da GrisAdmi » dom feb 10, 2008 11:21 pm
Qui c’è di mezzo un problema “esegetico”, non dottrinale. E’ un atteggiamento “ingenuo”, da fondamentalisti biblici, voler ritrovare in questo salmo un riferimento esatto ad un personaggio specifico. Non è così che si legge la Bibbia.
Il libro dei Salmi attribuisce il componimento a Davide. Il Salmo si compone di due parti, la prima (vv. 2-12) è un inno di ringraziamento del singolo, la seconda (12-18) è un lamento individuale. Nel salmo in oggetto troviamo invertito l’ordine solito, che vede l’inno di ringraziamento seguire il lamento, ma non si tratta comunque di un’eccezione (anche i salmo 27, 44 e 89, ad esempio, seguono uno schema simile).
Il v. 13 fa parte appunto del lamento e descrive i “mali” che opprimono colui che cerca aiuto nel Singore. Questo salmo ci riguarda tutti, in quanto peccatori e bisognosi della Grazia del Signore, nei momenti in cui la vita ci mette alla prova. Con questo componimento, infatti, il salmista vuole descrivere la situazione dell'uomo che è “povero e infelice” per molti mali, ma nello stesso tempo possiede una grande gioia nella consapevolezza che di lui “ha cura il Signore”, che egli chiama “mio aiuto e mia liberazione.
Trianello
Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)