da GrisAdmi » dom dic 21, 2008 6:58 pm
IL TERZO GIORNO RISUSCITO' DA MORTE;
SALI' AL CIELO, SIEDE ALLA DESTRA DEL PADRE ONNIPOTENTE;
DI LA' VERRA' PER GIUDICARE I VIVI E I MORTI
L TERZO GIORNO RISUSCITO' DAI MORTI
Noi vi annunziamo la Buona Novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta, poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù” (At 13,32-33). La Risurrezione di Gesù è la verità culminante della nostra fede in Cristo, creduta e vissuta come verità centrale dalla prima comunità cristiana, trasmessa come fondamentale dalla Tradizione, stabilita dai documenti del Nuovo Testamento, predicata come parte essenziale del Mistero pasquale insieme con la croce:
Cristo è risuscitato dai morti. Con la sua morte ha vinto la morte, Ai morti ha dato la vita [Liturgia bizantina, Tropario di Pasqua].
L'avvenimento storico e trascendente
Il mistero della Risurrezione di Cristo è un avvenimento reale che ha avuto manifestazioni storicamente constatate, come attesta il Nuovo Testamento. Già verso l'anno 56 san Paolo può scrivere ai cristiani di Corinto: “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici” (1Cor 15,3-4).
Il sepolcro vuoto
“Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato” (Lc 24,5-6). Nel quadro degli avvenimenti di Pasqua, il primo elemento che si incontra è il sepolcro vuoto. Non è in sé una prova diretta. L'assenza del corpo di Cristo nella tomba potrebbe spiegarsi altrimenti [Cf .Gv 20,13; Mt 28,11-15]. Malgrado ciò, il sepolcro vuoto ha costituito per tutti un segno essenziale. La sua scoperta da parte dei discepoli è stato il primo passo verso il riconoscimento dell'evento della Risurrezione. Dapprima è il caso delle pie donne, [Cf. Lc 24,3; Lc 24,22-23 ] poi di Pietro [Cf. Lc 24,12]. “Il discepolo... che Gesù amava” (Gv 20,2) afferma che, entrando nella tomba vuota e scorgendo “le bende per terra” (Gv 20,6), “vide e credette” (Gv 20,8). Ciò suppone che egli abbia constatato, dallo stato in cui si trovava il sepolcro vuoto, [Cf. Gv 20,5-7 ] che l'assenza del corpo di Gesù non poteva essere opera umana e che Gesù non era semplicemente ritornato ad una vita terrena come era avvenuto per Lazzaro [Cf. Gv 11,44 ].
Le apparizioni del Risorto
Maria di Magdala e le pie donne che andavano a completare l'imbalsamazione del Corpo di Gesù, sepolto in fretta la sera del Venerdì Santo a causa del sopraggiungere del Sabato, [Cf .Gv 19,31; Gv 19,42] sono state le prime ad incontrare il Risorto [Cf. Mt 28,9-10; Gv 20,11-18]. Le donne furono così le prime messaggere della Risurrezione di Cristo per gli stessi Apostoli [Cf. Lc 24,9-10]. A loro Gesù appare in seguito: prima a Pietro, poi ai Dodici [Cf.1Cor 15,5 ]. Pietro, chiamato a confermare la fede dei suoi fratelli, [Cf. Lc 22,31-32] vede dunque il Risorto prima di loro ed è sulla sua testimonianza che la comunità esclama: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone” (Lc 24,34).
Tutto ciò che è accaduto in quelle giornate pasquali impegna ciascuno degli Apostoli - e Pietro in modo del tutto particolare - nella costruzione dell'era nuova che ha inizio con il mattino di Pasqua. Come testimoni del Risorto essi rimangono le pietre di fondazione della sua Chiesa. La fede della prima comunità dei credenti è fondata quindi sulla testimonianza di uomini concreti, conosciuti dai cristiani e, nella maggior parte, ancora vivi in mezzo a loro. Questi testimoni della Risurrezione di Cristo [Cf.At 1,22] sono prima di tutto Pietro e i Dodici, ma non solamente loro: Paolo riferisce chiaramente di più di cinquecento persone alle quali Gesù è apparso in una sola volta, oltre che a Giacomo e a tutti gli Apostoli [Cf.Cor 15,4-8].
Davanti a queste testimonianze è impossibile interpretare la Risurrezione di Cristo senza riconoscerla come un avvenimento storico. Risulta dai fatti che la fede dei discepoli è stata sottoposta alla prova radicale della passione e della morte in croce del loro Maestro che aveva lui stesso preannunziata [Cf. Lc 22,31-32]. Lo sconcerto provocato dalla passione fu così grande che i discepoli (almeno alcuni di loro) non credettero subito alla notizia della Risurrezione. I Vangeli non ci presentano una comunità presa da una esaltazione mistica, quanto piuttosto i discepoli in preda ad un evidente smarrimento [Avevano il “volto triste”:Lc 24,17 ] e spaventati, [Cf.Gv 20,19]. Si sono rifiutati di credere alle pie donne che tornavano dal sepolcro, tanto che “quelle parole parvero loro come un vaneggiamento” (Lc 24,11; Cf. Mc 16,11; Mc 16,13). Ed è Gesù stesso quando si manifesta agli Undici la sera di Pasqua che li rimprovera “per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato” (Mc 16,14). Tuttavia, anche messi davanti alla realtà di Gesù risuscitato, i discepoli dubitano ancora, [Cf. Lc 24,38] tanto la cosa appare loro impossibile: credono di vedere un fantasma [Cf. Lc 24,39]. “Per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti” (Lc 24,41). Tommaso conobbe la medesima prova del dubbio [Cf.Gv 20,24-27] e, quando vi fu l'ultima apparizione in Galilea riferita da Matteo, “alcuni dubitavano” (Mt 28,17). Per tutte queste numerose testimonianze, l'ipotesi secondo cui la Risurrezione sarebbe stata un “prodotto” della fede (o della credulità) degli Apostoli, non ha fondamento. Al contrario, la loro fede nella Risurrezione è nata - sotto l'azione della grazia divina - dall'esperienza diretta della realtà di Gesù Risorto.
Lo stato dell'umanità di Cristo risuscitata
Gesù risorto stabilisce con i suoi discepoli rapporti diretti, attraverso il contatto [Cf. Lc 24,39; Gv 20,27] e la condivisione del pasto [Cf. Lc 24,30; Lc 24,41-43; Gv 21,9; Gv 21,13-15]. Li invita a riconoscere da questi contatti che egli non è un fantasma, [Cf. Lc 24,39] ma soprattutto a constatare che il corpo risuscitato con il quale si presenta a loro è il medesimo che è stato martoriato e crocifisso, poiché porta ancora i segni della passione [Cf. Lc 24,40; Gv 20,20; Gv 20,27 ]. Questo corpo autentico e reale possiede però al tempo stesso le proprietà nuove di un corpo glorioso; esso non è più situato nello spazio e nel tempo, ma può rendersi presente a suo modo dove e quando vuole, [Cf. Mt 28,9; Mt 28,16-17; Lc 24,15; Lc 24,36; Gv 20,14; Gv 20,19; Gv 20,26; Gv 21,4] poiché la sua umanità non può più essere trattenuta sulla terra essendo ormai appartenente alla sfera divina del Padre [Cf.Gv 20,17]. Anche per questa ragione Gesù risorto è libero di apparire come vuole: sotto l'aspetto di un giardiniere [Cf.Gv 20,14-15] o sotto altre sembianze, [Cf. Mc 16,12] che erano familiari ai discepoli, e ciò per suscitare la loro fede [Cf. Gv 20,14; Gv 20,16; Gv 21,4; Gv 20,7].
La Risurrezione come evento trascendente
“O notte - canta l'“Exultet” di Pasqua - tu solo hai meritato di conoscere il tempo e l'ora in cui Cristo è risorto dagli inferi”. Infatti, nessuno è stato testimone oculare dell'avvenimento stesso della Risurrezione e nessun evangelista lo descrive. Nessuno ha potuto dire come essa sia avvenuta fisicamente. Ancor meno fu percettibile ai sensi la sua essenza più intima, il passaggio ad un'altra vita. Avvenimento storico constatabile attraverso il segno del sepolcro vuoto e la realtà degli incontri degli Apostoli con Cristo risorto, la Risurrezione resta in ciò in cui trascende e supera la storia, al cuore del Mistero della fede. Per questo motivo Cristo risorto non si manifesta al mondo, ma ai suoi discepoli, [Cf. Gv 14,22] “a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme”, i quali “ora sono i suoi testimoni davanti al popolo” (At 13,31).
Senso e portata salvifica della Risurrezione
“Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione e vana anche la vostra fede” (Cor 15,14). La Risurrezione costituisce anzitutto la conferma di tutto ciò che Cristo stesso ha fatto e insegnato. Tutte le verità, anche le più inaccessibili allo spirito umano, trovano la loro giustificazione se, risorgendo, Cristo ha dato la prova definitiva, che aveva promesso, della sua autorità divina.
La verità della divinità di Gesù è confermata dalla sua Risurrezione. Egli aveva detto: “Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono” (Gv 8,28). La Risurrezione del Crocifisso dimostrò che egli era veramente “Io Sono”, il Figlio di Dio e Dio egli stesso.
Vi è un duplice aspetto nel Mistero pasquale: con la sua morte Cristo ci libera dal peccato, con la sua Risurrezione ci dà accesso ad una nuova vita. Questa è dapprima la giustificazione che ci mette nuovamente nella grazia di Dio [Cf. Rm 4,25] “perché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,4). Essa consiste nella vittoria sulla morte del peccato e nella nuova partecipazione alla grazia [Cf. Ef 2,4-5; 1Pt 1,3]. Essa poi compie l'adozione filiale poiché gli uomini diventano fratelli di Cristo, come Gesù stesso chiama i suoi discepoli dopo la sua Risurrezione: “Andate ad annunziare ai miei fratelli” (Mt.28,10; Gv 20,17). Fratelli non per natura, ma per dono della grazia, perché questa filiazione adottiva procura una reale partecipazione alla vita del Figlio unico, la quale si è pienamente rivelata nella sua Risurrezione.
Infine, la Risurrezione di Cristo - e lo stesso Cristo risorto - è principio e sorgente della nostra risurrezione futura: “Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. . . e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo” (1Cor 15,20-22). Nell'attesa di questo compimento, Cristo risuscitato vive nel cuore dei suoi fedeli. “Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro” (2Cor 5,15).
GESU' SALI' AL CIELO, SIEDE ALLA DESTRA DI DIO PADRE ONNIPOTENTE
Salì al Cielo
“Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio” (Mc 16,19). Il Corpo di Cristo è stato glorificato fin dall'istante della sua Risurrezione, come lo provano le proprietà nuove e soprannaturali di cui ormai gode in modo permanente [Cf. Lc 24,31; Gv 20,19; Gv 20,26]. Ma durante i quaranta giorni nei quali egli mangia e beve familiarmente con i suoi discepoli [Cf. At 10,41] e li istruisce sul Regno, [Cf. At 1,3] la sua gloria resta ancora velata sotto i tratti di una umanità ordinaria [Cf. Mc 16,12; Lc 24,15; Gv 20,14-15; Gv 21,4 ]. L'ultima apparizione di Gesù termina con l'entrata irreversibile della sua umanità nella gloria divina simbolizzata dalla nube [Cf.At 1,9; cf. anche Lc 9,34-35] e dal cielo [Cf. Lc 24,51] ove egli siede ormai alla destra di Dio [Cf. Mc 16,19; At 2,33; At 7,56].
Quest'ultima tappa rimane strettamente unita alla prima, cioè alla discesa dal cielo realizzata nell'Incarnazione. Solo colui che è “uscito dal Padre” può far ritorno al Padre: Cristo [Cf. Gv 16,28]. “Nessuno è mai salito al cielo fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo” (Gv 3,13) [Cf. Ef 4,8-10].
Siede alla destra del Padre
Cristo, ormai, siede alla destra del Padre. “Per destra del Padre si intende la gloria e l'onore della divinità, ove colui che esisteva come Figlio di Dio prima di tutti i secoli come Dio e della stessa sostanza del Padre, s'è assiso corporalmente dopo che si è incarnato e la sua carne è stata glorificata” [San Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 4, 2, 2: PG 94, 1104D].
L'essere assiso alla destra del Padre significa l'inaugurazione del regno del Messia, compimento della visione del profeta Daniele riguardante il Figlio dell'uomo: “ [Il Vegliardo] gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto” (Dn 7,14).
DI LA' VERRA' A GIUDICARE I VIVI E I MORTI
In linea con i profeti [Cf. Mt 3] e Giovanni Battista, [Cf. Mc 12,38-40] Gesù ha annunziato nella sua predicazione il Giudizio dell'ultimo Giorno. Allora saranno messi in luce la condotta di ciascuno [Cf. Lc 12,1-3; Gv 3,20-21; Rm 2,16; 1Cor 4,5 ] e il segreto dei cuori [Cf. Mt 11,20-24; Mt 12,41-42 ]. Allora verrà condannata l'incredulità colpevole, che non ha tenuto in alcun conto la grazia offerta da Dio. Sarà l'atteggiamento verso il prossimo a rivelare l'accoglienza o il rifiuto della grazia e dell'amore divino [Cf. Mt 5,22; Mt 7,1-5]. Gesù dirà nell'ultimo giorno: “Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt 25,40).
Cristo è Signore della vita eterna. Il pieno diritto di giudicare definitivamente le opere e i cuori degli uomini appartiene a lui in quanto Redentore del mondo. Egli ha “acquisito” questo diritto con la sua croce. Anche il Padre “ha rimesso ogni giudizio al Figlio” (Gv 5,22) [Cf. Gv 5,27; Mt 25,31; At 10,42; At 17,31; 2Tm 4,1]. Ora, il Figlio non è venuto per giudicare, ma per salvare [Cf. Gv 3,17] e per donare la vita che è in lui [Cf. Gv 5,26]. È per il rifiuto della grazia nella vita presente che ognuno si giudica già da se stesso, [Cf. Gv 3,18; Gv 12,48] riceve secondo le sue opere [Cf. 1Cor 3,12-15] e può anche condannarsi per l'eternità rifiutando lo Spirito d'amore [Cf. Mt 12,32; Eb 6,4-6; Eb 10,26-31].
Trianello
Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)