LE SFIDE DI OGGI
A Bologna le storie di chi è finito in reti dannose ma anche il modo per uscirne. Un telefono raccoglie, 24 ore su 24, le richieste d’aiuto
Catturati dalle sette «Urgenza pastorale»
I vescovi Ambrosio e Negri, con don Aldo Bonaiuto ieri alla giornata di studio sul fascino pericoloso che maghi, stregoni e guru esercitano soprattutto sui giovani e le persone più fragili
Maghi, guru, stregoni stanno invadendo l’Italia allontanando le persone da una vita normale e finendo spesso per distruggerle. Questo il grido d’allarme lanciato ieri a Bologna nel corso del convegno "Religioni, filosofie, sette» promosso dalla Conferenza episcopale regionale, Facoltà teologica dell’Emilia Romagna, Gris, Istituto Veritatis Splendor, Fondazione «Dignitatis Humanae» e Associazione «Comunità Papa Giovanni XXIII». Al centro dei lavori l’esperienza del telefono verde «anti sette occulte» (800 228866) fondato nel 2002 da don Oreste Benzi. «Da quel momento – racconta il responsabile del servizio don Aldo Buonaiuto – il telefono, attivo 24 ore su 24, non ha mai smesso di squillare. Ogni giorno riceviamo decine di chiamate da ogni parte d’Italia. In questi anni abbiamo accompagnato 1800 casi. Abbiamo così scoperto un fenomeno dilagante: quello delle sette occulte che possiamo definire diaboliche perché tendono ad allontanare l’individuo dalla società, dall’ambiente vitale, dagli affetti, da una vita normale». «Da noi – prosegue – arrivano soprattutto i genitori alla ricerca di soluzioni per i figli che improvvisamente cambiano comportamento nel modo di parlare, di vestire, nelle amicizie. Sono ragazzi che hanno voglia di avventurarsi nella suggestione. La scintilla, quasi sempre, scatta con l’invito di un adulto che propone il coinvolgimento in mondi che sembrano caratterizzati dal gioco e dal divertimento ma che in realtà si rivelano tunnel infernali». Don Buonaiuto traccia anche l’identikit delle vittime delle sette. «Sono in genere giovani che hanno grandi problemi di relazione e che vivono nella solitudine. Oppure adulti con problemi economici e di salute, che corrono ovunque cercando le risposte alla propria disperazione».
In questa escalation due fenomeni appaiono più preoccupanti di altri. Le psicosette che, sotto la maschera del benessere fisico e psicologico, rivelano un volto crudele che manipola e schiavizza la persona. O le sette che propongono la cultura dell’orrore e del macabro come i gruppi satanici dediti alla stregoneria e alla magia nera. «Sono pericolosissime – conclude don Buonaiuto – perché esaltano il male facendolo passare per un bene. Si inizia proponendo ai ragazzi di incontrarsi nei cimiteri. Si finisce per coinvolgerli nel vilipendio di cadaveri e nei furti di ostie consacrate. Il tutto accompagnato dalla somministrazione di stupefacenti. Sono realtà animate da un principio anticristiano che abusano del sacro e del suo linguaggio per scopi terribili".
Ma come può porsi la Chiesa di fronte a questi fenomeni? Mons.Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, non ha dubbi. «Le sette – dice – sono la più grande sfida che il cattolicesimo riceve dal contesto della vita sociale, soprattutto dei giovani. Studiare questo fenomeno, che è molto vasto, complesso e a tratti contraddittorio ci serve per capire l’identità dell’avvenimento della fede e quindi la necessità di rinnovarne la professione nel mondo. D’altra parte ci rende coscienti del terribile attacco che di generazione in generazione lo spirito del male compie nei confronti della fede. Di fronte a questo fenomeno mi sembra che negli ultimi anni si sia peccato un po’ di provincialismo. Si è ridotto il fenomeno a un fatto di costume o psicologico smarrendo il quadro globale. La Chiesa può vincere questa sfida: ma occorre che i cristiani prendano coscienza di questa realtà e della loro diversità rispetto alle sette».
Da parte sua il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio ricorda che quella delle sette «è una sfida pastorale importante perché esse possono attecchire solo se trovano un terreno preparato. A questo dobbiamo prestare molta attenzione: e curare gli aspetti culturali, sociali e religiosi per far sì che non ci sia un terreno propizio per il diffondersi di certi fenomeni. In questa prospettiva la strada dell’educazione è importante: per mostrare che il punto di forza di certi gruppi (la presentazione della vita troppo semplice e accomodante) è in realtà un punto di debolezza. Farlo conoscere è un punto cruciale del cammino formativo».
da Bologna, Stefano ANDRINI