DON BENZI - Avvenire 31/3/2008.

Segnalazioni di giornali, riviste, trasmissioni radio-televisive che riguardino i Movimenti Religiosi Alternativi e le tematiche a questi connesse.

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DON BENZI - Avvenire 31/3/2008.

Messaggioda Leonardo » lun mar 31, 2008 6:37 pm

«Don Benzi è stato unico Adesso però tocca a noi»
PINO CIOCIOLA

Mani sporche di dolori e sofferenze, le loro.

Difficile scoprirsele diverse se si sceglie di non restare affacciati da una finestra a guardare chi soffre. Ed è quasi un paradosso quel che è successo: la gente dell’Associazione Papa Giovanni XXIII si è rimboccata le maniche dopo la morte di don Oreste Benzi. «Tutti ci siamo sentiti ancor più responsabilizzati. Cerchiamo di andare avanti come prima e più di prima nell’impegno e nella radicalità della scelta», dice Giovanni Paolo Ramonda, successore del 'don' alla guida dell’Associazione. Nelle loro case famiglia i dolori e le sofferenze vi entrano realmente. Come quelli di Liliana, «sfruttata per 10 anni in Romania da alcuni zingari, poi venduta ad altri zingari», che ha partorito due bimbi «a loro volta venduti a zingari», che si è ammalata di tubercolosi e anche così veniva costretta ad andare sul marciapiede. Come quelli di Iona, abbandonata in ospedale dalla mamma a 1 anno e 8 mesi, cresciuta dalla nonna e poi in istituto, con un padre che quando aveva 5 anni voleva approfittare di lei, rapita da sei uomini, stuprata a ripetizione e poi costretta a battere, che partorisce due volte e due volte i suoi magnaccia la costringono ad abbandonare i suoi bimbi in strada. Come i dolori e le sofferenze di Dorina, nata nell’Europa dell’est: 15 anni, forse 16, magra, bella e biondissima, occhi azzurri.
Caricata su un furgone all’uscita dalla scuola e poi tre anni in Italia fatti di botte, marciapiedi e sesso animale sul sedile reclinato di una macchina.
«Pensavo alla mamma, volevo morire». Una sera si ferma un’auto come mille altre ogni notte, ma stavolta qualcuno ne scende anziché contrattare dal finestrino abbassato per far salire lei. Un uomo che indossa una tonaca vecchia e consumata ed ha un gran sorriso. «Vuoi venire via con noi? Ti aiuteremo». Lei ribatte: «Ma mi ammazzeranno». E lui, ancora: «Non aver paura, vieni via con noi». Dorina scappa dalla strada e dalla luce tetra dei fanali che le si avvicinano, denuncia i suoi carcerieri, entra in una casa famiglia dell’Associazione «dove resterò tutto il tempo di cui ci sarà bisogno». Telefona alla mamma, le dice tutto, la mamma piange e piange anche Dorina, che ora ha un sogno: «Avere un lavoro qui in Italia e andare a trovare la mamma». L’Associazione è già in venticinque Paesi del mondo, ma presto diventeranno di più: «Abbiamo richieste per aprire case famiglia dall’Argentina e dal Ciad, dall’Uruguay e dal Ruanda», spiega Ramonda. E il futuro dell’Associazione secondo lui? «È nei giovani e in coloro che sentono dentro la freschezza del Vangelo per il bene della società e a partire dagli ultimi. Il tempo di don Oreste è stato unico ed è insostituibile, adesso tocca a noi». Ed il futuro è in parte anche nelle offerte sul conto corrente postale n. 12148417 intestato ad 'Associazione Papa Giovanni XXIII' (magari scrivendo nella causale « Sostegno accoglienza »). Perché servono anche i soldi per strappare alla tragedia ragazze come Liliana, Iona, Dorina o Adelina, che ha vent’anni ed è albanese: «Non sono nata per prostituirmi, né per lasciarmi spegnere le sigarette sul petto e neanche per contrattare sul marciapiede venti minuti di sesso». Bisogna non avere paura per liberare queste ragazze (bambine, spesso) e salvarle poi da vendette e ritorsioni, eppure l’Associazione c’è già riuscita con 6/7mila di loro solo in Italia.
Come pure ha già accolto migliaia di ragazzi tossicodipendenti portandoli via alla droga, piccoli e grandi con disabilità fisiche e mentali, senza fissa dimora.
Combattendo poi anche e con ogni mezzo le sette sataniche.
Cercando intanto di testimoniare e raccontare quanta bontà esista e di quanta bontà chiunque possa essere capace: «[b]Non si può vincere il male denunciando solo il bene che manca, ma facendo conoscere il bene che c’è», diceva don Benzi. [/b]Che andava, di persona, da chiunque avesse bisogno. Ad abbracciarlo, se necessario. Perché non si sentisse solo, mai. Su una lavagna dell’ufficio che è il cuore dell’Associazione, a Rimini, rimane ancora oggi una scritta col pennarello. Forse perché nessuno troverà mai il coraggio per cancellarla o forse perché è giusto lasciarla per sempre lì e ricordare: «Se chiamano donne e uomini che chiedono di uscire dalla strada dire che don Oreste lo vuole aiutare e dare il numero del telefonino di don Oreste».
I «suoi» ragazzi: «Ora ci sentiamo ancor più responsabilizzati». Il futuro dell’Associazione «è nei giovani che sentono la freschezza del Vangelo a partire da chi soffre»
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Re: DON BENZI - Avvenire 31/3/2008.

Messaggioda Leonardo » lun mar 31, 2008 6:43 pm

L'OPERA DI DON BENZI. - NUMERI
Da trentacinque anni una lotta senza tregua contro le emarginazioni in 25 Paesi del mondo
L’'Associazione Papa Giovanni XXIII' opera dal 1973 (l’anno in cui aprì la prima casa famiglia) contro l’emarginazione e le povertà.
Attualmente è diffusa in 25 Paesi nel mondo e in ogni continente: oltre che da noi, ha infatti case o missioni in Albania, Australia, Bangladesh, Bolivia, Brasile, Cile, Cina, Croazia, Georgia, Kenya, Kossovo, India, Israele e Palestina, Moldavia, Olanda, Repubblica di San Marino, Romania, Russia, Spagna, Sri Lanka, Tanzania, Nord Uganda, Venezuela, Zambia. Così ogni giorno siedono alla tavola della Comunità più di 39mila persone. Mentre i membri effettivi dell’Associazione sono circa 2.300. Un impegno per il quale sono state create, promosse e vengono sostenute 26 diverse entità giuridiche in molti angoli del pianeta. Un 'esercito' di volontari al lavoro su diversi fronti per contrastrare la tossicodipendenza, la prostituzione e la tratta degli esseri umani, le sette sataniche, per tirar fuori donne e bambini e uomini da ogni emarginazione e promuovere la pace.
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