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Pubblichiamo il testo della conferenza che don Antonio Ucciardo, teologo e sacerdote diocesano, ha tenuto il 17 novembre nella chiesa di S. Antonio in Acireale.
di Antonio Ucciardo - Desidero precisare che la nostra è una riflessione e non una lezione. Un tema talmente vasto richiederebbe più incontri, rappresentando un insieme di nozioni di ordine filosofico, antropologico, sociologico e teologico. Possiamo tentare, però, di definire le coordinate di una lettura più esaustiva.
Avviamo la nostra riflessione con un'affermazione che può apparire paradossale: il paganesimo non è il soffocamento della religione, come molti pensano, bensì una religione esso stesso; una religione deviata, ma pur sempre tale. Significa che noi dobbiamo attribuire i canoni della religione ad un fenomeno che non è normalmente assimilato alle manifestazioni del religioso e che viene per lo più trascurato o guardato con distacco. Siamo, infatti, all'interno di una dimensione religiosa, se è vero che la religione è l'attualizzazione dell'esperienza del sacro mediante simboli, miti e riti.
Il fatto che il paganesimo conosca una nuova diffusione in coincidenza con il dilagare della cosiddetta secolarizzazione, deve farci pensare, ed anche seriamente. E' notizia di pochi giorni fa che la Cornovaglia ha deciso di inserire il paganesimo tra le materie di studio della scuola primaria. Del resto, la Charity Commission for England and Wales nel settembre 2010 ha riconosciuto il druidismo come forma di religione. Le pratiche esercitate e proposte dalle sacerdotesse, che sarebbe più corretto chiamare streghe moderne, lasciano comprendere la commistione tra paganesimo vero e proprio e magia. Ho visitato il sito Village Wisewoman, ed ho poi digitato il termine wise woman. Devo confessare che ero ignaro di questo mondo. Ho trovato di tutto, in una galassia composita che ruota attorno allo sfruttamento delle energie della natura. Si va dal New Age ai massaggi per il corpo, dal Reiki all'uso delle erbe medicinali, dall'impegno politico alla produzione bibliografica. In un blog ho trovato qualcosa di veramente curioso. Si riporta l'esperienza di un tal dottor Jim che, alla vigilia del ciclone Sandy, ha interpellato gli alberi. Se si è inclini a parlare con gli alberi, si può far proprio anche un modo pratico di aiutare le piante a resistere alla tempesta, attraverso la ripetizione di alcune frasi. Se non si può passeggiare tra gli alberi o non li si può toccare, si possono sussurrare le frasi anche da casa, purché esse siano dette con il cuore. Eccone alcune:
"Comunità di esseri verdi, per favore, stringete la rete di connessioni (web connections);
Elemento della Terra, per favore, tieni strette le radici.
Elemento dell'Aria, per favore, accarezza e non aggredire.
Elemento dell'Acqua, per favore, effondi un flusso uniforme.
Elemento del Fuoco, per favore, dà forza ad ogni cosa.
Spirito della Terra, per favore, va incontro allo Spirito della Tempesta con serenità".
C'è anche un invito: "Si prega di farlo più volte nei prossimi giorni, se potete".
Le immagini del passaggio di quel ciclone ci attestano che, evidentemente, non hanno potuto!
Ho voluto descrivere alcuni effetti non solo per tentare di risalire alle cause, ma anche per dire quanto sia complesso distinguere il paganesimo dalla magia e persino da metodi che, a parte le follie del dott. Jim, appaiono assolutamente innocui. In realtà le componenti formano un'unità e soltanto per comodità di analisi possono essere disgiunte.
Le parole da sussurrare agli alberi sono emblematiche. Come si è notato, esse chiamano in causa gli elementi della natura e lo spirito della terra. Siamo perciò certi che si tratti di paganesimo, proprio per questa pretesa di poter dominare, o almeno rendere docili, le energie dell'universo.
Per non scomodare i sudditi si Sua Maestà o i connazionali di Obama, possiamo rimanere nel nostro paese. Uno dei siti più interessanti ha per denominazione Spirito della Natura. Il sottotitolo è Paganesimo, wicca, ecologia, fratelli animali. Anche qui siamo in presenza dell'idea che sia possibile intrecciare relazioni con la materia, o il Tutto. Qui abbiamo anche un rituale di purificazione degli elementi. Cito testualmente:"Sull'altare nella direzione giusta: Nord - terra - Ciotola con il sale grosso. Est - Aria - Incenso. Sud - Fuoco - Candela Ovest - Acqua - Coppa con l'acqua. Sempre secondo il mio procedimento: Parto da Nord. Recito la formula che purifico e consacro l'oggetto con l'elemento terra mentre gli butto qualche granello di sale sopra. Continuando in senso orario: sopra i fumi dell'incenso, sopra il fumo della candela e infine spruzzo dell'acqua con le dita".
Si può pensare che il fenomeno riguardi millantatori, truffatori o persone di scarsa cultura. Non è così. La scorsa settimana Michele Serra, che certamente non è un semianalfabeta, nella sua rubrica sul Venerdì di Repubblica, ha risposto ad un lettore che lo interpellava sull'esistenza di Dio, sulla vita eterna, sul dolore. Ecco qualche estratto: "No, non credo in Dio. Non nel Dio-persona dei grandi monoteismi, il Dio patriarcale e maschile al quale ci si rivolge a capo chino come figli indegni, il Dio nel cui nome si sono fatte e ancora si fanno guerre atroci, il Dio del Libro, dei dogmi inventati dai chierici e delle fole tribali erette a verità. Ma credo, per usare le tue parole, in una forza superiore, ordinatrice della vita e della morte, alla quale ogni essere vivente è sottomesso, e alla quale sento di appartenere profondamente; non saprei come nominarla, questa forza, ma ne percepisco la potenza soprattutto quando sono a contatto con la natura (tu sei giardiniere e puoi capirmi); e sentirmene posseduto, quasi annullato, non solo non mi dà ansia o rabbia, ma mi consola e mi ravviva (...) Chinati sulla terra e lavora, non sempre le parole sono la via migliore per sciogliere il dolore. Il Dio del Verbo - di questo sono certissimo - è meno eloquente del dio del silenzio, dell'erba e del vento".
Esattamente la situazione che apparve agli occhi di un S. Martino in Francia, di un S. Bonifacio in Germania e a molti altri evangelizzatori e missionari nella nostra Europa, nei paesi successivamente raggiunti dalla fede e nei territori di nuova conoscenza.
Ho detto in apertura che il paganesimo è religione deviata. È religione, innanzitutto, perché si fonda sul confronto con una realtà - la natura - considerata vivente. Essa è all'origine, ma è anche alla fine, poiché offre all'uomo la risposta ultima sul suo decadimento e sulla morte. La vita deriva dalla natura, e l'uomo non può vivere senza l'ascolto della natura, alla quale tornerà. Questo ritorno, poi, ha anche una valenza escatologica, per così dire, in quanto segnerà l'ingresso in una ciclicità del tempo, che è fatta di continua distruzione e creazione. L'energia divina, insomma, si comunica attraverso la natura, e soltanto in un rapporto vitale e fecondo con la natura può essere avvertita dall'uomo, che è natura esso stesso.
La deviazione appare evidente: non solo non vi è un Dio personale, ma la persona stessa è privata della sua peculiarità: quella d'essere un individuo unico, irripetibile, posto in un rapporto di interlocuzione con il Creatore e perciò capace di responsabilità che si estendono oltre il limite della morte. L'eterno ritorno diviene la visione totalizzante, che comporta anche una necessaria spersonalizzazione. Il paradosso nel paradosso è che questa religiosità possa affermarsi proprio nel momento in cui l'uomo appare spersonalizzato con un'intensità mai registrata prima nella sua storia. Semmai, la differenza con il passato è che la spersonalizzazione di questo nostro tempo è codificata. Non appare, cioè, come il risultato di qualcosa di tragico, a cui si può reagire, bensì come conseguenza di processi che hanno finito per modificare la concezione stessa della persona.
Alcuni riferimenti sopra richiamati, ci consentono di distinguere nel paganesimo moderno, tipico della società secolarizzata, diversi aspetti. Il rifiuto di Dio e delle forme codificate della religione cristiana, comporta anche un rifiuto delle mediazioni. Come non vi è un Dio personale, così non vi è la mediazione con la divinità. L'energia si comunica da se stessa e non ha bisogno di intermediari di sorta. Anzi, qualsiasi mediazione limita la spontaneità del soggetto. Vi sono, perciò modi diversi di percepire la stessa energia. Questo è un livello molto elementare di paganesimo. Non sono un esperto, ma tenderei a considerarlo marginale, sebbene sia ugualmente importante per i suoi risvolti, che appaiono capaci di esercitare una certa presa su determinate menti.
Una forma più evoluta, che sembra affermata a vari livelli, è attenta invece alle mediazioni. Le forme rituali, le stratificazioni della magia, lo spiritismo e persino la banale consultazione di un chiromante o di un astrologo, appartengono ad uno stadio successivo, nel quale si passa dall'essere afferrati al voler afferrare. Del resto, all'origine del paganesimo vi è una chiara presenza di elementi di intermediazione. Il Neolitico attesta che l'uomo, ormai sedentarizzato e divenuto abitante del pagus, ha coscienza del divino e tenta di stabilire una relazione con esso. Vi sono le figure fondamentali della Madre e del Toro, cioè due elementi tratti dal mondo umano e da quello animale, e connessi all'idea stessa della vita. L'uomo appare nell'atto di implorazione, come mostrano i reperti in nostro possesso, e perciò in una tensione che è di interlocuzione.
Gli elementi che stiamo considerando sono perfettamente interscambiabili. Si tratta del medesimo atteggiamento di relazione con un'energia vitale che determina la vita e la morte, che incute terrore oppure induce all'assimilazione. Ed è importante evidenziarlo, perché l'atteggiamento di distacco con cui si guarda a questi fenomeni trascura il nesso che vi è all'origine. Una persona che sussurra alle foglie può destare in noi ilarità, mentre una persona che si rivolge al mago può apparirci superstiziosa. Entrambe, però, rappresentano la stessa realtà.
Dobbiamo chiederci, adesso, come questa realtà sia considerata nell'ambito della fede cristiana. Diciamo, innanzitutto, il perché questa realtà vada affermandosi sempre più nei nostri paesi di cultura cristiana. Alcuni elementi hanno sempre convissuto con la fede. Erano dettati per lo più da ignoranza, ma venivano severamente proibiti e condannati. Se non altro, una persona che ricorreva alle pratiche superstiziose per allontanare il malocchio, sentiva rimproverarsi il suo peccato nei sermoni domenicali. Una volta, infatti, le omelie riguardavano la vita concreta del popolo di una parrocchia o di un paese, e non i problemi dell'Africa o della giustizia planetaria. Il primo passo sarebbe quello di tornare a dire certe verità, per quanto possano apparire obsolete o scomode. Esse sono il riflesso di una verità ancora più profonda: che il cuore dell'uomo, cioè, è stato fatto per la felicità autentica. Eliminato Dio, prendono il sopravvento i surrogati del divino, come se l'uomo cristiano regredisse ad uno stadio inferiore. Ed è normale che sia così, perché il fenomeno va espandendosi sempre più nella misura in cui il cristiano si sottrae alla vita della grazia e alla comunione ecclesiale.
A volte resto allibito davanti ai proclami di fiducia nell'uomo, davanti ai programmi di umanizzazione che il cristiano deve perseguire. E' chiaro che esiste un Amore che precede e sostiene ogni cosa, una Misericordia che risana e conforta, ma esiste anche una natura ferita dal peccato. L'eclisse dell'orizzonte escatologico all'interno della fede cristiana ha determinato una crisi radicale in ciò che rappresenta il cuore stesso della nostra visione antropologica. Laddove non c'è più il senso del peccato, si affievolisce anche quello del giudizio di Dio. Perché dovremmo guardare, allora, con interesse teologico a determinati fenomeni? Sono frutto di ignoranza, e tanto ci basta per non essere distolti dagli impegni, ben più seri, dell'umanizzazione, del progresso, della giustizia e della pace. Tuttavia la dottrina cattolica non è dello stesso avviso, perché non è quanto Dio ha voluto rivelarci.
Bisogna ricordare, innanzitutto, che in noi permane la concupiscenza. Essa non è assimilabile al peccato, ma rende tuttavia la nostra natura incline al peccato. Ci è lasciata per la lotta, e quindi per i meriti che derivano dalla nostra corrispondenza alla grazia. Ma senza la grazia, appunto, l'uomo cede facilmente al peccato. Questo è l'insegnamento della Scrittura e di un canone dogmatico del Concilio di Trento. Ora, non solo l'uomo ha una natura ferita e debole, ma egli è anche ostacolato dall'azione perversa e pervertitrice di Satana. L'aver dimenticato che il diavolo esiste, che è un essere personale, per quanto creato e sottoposto alla volontà di Dio, ha rafforzato l'idea che i nostri fenomeni siano soltanto di un regresso culturale o il segno di una superstizione dovuta a qualcosa di invincibile nell'uomo che non si apre al Vangelo. S. Paolo ci ammonisce nei termini seguenti: "Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti " (Ef. 6 11-12). Così recita, invece, il Catechismo della Chiesa Cattolica: “In conseguenza del peccato dei progenitori, il diavolo ha acquisito un certo dominio sull'uomo, benché questi rimanga libero. Il peccato originale comporta « la schiavitù sotto il dominio di colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo ». Ignorare che l'uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di gravi errori nel campo dell'educazione, della politica, dell'azione sociale e dei costumi." (CCC 407).
In altri termini, la secolarizzazione determina le condizioni adatte perché l'uomo, sottratto alla grazia e consegnato alle sue sole forze, distolga il cuore dalla verità e si volga alla menzogna. Ciò non determina, di per se stesso, lo sbocco nel paganesimo, ma crea certamente una disponibilità a trovare in modo alternativo la quiete autentica del cuore. Gli idoli moderni si moltiplicano a dismisura, ma raramente viene posto in evidenza che l'uomo si ritrova facilmente ad adorare se stesso. È il guadagno fatto con il relativismo, come ricordava il Cardinale Joseph Ratzinger nell'omelia della messa Pro Eligendo Pontifice che precedeva l'ultimo conclave: "Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie" (18 aprile 2005).
Conosciamo bene le parole di S. Paolo nella lettera ai Romani: "L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata (...) Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi, perché hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno adorato e servito le creature anziché il Creatore, che è benedetto nei secoli" (Rm 1,18-21; 24-25).
L'elenco di depravazioni che segue sembra tratto da un nostro quotidiano! Dobbiamo allora ammettere che la nostra civiltà è diventata pagana. Le dissolutezze e i crimini sono sempre esistiti. Ciò che non esiste più è la società cristiana. E questa è la radicale differenza tra il male che esisteva ed il male che oggi imperversa.
Sulla divinazione, sulla magia e su quanto è ad esse connesso, possiamo qui dire soltanto poche parole. Sono le stesse che ad esse riserva il Catechismo della Chiesa Cattolica:
“Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che «svelino» l'avvenire. La consultazione degli oroscopi, l'astrologia, la chiromanzia, l'interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium manifestano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l'onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo” (2116).
Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo – fosse anche per procurargli la salute – sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancora più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all'intervento dei demoni. Anche portare amuleti è biasimevole.
Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. Il ricorso a pratiche mediche dette tradizionali non legittima né l'invocazione di potenze cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui (2117)". Comprendiamo bene perché io abbia parlato di coordinate di lettura.
Infine, pur senza generalizzare, dovremmo chiederci quali siano i fondamenti reali di certo ambientalismo, di certo animalismo, di certo veganismo in una cultura che assorbe, senza avvedersene, la linfa stessa del paganesimo.
Dobbiamo adesso chiarire un ultimo aspetto, che ha connotazioni pastorali. Cosa bisogna fare nel concreto? Non sempre si agisce con l'equilibrio che è dettato dalla fede. Pensiamo all'azione di Satana, che abbiamo detto sempre presente in questo singolare universo di dissacrazione. Vi sono due rischi, spesso trascurati. Il primo è quello di negarne l'influsso, mentre il secondo è quello di vederlo dappertutto. Il fanatismo religioso può attecchire anche tra i cristiani. Ci sono persone che ricorrono al sacerdote soltanto per emicranie, che attribuiscono al potere del demonio. Ci sono laici che si arrogano il diritto di imporre le mani e di pronunciare formule che spettano soltanto ai sacerdoti. Nel dubbio occorre sicuramente rivolgersi ai ministri della Chiesa, ed è lecito consultarne più di uno altro, ma solo quando si è liquidati in fretta o, peggio ancora, con sarcasmo; mai, però, nella speranza di trovare un sacerdote che condivida necessariamente lo stesso nostro pensiero. L'istituzione di nuovi esorcisti nelle nostre diocesi è il segno evidente di un'azione imponente di Satana, ma anche quella di un necessario discernimento.
Bisogna tornare alla preghiera e alla diffusione della devozione alla beata vergine Maria. Bisogna tornare alla celebrazione corretta della Messa, secondo quanto stabilito dalla Chiesa, perché risulti davvero fruttuosa la partecipazione. Bisogna tornare ad annunciare tutto il Vangelo, la verità tutta intera. Bisogna tornare al Catechismo, così come richiesto dal Santo Padre. Bisogna tornare ad affermare nella nostra società gi irrinunciabili diritti di Dio e quei principi che, in nome della fede, non possiamo mai negoziare. Bisogna tornare ad essere cristiani, semplicemente. Anzi, cattolici. Davanti al paganesimo, all'occultismo e alla magia, non abbiamo altre armi che queste.