Testimonianza di due ex suore diventate evangeliche.

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Re: Testimonianza di due ex suore diventate evangeliche.

Messaggioda francocoladarci » mer lug 20, 2011 7:44 pm

Le due donne continuano dicendo.
La frase «sacrificio di Cristo fatto una volta per sempre» è ripetuta più volte nella lettera agli Ebrei: 9,26.28; 10,10.18. Cristiana e io ci chiedevamo: «Allora, la messa a che serve se non c’è bisogno di ripetizione? Se il sacrificio di Cristo, compiuto una volta per sempre alla croce, ha valore unico e infinito, perché perpetuarlo nel cosiddetto “sacrificio della messa”?».


L’apostolo Giovanni si esprime così.
"Giov. 3,16
16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.

Giovanni Battista identifica Gesù come
“29Il giorno dopo, Giovanni vede Gesù venire verso di lui, e dice: "Ecco l'Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo.” Giov.1,29"


E’ evidente che Cristo si “addossò” tutti i peccati del genere umano, con la sua morte li inchiodò nella croce, Cristo prefigurato dall’agnello, innocente e immacolato divenne egli stesso “peccatore” facendosi carico dei peccati dell’umanità, e tale sacrificio che per gli occhi di molti poteva essere una scandalo lo fu una volta per tutte quando il suo perfetto corpo fu immolato sulla croce.

Con la croce Cristo ridiede vita ad “Adamo”, aprì la porta della riconciliazione tra Dio e l’umanità, ora di nuovo l’uomo poteva ri- percorrere quella via affinché fosse “adottato” come figlio di Dio, quella strada doveva essere percorsa nella “Grazia Santificante, nella santità, la quale è data solo dalla “comunione” con il corpo di Gesù Cristo, egli stesso disse di se Giov. 6,35 “35Gesù disse: "Io sono il pane che dà la vita. Chi si avvicina a me con fede non avrà più fame; chi mette la sua fiducia in me non avrà più sete.”

Giov.6, 48-51.
“48Io sono il pane che dà la vita. 49I vostri antenati, nel deserto, mangiarono la manna e poi morirono ugualmente; 50invece, il pane venuto dal cielo è diverso: chi ne mangia non morirà. 51Io sono il pane, quello vivo, venuto dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà per sempre. Il pane che io gli darò è il mio corpo, dato perché il mondo abbia la vita.”


Cosa compresero gli ascoltatori di queste parole?
Giov. 6, 52-57
“52Gli avversari di Gesù si misero a discutere tra di loro. Dicevano:
- Come può darci il suo corpo da mangiare?”
53Gesù replicò:
- Io vi dichiaro una cosa: se non mangiate il corpo del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo risusciterò l'ultimo giorno; 55perché il mio corpo è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane unito a me e io a lui. 57Il Padre è la vita: io sono stato mandato da lui e ho la vita grazie a lui; così, chi mangia me avrà la vita grazie a me.


Allora domandiamoci, quando e quanto, il discepolo avrebbe dovuto cibarsi del corpo e del sangue di Cristo?
Cristo stesso poco prima della sua morte istaura quella che è la S.Eucarestia.

Luca 22,15-20
" 15Poi disse loro: "Ho tanto desiderato fare questa cena pasquale con voi prima di soffrire. 16Vi assicuro che non celebrerò più la Pasqua, fino a quando non si realizzerà nel regno di Dio". 17Poi Gesù prese un calice, ringraziò Dio e disse: "Prendete questo calice e fatelo passare tra di voi. 18Vi assicuro che da questo momento non berrò più vino fino a quando non verrà il regno di Dio". 19Poi prese il pane, fece la preghiera di ringraziamento, spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli e disse: "Questo è il mio corpo, che viene offerto per voi. Fate questo in memoria di me". 20Allo stesso modo, alla fine della cena, offrì loro il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza che Dio stabilisce per mezzo del mio sangue, offerto per voi".


Il sacrificio della croce fu fatto una volta per tutte, ma il cristiano deve alimentarsi di quel sacrificio affinché possa rimanere nella “Grazia Salvifica”, ecco dunque che Gesù Cristo invita i suo discepoli a “Cibarsi” regolarmente del “suo corpo e del suo sangue”, “
" 19Poi prese il pane, fece la preghiera di ringraziamento, spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli e disse: "Questo è il mio corpo, che viene offerto per voi. Fate questo in memoria di me".


San Paolo riprende questo aspetto della partecipazione all’eucarestia

1° Corinzi cap.11
"20Ma quando vi riunite, la vostra cena non è di certo la Cena del Signore! "

Da ciò si evince la regolarità dell’Eucarestia
23Io ho ricevuto dal Signore quel che a mia volta vi ho trasmesso: nella notte in cui fu tradito, il Signore Gesù prese il pane,24fece la preghiera di ringraziamento, spezzò il pane e disse: "Questo è il mio corpo che è dato per voi. Fate questo in memoria di me". 25Poi, dopo aver cenato, fece lo stesso col calice. Lo prese e disse: "Questo calice è la nuova alleanza che Dio stabilisce per mezzo del mio sangue. Tutte le volte che ne berrete, fate questo in memoria di me".
26Infatti, ogni volta che mangiate di questo pane e bevete da questo calice, voi annunziate la morte del Signore, fino a quando egli ritornerà.


San Paolo afferma che “ Ogni volta”, Cristo afferma “ Fate questo in memoria di me”, ed effettivamente le comunità cristiane o per meglio dire la Chiesa nascente celebrava regolarmente L’Eucarestia, il cristiano celebrando la comunione con Cristo ne proclama il suo sacrificio, quel sacrificio che fu ed è a favore di tutta l’umanità una volta per tutte.
Citazioni dalla Bibbia TILC.
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Re: Testimonianza di due ex suore diventate evangeliche.

Messaggioda francocoladarci » dom lug 31, 2011 4:16 pm

Continuano dicendo.
L’Eucarestia[2]

L’Eucaristia ha rappresentato il dubbio che per molto tempo ha occupato la mente e il cuore di Cristiana: ella non poteva credere che la transustanziazione fosse solo un ragionamento ricavato dalla teologia fatta da uomini (ideata da Tommaso d’Aquino) e privo di contenuto biblico. Gesù non disse: «Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue»? (cfr. Mt 26,26ss). Non affermò: «E il pane che io darò è la mia carne»? (Gv 6,51). Cristiana a causa di queste parole restava nel dubbio.

I giudei e i discepoli inorridirono pensando di dover mangiare la sua carne, quando Gesù disse: «Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno, e il pane che io darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo» (Gv 6,51). Egli chiarì molto bene il concetto qualche versetto più avanti: «È lo spirito che vivifica; la carne non è d’alcuna utilità; le parole che vi ho dette sono spirito e vita» (Gv 6,63).

Se il corpo di Cristo è un corpo non più terrestre, come possiamo nutrirci del suo corpo risuscitato? 1 Cor 15,42.49 ci dà al riguardo una risposta molto chiara, e Cristiana ne fu convinta. Anche qui bisogna «praticare il non oltre quel che è scritto» (1 Cor 4,6).



E’ evidente che l’affermazione di Gesù sul “mangiare la sua carne e bere il suo sangue” era qualcosa di scandaloso per gli ebrei, e da ebreo Gesù lo sapeva benissimo, ma egli è il fine della legge, colui che l’avrebbe completata, raffinata,
Nel sangue era simboleggiata la vita, e nei sacrifici animali il sangue doveva essere versato a terra, restituire a Dio il diritto della vita, usurpare tale diritto bevendo il sangue significava disprezzare chi di tale vita ne era e ne è la fonte, e per questo il trasgressore doveva essere messo a morte, Gesù sapeva tutto questo, e le sue parole “sembravano” una istigazione alla trasgressione, mettendo a rischio la sua stessa vita.

Certi ascoltatori si soffermarono all’aspetto esteriore della legge, ai divieti, sapendo che le affermazioni erano esattamente l’opposto della legge non si soffermarono ad interrogarlo, a chiedere, a capire cosa volesse dire Gesù con quelle parole, e come poteva un uomo di Dio dire certe cose?, i loro occhi erano chiusi le loro orecchie tappate, la loro mente offuscata.
Volete andarvene anche voi?” chiese Gesù ai suoi apostoli, “da chi ce ne andremo, tu hai parola di vita eterna, tu sei il Santo di Dio”.
Con questo non vuol dire che i discepoli compresero ciò che Gesù disse in relazione alla sua carne, ma compresero che era il Santo di Dio, e che a suo tempo il Maestro avrebbe aperto la loro mente, seppero attendere.

Come il sostentamento degli ebrei nel deserto era dovuto ad un atto vivificante da parte di Dio, poiché tale atto cioè la Manna dal cielo significò vita per gli Israeliti, e tale vita era subordinata a cibarsi di quel “cibo”, in modo simile la vita eterna, la vera vita il fine ultimo dell’uomo è data dal “cibarsi” di una “nuova Manna”, essa era/è il sangue e la carne di Cristo, di colui che la cedette per salvare l’umanità estraniata da Dio, tale corpo e tale sangue avrebbero reso l’anima in comunione con Cristo ed immersa nell’Eterno amore del Padre facendoci essere figli adottati.
1° Corinzi sarà chiaro ma non per loro.
In questi versetti l’apostolo stava trattando i “due tipi” di corpi, quello carnale, materiale, soggetto alle leggi fisiche soggetto alla corruzione, alla debolezza, soggetto alla morte, tale corpo corrotto non può ereditare il regno dei cieli.

Ciò che era corrotto risuscita nell’incorruzione, non è più un corpo carnale nel senso d’appartenenza all’umanità ferita, bensì un corpo spirituale o spiritualizzato, Cristo il “Primogenito dei risorti” rivestì un corpo spirituale, non un corpo di spirito, ma spirituale, tale corpo divenne un corpo glorioso in quanto l’anima gloriosa rese il corpo glorioso, ma tale corpo era qualcosa che si poteva toccare, che poteva relazionarsi con il mondo materiale, un corpo composto di carne, sangue e ossa, ma che non è più condizionato dalla corruzione essendo risuscitato incorrotto, Gesù disse a Tommaso
Giovanni 20
26Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuovo lì, e c'era anche Tommaso con loro. Le porte erano chiuse. Gesù venne, si fermò in piedi in mezzo a loro e li salutò: "La pace sia con voi". 27Poi disse a Tommaso:
- Metti qui il dito e guarda le mani; accosta la mano e tocca il mio fianco. Non essere incredulo, ma credente!

Il corpo del risuscitato Gesù era vero corpo.
Luca 24, 36 – 43
36Gli undici apostoli e i loro compagni stavano parlando di queste cose. Gesù apparve in mezzo a loro e disse: "La pace sia con voi!".
37Sconvolti e pieni di paura, essi pensavano di vedere un fantasma. 38Ma Gesù disse loro: "Perché avete tanti dubbi dentro di voi? 39Guardate le mie mani e i miei piedi! Sono proprio io! Toccatemi e verificate: un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho".
40Gesù diceva queste cose ai suoi discepoli, e intanto mostrava loro le mani e i piedi. 41Essi però, pieni di stupore e di gioia, non riuscivano a crederci: era troppo grande la loro gioia!
Allora Gesù disse: "Avete qualcosa da mangiare?". 42Essi gli diedero un po' di pesce arrostito. 43Gesù lo prese e lo mangiò davanti a tutti.

Ebbene quel corpo del Risorto è il cibo della vita, sicché quando
Il sacerdote pronuncia le parole consacratorie sicché il pane e il vino vengono trasformate in corpo e sangue di Cristo, al pane rimangono gli aspetti esteriori ma non la sostanza, la quale è stata transustanziata nel corpo di Cristo, lo stesso è del sangue.
Anche Lutero si espresse in questo modo “ “Vedo qui parole recise, chiare e potenti di Dio, che mi obbligano a confessare che Cristo, corpo e sangue, è nel Sacramento”.
E’ questo cibare la propria anima, che ne permette la sua fortificazione nello spirito, fortificazione racchiusa in una breve frase.
Giovanni 6, 53 – 57
53Gesù disse loro: "In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.

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Re: Testimonianza di due ex suore diventate evangeliche.

Messaggioda francocoladarci » lun ago 29, 2011 2:31 pm

La Confessione.
Le due donne ex suore, si interrogano sul sacramento della confessione, affermando.
Che dire poi della confessione dei peccati fatta al sacerdote? Gesù non aveva detto prima a Pietro (Mt 16,19) e poi ai discepoli (Mt 18,18): «Tutte le cose che legherete sulla terra saranno legate in cielo; e tutte le cose che scioglierete sulla terra saranno sciolte nel cielo»? A Cristiana e a me sembrava normale dover confessare le proprie colpe al prete, del resto anche lui si confessa a un altro prete.


Infatti questo è il “modus operandi”.
Continuano dicendo.
Invece cosa significano le parole dell’Evangelo sopra citate? Significano che quando un credente evangelizza qualcuno e questi crede, accetta l’Evangelo, i suoi peccati sono sciolti, cioè perdonati, perché «l’Evangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rom 1,16).

Allora a chi si devono confessare i peccati? Giacomo risponde: «Confessate dunque i peccati gli uni gli altri» (5,16).


A sostegno della loro idea citano.
Clemente Romano, un credente dei primi tempi del cristianesimo, in una sua epistola scrisse: «Il Signore nulla esige dagli uomini se non una confessione fatta a Lui». Del resto solo Dio può perdonare i nostri peccati: «Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci tutti i nostri peccati e purificarci da ogni iniquità» (1 Gv 1,9).


Da ciò si evince uno stato confusionale in merito al Sacramento della Riconciliazione, per dare una risposta è necessario fare una genesi della confessione.
Esaminiamo prima di tutto la base evangelica della confessione.
Gesù Cristo disse” In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.” Matt. 18,18 C.E.I
E’ altresì evidente che il perdono dei peccati, ossia perdonare le nostre mancanze lieve o grave che siano può farlo solo Cristo, in quanto il sangue versato a favore dell’umanità fu versato da Cristo e da nessun altro.
Le due donne suppongono che il cristianesimo sia una sorta di “fai da te”, una specie di anarchia in quanto ogni cristiano decide da se cosa fare come farlo e quando farlo, niente di più falso.

La Confessione non era ad appannaggio solo del cristianesimo i primi cristiani erano ebrei, osservanti della Toràh, e in essa c’era la confessione come popolo per i propri errori, l’israelita doveva offrire sacrificio per le proprie colpe e tale sacrificio era officiato dal sacerdote, vi era una prassi da seguire, non era possibile un perdono diretto, cioè la persona e Dio, il Santo d’Israele ha stabilito una forma nella quale l’ebreo era obbligato a seguire se voleva essere perdonato, non c’erano altri modi.

Il cristianesimo segue lo stesso principio, Cristo fondamento della sua Chiesa, ha scelto dodici apostoli, come pietre miliari della sua chiesa e su queste pietre le quali poggiavano sul fondamento di Cristo, si eresse la struttura della chiesa, a chi dunque furono riferite le parole di Matteo 18,18? Se non ai suoi apostoli, il fulcro, l’ipocentro della Sua chiesa, ed erano coloro che potevano “sciogliere” oppure “legare”, il fatto che in cielo si sarebbe sciolto o legato lo sarebbe stato in base all’azione degli apostoli, azione che sarebbe stata trasmessa ai loro successori con l’imposizione delle mani e la discesa dello Spirito Santo, tali successori erano gli “Episkopos” o Vescovi, essi continuarono a legare o scioglie, e altri vescovi dopo di loro fino ai giorni nostri, il potere di rimettere i peccati, questo potere esercitato da Gesù sulla terra lo ha trasmesso dunque hai suoi apostoli, in quel momento essi agiscono in “Persona Christi ” identificandosi con lui, tale identificazione è così forte e profonda che all’atto assolutorio non dice “Cristo ti assolve” bensì “Io ti assolvo”.

Abbiamo detto che la confessione si doveva al Vescovo quale successore apostolico, il vescovo a sua volta a “mandato” ai “Presbiteros” (sacerdoti ministeriali) alcune funzioni sacramentali, ed una di queste è il sacramento della riconciliazione, della confessione, e solo seguendo questo iter che il cristiano viene da Dio perdonato dai suoi peccati, il fatto di chiedere perdono direttamente a Dio dimostra una contrizione di cuore e mette il cristiano nella posizione favorevole di ricevere la Grazia Santificante tramite una confessione liberatoria.

Vediamo qualche scrittura a supporto di questo.
1Giovanni 1:9
Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.
Giacomo 5:16
Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia.
Giovanni 20:23
A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti».

Per concludere possiamo dire che il sacramento della confessione è tale in seno alle chiese cattoliche, anche se può variare il metodo tra di esse.
Facciamo brevemente un excursus su come viene celebrato il sacramento della confessione.
Per il Cattolico di rito Latino “ I fedeli sono tenuti a confessarsi dal sacerdote almeno una volta all’anno. È obbligatoria la confessione dei peccati gravi cioè mortali.
La confessione dei peccati veniali è facoltativa.”

Per la Chiesa Ortodossa “ Le Chiese ortodosse sostanzialmente celebrano il sacramento come la Chiesa cattolica. Ma non c’è l’obbligo di confessarsi almeno una volta all'anno. È obbligatorio confessare i peccati gravi prima di fare la Santa Comunione.”
Con un distinguo.
Presso i caldei non si comincia a confessarsi prima dei 15 o 16 anni. Inoltre sacerdoti e diaconi sono completamente dispensati.

I cristiani ortodossi d’Etiopia si confessano solo in punto di morte.

Nella Chiesa russa si comincia a confessarsi dal momento in cui si acquisisce l’uso di ragione.

Per i greci, poi, la confessione rimette totalmente non solo la pena eterna, ma anche la pena temporanea.

Mentre per i protestanti.
I protestanti di vario genere non ammettono la sacramentalità della Riconciliazione.
Interpretano le parole di Gesù “a chi rimetterete i peccati” nel senso che uno accusa al fratello o alla comunità i propri peccati. Ma questa pratica è presso che abbandonata o ridotta ad un’accusa generica come quella del nostro “confesso a Dio onnipotente”, la confessione pubblica e la penitenza pubblica (caso eclatante dei Lapsi) fu abbandonata all’epoca Carolingia, per essere sostituita con quella tutt’ora in uso, la confessione auricolare, molto più consona.

Il Vescovo Clemente Romano non ha detto nulla in particolare, ha riaffermato il perdono di Dio tramite la confessione, confessare a Dio i nostri peccati tramite il mezzo che Cristo stesso ha indicato, la sua Chiesa, affinché ciò “ che sarà assolto in terra lo sarà anche in cielo”
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Re: Testimonianza di due ex suore diventate evangeliche.

Messaggioda francocoladarci » mar ago 30, 2011 11:37 am

La Madonna.
Ho diviso le domande in sei parti

Le due ex – suore continuano la loro esternazione.
Un altro «credo», molto caro al magistero cattolico, ma certamente molto più caro al popolo cattolico, è la Madonna. Sia per Cristiana sia per me fu un argomento di studio e di ricerca molto accurato perché tutt’e due eravamo devotissime a Maria. Ci sembrava impossibile non doverci rivolgere a lei, pregarla e chiedere la sua protezione; dicevamo: «È la mamma di Gesù! È la mamma di tutti!». Iniziammo le nostre ricerche… e poiché Gesù dalla croce affidò la sua mamma a Giovanni, abbiamo cercato nei suoi scritti cosa avesse detto di Maria; non trovammo nessun riferimento alla madre di Gesù che giustificasse la devozione popolare a Maria, tanto meno i dogmi mariani.


Strano come questa loro “devozione” sia naufragata così facilmente, da buon neo-protestante cercano “dov’è scritto?”, dimenticando che la Bibbia è figlia della Traditio, o pensano che nella Bibbia vi sia scritto “Tutto” ciò che concerne la missione di Cristo?, dimenticano anche che Gesù non ci ha lasciato nulla, ne dei “detti” ne tantomeno dei “Fatti”, sicché tutto quello che sappiamo è grazie alla “Tradizione Apostolica”, questa tradizione che comprende “Anche la Bibbia”, ed è appunto sulla tradizione e nella tradizione che sappiamo della venerazione di Maria.

Vorrei chiedere a queste due donne, perché la scrittura riporta questa frase detta da Gesù sulla croce? “ 26 Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». 27 Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.” Giov.19.

L’apostolo Giovanni ci riporta l’espressione “Donna” e non “Maria” o "Madre" per quale motivo Gesù nel suo stato finale apostrofa la propria mamma con il nome di “Donna?”(come nel racconto delle nozze di Canaan), cosa voleva trasmettere? E perché chiama il discepolo con l’appellativo “Figlio” e non con il proprio nome di “Giovanni?”, è evidente che qui Gesù stava comunicando qualcosa che andava oltre il rapporto di parentela o di amicizia.

L’appellativo di “Donna” ripreso dalla 1°Alleanza era inerente alla donna “Figlia di Sion” , quella figlia rappresentante del patto tra Israele e Dio, Gesù come osservante ebreo sapeva questo e prendendo tale appellativo lo trasferisce a quello che chiamiamo 2° Alleanza, ecco dunque che rivolgendosi a sua madre chiamandola “Donna” ne fa rappresentazione di tutto il popolo radunato sotto la croce, così come vi è stata unità tra la madre e Gesù così vi è unità tra la “Donna” (che ha permesso al Divino di farsi umano) ed il popolo, la "Donna" non solo la madre di Giovanni (figlio) o degli apostoli, essa è madre di tutti i credenti, dunque "Madre della Chiesa", da quel momento, sotto la croce Maria la "Donna" ebbe un nuovo inizio, più elevato più sublime essa divenne di nuovo madre ma, non più secondo la carne bensì secondo lo spirito, poiché per mezzo dello Spirito Santo ha reso suoi figli coloro che hanno rivolto il loro sguardo al crocifisso.

Rendendo Giovanni “Figlio” a reso tutta l’umanità credente, unita alla “Donna” come un figlio verso la madre, Giovanni il “Figlio” rappresenta tutti coloro che giungono sotto la croce rendendosi figli della donna chiamandola “nostra Madre” rendendosi dunque fratelli in Cristo e figli adottivi di Dio.
Così, le prime comunità cristiane videro in Maria colei che poteva intercedere verso il suo figlio a loro favore, come nelle nozze di Canaan intercesse a favore dei padroni di casa, che sia così è attestato anche da varie iconografie come ad esempio nelle catacombe di Santa Priscilla a Roma, dove c’è (tra le molte) un’immagine della Madonna con il bambino risalente alla metà del II secolo d.c.
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Re: Testimonianza di due ex suore diventate evangeliche.

Messaggioda francocoladarci » dom set 25, 2011 5:54 pm

La Madonna

Se Maria fosse stata assunta in cielo, si sarebbe scritto di quest’eccezione come un caso unico.


Il Kerygma riguarda ciò che concerne la nostra salvezza, vi sono molte cose che la “Bibbia” non dice, dobbiamo forse dire che non esistono?, ricordo che la Bibbia altro non è che una parte della “Traditio” messa per iscritto, se si volesse cercare il “dov’è scritto”. Allora queste due donne mi dovrebbero rispondere dove sia scritto quello che Gesù ha detto o quello che ha fatto, poiché personalmente non conosco nessun scritto autografo di Gesù, vuol dire che siccome non abbiamo nessun scritto autografo non sappiamo nulla di lui?

Noi sappiamo della vita o parte della vita di Gesù grazie alla Tradizione Apostolica, perché è proprio la Tradizione che ne da informazione mettendo per iscritto ciò che ritiene essere importante per la nostra salvezza, tale Tradizione Apostolica nella sua interezza viene trasmessa per successione ai Vescovi con le imposizioni delle mani, ad essi viene trasmessa questa “Traditio” nella quale la “Bibbia” è una sua parte.

Riguardo dunque alla Madonna alcune cose sono dette esplicitamente altre implicitamente ed altre ancora vengono dedotte.
Ora che Maria sia senza peccato mi pare che sia ovvio anche a queste due neo protestanti, Gesù senza peccato non poteva nascere da una radice peccaminosa, un albero marcio da frutti marci, un albero buono da frutti buoni, Gesù doveva avere una madre la quale sia stata concepita senza il peccato solo così Maria avrebbe generato un figlio senza peccato.

In merito alla sua assunzione in cielo è Tradizione che Maria fosse stata assunta con il corpo, e questo si deduce da quanto segue.
La morte è il risultato del peccato (parliamo della morte “naturale”) quindi tutto il genere umano è morto e morirà a causa di questo, Maria essendo concepita senza peccato non poteva soggiacere alla morte in quanto mancava la causa della morte cioè il peccato, vuol dire che Maria non sia morta?.
Per comprendere questo passaggio bisogna comprendere l’implicazione che porta la morte, nel momento che si muore il corpo inizia la decomposizione, l’apostolo Paolo la chiama “Corruttibilità”, azione che rende il corpo “polvere”, tutto ciò è la conseguenza dello stato peccaminoso, Maria dunque non è morta secondo questo concetto di morte, ma in uno stato di “sonno” ossia, il corpo è morto secondo la nostra concezione della morte ma non essendo sottoposto alla corruzione è stato trasformato in un corpo glorioso come lo fu del Cristo, ecco che in quello stato di “ Dormizione” Maria è passata da uno stato sensibile ad uno sovrasensibile essendo stata portata in cielo con il suo corpo.
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Re: Testimonianza di due ex suore diventate evangeliche.

Messaggioda francocoladarci » lun set 26, 2011 2:12 pm

Maria, madre di Dio.

A Maria è stato concesso un massimo dono che una creatura possa avere, quello di servire Dio in un modo sublime, una Grazia che nessun altra creatura ha mai avuto e mai avrà, un servizio che per Lei donna, si compie nella forma più alta del servire, la maternità.

Diviene madre, non di un uomo secondo il generare umano, sia esso pure grande, ma, diviene Madre di Colui che è Dio sin dall’Eternità e comincia ad essere Uomo nel primo istante in cui, per opera dello Spirito Santo, Maria lo concepisce nel suo seno.

Isaia profetizzò questo quando disse " Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà l'Emmanuele" 7,14.
Nel vangelo di Matteo, ci dice chi sia "Emmanuele", “Tutto questo avvenne perchè si adempisse ciò che era stato detto
dal Signore per mezzo del profeta: 'Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato l'Emmanuele, che significa Dio con noi"'. 1,22-23
In Isaia 9,5 leggiamo, “Poichè un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il regno della sovranità ed è chiamato: Consigliere Ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace"
Luca 1,43 dice "A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?”.
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Ecco dunque che nel terzo concilio di Efeso nel 431 a Maria fu attribuito il titolo di “Theotokos” cioè “Madre di Dio”.

E’ altresì evidente che Maria non è “madre di Dio” in quanto a “Divinità”, è ovvio che non può essere madre di un Dio, ma Ella è madre di un Dio incarnato come uomo, ed è in questo senso che Maria è Madre di Dio poiché essa è genitrice di “Dio come uomo”.
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