Come avevo promesso di fare, tempo addietro, in una trasmissione tenuta a Radio Maria, in questo 3D vorrei esaminare “SEI CONCETTI ERRATI SUL CRISTIANESIMO”, così titola la Torre di Guardia del 1 Novembre 2009, che ne tratta da pag 1 a pag. 9.
Anzitutto una chiarificazione terminologica, per chi non conosce il “geovese”, cioè il linguaggio usato dalla Società Torre di Guardia (alias Watchtower, siglata WT). La WT, definisce “lingua pura” della bibbia il suo particolare modo di esprimersi con il quale inculca non solo il credo ma anche il vocabolario specifico che i suoi adepti devono apprendere e usare. Cosa che produce naturalmente l’effetto tutt’altro che trascurabile di indovinare al volo se per caso qualcuno ha attinto informazioni anche a fonti esterne alle pubblicazioni geoviste!
Dunque in questa neolingua per “cristianesimo” i TG intendono il fenomeno cristiano nella storia, la religione cristiana. Loro si definiscono “i cristiani” o “i veri cristiani”, e tutti quelli che si dicono seguaci di Cristo sono definiti “la cristianità” o “la cristianità apostata” o “i cristiani nominali”. Così accade che possono sorprendere l’interlocutore affermando “noi siamo cristiani ma non siamo della cristianità”. E questa è una delle mille trovate per incuriosire e avere la possibilità di “spiegare” presentando il loro credo, azione che definiscono “dare testimonianza” o “dare l’annuncio-l’avvertimento” della prossima fine di “questo sistema di cose” (altra trovata terminologica per evitare di dire “fine del mondo” e spiegare che il mondo fisico, il pianeta, non finirà ma finiranno i cattivi che vi abitano… il che poi però verrà smentito perché si insegnerà che anche durante il millennio e perfino durante la successiva “vita eterna sulla terra paradisiaca” vi potrà essere chi si comporta male e verrà distrutto.
I “sei concetti errati sul cristianesimo” sarebbero dunque quelli insegnati dalla “cristianità”; non a caso la foto che correda la copertina mostra alcune persone inginocchiate in chiesa. E la WT, in questo numero, intende elencare e confutare tali idee che lei ritiene errori. Noi ovviamente cercheremo di difenderli perché le riteniamo al contrario verità rivelate da Dio. Ai lettori il giudizio…
A pag 3 si inizia citando Colossesi 2,8 così: «State attenti che qualcuno non vi porti via come sua preda per mezzo della filosofia e di un vuoto inganno di uomini.» (NM) E questo viene detto perché, come si spiega subito dopo, «malgrado l’avvertimento di Paolo, dalla metà del II secolo E.V. alcuni cristiani cominciarono a usare concetti che avevano preso a prestito da antichi filosofi per spiegare le loro convinzioni religiose.» Il che, a parere della WT, significherebbe lasciarsi prendere dalla predatrice-sviatrice filosofia.
Secondo noi già questo incipit può essere contestato, per i seguenti motivi:
1)- Quando S. Paolo ha scritto quel monito (un apax in tutta la Bibbia) non alludeva alla filosofia nel vero senso della parola ma alludeva a sistemi di pensiero pagani basati sulla superstizione, sull’astrologia, e su usanze ebraiche, come si ricava sia dallo stesso versetto che prosegue dicendo “secondo gli elementi del mondo”, richiamati poi anche ai vv. 20-23. Allude cioè a sistemi di pensiero che non erano “secondo Cristo”. Pensieri, credenze, che impropriamente sono detti “filosofia”. Anche oggi si usa chiamare filosofie certe convinzioni e modi di ragionare originali.
2)- La prova che con questo termine S. Paolo non intendesse affatto condannare la vera filosofia è dimostrato con chiarezza dalla stessa Bibbia laddove egli (in Romani 1,18-23) definisce stolti e riprovati da Dio, proprio coloro che non hanno compiuto il passaggio mentale dalle creature al Creatore, stimolati dalla bellezza e dall’ordine del creato. Ovvero condanna proprio chi non ha fatto filosofia applicando, con logica, l’inferenza metafisica dal fenomeno (il creato con il suo ordine) alla Causa prima che lo ha prodotto (Dio)! Anche se in Romani S. Paolo non usa il termine “filosofia” è indubbio che alluda al più classico dei procedimenti filosofici, dimostrativi dell’esistenza di Dio, perennemente valido conosciuto come prova cosmologica. E va notato che questo procedimento, della scoperta e relativo omaggio di Dio Creatore, secondo S. Paolo, può e deve essere compiuto fuori, della rivelazione, prima di diventare credenti, cioè con le sole forze della ragione (come tutt’oggi insegna il Magistero cattolico). Infatti i colpevoli di cui parla S. Paolo sono i pagani e non i cristiani. Ed è quindi Dio stesso che esige che ogni essere umano faccia filosofia se non vuole essere condannato e finire nelle tenebre spirituali.
3)- La stessa WT usa (non può farne a meno!) dei concetti filosofici di “natura” e “persona”. Lo fa sia parlando di Dio che parlando dell’uomo. Anche se poi dà a questi concetti dei contenuti intelligibili diversi da quelli che gli danno altri dando luogo a una teo-logia e ad una antropo-logia molto diversa da quella diffusa tra la cristianità, e anche molto diversa da quella biblica (vedi appresso il cosiddetto “errore” circa l’anima umana).
La WT fa filosofia anche quando logicizza (la logica è infatti un ramo della filosofia), quando cerca di rendere una sua tesi evidente (l’evidenza è il criterio ultimo usato dalla filosofia quando una verità affermata deve essere dimostrata – cioè trattata con una mediazione logica fatta di premesse e conclusioni che la portino dalla non evidenza immediata alla evidenza mediata). Fa filosofia dunque anche quando invita semplicemente a “ragionare”, perché ragionare è sinonimo di logicizzare.
Il fatto dunque che la WT condanni a parole la filosofia può avere solo due spiegazioni: a) o non sa quello che dice, perché non si rende conto che negando il valore del filosofare, di fatto lo conferma perché ne fa ampio uso – un uso a livello di filosofia elementare, dobbiamo dire, per non offendere i cultori di questa antichissima disciplina che ha una sua cattedra in ogni università – ; 2) oppure sa di mentire ma dovendo trovare un modo per inglobare tutto il pensiero esterno al movimento geovista come demoniaco, satanico, sviante, ha trovato in questo versetto di S. Paolo il pretesto per far demonizzare dalla Bibbia tale pensiero, così da preservare i suoi adepti da qualsiasi influenza di ragionamenti altrui dichiarati tout-court “filosofie umane”.
La paura-rigetto viene puntellata anche da altri passi biblici interpretati analogamente: si veda “non siate così presto scossi dalla vostra ragione”, che dall’invito a restare saldi in ciò che si è conquistato passa a significare di temere che se si ragiona troppo la stessa ragione potrebbe far vacillare la fede; oppure l’accenno all’onnipresente Satana “sviatore” che può “far inciampare” trasformandosi in “angelo di luce”, intendi prendendo l’aspetto di un ragionamento eccellente ma fatto da persona estranea al movimento e contestatore del pensiero geovista, eccetera…
Non crediamo di sbagliare se riteniamo che è dall’inculcare fortemente questo spauracchio che deriva una buona carica di chiusura mentale, di rifiuto del dialogo, di fanatismo, del ricorso a ironia e sarcasmo per ciò che dicono “quelli di fuori” che è tipico di tanti TG “culturalmente indifesi” (L. Minuti).
E’ però condivisibile, come la rivista continua sempre a pag. 3, dire che “l’adozione di un concetto errato portò ad altri concetti errati”. Ma non nel senso geovista che questo “produsse quella che oggi viene ritenuta la dottrina cristiana”, dottrina che invece è pura e vera. Ma nel senso che proprio nel geovismo sia l’idea sbagliata di Dio, sia quella parimenti sbagliata dell’uomo, produssero quella che oggi viene ritenuta la dottrina dei Testimoni di Geova demolitrice della quasi totalità di tutti gli articoli di fede creduti dalla “cristianità”.
Ma non è questo il luogo per dimostrare che l’adozione di termini mutuati dalla filosofia, men che sviare dalla verità rivelata, è servita alla Chiesa per esporla con grande chiarezza, al punto che la filosofia, in ambito cattolico, è stata definita “ancilla theologiae” (serva della teologia) ed è ritenuta così necessaria all’inquadramento mentale che ogni università pontificia ne obbliga il corso; corso che comprende anche una “teologia naturale o razionale” (detta anche teodicea), prima di introdurre gli studenti nella teologia della rivelazione. L’esposizione dei dogmi, come anche la normale spiegazione della dottrina creduta per rivelazione non può fare a meno, se non esponendosi al pericolo di grande confusione, di utilizzare dei termini precisi e non equivocabili. E si dà il caso che sia la filosofia ad aiutarci a definire con esattezza i termini da usare per esporre la fede, quali ad esempio: verità, libertà, Dio, uomo, tempo, ragione, eternità, coscienza, persona, sostanza, natura, morale ecc… al punto che alcuni concetti filosofici, per quanto umani e perciò limitati di fronte all’Ineffabile, se utilizzati ad esprimere formulazioni dogmatiche, sono da queste coonestate e partecipano della infallibilità dottrinale (così Paolo VI). Ecco perché, una volta trovato un termine che ritiene adatto, la Chiesa vuole che non ci si discosti da esso usandone arbitrariamente altri che possono essere ambigui. I dogmi vanno intesi ed espressi “eodem sensu eademque sententia” (nello stesso senso e con la stessa modalità) con cui furono formulati.
Ma è tempo di passare ad analizzare i 6 concetti diffusi dalla cristianità che secondo la WT sarebbero errati.
(continua)