse, come dici tu, nell'incertezza di sbagliare e visto che, per ora, il pane e il vino non mancano, meglio fare come fece Cristo nell'ultima cena. Giusto?
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Re: pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Messaggioda GrisAdmi » sab mar 29, 2008 3:00 pm

Per risolvere la maggior parte degli interrogativi che poni, è sufficiente che tu legga con attenzione il Vangelo di Giovanni, magari servendoti di un buon commentario del medesimo come guida. Allora ti sarà chiarissimo il motivo per cui Cristo ha scelto il pane ed il vino per il sacramento dell'Eucaristia.
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Re: pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Messaggioda GrisAdmi » sab mar 29, 2008 3:05 pm

Ecco cosa scrive S. Tommaso d'Aquino sulla materia in oggetto:

Questione 74

La materia di questo sacramento

Passiamo ora a esaminare la materia di questo sacramento. Prima, la specie della materia; secondo, la mutazione del pane e del vino nel corpo di Cristo; terzo, il modo di essere del corpo di Cristo in questo sacramento; quarto, gli accidenti del pane e del vino che rimangono in questo sacramento.
Sulla prima questione si pongono otto quesiti: 1. Se il pane e il vino siano la materia di questo sacramento; 2. Se per la materia di questo sacramento si richieda una determinata quantità; 3. Se materia di questo sacramento sia il pane di frumento; 4. Se lo sia il pane azzimo o il pane fermentato; 5. Se materia di questo sacramento sia il vino di vite; 6. Se vi si debba mescolare dell'acqua; 7. Se l'acqua sia necessaria per questo sacramento; 8. La quantità dell'acqua da aggiungere.

ARTICOLO 1

Se materia di questo sacramento sia il pane e il vino

SEMBRA che materia di questo sacramento non sia il pane e il vino. Infatti:
1. Questo sacramento deve rappresentare la passione di Cristo meglio dei sacramenti dell'antica legge. Ma le carni degli animali, che erano la materia dei sacramenti dell'antica legge, rappresentavano la passione di Cristo in modo più espressivo del pane e del vino. Dunque materia di questo sacramento dovrebbero essere le carni di animali piuttosto che il pane e il vino.
2. Questo sacramento si deve celebrare dappertutto. Ma in molte regioni non si trova né il pane di frumento né il vino. Quindi il pane e il vino non sono materia conveniente di questo sacramento.
3. A questo sacramento hanno diritto sia i sani che gl'infermi. Ma il vino nuoce a certi infermi. Perciò il vino non può essere materia di questo sacramento.

IN CONTRARIO: Il Papa Alessandro I prescrive: "Nelle oblazioni sacramentali si offrano per il sacrificio solo il pane e il vino mescolato con acqua".

RISPONDO: Circa la materia di questo sacramento ci sono stati molti e diversi errori. Alcuni, i cosiddetti Artoturiti, in questo sacramento, "offrono", come scrive S. Agostino, "pane e formaggio, dicendo che i primi uomini facevano le loro oblazioni con i frutti della terra e delle pecore". - Altri, ossia i Catafrigi e i Pepuziani, "si dice che confezionino una specie di Eucarestia con il sangue di un bambino, spillandolo da tutto il suo corpo attraverso minute incisioni, mescolandolo con farina e cuocendolo come pane". - Alcuni, chiamati Acquariani, offrono in questo sacramento acqua soltanto, sotto pretesto di sobrietà.
Ebbene, tutti questi e altri simili errori si confutano con il fatto che Cristo istituì questo sacramento sotto le specie del pane e del vino, come risulta dal Vangelo. Quindi il pane e il vino sono la materia conveniente di questo sacramento. E questo per buone ragioni. Primo, a motivo dell'uso di questo sacramento che consiste nella manducazione. Infatti come nel sacramento del battesimo per l'abluzione spirituale si adopera l'acqua, perché l'abluzione corporale si fa comunemente con acqua, così nella Eucarestia si assumono per la refezione spirituale il pane e il vino, perché di essi più comunemente si cibano gli uomini.
Secondo, in rapporto alla passione di Cristo, che avvenne con la separazione del sangue dal corpo. Perciò in questo sacramento, che è il memoriale della passione del Signore, si assumono separatamente il pane come sacramento del corpo e il vino come sacramento del sangue.
Terzo, in rapporto all'effetto considerato in ciascuno di coloro che ricevono il sacramento. Poiché come dice S. Ambrogio, "questo sacramento vale a custodire sia l'anima che il corpo": e quindi si offre "il corpo di Cristo" sotto le specie del pane "per la salvezza del corpo", e "il sangue per la salvezza dell'anima" sotto le specie del vino; poiché, come afferma il Levitico, "l'anima di ogni vivente sta nel sangue".
Quarto, in rapporto all'effetto relativo a tutta la Chiesa, la quale, secondo la Glossa posta a commento delle parole di S. Paolo: "Molti siamo un solo corpo", è costituita dalla diversità dei fedeli "come il pane deriva da chicchi diversi e il vino è spremuto da diversi grappoli d'uva".

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Le carni degli animali uccisi, quantunque rappresentino la passione di Cristo in modo più espressivo, tuttavia sono meno indicate per l'uso comune di questo sacramento e per esprimere l'unità della Chiesa.
2. Il frumento e il vino, sebbene non nascano in tutte le regioni, si possono però facilmente portare dovunque nella misura che basti a questo sacramento. Mancando però una delle due cose, non è il caso di consacrare l'altra soltanto, perché il sacrificio non sarebbe valido.
3. Il vino preso in piccola quantità non può nuocere sensibilmente a un ammalato. Del resto, se c'è ragione di temere un danno, non è necessario che quanti ricevono il corpo di Cristo, ne ricevano anche il sangue, come si dirà in seguito.

ARTICOLO 2

Se si richieda una determinata quantità di pane e vino per la materia di questo sacramento

SEMBRA che si richieda una determinata quantità di pane e di vino per la materia di questo sacramento. Infatti:
1. Le opere della grazia non sono meno ordinate delle opere della natura. Ora, come dice Aristotele, "di tutte le cose che provengono dalla natura sono stabiliti i termini e i modi di grandezza e di crescita". Molto più dunque in questo sacramento che si chiama Eucarestia, cioè buona grazia, si richiede una determinata quantità di pane e vino.
2. Ai ministri della Chiesa non è stato concesso da Cristo il potere di fare cose che siano di scherno per la nostra fede e per i suoi sacramenti; poiché l'Apostolo dichiara: "Secondo la facoltà che Dio mi ha concesso a edificazione e non a distruzione". Ma tornerebbe di scherno al sacramento che un sacerdote volesse consacrare tutto il pane in vendita al mercato e tutto il vino di una cantina. Dunque non ha il potere di farlo.
3. Se uno viene battezzato in mare, non resta santificata dalla forma del battesimo tutta l'acqua del mare, ma solo quell'acqua che lava il corpo del battezzato. Dunque neppure in questo sacramento può restare consacrata la quantità di pane che avanza.

IN CONTRARIO: Il molto si oppone al poco e il grande al piccolo. Ma non c'è una quantità di pane e di vino così piccola che non si possa consacrare. Dunque nessuna quantità è così grande che non si possa consacrare.

RISPONDO: Alcuni hanno affermato che il sacerdote non potrebbe consacrare un'immensa quantità di pane e di vino, p. es., tutto il pane in vendita al mercato, o tutto il vino di una botte. Ma questo non sembra esser vero, perché in tutte le cose composte di materia il criterio per determinarla si desume dal suo rapporto al fine: così la materia per una sega è il ferro, affinché sia adatta a segare. Ora, il fine di questo sacramento è la comunione dei fedeli. Occorre quindi che la quantità della materia di questo sacramento si determini in rapporto al bisogno dei fedeli. Non è però possibile che la determinazione si riferisca al bisogno dei fedeli che sono presenti, altrimenti un sacerdote che avesse pochi parrocchiani non avrebbe facoltà di consacrare una grande quantità di ostie. Perciò la materia è da determinarsi in rapporto alla necessità dei fedeli in genere. Ma il numero dei fedeli è indeterminato. Di conseguenza non si può delimitare la quantità di materia in questo sacramento.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La materia di ogni essere naturale riceve una determinata quantità in rapporto a una determinata forma. Ma il numero dei fedeli, alle cui esigenze è ordinato questo sacramento, non è determinato. Perciò il confronto non regge.
2. Il potere dei ministri della Chiesa è ordinato a due cose: primo, al suo effetto proprio; secondo, al fine di essi. Ora, quest'ultimo non può invalidare il primo. Se dunque un sacerdote intende consacrare il corpo di Cristo per qualche cattivo fine, p. es., a scopo di scherno o per avvelenamento, pecca per l'intenzione di un cattivo fine, ma nondimeno compie il sacramento in forza del potere che possiede.
3. Il sacramento del battesimo si effettua nell'uso della materia. Quindi con la forma del battesimo non viene consacrata più acqua di quella che si adopera. L'Eucarestia invece si effettua con la consacrazione della materia. Perciò il paragone non regge.

ARTICOLO 3

Se materia di questo sacramento sia il pane di frumento

SEMBRA che materia di questo sacramento non sia il pane di frumento. Infatti:
1. Questo sacramento è commemorativo della passione del Signore. Ma sembra essere più consono alla passione del Signore il pane d'orzo, che è più aspro e servì a Cristo per nutrire le folle sul monte, come narra S. Giovanni, che non il pane di frumento. Dunque il pane di frumento non è la materia appropriata di questo sacramento.
2. Per gli esseri corporei la figura è segno della specie. Ora, ci sono alcuni cereali che hanno figura simile a quella del frumento propriamente detto, come il farro e la spelta, con la quale in alcuni luoghi si fa il pane anche per usarlo in questo sacramento. Il pane di frumento dunque non è materia propria di questo sacramento.
3. La mescolanza fa mutare la specie. Ma è difficile trovare farina di frumento che non sia mescolata con altre graminacee, a meno che non si ottenga selezionando appositamente i chicchi. Perciò il pane di frumento non è materia propria di questo sacramento.
4. Ciò che si è corrotto, appartiene a un'altra specie. Ma alcuni consacrano il pane corrotto, che non è più pane di frumento. Dunque il pane di frumento non è materia propria di questo sacramento.

IN CONTRARIO: In questo sacramento è contenuto Cristo, il quale paragonò se stesso al grano di frumento, dicendo: "Se il grano di frumento caduto in terra non muore, rimane esso soltanto". Perciò il pane di frumento, o triticeo è materia di questo sacramento.

RISPONDO: Nei sacramenti si adopera, come si è detto, la materia che presso gli uomini serve più comunemente a scopi analoghi. Ora, gli uomini, più di ogni altro pane, si cibano del pane di frumento; perché gli altri pani sembra che siano entrati nell'uso in mancanza del pane di frumento. Ecco perché Cristo, così crediamo, ha istituito questo sacramento sotto la specie di codesto pane. Esso inoltre è un pane che ristora l'uomo, e così rappresenta più convenientemente l'effetto dell'Eucarestia. Perciò materia propria di questo sacramento è il pane di frumento.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il pane d'orzo è adatto a rappresentare la durezza dell'antica legge. Sia per la durezza di codesto pane. Sia perché, come spiega S. Agostino, "la polpa dell'orzo, coperta da scorza tenacissima, o indica la stessa legge che era stata data in modo da nascondere sotto simboli materiali il vitale alimento dell'anima, o indica lo stesso popolo non ancora libero dal desiderio carnale che aderiva come scorza al suo cuore". L'Eucarestia invece appartiene al "giogo soave" di Cristo, alla verità ormai manifestata e a un popolo spirituale. Quindi il pane d'orzo non sarebbe materia conveniente per questo sacramento.
2. Nel generare si produce un essere della medesima specie; ma talora capita qualche differenza accidentale tra generante e generato a causa della materia, o della debolezza della virtù generativa. Di conseguenza, se ci sono dei cereali che possono essere generati dal seme di frumento, come dal grano di frumento seminato in terreni cattivi nasce la segala, il pane fatto con codesto grano può essere materia di questo sacramento. - Ma ciò non accade nel caso dell'orzo, della spelta e neppure del farro, che di tutti è il più simile al grano di frumento. La somiglianza di figura in tali piante sta a rappresentare la vicinanza più che l'identità di specie, come dalla somiglianza di figura risulta che cane e lupo sono di specie vicine tra loro, ma non sono della stessa specie. Perciò con tali grani, che in nessun modo possono essere generati dal seme di frumento, non si può fare un pane che sia la materia richiesta per questo sacramento.
3. Una mescolanza minima non muta la specie, perché quel poco è come assorbito dal più. Così se c'è una piccola mescolanza di altro grano con una quantità di frumento molto maggiore, si potrà fare di tutto l'insieme un pane che sia materia valida di questo sacramento. Se invece la mescolanza è grande, p. es., di parti uguali o quasi, essa fa cambiare la specie. Perciò il pane che ne risulta non sarà la debita materia per questo sacramento.
4. Qualche volta è tanta la corruzione del pane da far sparire la sostanza del pane: p. es., quando perde la sua coesione e si scioglie, e quando mutano il colore, il sapore e gli altri accidenti. Quindi con tale materia è impossibile consacrare il corpo di Cristo. - A volte invece la corruzione non è tanto grande da far mutare la specie, ma è una disposizione al mutamento: indicato da una certa alterazione del sapore. Tale pane può anche servire per consacrare il corpo di Cristo: ma chi lo consacra pecca d'irriverenza contro il sacramento.
E poiché l'amido si ottiene dalla trasmutazione del frumento, non sembra che il pane fatto con l'amido possa convertirsi nel corpo di Cristo: sebbene alcuni sostengano il contrario.

ARTICOLO 4

Se per questo sacramento si richieda il pane azzimo

SEMBRA che per questo sacramento non si richieda il pane azzimo. Infatti:
1. In questo sacramento si deve imitare la sua istituzione da parte di Cristo. Ora, sembra che Cristo l'abbia istituito con il pane fermentato: perché i Giudei a norma della legge, iniziavano l'uso degli azzimi nel giorno di Pasqua, che si celebra nella quattordicesima luna; Cristo invece istituì l'Eucarestia nella Cena che celebrò "prima della festa di Pasqua", come dice S. Giovanni. Perciò anche noi dobbiamo celebrare questo sacramento col pane fermentato.
2. Le prescrizioni legali non vanno osservate nell'era della grazia. Ma l'uso degli azzimi era una prescrizione legale, come risulta dall'Esodo. Dunque in questo sacramento di grazia non dobbiamo usare il pane azzimo.
3. L'Eucarestia, si è detto sopra, è "il sacramento della carità", come il battesimo è il sacramento della fede. Ma il fervore della carità è indicato dal fermento, secondo la Glossa su quel testo di Matteo : "È simile il regno dei cieli al fermento". Perciò in questo sacramento si richiede il pane fermentato.
4. Azzimo e fermentato sono accidentalità del pane che non ne cambiano la specie. Ma nella materia del battesimo non si fa nessuna discriminazione per gli accidenti dell'acqua: non si bada, p. es., se essa è salata o dolce, calda o fredda. Dunque anche per l'Eucarestia non si deve fare nessuna differenza tra pane azzimo e pane fermentato.

IN CONTRARIO: I canoni puniscono il sacerdote che "osi celebrare la messa con pane fermentato, o con un calice di legno".

RISPONDO: Circa la materia di questo sacramento si possono considerare due cose: ciò che è necessario e ciò che è conveniente. Necessario è che il pane sia di frumento, come si è detto; e senza di esso il sacramento non è valido. Non è invece necessario alla validità del sacramento che il pane sia azzimo o fermentato: perché è consacrabile sia l'uno che l'altro.
È conveniente però che ciascuno osservi il rito della propria Chiesa nella celebrazione del sacramento. Ora, in proposito le consuetudini delle Chiese sono diverse. Scrive infatti S. Gregorio: "La Chiesa Romana offre pani azzimi, perché il Signore prese carne umana, senza alcuna mistura. Altre Chiese invece offrono pane fermentato, perché il Verbo del Padre si rivestì di carne come il fermento viene a mescolarsi con la farina". Come dunque pecca il sacerdote della Chiesa latina celebrando con pane fermentato, così peccherebbe il sacerdote greco celebrando nella Chiesa greca con pane azzimo, perché si tenterebbe così di cambiare il rito della propria Chiesa.
Ciò nonostante, la consuetudine di celebrare con pane azzimo è più ragionevole. Primo, per l'istituzione di Cristo, il quale istituì questo sacramento "nel primo giorno degli azzimi", come attestano S. Matteo, S. Marco e S. Luca, nel qual giorno, a norma dell'Esodo, non doveva rimanere nelle case dei Giudei alcunché di fermentato. - Secondo, perché il pane come vedremo, è propriamente il sacramento del corpo di Cristo, concepito senza corruzione, e non il sacramento della sua divinità. - Terzo, perché ciò conviene meglio alla sincerità dei fedeli, richiesta per accostarsi a questo sacramento in conformità alle parole di S. Paolo: "Qual nostra Pasqua è stato immolato il Cristo: banchettiamo dunque con gli azzimi della sincerità e della verità".
La consuetudine dei greci ha nondimeno qualche giusta motivazione: il simbolismo cioè accennato da S. Gregorio, e quale segno di ripulsa per l'eresia dei Nazzarei, i quali mescolavano al Vangelo le prescrizioni legali.

SOLUZIONI DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La solennità di Pasqua incominciava secondo l'Esodo ai vespri della quattordicesima luna. E fu allora che Cristo dopo l'immolazione dell'agnello pasquale istituì l'Eucarestia. Ecco perché S. Giovanni dice che codesto giorno precedeva immediatamente la festa di Pasqua, mentre gli altri tre Evangelisti lo chiamano "il primo giorno degli azzimi", quando dalle case degli Ebrei, come si è detto veniva eliminato il pane fermentato. Di ciò si è parlato più diffusamente a proposito della passione del Signore.
2. Coloro che usano il pane azzimo, non intendono osservare le prescrizioni legali, ma conformarsi all'istituzione di Cristo. Quindi non giudaizzano. Altrimenti giudaizzerebbero anche coloro che usano il pane fermentato: poiché i giudei come primizie offrivano pani fermentati.
3. Il fermento per qualche suo effetto indica la carità, cioè in quanto rende il pane più saporito e più voluminoso. Ma per la natura sua specifica sta a indicare corruzione.
4. La fermentazione è una specie di corruzione, e con il pane corrotto non si può fare questo sacramento, come si è detto; perciò è giusto tenere più conto della differenza tra pane azzimo e fermentato che tra l'acqua calda e fredda nel battesimo. Infatti l'azione del lievito potrebbe essere tanto grande da rendere la materia invalida per il sacramento.

ARTICOLO 5

Se il vino di vite sia materia propria di questo sacramento

SEMBRA che il vino di vite non sia materia propria per questo sacramento. Infatti:
1. Come l'acqua è materia del battesimo, così il vino è materia dell'Eucarestia. Ma si può battezzare con qualsiasi acqua. Dunque con qualsiasi vino, p. es., di melagrane, di more o simili, si può fare questo sacramento; considerando soprattutto che in alcune regioni non crescono le viti.
2. L'aceto è una specie di vino che si ottiene dalla vite, come dice S. Isidoro. Ma con l'aceto non si può consacrare questo sacramento. Dunque il vino di vite non è materia propria di questo sacramento.
3. Dalla vite, come si ottiene il vino puro, così si ottiene l'agresto e il mosto. Ma con questi ultimi non sembra che si possa consacrare validamente, a norma del sesto Concilio: "Abbiamo saputo che in alcune chiese i sacerdoti per il sacrificio spremono le uve e poi ne dispensano al popolo il succo. Prescriviamo dunque che nessun sacerdote continui a farlo per l'avvenire". E S. Giulio Papa riprende alcuni che "offrono nel sacramento del calice del Signore vino allora spremuto". Dunque il vino di vite non è materia propria di questo sacramento.

IN CONTRARIO: Il Signore, come si è paragonato al chicco di frumento, così si è paragonato anche alla vite, dicendo: "Io sono la vera vite". Ma solo il pane di frumento è materia di questo sacramento, come si è detto. Dunque solo il vino di vite ne è la materia propria.

RISPONDO: Solo il vino di vite può servire per questo sacramento. Primo, per l'istituzione di Cristo che stabilì per questo sacramento il vino di vite, come risulta dalle sue stesse parole: "Non berrò d'ora in poi di questo succo di vite".
Secondo, perché, come si è detto, la sostanza adottata quale materia dei sacramenti è quella che propriamente e comunemente rientra in quella data specie. Ora, vino in senso proprio si dice quello che si ottiene dalla vite: altre bevande invece si chiamano vino per qualche somiglianza con il vino di vite.
Terzo, perché il vino di vite è più appropriato all'effetto di questo sacramento, che è la letizia spirituale; poiché sta scritto: "il vino rallegra il cuore dell'uomo".

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Tali bevande non sono vino in senso proprio, ma per una certa analogia. D'altra parte in quelle regioni dove non cresce la vite può essere portato il vino vero quanto basta per l'Eucarestia.
2. L'aceto è vino corrotto: cosicché è impossibile ritrasformarlo in vino, come dice Aristotele. Quindi, come non si può consacrare il pane totalmente corrotto, così non si può consacrare l'aceto. La consacrazione è invece possibile con il vino acescente, come con il pane che incomincia a corrompersi, sebbene pecchi chi lo usa, come si è già detto.
3. L'agresto è in via di maturazione e non ha perciò natura di vino. Quindi con esso è impossibile consacrare questo sacramento.
Il mosto al contrario ha già natura di vino: infatti la sua dolcezza aiuta la digestione che "viene compiuta per calore naturale", come osserva Aristotele. Per tale ragione il mosto è materia valida di questo sacramento.
Tuttavia non si deve usare in questo l'intero succo delle uve spremute, perché esso contiene insieme al vino qualche cos'altro.
Inoltre è proibito offrire nel calice mosto appena spremuto dall'uva, perché non è decoroso per l'impurità del mosto. Lo si può fare però in caso di necessità; infatti lo stesso Papa S. Giulio dice: "Se è necessario, si sprema un grappolo nel calice".

ARTICOLO 6

Se al vino si debba aggiungere dell'acqua

SEMBRA che al vino non si debba aggiungere dell'acqua. Infatti:
1. Il sacrificio di Cristo fu raffigurato dall'oblazione di Melchisedec, di cui sta scritto che non offrì se non pane e vino. Dunque in questo sacramento non si deve aggiungere dell'acqua.
2. Per sacramenti diversi diversa è la materia. Ma l'acqua è materia del battesimo. Dunque essa non va impiegata come materia dell'Eucarestia.
3. Materia di questo sacramento sono il pane e il vino. Ora, al pane non si aggiunge nulla. Quindi non va aggiunto nulla neppure al vino.

IN CONTRARIO: Il Papa Alessandro prescrive: "Nelle oblazioni sacramentali, che nella messa si offrono al Signore, si offrano in sacrificio soltanto il pane e il vino misto all'acqua".

RISPONDO: Al vino che si offre in questo sacramento si deve aggiungere dell'acqua. Primo, a motivo della sua istituzione. È probabile infatti che il Signore abbia istituito questo sacramento con vino mescolato ad acqua, conforme all'uso di quella regione; per cui nei Proverbi si legge: "Bevete il vino che ho mescolato per voi".
Secondo, perché la cosa è intonata alla passione del Signore. Di qui le parole del Papa Alessandro I: "Non si deve, nel calice del Signore, offrire solo vino, o solo acqua, ma le due cose unite insieme, essendo entrambe sgorgate dal suo costato nella sua passione".
Terzo, perché ciò concorre a esprimere l'effetto di questo sacramento, che è l'unione del popolo cristiano con Cristo; poiché, come spiega il papa Giulio I, "nell'acqua è raffigurato il popolo, nel vino invece si ha il sangue di Cristo. Poiché, quando nel calice al vino si aggiunge l'acqua, (si vuol dire che) Cristo si unisce al popolo".
Quarto, perché ciò si addice all'ultimo effetto di questo sacramento che è l'ingresso nella vita eterna. Di qui le parole di S. Ambrogio: "L'acqua scende nel calice, e sale alla vita eterna".

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il sacrificio di Cristo, spiega S. Ambrogio, come è stato rappresentato dall'oblazione di Melchisedec, così è stato rappresentato anche dall'acqua che nel deserto sgorgò dalla roccia, dicendo S. Paolo: "Bevevano alla roccia spirituale che li accompagnava".
2. Nel battesimo l'acqua viene impiegata come lavacro. Nella Eucarestia invece viene impiegata come bevanda ristoratrice, secondo le parole del Salmo: "Con refrigeranti acque mi ristora".
3. Il pane si fa con acqua e farina. Quindi mescolando l'acqua al vino, nessuna delle due sostanze è priva d'acqua.

ARTICOLO 7

Se l'aggiunta dell'acqua sia necessaria alla validità di questo sacramento

SEMBRA che l'aggiunta dell'acqua sia necessaria per la validità di questo sacramento. Infatti:
1. Scrive S. Cipriano: "Così il calice del Signore non è acqua soltanto e vino soltanto, ma la mescolanza di ambedue, come nemmeno il corpo del Signore è soltanto farina, ma l'una e l'altra cosa", cioè farina e acqua, "formanti un tutt'uno". Ora, l'aggiunta dell'acqua alla farina è indispensabile per questo sacramento. Per la stessa ragione quindi è indispensabile l'aggiunta dell'acqua al vino.
2. Nella passione del Signore, di cui questo sacramento è commemorativo, non "uscì dal suo costato" soltanto "sangue", ma anche "acqua". Ora, il vino che è il sacramento del sangue è indispensabile all'Eucarestia. Per la stessa ragione dunque è indispensabile anche l'acqua.
3. Se l'acqua non fosse indispensabile per questo sacramento, non avrebbe importanza quale acqua si mescoli, cosicché si potrebbe aggiungere acqua di rose o qualsiasi altra acqua del genere. Ora questo non è consentito dall'uso della Chiesa. Perciò l'acqua è indispensabile in questo sacramento.

IN CONTRARIO: Scrive S. Cipriano: "Se qualcuno dei nostri predecessori, o per ignoranza, o per semplicità non ha osservato questo rito", cioè di mescere acqua nel vino per l'Eucarestia, "si può perdonare alla sua semplicità". Ma ciò non sarebbe, se l'acqua fosse indispensabile per questo sacramento, come lo è il vino e il pane. Dunque l'aggiunta dell'acqua non è di stretta necessità per il sacramento.

RISPONDO: Il segno va giudicato dalla cosa significata. Ebbene, l'acqua che si aggiunge al vino sta a rappresentare la partecipazione dei fedeli a questo sacramento, poiché con l'infusione dell'acqua nel vino si vuol indicare l'unione del popolo intorno a Cristo, come si è detto. Anche il fatto che dal costato di Cristo pendente dalla croce sia sgorgata acqua ha lo stesso significato; poiché l'acqua rappresenta l'abluzione dei peccati che veniva prodotta dalla passione di Cristo. Ora si è detto sopra che questo sacramento si compie mediante la consacrazione della materia: mentre il suo uso da parte dei fedeli non è indispensabile per il sacramento, ma è conseguente al sacramento stesso. Da ciò segue che l'aggiunta dell'acqua non è indispensabile.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il testo di S. Cipriano si deve intendere non nel senso di un'impossibilità assoluta, ma di una mancanza di convenienza. Quindi il suo paragone serve a chiarire che ciò è obbligatorio, non già che è indispensabile: l'acqua infatti nel pane è elemento essenziale, non così nel vino.
2. L'effusione del sangue faceva direttamente parte della stessa passione di Cristo, essendo naturale per un corpo umano ferito che da esso sgorghi sangue. Invece l'effusione dell'acqua non era necessaria nella passione, ma avvenne per mostrare gli effetti, che sono l'abluzione dei peccati e il refrigerio contro gli ardori della concupiscenza. Perciò in questo sacramento l'acqua non si offre separatamente dal vino, come il vino si offre separatamente dal pane; ma l'acqua si offre mescolata col vino, per indicare che il vino appartiene di per sé al sacramento quale suo costitutivo necessario, l'acqua invece in quanto si aggiunge al vino.
3. Non essendo l'aggiunta dell'acqua al vino indispensabile per la validità del sacramento, non ha importanza la specie di acqua che si versa nel vino: che essa cioè sia naturale o artificiale, p. es., di rose. Sebbene, rispetto alla riverenza dovuta al sacramento, pecchi chi infonde acqua diversa da quella vera e naturale: perché dal costato di Cristo pendente dalla croce uscì acqua vera, e non umore flemmatico, come alcuni hanno detto; e ciò per dimostrare che il corpo di Cristo era veramente composto dei quattro elementi, come lo sgorgare del sangue provava che era composto dei quattro umori, conforme a quanto dice Innocenzo III in una Decretale. Il mescolamento invece dell'acqua con la farina, essendo di necessità per questo sacramento, quale costitutivo appunto della sostanza del pane, se alla farina si mescolasse acqua di rose o qualunque altro liquido diverso dall'acqua vera, con tale materia non si potrebbe consacrare il sacramento, perché non sarebbe vero pane.

ARTICOLO 8

Se l'acqua si debba aggiungere in grande quantità

SEMBRA che l'acqua si debba aggiungere in grande quantità. Infatti:
1. Dal costato di Cristo come sgorgò in modo ben visibile il sangue, così sgorgò anche l'acqua; tanto che S. Giovanni ha potuto dire: "Chi vide, attesta il fatto". Ma l'acqua non potrebbe essere visibile in questo sacramento, se non si aggiungesse in grande quantità. Dunque l'acqua si deve aggiungere in grande quantità.
2. Poca acqua mischiata a molto vino sparisce. Ma ciò che sparisce, non esiste più. Perciò aggiungere poca acqua in questo sacramento è come non aggiungerne affatto. Ma non aggiungerne non è affatto lecito. Dunque non è permesso aggiungerne in piccola quantità.
3. Se bastasse metterne poca, sarebbe sufficiente versare una goccia in tutta una botte. Ma questo è ridicolo. Quindi non basta aggiungerne in piccola quantità.

IN CONTRARIO: Nelle Decretali a proposito della celebrazione della Messa si legge: "Un pericoloso abuso è invalso dalle tue parti, cioè che nel sacrificio si metta più acqua che vino, mentre secondo la consuetudine della Chiesa universale è da usarsi in esso più vino che acqua".

RISPONDO: Circa l'acqua che si aggiunge al vino ci sono tre opinioni, come ricorda Innocenzo III in una Decretale. Alcuni sostengono che l'acqua unita al vino rimane acqua, dopo che il vino si è convertito in sangue. - Ma questa opinione non regge. Perché nel sacramento dell'altare dopo la consacrazione nient'altro è presente che il corpo e il sangue di Cristo, come dice S. Ambrogio: "Prima della consacrazione è designata un'altra sostanza, dopo la consacrazione si parla di corpo". Altrimenti non si potrebbe adorare con culto di latria.
Altri perciò affermarono che, come il vino si converte in sangue, così l'acqua si converte nell'acqua uscita dal costato di Cristo. - Ma neppure questa opinione è ragionevole. Perché allora l'acqua si dovrebbe consacrare separatamente dal vino, come il vino dal pane.
È dunque più probabile, secondo lo stesso Innocenzo III, l'opinione di altri i quali dicono che l'acqua si converte in vino e il vino in sangue. Ora, questo non potrebbe avvenire, se non si aggiungesse così poca acqua da potersi mutare in vino. Di conseguenza è cosa comunque più sicura aggiungere poca acqua, specialmente se il vino è debole; perché se si facesse tale aggiunta d'acqua da far cambiare la specie al vino, non si potrebbe consacrare validamente il sacramento. Per questo motivo il Papa S. Giulio rimprovera alcuni, che "per tutto l'anno conservano un panno di lino inzuppato di mosto, e al momento del sacrificio ne lavano con acqua una parte e così celebrano".

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Basta al simbolismo di questo sacramento che l'acqua sia visibile quando si versa, ma non è necessario che lo sia dopo l'infusione.
2. Se l'acqua non si aggiungesse affatto, se ne sopprimerebbe il simbolismo, invece quando l'acqua si muta in vino viene a indicare l'incorporazione del popolo a Cristo.
3. Se l'acqua si aggiungesse al vino nella botte, non si avrebbe il simbolismo di questo sacramento; occorre invece che l'acqua sia aggiunta al vino durante la celebrazione del sacramento.


S. Theol. III q. 74
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Re: pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Messaggioda pennanera » lun mar 31, 2008 1:01 am

Alenis ha scritto:
Cristo avrà avuto le sue buone ragioni per scegliere pane e vino. E finquì ci siamo. Ora bisogna vedere "quali" sono queste ragioni


Carissimo Alenis,
da questa tua riflessione mi veniva in mente un passo: Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
A mio parere qui Gesù assegna al pane il significato che aveva soprattutto per quell'epoca, ma che ha avuto sempre e che ha anche oggi, cioè il pane è alimento fondamentale ed insostituibile che ha anche assunto il significato esteso e figurato che sta per: tutti i beni materiali necessari alla vita. Anche oggi usiamo l'espressione: lavorare per portare il pane a casa. Non significa certo che con i guadagni del nostro lavoro compriamo solo il pane, ma tutto ciò che è indispensabile alla nostra vita.
Quindi mi sembra che Gesù abbia voluto farci capire che se i beni materiali necessari alla vita terrena sono indispensabili tanto più è indispensabile per la nostra vita Lui che ci è donato per grazia. Così mi viene in mente anche il salmo 126: Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori, invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore, il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno.
Quindi è Lui il pane indispensabile donato ai suoi amici, molto più indispensabile di quello materiale. Infatti mentre i nostri padri nel deserto si sfamarono con la manna, cioè un pane disceso dal cielo, ma morirono tutti comunque, ora il Padre dona nel deserto della nostra esistenza il pane dal cielo, quello vero, per dare la vita al mondo ed è Gesù stesso che si dichiara essere questo pane della vita, mangiando il quale si vive in eterno.

Perciò il segno del pane è un'immagine insostituibile, che nella sua semplicità riassume la Storia della Salvezza trovando compimento in Gesù Cristo quando il pane che egli darà sulla croce è la sua carne per la vita del mondo.
A tal proposito mi viene anche in mente una cosa che ho conosciuto solo in occasione del viaggio in Terrasanta. Sapevo che il nome Betlemme in ebraico significasse casa del pane, ma non sapevo che in arabo potesse significare anche casa della carne... profetico?.

Detto tutto ciò mi viene da pormi delle domande: quale altro alimento avrebbe potuto avere maggior efficacia per legare meglio di così le tracce che Dio ha lasciato nella storia affinché l'uomo seguisse il sentiero della Salvezza che passa solo attraverso il Cristo? Ammesso che Gesù se vuole possa transustanziarsi in qualunque specie, ma se avesse scelto un pezzo di carne o un frutto o non so che cosa, alla luce di tutta la simbologia e la ricchezza di significati contenuti nella storia di un popolo in cammino e relativi al pane avremmo piena coscienza di Cristo e del gesto che stiamo per compiere ogni volta che ci accostiamo all'Eucaristia?

Non ho una formazione teologica alle spalle mi sono limitato a scrivere alcune sensazioni a pelle nella speranza di dare un contributo alla discussione. Mi aspetto che altri, specialmente chi una formazione teologica ce l'ha, intervengano per delucidare perché l'argomento si fa interessante.
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Re: pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Messaggioda alenis » lun mar 31, 2008 3:33 pm

ho letto; devo rileggere con più attenzione perchè la cosa è complessa; però la mia impressione molto sintetica è questa:

convenzioni di uomini che cambiano a seconda delle proprie necessità soggettive.

addirittura in Chiese diverse si usano materiali diversi. Cristo ha scelto dei segni che "comunicassero meglio" la usa azione; tutto qui.

in molte parrocchie, si dà solo l'ostia, mica si dà il vino. Eppure nessuno dice nulla.

Inoltre esistono alcune persone che davvero non possono neanche bagnarsi le labbra con il vino per problemi di salute.

credo sia una questione di "spirito con cui si fanno le cose" secondo la nostra comprensione umana. Per il resto, se per esempio, per assurdo, al tempo, fosse stato più rappresentativo il miele selvatico, ora faremmo l'eucarestia con quello. Penso che Cristo abbia scelto quelle specie solo per motivi contingenti al periodo storico; cioè perchè in quel periodo, erano più rappresentativi quelli.
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Re: pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Messaggioda algoritmo70 » lun mar 31, 2008 5:41 pm

Riguardo alle specie della Eucarestia non altro cibo poteva essere , ma il pane e il vino << frutto della fatica e del lavoro dell'uomo>>nella celebrazione della s. messa è rito di lode Gesù così fece nell'ultima cena <Spezzo il pane e disse prendete e mangiatene questo è il Mio corpo e alzato il Calice disse questo è il mio Sangue sparso per voi e per tutti per la nuova ed eterna alleanza fate questo in memoria di Me>. Il pane e il vino dice il Catechismo della chiesa Cattolica è Gesù Cristo stesso che nella persona del sacerdote validamente ordinato,agisce nella persona di Cristo Capo e a nome della Chiesa. La frazione del pane divide Cristo? sempre da catechismo della Chiesa Cattolica che risponde così: La frazione del pane non divide cristo: Egli è presente tutto integro in ciascuna specie eucaristica e in ciascuna sua parte.Quindi sia che si prenda lOstia consacrata sotto la sola specie di pane o solo vino consacrato c'è sempre la Persona di Cristo in ciascuna sua parte vivo e reale.naturalmente la fede in Gesù e nella sua Passione Morte e Rissurrezione è necessaria per avvicinarsi al mistero Eucaristico. E per finire Betlemme dove nacque Gesè vuole dire Casa del Pane.algoritmo70.
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Re: pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Messaggioda GrisAdmi » mar apr 01, 2008 11:39 pm

alenis ha scritto:ho letto; devo rileggere con più attenzione perchè la cosa è complessa; però la mia impressione molto sintetica è questa:

convenzioni di uomini che cambiano a seconda delle proprie necessità soggettive.

addirittura in Chiese diverse si usano materiali diversi. Cristo ha scelto dei segni che "comunicassero meglio" la usa azione; tutto qui.

in molte parrocchie, si dà solo l'ostia, mica si dà il vino. Eppure nessuno dice nulla.

Inoltre esistono alcune persone che davvero non possono neanche bagnarsi le labbra con il vino per problemi di salute.

credo sia una questione di "spirito con cui si fanno le cose" secondo la nostra comprensione umana. Per il resto, se per esempio, per assurdo, al tempo, fosse stato più rappresentativo il miele selvatico, ora faremmo l'eucarestia con quello. Penso che Cristo abbia scelto quelle specie solo per motivi contingenti al periodo storico; cioè perchè in quel periodo, erano più rappresentativi quelli.


Caro alenis, stai mettendo insieme un sacco di problematiche diverse (ad esempio quella della comunione secondo una sola specie per i laici) sulle quali si potrebbe discutere molto.
Diciamo che Cristo ha scelto il pane ed il vino perché si tratta dei due alimenti migliori che poteva scegliere, sia da un punto di vista simbolico, sia da un punto di vista storico, sia da un punto di vista pratico. Non vedo il motivo per cui la Chiesa dovrebbe modificare le specie eucaristiche (modifica che sarebbe di enorme danno per il "senso" del sacramento così come questo è stato da sempre compreso e amministrato dalla Chiesa stessa). Certo che qualora per qualche strana ragione il vino ed il pane dovessero venire a mancare o diventassero particolarmente rari, la Chiesa si dovrebbe porre il problema di poterli sostituire, ma fino ad allora, onestamente, non vedo perché porsi un problema del genere.
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Re: pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Messaggioda alenis » ven apr 04, 2008 2:15 pm

semplicemente per vedere quanto, determinati aspetti, siano solo contingenti, e non assoluti. Tutto qui.
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Re: pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Messaggioda GrisAdmi » ven apr 04, 2008 2:20 pm

Da quello che so, c'è un decreto del Concilio di Firenze che dichiara invalida la celebrazione dell'Eucaristia fatta con specie differenti dal pane e dal vino. Non si tratta comunque di una definizione dogmatica, ma di un provvedimento d'ordine pastorale.
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Re: pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Messaggioda pennanera » lun apr 07, 2008 12:42 am

Ciao Alenis,
hai scritto
convenzioni di uomini che cambiano a seconda delle proprie necessità soggettive.


riesco a condividere solo in parte, perché detto così dà l'impressione che un segno valga l'altro e la scelta di un elemento piuttosto che un altro avvenga casualmente. Inoltre sembra di dare al dialogo uomo - Dio un senso unico che proceda dall'uomo a Dio e non viceversa. Cioè l'uomo alla ricerca di Dio si sarebbe creato le proprie convenzioni simboliche senza che Dio avesse partecipato alla scelta. Anzi sembrerebbe che se un giorno i contesti cambieranno l'uomo cambierà le convenzioni.
Successivamente però dici

Cristo ha scelto dei segni che "comunicassero meglio" la sua azione; tutto qui.


qui mi sembra di intravvedere una contraddizione: è l'uomo che ha scelto dei simboli convenzionali giustificabili nel contesto spazio-temporale nel quale vengono prodotti o è Cristo che li ha scelti? Puoi chiarire per favore questo punto?

Dalla Chiesa ho appreso che della Sacra Scrittura l'uomo è vero autore, ma anche Dio è vero autore. Perciò penso che se l'uomo in questo dialogo con il Divino si esprime attraverso simboli, vedi il pane, Dio non solo si adegua al linguaggio dell'uomo, pena la non comunicabilità, ma assume e conferma quei simboli estendendone la portata con significati trascendenti, vedi per cominciare la manna nel deserto. Cristo poi, che è la Rivelazione diretta, esplicita, completa e finale di Dio all'uomo, non inventa cose nuove, ma fa nuove le vecchie. Ad esempio, nel santo del Tempio venivano posti i pani dell'offerta, esattamente 12 come le tribù di Israele che stavano di fronte a Dio nel segno del pane a memoriale dell'Alleanza di Jahve con il suo popolo.
Nell'ultima cena con i 12 apostoli è Cristo che si fa pane e cibo di vita eterna.
L'Eucaristia, istituita da Cristo e affidata alla Chiesa, è quindi la Nuova ed eterna Alleanza dove quel pane non rimane solo un simbolo pedagogico, ma vera donazione di Cristo a noi.

Per me la relatività del segno sarebbe accettabile nella misura in cui la storia fosse partita con un altro elemento. Se Dio nel suo progetto di Salvezza per l'umanità avesse cominciato questa Storia con un popolo della Cina piuttosto che con il popolo di Israele forse oggi al posto del pane avremmo il riso e tutta la Sacra Scrittura al posto del pane avrebbe trattato del riso, ma i significati di quel segno non sarebbero cambiati di una virgola riferendosi nella stessa misura al concetto di Alleanza di Dio con l'uomo.

Tuttavia quando dici
semplicemente per vedere quanto, determinati aspetti, siano solo contingenti, e non assoluti. Tutto qui.


si intravvede un altro scenario, e non vorrei che per relativizzare il segno si finisca per relativizzare anche il significato assoluto che è appunto la comunione dell'uomo con Dio offerta dall'Eucaristia.

Se oggi si proponesse di sostituire il pane eucaristico con altro, non perché ad un certo punto si verificasse nel mondo la totale indisponibilità di pane, ma per spirito di originalità, per relativismo o per aggiungere significati, perderemmo il senso profondo del Sacramento la cui comprensione, intesa come piena coscienza dell'atto che andiamo a compiere, passa attraverso gli eventi della Storia che ce lo hanno consegnato con tutto l'apparato simbolico associato.

a risentirci
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Re: pane e vino eucaristici: importanza delle specie...

Messaggioda alenis » sab apr 12, 2008 8:13 pm

pennanera ha scritto:Ciao Alenis,
hai scritto
convenzioni di uomini che cambiano a seconda delle proprie necessità soggettive.


riesco a condividere solo in parte, perché detto così dà l'impressione che un segno valga l'altro e la scelta di un elemento piuttosto che un altro avvenga casualmente. Inoltre sembra di dare al dialogo uomo - Dio un senso unico che proceda dall'uomo a Dio e non viceversa. Cioè l'uomo alla ricerca di Dio si sarebbe creato le proprie convenzioni simboliche senza che Dio avesse partecipato alla scelta. Anzi sembrerebbe che se un giorno i contesti cambieranno l'uomo cambierà le convenzioni.





esattamente questo; perchè il vino e non la birra per esempio? anche essa è una bevanda che si usa nelle feste; non rende bene perchè non ha il colore rosso vivo del vino? esiste la birra rossa; semplicemente, in quel periodo si usava il vino. Il vino era la bevanda più adatta in quel contesto storico; da allora la Chiesa, ha deciso di continuare questa tradizione.



Successivamente però dici


Cristo ha scelto dei segni che "comunicassero meglio" la sua azione; tutto qui.




qui mi sembra di intravvedere una contraddizione: è l'uomo che ha scelto dei simboli convenzionali giustificabili nel contesto spazio-temporale nel quale vengono prodotti o è Cristo che li ha scelti? Puoi chiarire per favore questo punto?



non vedo contraddizione; semplicemente in quel periodo si usavano il pane e il vino per celebrare la Pasqua; e Cristo, ritrovandosi, già con quegli elementi durante l'ultima cena, ha detto che il pane e il vino sarebbero stati suo corpo e suo sangue. Il pane non lievitato, il pane della fretta, l'elemento base di cibo. Se gli elementi base fossero stati altri, Cristo avrebbe usato questi ultimi; ma infatti non è importante il segno in sè, quanto la sua funzione; per caso Cristo, in caso di necessità, non sarebbe in grado di eseguire la transustanzazione con qualsiasi altro elemento? nei luoghi dove vino e pane non ci sono e dove non è possibile portarne che si fa? si evita l'Eucarestia? evidentemente no. E questo prova che la scelta delle specie NON è un fattore assoluto.




Dalla Chiesa ho appreso che della Sacra Scrittura l'uomo è vero autore, ma anche Dio è vero autore. Perciò penso che se l'uomo in questo dialogo con il Divino si esprime attraverso simboli, vedi il pane, Dio non solo si adegua al linguaggio dell'uomo, pena la non comunicabilità, ma assume e conferma quei simboli estendendone la portata con significati trascendenti, vedi per cominciare la manna nel deserto. Cristo poi, che è la Rivelazione diretta, esplicita, completa e finale di Dio all'uomo, non inventa cose nuove, ma fa nuove le vecchie. Ad esempio, nel santo del Tempio venivano posti i pani dell'offerta, esattamente 12 come le tribù di Israele che stavano di fronte a Dio nel segno del pane a memoriale dell'Alleanza di Jahve con il suo popolo.
Nell'ultima cena con i 12 apostoli è Cristo che si fa pane e cibo di vita eterna.
L'Eucaristia, istituita da Cristo e affidata alla Chiesa, è quindi la Nuova ed eterna Alleanza dove quel pane non rimane solo un simbolo pedagogico, ma vera donazione di Cristo a noi.




come 12 sono i simboli zodiacali , ecc.
il numero 12, indicava, in quel contesto storico, la totalità; anche qui Cristo sceglie, in quel contesto storico, 12 discepoli per il significa che, allora, aveva il 12. Se per gli ebrei fosse stato un altro numero a indicare la "totalità", egli avrebbe scelto quest'ultimo. Tutto qui.



Per me la relatività del segno sarebbe accettabile nella misura in cui la storia fosse partita con un altro elemento. Se Dio nel suo progetto di Salvezza per l'umanità avesse cominciato questa Storia con un popolo della Cina piuttosto che con il popolo di Israele forse oggi al posto del pane avremmo il riso e tutta la Sacra Scrittura al posto del pane avrebbe trattato del riso, ma i significati di quel segno non sarebbero cambiati di una virgola riferendosi nella stessa misura al concetto di Alleanza di Dio con l'uomo.




ma è proprio questo che ne attesta la relatività.




Tuttavia quando dici
semplicemente per vedere quanto, determinati aspetti, siano solo contingenti, e non assoluti. Tutto qui.


si intravvede un altro scenario, e non vorrei che per relativizzare il segno si finisca per relativizzare anche il significato assoluto che è appunto la comunione dell'uomo con Dio offerta dall'Eucaristia.




assolutamente non intendevo dire questo; esistono dei fattori contingenti e altri che sono assoluti; la scelta del segno è contingente; il suo significato è assoluto. Spiego meglio: per dire che 2+2=4 posso servirmi di qualunque oggetto; posso dire 2 mele + 2 mele = 4 mele; 2 arance + 2 arance = 4 arance; rimane però il concetto assoluto 2+2=4. Ed è quello che deve rimanere immutato.




Se oggi si proponesse di sostituire il pane eucaristico con altro, non perché ad un certo punto si verificasse nel mondo la totale indisponibilità di pane, ma per spirito di originalità, per relativismo o per aggiungere significati, perderemmo il senso profondo del Sacramento la cui comprensione, intesa come piena coscienza dell'atto che andiamo a compiere, passa attraverso gli eventi della Storia che ce lo hanno consegnato con tutto l'apparato simbolico associato.

a risentirci
un abbraccio
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oppure approfondirlo meglio; se ora gli alimenti base fossero altri, si potrebbe pensare di cambiare; tutt'ora però sono ancora il pane e il vino ( almeno a livello culturale ) ; ma se non lo fossero più, perderemmo proprio il senso di quello che faceva Cristo se continuassimo a usarli. Ma questa è un'evoluzione ulteriore...

a presto ...
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