Premetto che, essendo Dio ben altro che ogni cosa che possiamo esperimentare nella creazione, i nostri concetti su di Lui sono ricavati dalla creazione secondo il principio dell'analogia. Principio che comporta una certa somiglianza alle nostre idee ma che lascia comunque nella ineffabilità l'espressione autentica di ciò che Dio è e il modo adeguato (che sarà fornito in paradiso dal "lumen gloriae") di esprimerLo.
Quindi anche i nostri concetti relativi al
generare e
creare sono mutuati dal senso che diamo loro nella nostra espressività umana.
Il
generare richiama il fenomeno genitoriale del dare alla luce un figlio. Questo effetto comporta (è questo lo specifico!) che il generante dona al figlio generato la propria umanità. Trae il di lui corpo dal proprio, dalla propria natura umana. Nel caso umano abbiamo che la natura donata al figlio, pur essendo la stessa del genitore, non è numericamente la stessa, perché sussiste nel figlio in modo indipendente e separata. Nel caso divino invece il Padre genera il Figlio mantenendone l'essere della Persona all'interno della sua stessa natura (e ciò perché non possono darsi due infiniti). Inoltre (ma questo è ovvio) tale generazione divina, diversamente dalla umana, non comporta alcun accoppiamento sessuale, il che è assurdo essendo Dio Spirito e quindi Essere non corporeo. E perciò va intesa di tipo mentale: Dio Padre genera il Figlio semplicemente pensandolo e contemplandolo. E questo (altra diversità dalla generazione umana che avviene nel tempo) lo fa nella sua eternità, cioè senza un prima e un dopo: Dio Padre è stato da sempre e sarà per sempre un Essere composto di Padre e di Figlio (lascio a successive indagini la Persona dello Spirito Santo).
A petto di tale modo di concepire il generare, si contrappone il
creare. Per creare occorre che esista solo l'Essere creante e null'altro. Cioè il niente non può creare niente. Ed è per questa verità, ovvia e lapalissiana, che è ridicolo dire che il mondo si è fatto da sé. L'atto creativo deriva solo dalla Persona divina che pensa e vuole una certa realtà diversa da Sé e, pensandola, le dona l'essere e una ben precisa essenza. Cioè creare vuol dire fare le cose dal nulla. Non dal nulla totale. Come ho detto l'origine deve essere l'Essere divino che già sussiste e che partecipa (il modo è del tutto misterioso ma reale giacché le cose ci sono!) alla sua creazione un atto di essere (non diminuendo o dividendo il proprio giacché l'Atto puro, essendo infinito, non rientra nel concetto di quantità!) ma non gli dona la propria essenza o natura divina; cioè il mondo non deriva da Dio per emanazione, il che comporterebbe anche un ridicolo e illusorio panteismo.
Come aggiunta antropologica dirò che, nella generazione umana, i genitori donano al figlio la fisicità del corpo ma non lo spirito (o anima) che, non potendo essere partecipato da quello dei genitori perché lo spirito non è quantizzabile come il corpo, viene creato direttamente da Dio; e sempre perché entità spirituale, sussisterà al disfacimento del corpo.
Come aggiunta che contesta la visuale geovista, dirò infine che per creare ci vuole l'onnipotenza. E che l'onnipotenza è una delle caratteristiche-qualità specifiche e non alienabili né comunicabili di Dio, giacché può scaturire solo dalla sua natura infinita. Quindi è assurdo pensare (come fa il geovismo) che Dio, dopo aver creato il solo Michele, gli abbia comunicato (intendi bene, a Michele concepito come creatura) la propria onnipotenza delegandolo a creare "tutte le altre cose". Se, come insegna il geovismo, Michele non è Onnipotente, allora vorrà dire che Michele-Cristo non ha creato nessuna altra creatura. E' contraddittorio pensarlo.
Non è un caso che il pensiero cattolico, di fronte al fenomeno dei miracoli che sono una forma di sospensione delle leggi naturali, o una loro contraddizione, o quello che si voglia, insegna che solo Dio può farli, perché richiedono l'onnipotenza. Neanche l'angelo più potente può farne. Angeli e demoni possono utilizzare leggi e entità naturali a noi sconosciute per produrre effetti da noi improducibili. Ma questi non sarebbero miracoli. Vanno visti nella categoria inferiore dei prodigi, portenti, segni, meraviglie e via aggettivando. Il miracolo richiede l'onnipotenza divina. Anche nel caso di quei miracoli soprannaturali che sono la consacrazione eucaristica, o la figliolanza divina donata dal battesimo.