DOMENICA, IN 1.300 PIAZZE
PIÙ FAMIGLIA CIOÈ PIÙ LIBERTÀ PER TUTTI di Gianfranco Marcelli.
Sarà bene bonificare subito il terreno da una trappola, che i soliti cliché massmediali prevalenti cercheranno di stendere sotto i piedi del Family day-bis in programma domenica prossima, 2 marzo, in oltre 1.300 piazze d’Italia (elenco consultabile sul sito www.forumfamiglie.org). Obiettivo: raccogliere milioni di firme a sostegno della petizione in favore di un fisco finalmente friendly, davvero amichevole, per madri, padri e figli. E dunque per un fisco realmente giusto. Diranno, ne siamo certi, che la 'lobby cattolica' della famiglia sfrutta l’occasione delle elezioni ormai vicine per battere cassa, premendo su partiti e candidati con lo scopo di strappare impegni in cambio di consensi.
A parte che in un simile comportamento non ci sarebbe nulla di riprovevole, visto che con le urne all’orizzonte tutte le istanze sociali organizzate hanno un ovvio interesse e una pari legittimazione ad esporre le proprie aspettative a chi dovrà governare le istituzioni per i prossimi cinque anni. E tuttavia c’è la prova inoppugnabile che questo appuntamento era in programma da ben prima che si sentisse odore di scioglimento anticipato delle Camere. Ci riferiamo alla conferenza stampa del 24 ottobre 2007 a Palazzo Madama, nella quale l’iniziativa venne annunciata come necessaria conseguenza delle attese create con il megaraduno di piazza San Giovanni il 12 maggio precedente.
Detto ciò, la chiave di lettura più fedele e incisiva per sintetizzare il traguardo prefissato dai promotori della manifestazione si può riassumere, ci pare, in un semplicissimo slogan: Liberdare più libertà agli italiani. tà di far nascere e crescere nuovi cittadini, senza subire taglieggiamenti supplementari dalla macchina tributaria. Libertà di assumere impegni familiari stabili, sfuggendo ai condizionamenti subdoli di un sistema retributivo e impositivo ritagliato su misura per i 'single'. Libertà di incarnare modelli di vita controcorrente, improntati alla generosità e all’apertura verso l’altro, nonostante tutti i messaggi in senso opposto inculcati dal mood sociale dominante.
A qualche osservatore malizioso potranno apparire finalità troppo ambiziose, magari troppo nobili, a fronte di una rivendicazione a prima vista molto concreta e quasi terra terra: esonerare dall’imposizione fiscale una quota di reddito familiare pari allo stretto necessario per mantenere e allevare i figli. Eppure la direzione di marcia è inequivoca. Si tratta di rompere un tabù che, alla lunga, condiziona e vanifica un diritto inalienabile degli individui. Parliamo del diritto a realizzare la «formazione sociale» cardine della nazione, la più importante, a nostro parere, tra quelle che l’articolo 2 della nostra Costituzione indica come oggetto di riconoscimento e di garanzia da parte della Repubblica. E che gli articoli 29, 30 e 31 pongono come destinataria di speciale tutela e particolari agevolazioni.
Nelle pagine dell’odierno inserto 'è famiglia' torniamo a illustrare in dettaglio le ragioni di equità, di convenienza generale, di sostenibilità economica e anche di modernità, che depongono in favore di una riforma in fondo di facile attuazione. I milioni di cittadini che, da dopodomani in poi, si affiancheranno agli oltre 300mila già scesi in campo a supporto della petizione del Forum, non cercano né privilegi né elemosine. Chiedono invece di veder spazzare via assurde penalizzazioni. Esigono che si esca una volta per sempre dalla logica di uno Stato paternalista, che lascia cadere dall’alto briciole risarcitorie sempre parziali e in definitiva umilianti. Si augurano che questa iniziativa abbia anche, ebbene sì, il valore di serissimo avviso per chi si accinge a chiedere voti in nome di valori troppo spesso declamati solo a parole.