da GrisAdmi » ven mar 26, 2010 11:54 pm
Il paradiso è uno stato e non un luogo. Quando si parla di Cielo, nel NT, lo si fa in un senso molto particolare. Non bisogna intendere questa parola in senso letterale, ma in senso metaforico. Non è che i beati, una volta risorti, svolazzeranno tra le nuvole suonando l'arpa (come si vede nei cartoni animati). Il cielo, infatti, nella Bibbia, è il luogo ove risiede Dio. Ora, noi sappiamo che Dio è immateriale, quindi non risiede da nessuna parte, anche se è presente ovunque nel mondo che ha creato, in quanto questo partecipa del suo stesso essere. Il Cielo, quindi, deve essere inteso come un luogo in senso metafisico, il Cielo indica Dio (tanto è vero che nei Vangeli l'espressione "Regno di Dio" e "Regno dei Cieli" è intercambiabile). Devi considerare il fatto che il linguaggio biblico risente delle concezioni cosmologiche vigenti quando i testi biblici furono scritti, visione che vedeva la terra al centro del cosmo, circondata da tanti cieli, corrispondenti ai vari pianeti; al vertice di tutto c'era l'ultimo cielo, che segnava il confine dell'universo. Nel più alto dei cieli, vale a dire, oltre il confine dell'universo, c'era Dio. Pertanto, quando si dice che i beati vanno in cielo, si vuole indicare il fatto che i beati accedono alla presenza di Dio. Quella cristiana è una speranza celeste non perché i cristiani desiderano sfrecciare nella stratosfera come tanti aerei supersonici, ma perché desiderano contemplare Dio, stare alla sua presenza. Tutto ciò non è contemplato nell'escatologia dei TdG, i quali, invece, ritengono (erroneamente) che l'uomo possa essere appagato da un'esistenza senza fine su una terra paradisiaca (poiché priva di malattie, fame, violenza, invecchiamento, ecc.).
Trianello
Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)