da Sandro » gio mag 31, 2012 4:48 pm
Domenica 3 Giugno 2012 – SANTISSIMA TRINITA' (ANNO B)
Prima Lettura Dt 4,32-34.39-40
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità all'altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo?
O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?
Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n'è altro.
Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».
Di fronte a questa dichiarazione, che non cambia di senso nella NM, non si capisce proprio come mai il CD dei TG insista ad insegnare che la parola "DIO" abbia solo un senso aggettivante, come di un titolo analogo a principe, commendatore, re, dottore... All'interno di queste categorie la parola DIO significherebbe semplicemente "potente", niente più che un aggettivo dunque, o, sostantivato, una apposizione al sostantivo che sarebbe Geova.
Sappiamo che lo fa – dice! – basandosi sul versetto che dice "ci sono molti dèi e molti signori" (1 Corinti 8, 4-6) , tanto che, per evitare confusione tra Dio e dèi la NM si premura anche di premettere, soprattutto nelle Scritture Ebraiche, al termine DIO l'aggettivo [vero] tra parentesi quadre. Ma ciò facendo cerca di illuminare il chiaro con lo scuro, proprio alla rovescia, e ne viene fuori una falsità dottrinale. Se infatti si guarda il contesto del versetto paolino, si noterà che Paolo non sta asserendo che ci siano davvero molti dèi e molti signori, ma che la gente si fabbrica molti dèi e signori. E' la credenza pagana che chiama dèi e signori certi soggetti o cose a cui serve come a divinità e a signori, cioè si fabbrica degli idoli! Infatti Paolo prosegue precisando che "per noi in realtà c'è un solo Dio e un solo Signore". Leggiamolo «4 Ora circa il mangiare cibi offerti agli idoli, sappiamo che l’idolo non è nulla nel mondo, e che non c’è che un solo Dio. 5 Poiché benché ci siano quelli che sono chiamati “dèi”, sia in cielo che sulla terra, come ci sono molti “dèi” e molti “signori”, 6 effettivamente c’è per noi un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi per lui; e c’è un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose e noi per mezzo di lui.» (NM) Se si credesse davvero a questi versetti non ci sarebbe bisogno di premettere alla parola DIO l'aggettivo "vero" poiché nessun pio israelita potrebbe pensare che parlando di Dio si possa alludere a... soggetti inesistenti, non è vero?
La verità – vogliamo dirla? – e che al CD preme destituire di forza il sostantivo DIO per far posto al nome di GEOVA che è l'etichetta, il "logo" del suo movimento. Lo fa sia dicendo che DIO è un semplice titolo, sia abbinandolo spesso al nome Geova come un binomio dicendo "Geova Dio". Ma è per lo meno buffo pensare che si debba capire che si sta parlando di Geova il quale fa il... mestiere, esercita la professione di DIO. Ed è buffissimo pensare che quando troviamo l'espressione "l'Iddio Onnipotente" dobbiamo capire "il potente onnipotente".
Infine l'insistenza nel sostenere che in realtà ci sono molti dèi e molti signori, ci autorizza a dire che i TG sono "politeisti", il che non dovrebbe dar loro fastidio perché da loro dovrebbe essere inteso, in coerenza al significato da loro propugnato, come "polipotentisti".
Seconda Lettura Rm 8,14-17
Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
"Tutti", dice la Bibbia, senza fare distinzioni. Allora se un TG non si lascia guidare dal diavolo, egli è figlio di Dio "adottivo" come dice appresso il testo sacro, Unto o Altra Pecora che sia.
La seconda parte del brano che dice «Lo spirito stesso rende testimonianza col nostro spirito che siamo figli di Dio.» (NM) nel geovismo viene riferita esclusivamente alla categoria dei 144.000 Unti. Un gravissimo errore che poi ha dovuto ripiegare (come abbiamo detto più volte) nella creazione di un altro paradiso per la categoria delle Altre Pecore, o TG normali, a cui si è assegnato nel 1935 per "paradiso" la terra paradisiaca, mentre gli Unti sarebbero destinati al cielo.
Se obiettiamo che Paolo non distingue tra Unti e Pecore e parli dei discepoli di Gesù come unica categoria, il geovismo ci risponderà che nel primo secolo tutti i cristiani erano unti. Per coerenza dovrebbe sempre precisare anche che tutti i TG (posto che se ne trovimo nella storia dal primo secolo a Russell) lo sono stati fino al 1935, perché solo in quell'anno Rutherfod ha scoperto-inventato la categoria delle Altre Pecore e la terra paradisiaca per la loro collocazione definitiva.
Ma abbiamo detto che, scondo noi, si è trattato di un "errore", come altri grossi errori di dottrina in cui il geovismo è incappato più volte. Dal 1995 infatti sono cominciati a maturare tempi nuovi nei quali la categoria degli Unti ha ricevuto molti scossoni e oggi (anno di grazia 2012) traballa anzichenò. Quindi lasciamo in sospeso il discorso e scrutiamo l'evolversi della situazione.
Ma lo faremo accompagnando l'attesa con la preghiera, perché il nostro auspicio (è stato dichiarato anche radiofonicamente a Radio Maria) è che la categoria dei 144.000 privilegiati scompaia e tutti i TG possano aspirare al cielo, alla "sua gloria", quella di Cristo. Quello e non altro risponde perfettamente alla metafora espressa dalla Bibbia quando dice "vieni, servo buono e fedele, entra nel gaudio del tuo Signore". Quella e non altra era la destinazione promessa al ladro pentito da Gesù, quando gli disse: "In verità ti dico: oggi tu sarai con me in paradiso".
Vangelo Mt 28,16-20
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Il "tutti i popoli" (gr. pànta ta ètne) viene reso riduttivamente dalla NM che traduce «fate discepoli di persone di tutte le nazioni». Un escamotage per spiegare come mai il geovismo, nonostante l'enorme impegno profuso per la sua propaganda-predicazione, sia rimasto un gruppo insignificante di 7.659.019 persone ( dato dell'anno 2011) rispetto ai 7 miliardi di persone che sono "tutti i popoli" della terra? Ma davvero Gesù avrebbe chiesto di cogliere solo un campionario irrisorio da "tutti i popoli"? La sua redenzione non è destinata a tutte le creature intelligenti?
E il battesimo nell'unico "nome" (si noti il singolare e non "nomi", perché Dio è e resta unico) del Padre, Figlio e Spirito Santo? Anche a prescindere dal discorso sullo "spirito santo" geovista che sarebbe solo una forza, perché mai il battesimo geovista non viene amministrato nelle piscine allestite durante i congressi usando questa formula dettata da Gesù stesso? In che consiste la tanto decantata obbedienza alla Bibbia se il battesimo-immersione geovista viene fatto in silenzio?
E infine per quale motivo "la fine del mondo" viene interpretata come «termine del sistema di cose», categoria incomprensibile ai contemporanei di Gesù perché riguarda la conduzione degli Stati?
Nessuno sa davvero cosa succederà a questo mondo-cosmo quando il Signore tornerà per il suo giudizio universale, ma anche nel caso che esso non venga distrutto ma rinnovato misteriosamente dallo Spirito di Dio, a noi sta bene anche la dizione "fine del mondo", perché sarebbe comunque la fine del mondo come lo sperimentiamo ora. Anche di noi, risorti, possiamo dire che sarà la fine della corporeità come era sperimentata prima, nonostante essa rimanga assunta nella gloria e "trasferita" nella dimensione spirituale del cielo.
Gli è però che al geovismo preme assicurare la permanente corposità della terra paradisiaca, ove si deve vivere alla stessa stregua di come si vive oggi, salvo fatto il repulisti. Altrimenti dove mai alloggerebbe le altre pecore? Ecco allora che "fine del mondo" viene reso nel geovismo come "fine del sistema di cose" spiegando poi che si intende la fine del modo di condurre la società terrena adottato attualmente dai governanti guidati da Satana.
APPENDICE
Una chiacchierata (molto semplificata) sulla Trinità, per quei TG che vogliono sapere davvero come la pensa il "padrone di casa".
A proposito della Trinità, tanto avversata dal CD dei TG, e che essendo il principale mistero della fede richiede oggi qualche utile delucidazione, non sarà inutile ricordare come il CD non si comporta correttamente riguardo a questa dottrina della cristianità, poiché la enuncia in maniera errata e da questo ricava, tanto agevolmente quanto truffaldinamente, la possibilità di criticarla. Deciderà il lettore se ciò avviene per sua ignoranza o per confondere volutamente le acque. Certo è che l'ipotesi più probabile propende per la malafede, giacché in certi casi esso descrive la dottrina in maniera perfetta.
La scorrettezza sta esattamente nel confondere, nell'equivocare, ritenendoli sinonimi e attribuendo tale concezione ai cattolici, i concetti di "persona" e "natura" che invece sono ben diversi e sono stati utilizzati dalla nostra chiesa proprio per fare chiarezza. E, insieme, dal non distinguere ma confondere volutamente la valenza del termine Dio che, dal contesto, ora significa la natura divina (e perciò comprende tutte le divine Persone) ora il solo Padre. Ecco alcuni luoghi in cui questo avviene:
1) Potete p. 38 – «Gesù pregò Dio dicendo: "Abbia luogo non la mia volontà, ma la tua". (Luca 22:42) Se Gesù fosse stato l'Iddio Onnipotente, non avrebbe rivolto una preghiera a se stesso, vero? (...) Quindi è chiaro che l'Iddio Onnipotente e Gesù sono due persone distinte.» E sotto l'immagine di Gesù si dice: «Dato che Gesù pregò che fosse fatta non la sua volontà, ma quella di Dio, i due non possono essere la stessa persona».
Ma la fede cattolica non ha mai detto che sono la stessa "persona"! La Trinità si enuncia come unità divina (natura) in trinità di soggetti (persone). Sostenere che Dio è una Persona in tre persone è una contraddizione in termini, un assurdo, una scempiaggine, qualcosa di inferiore alla ragione e non di superiore qual è il mistero. Il CD non sa o finge di non sapere che in questo passo biblico la parola "Dio" sta per "il Padre" e che perciò si sta parlando del rapporto preghiera-ascolto tra persone distinte (anche se non separate né separabili perché conviventi nell'unica "natura" divina). Inoltre va aggiunto che Gesù-Figlio prega il Padre anche con intelligenza umana, creaturale, perché la dottrina cattolica insegna che Gesù è contemporaneamente sia Dio (come seconda persona della Trinità e come possessore della inamisibile natura divina) che uomo e perciò creatura (come natura umana avuta da Maria ma di cui è proprietario l'unica Persona del Verbo, poiché Gesù non aveva personalità umana. Il soggetto agente in lui era solo la persona del Verbo proprietario delle due nature). Quest'ultima precisazione è essenziale per spiegare anche tutti quei passi ove l'atteggiamento di Gesù dice sudditanza-inferiorità al Padre, così come in altri momenti il suo atteggiamento di signoria ne significa l'uguaglianza in divinità;
2) Ragioniamo p. 409 - «Come fa uno ad essere "il solo vero Dio" se ci sono altri due che sono Dio allo stesso livello?»
Qui si accusa la Chiesa di politeismo, equiparando le tre Persone divine alla natura espressa dalla parola "Dio". Si finge di non sapere che la fede cattolica dicendo Dio indica un'unica natura divina infinita e perciò unica perché non moltiplicabile né divisibile, e che gli "altri due" non sono concepiti come due dèi aggiuntivi ma solo come due Persone distinte dal Padre. L'equivoco è facilitato dal fingere di non sapere che nel NT spesso "Dio" è usato al posto di "il Padre" e che perciò Gesù si sta distinguendo da lui come Figlio, che è altra Persona che quella del Padre.
3) Ragioniamo p. 411 - «Significa questo che, siccome Gesù Cristo è profeticamente chiamato "Dio potente" in Isaia 9:5 [9:6 NM], Gesù dev'essere Geova? Ancora una volta il contesto risponde negativamente.»
Ma anche noi rispondiamo negativamente! Chi ha mai detto tra i cattolici che Gesù è il Padre? Isaia qualificando il Messia "Dio potente" non parla della persona ma della natura del messia, cioè dei suoi poteri divini.
4) Ragioniamo p. 418 – riflettendo su Colossesi 2,9 ove il testo dice che in Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (che la NM trasforma indebitamente in "qualità divina", leggendo il sostantivo theòtetos come se fosse l'aggettivo thejòtetos!) legiamo: «Ciò che Cristo aveva in sé era qualcosa che gli apparteneva in quanto Dio, come parte di una Trinità?»
Non c'è scampo! Il CD è del tutto chiuso alla comprensione di una divinità onnicomprensiva e indivisibile. Il suo assegnarla parte al Figlio e parte al Padre lo costringe a spiegare la "natura divina" non per quello che è, ma a intenderla come il possesso di un "corpo spirituale", così succede che hanno natura divina non solo (come dovrebbe intendersi) le Persone della Trinità, ma ce l'ha Geova, gli angeli, i diavoli, e gli Unti! Un vero stravolgimento del concetto.
Ancora nella stessa pagina troviamo: «L'apostolo Paolo stava forse dicendo che la "pienezza" che era in Cristo faceva di Cristo Dio stesso? Non secondo Colossesi 3:1, dove è detto che "Cristo è seduto alla destra di Dio". – Vedi CEI, Con.»
La mossa furbesca di citare in appoggio la versione CEI e quella della Concordata serve solo a far credere che l'avversario in questo punto la pensa come il CD. Invece nessuno della "cristianità" (siano i cattolici della CEI che i protestanti della Concordata) pensa alla identificazione tra Cristo e Dio-Padre (perché questo e non altro vuole significare Paolo dicendo che Cristo è alla destra di Dio).
5) Ragioniamo p. 405 - «E' d'accordo la Bibbia con quelli che insegnano che il Padre e il Figlio non sono persone separate e distinte?»
Nonostante la sua contorsione, questa domanda retorica (che ovviamente prelude ad una conclusione di disaccordo che si vuole assegnare alla stessa Bibbia) significa che la Bibbia disapprova, ovvero sostiene il contrario di quelli che insegnano che... ecc... Cioè essa sosterrebbe che Padre e Figlio sono persone separate e distinte.
Qui, come si vede, si assegna alla veduta cattolica un'altra cosa che essa non ha mai insegnato. Infatti la dottrina cattolica insegna che Padre e Figlio sono Persone distinte l'una dall'altra ma non separate. La loro esistenza è all'interno dell'unica inseparabile natura divina che ognuna di esse gode nella sua pienezza.
Aiutiamoci nel nostro balbettrare su questo altissimo mistero con l'analogia mutuata dalla classica figura del triangolo equilatero ed equiangolo, usato da secoli e tuttora come simbolo della Trinità. Data l'individuazione della natura divina nell'area del triangolo, e quella delle Persone nei tre angoli, si deve pensare alla indivisibilità del triangolo (natura) perché nel momento che i lati fosse interrotti per separare i tre angoli non avremmo più un triangolo ma una spezzata e dei semplici angoli. E così pure se, per ipotesi di lavoro, un angolo potesse separarsi dagli altri due, porterebbe con sé tutta la natura divina che apparteneva in comune agli altri due angoli. Insomma in tale figura geometrica angoli e superficie sono inseparabili, e si deve distinguere un'unica superficie (divinità) comune a tutti e tre e tre gli angoli, distinti tra loro ma eguali quanto a partecipazione dell'area che li costituisce e che nessuno di essi ha pro parte ma in toto.
E veniamo allora a chiarire i concetti di "natura" e "persona", che sono strettamente indispensabili a capire come misterioso ma non contraddittorio alla ragione il dogma della SS. Trinità. Dogma che ha richiesto una lunga e faticosa elaborazione per darne la formulazione esatta, perché si è dovuto prima stabilire una condivisa comprensione dei concetti coinvolti in aree geografiche (Oriente e Occidente) che ne avevano accezioni non del tutto univoche. E sottolineo che fu laboriosa la formulazione, non l'idea trasmessa da Gesù e dal suo Spirito che ha ispirato gli scrittori sacri; per cui non si può dire che la Trinità è una invenzione tardiva. Fu tardiva solo la formulazione che esponeva il dogma da credere. E la Chiesa ci tiene tanto a tale esattezza che nella sua formulazione del Credo domenicale che va premesso alla celebrazione eucaristica, si è premurata di precisare che il Figlio Gesù è "Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio Vero" e lo Spirito "è Signore e dà la vita, e con il Padre e il Figlio e adorato e glorificato".
Per capirci inizieremo ricordando che da noi cattolici (in comunione con i cultori laici della philosophia perennis del realismo) la "natura" è intesa come la sostanza di cui sono fatti gli esseri, quel qualcosa che li caratterizza e permane al di sotto delle loro proprietà e variazioni temporali. Perciò, nella scala degli esseri conosciuti, distinguiamo una natura minerale, una vegetale, una animale, una umana, una angelica, e una divina. In esse si nota una ordinata gradualità ascendente, senza salti. Ovvero, si parte dal minerale (fatto di materia e energia); si prosegue con il vegetale (che, oltre alla natura minerale, ha in più la vita, con le sue facoltà di nutrizione, accrescimento, riproduzione); quindi viene l'animale (che, sempre in aggiunta, ha la capacità locomotoria, la sensibilità, l'istinto); e poi l'uomo (che è imparentato con tutte le nature precedenti, ma ha in più l'intelligenza e la volontà; che si esplicano poi nella libertà, e nelle manifestazioni spirituali dell' amore, creatività, intuizione ecc... Non a caso è definito "animale razionale" [1]); poi viene la natura angelica (che è fatta di spirito – "puro spirito", vuole dire fatto solo di entità spirituale - , ovvero una entità diversa e superiore alla materia-energia, che ha la caratteristica di non occupare alcun luogo, di procedere non razionalmente ma a intuizioni, ma è di essenza limitata nelle sue perfezioni. Dato questo che apprendiamo esclusivamente dalla Scrittura che parla di "gerarchie angeliche"); infine abbiamo la natura divina (che è anch'essa Spirito ma con la caratteristica della illimitatezza quanto a facoltà-perfezioni, pienezza di essere. Perciò si usa la maiusola per Dio Spirito e si precisa che è "purissimo Spirito" per indicare la sua immensità, il suo essere la Fonte di tutto l'essere creato, rispetto ai "puri spiriti" che sono gli angeli).
Le ultime tre nature sono le uniche che (al livello attuale della nostra conoscenza) sono sedi-case-ambiente vitale di "persone". La "persona" consiste nel soggetto intelligente che possiede una natura e ne gestisce le facoltà. Le qualità operative (facoltà, perfezioni, attributi) risiedono e scaturiscono dalla "natura" su comando della "persona" che ne è padrona e responsabile [2].
Quindi solo la natura divina (altrimenti indicata dai termini "Dio" o "Divinità, Deità, Assoluto, Essere sussistente, Essere per essenza ecc...) ha le doti-facoltà di eternità, onnipotenza, onniscienza, capacità di creare (ovvero donare l'essere e la natura a ciò che non esiste), onnipresenza (perché ogni essere creato cadrebbe nel nulla senza il Suo costante sostegno), illimitatezza (cioè attualità di ogni perfezione possibile [3]) ecc... Facoltà queste non alienabili perché nessuna realtà creata può sottrarre qualcosa a Dio né Dio può automutilare se stesso quanto a natura divina [4]; né sono perfezioni-poteri delegabili a nessuna natura inferiore perché queste sono incapaci di... "ospitarle"!
Le persone create dunque, angeli e uomini, sono create da Dio dotandole-immettendole in una natura corrispondente al di Lui volere, angelica o umana. [5]
Passando a considerare la Trinità, cioè la tripersonalità divina, la dottrina rivelata (che la Chiesa ha precisato ascoltando con intelletto d'amore la Tradizione Apostolica, fatta di scritto-Bibbia e insegnamento orale-predicazione) insegna che Dio=natura divina, ha conviventi in sé le Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Tali Persone sono distinte tra di loro (cioè non sono persone identiche-sovrapponibili-aspetti apparenti – come nell'eretico "modalismo" - ma soggetti pensanti e volenti) ma hanno di identico l'unica natura in cui risiedono perché essa è unica e indivisibile. Esse, in relazione alla creazione (ad extra) agiscono unitariamente come Dio; invece, nelle relazioni interne (ad intra) si distinguono (cioè l'una non fa ciò che fa ed è l'altra): il Padre fa/è l'unico generante il Figlio; questi è l'unico generato; lo Spirito Santo è l'unica Persona "spirata" da entrambi che "fa" da cemento-unione-collante tra loro e perciò è conosciuto anche come Amore, anche se è Dio che nella sua globalità è Amore. [6] Il tutto avviene nell'eterno presente di Dio che c'è da sempre, prima che fosse stato creato il tempo fisico del nostro cosmo. E l'incarnazione è esclusiva della Persona del Figlio-Verbo anche se è stata realizzata da tutta la Trinità.
Questa operazione unitaria di Dio nella sua attività ad extra, verso la creazione, va considerata come trinitaria, anche se, a seguito della manifestazione progressiva di Dio nella storia, si è diffusa la non teologica attribuzione della creazione alla sola Persona del Padre, al Figlio l'opera della redenzione, e a quella dello Spirito l'opera della santificazione. E' più esatto dire che è Dio che crea, Dio che redime, Dio che santifica, facendo così riferimento a tutte le divine Persone.
Ed è anche tutta la Trinità che inabita nel cuore-anima dell'uomo come in un tempio, quando San Paolo dice che siamo tempio di Dio (cf 1Corinti 3,16). Ma non si tratta ovviamente di una presenza fisica, localizzabile. Essa è di ordine trascendente, si attua senza occupare spazio.
Queste non sono cose strampalate ma risapute da sempre, posta ovviamente una decente catechesi per adulti!; e sono state accolte senza scandalo anche da menti illustri, posta la certezza di base che sono verità comunicate dalla rivelazione divina fatta da Gesù, Verbo che ci ha offerto l'esegesi di cosa sia Dio (cf Gv 1,18)). Per esempio, è dal 450 che S. Leone Magno, senza meravigliare nessuno, commentando l'incarnazione, disse che il Verbo si è incarnato "senza mai lasciare il seno del Padre". Dio può fare questo perché è di natura spirituale e per giunta supera obbligatoriamente dell'infinito la natura creata non potendo assimilarsi mai né mescolarsi o confondersi con la creazione che invece funziona in modo scientificamente analizzabile. TG e ex TG, se vogliono capirci a noi cattolici, devono fare uno sforzo di affrancamento dalla visuale infantile da cui il loro CD non è mai uscito, di voler concepire riduttivamente Dio e il suo Spirito localizzandoli e quantizzandoli. [7]
Un'ultima cosa: nel NT spesso dicendo "Dio" si intende parlare della Persona del Padre (ad es. in Giovanni 1,1 ove lo si distingue dal Figlio); altre volte si intende parlare della natura divina e perciò di tutte le persone della Trinità (es quando si dice che Dio risuscitò Cristo); altre volte si intende solo la Persona dello Spirito Santo (come quando Pietro rimproverò Anania e Saffira). La distinzione va ricavata dal contesto.
E lo stesso dicasi per il termine "Signore" che viene applicato ora a Dio-Divinità (anche se ancora non conosciuto come Trinità), come nel Magnificat di Maria; ora al solo Padre, come quando Gesù pregò "Ti rendo grazie Signore del cielo e della terra"; ora al solo Figlio, come quando Paolo pregò il Signore per tre volte; e ora al solo Spirito Santo, come in 1 Corinti 3,17 (ma la NM qui ha cambiato il Kyrios originale con Geova!).
Questa varia attribuzione dei termini presta il fianco a far dire alla Bibbia ciò che non dice, soprattutto se si ha davanti una persona "culturalmente indifesa". Si tratta sempre di far attenzione a cogliere l'esatto pensiero in base al contesto.
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[1] La definizione intende dire che è capace di ragionare e non che è uomo solo se e quando ragiona. Si resta uomini anche quando si sragiona o si ragiona male. Il che può succedere sia per formazione sbagliata che per impedimenti-condizionamenti biologici del corpo a cui l'anima è strettamente collegata.
[2] Per questo un animale è irresponsabile, perché non potrà mai ragionare, avendo una natura al di sotto della razionalità. E' solo per analogia dunque che si può parlare di "intelligenza animale". Intelligenza (da intus legere, leggere dentro) significa capire dei significati, delle idee, dei sensi, dei valori, tra i quali anche ciò che è un comportamento etico e ciò che non lo è. Invece nessun cane, anche il più addestrato, che appartenga a un mafioso, distinguerà mai che il vero mascalzone da azzannare non è il poliziotto ma il proprio padrone. Ricordo la scena di un film in cui il bandito spinge, aiutato da un ringhioso doberman, una investigatrice sull'orlo di un precipizio e le dice: "Stia ferma qui e aspetti altrimenti questa stupida ma ben addestrata bestia la farà a pezzi". Ha detto "stupida"? Perfetto! Così come chi, contro la dizione deformante di "intelligenza artificiale" ha definito correttamente il PC un "idiota alla velocità della luce". Dieci in antropologia ad entrambi!
[3] Perfezioni che sono, parzialmente e ordinatamente comunicate per partecipazione agli esseri creati, secondo il disegno armonico di Dio, accennato nella scala degli esseri da Lui stabilita.Così che la persona umana è "quanto di più nobile si trova in tutto l'universo, cioè il sussistente di natura razionale" (S. TOMMASO, Summa Theologica 1 Q 29, a. 3). Insomma è il pezzo meglio, il vertice della creazione. Ciò che è significato sia dalla natura che possiede per il fatto che egli racchiude in sé tutte le caratteristiche delle nature a lui inferiori ed eccelle su di esse con l'intelligenza; ed è significato dalla Bibbia con la metafora della cura più premurosa che Dio adoperò nel crearlo (non disse solo "fiat" ma facciamo... prese del fango... lo modellò... gli soffiò in volto...) e dalla Sua esclamazione che qualificò questo capolavoro - anzi capolavori! - come cosa nn solo buona ma "molto buona".
[4] Ed ecco perché la Bibbia dice che il Figlio di Dio (che è Dio come il Padre) non si è spogliato realmente della propria natura divina, ma è solo "apparso in forma umana" (Filippesi 2,7). Tanto è vero che è utilizzando i poteri della natura divina, posseduti in proprio, che Gesù operava miracoli e profetizzava l'avvenire. Ed è solo con la natura umana (che però era proprietà del Verbo che conferiva alle opere di Gesù valore infinito) che Gesù ha sofferto, è morto, ed è resuscitato a vita nuova, giacché, in quanto Dio, non poteva "né patire né morire".
[5] Il Concilio Vaticano II, riecheggiando una dottrina di sempre, ribadisce che Dio crea l'anima-spirito di ogni uomo. E questo avviene non appena la cellula-uovo viene fecondata, come – cè da scommetterci! - dopo il "sì" di Maria, il Verbo si è immediatamente incarnato nel suo grembo.
[6] E' difficile capire i precisi collegamenti tra queste verità. Ma è un fatto che l'Immenso non può essere totalmente compreso (da comprehendere=abbracciare, racchiudere) dalla intelligenza creata. Anche se a denti stretti (perché in contraddizione con il suo lapidario "non c'è posto per i misteri") lo stesso CD si è visto costreto ad ammettere la limitatezza umana di fronte alla comprensione dell'Immenso. Scrive: («Dovremmo davvero aspettarci di capire tutto sul conto di una Persona così grande da essere stata in grado di portare all'esistenza l'universo, con la sua complessa struttura e le sue dimensioni stupefacenti?» - Ragioniamo p. 108)
Solo lo Spirito può scrutare le profondità di Dio! Ed è perciò sicuro che lo Spirito Santo esiste da sempre in Dio che si autocontempla e che spinto dal suo Amore dà personalità alla sua immagine che genera intellettualmente (il Figlio)e, insieme ad esso che lo ricambia d'amore "spira" lo Spirito Santo conferendo anche a lui la personalità.
Così, anche se il quadro di Rublev allude alla iniziativa dello Spirito Santo (l'angelo di destra) che è mosso da compassione per il miserevole stato dell'umanità (il quadratino in basso); anche se fa partire da lui l'imput che fa proporre al Figlio (angelo centrale) la soluzione della redenzione, della quale si chiede conferma al Padre (angelo di sinistra che ha lo scettro diritto, rispetto agli scettri del Figlio e dello Spirito che sono deferentemente inclinati), la verità è anche che, come dice il Vangelo, è Dio Padre che ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio. Cioè è primieramente il Padre ad essere Amore sussistente, coinvolgendo in tale infinità appassionata il Figlio e lo Spirito. La Scrittura fa pensare alla di Lui iniziativa come primo imput, anche se, come detto, ciò è avvenuto in un eterno presente da prima ancora che fosse creato il mondo. Sì, perché l'idea della redenzione, e quindi della grazia superlativa ottenutaci da Gesù, era nella mente delle divine Persone da prima che il mondo fosse (cf. Efesini 1, 1-14)
[7] Vedi ad es. la pretesa di localizzare la sede della Reggia divina; il "trasferimento" della "forza vitale angelica" di Michele; lo spiegare la natura divina come l'avere un corpo di tipo angelico; il ridurre lo Spirito Santo a una forza impersonale; la negazione delle insistenze di essere "in Cristo" di Giovanni e Paolo, ridotte furbescamente con l'espressione "unitamente a Cristo". Ma Gesù non ha parlato di accostamento ma di unione intima, vitale, dei tralci con la vite, e Paolo delle membra con il corpo con il quale fanno unità vitale e operativa. Il che (piccolo-grande addentellato conseguenziale) fa del cristiano un piccolo corredentore, e rende le sue azioni di "giustificato e rinato in Cristo" proprietà propria e di Cristo, perciò meritorie, di qui la santità canonizzabile basata sull'esercizio eroico delle virtù.
E che dire del finale che ci attende nella gloria? Non sarà da meno perché, se già sin da ora "in lui ci muoviamo esistiamo e siamo" (cf Atti 17,28), consisterà nell'essere in comunione eterna, perfetta, con la trinità, in una modalità che al momento ci rimane misteriosa ma non per questo meno certa, e non certo riducibile alla soddisfazione di co-regnare nel governo della terra come si aspettano gli Unti. No, il Regno dei cieli, ovvero la gloria, il gaudio del tuo Signore (cf Matteo 25,21), è qualcosa che davvero "occhio mai vide né orecchio mai udì" (cf 1 Corinti 2,9).
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)