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GEOVA A MESSA, Anno Liturgico 2009-2010 Ciclo C
Inviato:
mer nov 25, 2009 8:17 pm
da Sandro
Apro questo thread ad utilità di chi volesse:
- conoscere le differenze tra la fede dei Cattolici e quella dei Testimoni di Geova;
- intessere un dialogo interreligioso con essi evitando possibili “danni” per la propria fede;
- confermare nella fede cattolica il fratello che, desideroso di chiarimenti, fosse rimasto affascinato dalla proposta geovista;
- aiutare lo stesso Testimone di Geova a riesaminare meglio certi aspetti sconcertanti o non biblici della sua fede, soprattutto se ex cattolico;
- approfondire comunque, tramite il confronto, aspetti della propria fede forse poco considerati e gustarne la bellezza e preziosità introducendosi parimenti nello studio della Bibbia.
Si tratta di riflessioni essenziali, rapide, per quanto il confronto con il pensiero geovista ci obbligherà a diffonderci un po', pena la non comprensione. E solo su punti scelti per un primo approccio. Perciò l’eventuale documentazione sarà solo accennata ogni tanto.
Chi restasse meravigliato per certe posizioni e dichiarazioni da noi attribuite alla Società Torre di Guardia, e da noi riportate senza il supporto della documentazione, cioè citandole a senso e a volte tra virgolette a significare la stretta aderenza agli stampati geovisti da cui derivano, o se intendesse negarne la veridicità, ne chieda tranquillamente la documentazione in questa sede e noi stessi o qualche forista che è ben informato gliela procureremo con i riferimenti precisi (nei limiti del possibile s’intende).
Abbiamo intitolato questo 3D “Geova a Messa” intendendo confrontarci con i Testimoni di Geova sulla base delle letture bibliche che si fanno nelle Messe domenicali di questo Anno Liturgico che sono del Ciclo C. La nostra esposizione durerà tutto l’Anno Liturgico cioè dalla I Domenica di Avvento (29 Novembre 2009) alla XXXIV Domenica del Tempo Ordinario, festa di Cristo Re ( nel Novembre del 2010.
Sigle e abbreviazioni
CD - Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova (responsabile Ufficiale di ogni riga stampata dalla WT, e portavoce dell’Unto rimanente, che sarebbe il rimanente terreno dei 144.000, lo “Schiavo fedele e discreto”, canale con cui Geova impartisce dottrina e direttive al suo popolo).
Come sinonimi potremo usare a volte i termini “Dirigenza” ; o “Canale” (il CD si è autoqualificato come “la parte terrena del Canale”); o “Schiavo” usando la sineddoche che indica la parte per il tutto, cioè in concreto esclusivamente il CD che “dice” di rappresentarlo); o infine potremmo dire anche solo “WT”.
WT - Watchtower ( Società Torre di Guardia di Brooklyn; sede del quartier generale e del Corpo Direttivo).
TG - Testimone/i di Geova.
NM - Nuovo Mondo ( Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture; bibbia geovista, nelle varie edizioni del 1967; 1986; 1987 con riferimenti. Salvo diversa indicazione utilizzeremo quest'ultima nel confronto con quella della CEI che sarà la nuovissima del 2009.).
TOR - rivista La Torre di Guardia
SVE - rivista Svegliatevi!
Inviato:
mer nov 25, 2009 8:57 pm
da Sandro
I DOMENICA DI AVVENTO – ciclo C (29/11/2009)
Prima Lettura: Geremia 33,14-16
Nulla da eccepire. Il “germoglio giusto” profetizzato è, per noi come per i TG, Gesù.
Seconda lettura: 1Tessalonicsi 3,12.13-4,2
L’espressione “alla venuta gr. parousia) del Signore nostro Gesù” nella NM dei TG viene resa “al [tempo della] presenza del nostro Signore Gesù.” (le parentesi quadre sono nella stessa Bibbia geovista)
Questo è un punto cruciale della dottrina geovista che interpreta il termine greco parousìa con [i]presenza anziché con venuta. Il motivo è che la loro dottrina insegna che la seconda venuta di Gesù non è di là da venire, ma si è già realizzata nel 1914, dopo che Michele-Gesù cacciò Satana dal “Reame dei cieli” e instaurò il Regno di Dio potendosi così assidere “alla sua destra”, dopo aver atteso, sin dall’ascensione, di poter regnare. Perciò essi parlano di presenza di Gesù e non di venuta. (1)
La venutapoi sarebbe avvenuta – come disse l’angelo - “allo stesso modo in cui lo avete visto andare in cielo”, cioè nascosto alla vista, tra le nubi; questo è il motivo per cui nessun essere umano sulla terra se ne è accorto, salvo coloro che “avevano gli occhi dell’intendimento”, cioè gli Unti.
Vangelo: Luca 21,25-28.34-36
I “segni nel sole e nella luna e nelle stelle” la “angoscia delle nazioni” e tutto ciò che forma, secondo la comune esegesi, la colorita simbologia del genere apocalittico, viene inteso alla lettera nel geovismo che ravvisa in queste descrizioni il “segno composito” che avvertirebbe del tempo della fine. Questo segno speciale poi viene ravvisato già presente, dal 1914 ad oggi, nella nostra generazione e per tale motivo il geovismo insiste a dire che c’è pochissimo tempo rimasto prima che Geova scateni “il gran giorno della guerra di Dio ad Armaghedon”.*
Nota curiosa, quello che la NM chiama “muggito del mare” è inteso simbolicamente, perché il “mare” rappresenterebbe l’umanità.
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* Per i meno informati aggiungiamo che l’imminenza della fine è stata profetizzata molte volte dalla Dirigenza geovista. Iniziò il primo presidente Charles Taze Russell che la indicò per il 1914 e poi la spostò al 1918 (senza vederla perché nel 1916 morì); quindi il secondo, Joseph Franklin Rutherford, che la collocò nel 1925 e sembra poi nel 1942; quindi il terzo, Nathan Homer Knorr, che, sempre aiutato dall’attento scrutamento delle Scritture, la spostò al 1975. Il presidente successivo, William Freederick Franz, non sembra che ne parlò ufficialmente ma la rivista Torre di Guardia – che secondo tale presidente trasmette “dalla suprema sede” così che la WT “non ha altra responsabilità che quella di pubblicare ciò che riceve” scrisse che era “altamente improbabile che il mondo sarebbe sopravvissuto fino alla fine del secolo”. Oggi non se ne parla più ma si insiste a dire che comunque “è imminente”. (2)
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NOTE
(1) «Egli [Gesù] morì e fu destato alla vita celeste alla destra di Dio, attendendo che gli fosse concessa la piena autorità di dominare e ‘frantumare’ le nazioni. (Sal. 110:1; 2:6-9) L’adempimento della profezia biblica indica che ricevette tale autorità nel 1914 E.V.; la sua “presenza” cominciò allora. La nostra generazione, pertanto, è quella che subirà la “grande tribolazione”. (Matt. 24:34; Riv. 11:15-18)» (TOR 1 Aprile 1976, p. 224)
(2)«Gesù disse: ‘State in guardia’. Per che cosa? Per il suo ritorno e la venuta del suo regno per la “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente”. Stare in guardia? Per oltre novant’anni La Torre di Guardia ha reso un fedele servizio alle sentinelle, e ora essa ‘Annunzia il Regno di Geova’ che è fermamente stabilito in cielo e deve presto assumere pienamente il dominio della terra.» (TOR 1 Gennaio 1973, p. 32)
Inviato:
gio dic 03, 2009 10:46 pm
da Sandro
II DOMENICA DI AVVENTO - Ciclo C (6/12/2009)
Prima Lettura: Baruc 5,1-9
Attenzione. Questa Lettura non è condivisibile con il TG perché nel loro Canone biblico (che è quello in uso tra i protestanti) Baruc rientra nei 7 libri che per noi sono “deuterocanonici”, e quindi facenti parte a pieno titolo della Bibbia anche se codificati in un secondo momento, mentre per loro sono “apocrifi” e quindi da rifiutare.
Semmai si potrebbe fargli leggere il brano e mostrargli che non ha proprio nulla contro la loro fede.
Seconda lettura: Filippesi 1,4-6.8-11
Questa lettura è un bel saggio della originalità circa il modo di tradurre la Bibbia da parte della WT. Si confrontino i testi CEI e NM tra loro e si ricordi che il CD dei TG vanta la sua traduzione come “autorevole, onesta, accurata, moderna, scorrevole, chiara…” e via aggettivando.
Una incongruenza dottrinale non piccola la si deve rilevare nel fatto che Paolo dice ai Filippesi “quando prego per tutti voi” (CEI) “in ogni mia supplicazione per tutti voi” (NM). Altrove Paolo di rimando chiederà che si preghi per se stesso. Quindi la Bibbia attesta sia che i credenti possono pregare Dio a favore di altri fratelli, sia che si può chiedere ai fratelli di pregare Dio a proprio favore. Ma questo è esattamente ciò che noi della cristianità facciamo quando chiediamo-preghiamo un santo (che riteniamo vivo in paradiso) affinché chieda-preghi Dio a nostro favore e ci ottenga una certa grazia. Quindi noi ci comportiamo biblicamente ciò facendo. Invece il geovismo insegna che è tassativo che si preghi esclusivamente Geova. E ciò può capirsi se il divieto si riferisca a eventuali TG notoriamente buoni ormai defunti ma della classe delle “altre pecore”. Infatti tutti i TG “normali” cioè non unti, quelli che appartengono alle altre pecore, anche se buonissimi come il pane, una volta morti non esistono più. Sono tutti in attesa di essere risuscitati-ricreati dopo l’Armaghedon, e pertanto non ha senso pregarli. Invece il divieto non si capisce che logica abbia se la preghiera del fedele TG ancora vivo in terra volesse indirizzarsi a un TG Unto che è nel reame dei cieli. Il geovismo insegna che in detto reame dei cieli ci sono Geova, Gesù, gli angeli, e gli Unti* (Maria è una di loro). Insomma si chiede dove starebbe mai la stortura se un fedele TG chiedesse a un Unto del reame dei cieli – e magari alla Unta eccellente che è Maria madre di Gesù - di pregare Geova a proprio favore. Se biblicamente non vi sono motivi contrari noi riteniamo che il TG potrebbe recitare tranquillamente l’Ave Maria, che tra l’altro riproduce sia il saluto angelico fatto a lei da Gabriele, sia la qualifica di “Madre del mio Signore” attestatale da Elisabetta.
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* Per informazione gli Unti morti dall’antichità fino al 1918 sarebbero stati “risuscitati alla vita celeste” con relativo “corpo spirituale” (invisibile, di tipo angelico, definito anche “natura divina”) esattamente nel 1918. Il rimanente di questi 144.000 privilegiati ancora vivo sulla terra viene rapito in cielo all’istante della sua morte attuale, senza quindi dormire nella morte neanche un istante. E sulla terra, al momento in cui scriviamo esisterebbero ancora circa 8500 Unti. Sono tutti ultracentenari e prima che loro scompaiano dovrebbe avvenire la “fine del presente sistema di cose” o “fine del mondo malvagio (non del pianeta terra che resterà in eterno).
Vangelo: Luca 3,1-6
Notiamo le differenze di traduzione e il motivo di esse. La nostra CEI dice “predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”, mentre la NM vi fa una aggiunta dicendo “predicando il battesimo [in simbolo] di pentimento per il perdono dei peccati”. Viene così indicata la concezione puramente simbolica del battesimo che invece per noi ha valenza sacramentale. Cioè nel geovismo non esistono sacramenti. Il battesimo è solo un segno esterno con cui il soggetto simboleggia, per gli astanti che guardano, la propria “dedicazione a Geova”. Non viene rimesso-perdonato nessun peccato. I peccati vengono rimessi tramite un atto di pentimento interno che deve precedere quella che i TG chiamano “immersione”.
Poi abbiamo che la CEI dice “preparate la via del Signore” (gr. Tou Kyriou) ove la NM dice “la via di Geova”. I traduttori geovisti si sono presi cioè la libertà di trasformare il termine greco Signore (Kyrios) in “Geova” tutte le volte che il contesto mostra che con quel termine si vuole indicare Dio Padre. Ed è un arbitrio che il mondo esegetico ritiene ingiustificabile.
Infine abbiamo che la CEI dice “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” (gr. to soterion tou Theou) mentre la NM rende “ogni carne vedrà il mezzo di salvezza di Dio”. In tal modo la NM provvede a sfatare il… pericolo che la Bibbia dica che Gesù è Dio stesso che porta la salvezza, trasformando il salvatore nel mezzo con cui Geova porta la salvezza. Ma, come si vede, il testo greco dà ragione alla versione CEI.
Inviato:
gio dic 03, 2009 11:01 pm
da Sandro
IMMACOLATA CONCEZIONE – ciclo A-B-C (8 Dicembre)
Prima Lettura: Genesi 3,9-15.20
Nel testo della NM l’espressione “il Signore Dio” è resa con “Geova Dio”. Avviene così una inversione di ruoli. Mentre per noi la parola “Dio” esprime il sostantivo che indica la divinità in senso forte e “Signore” un titolo che dice onnipotenza, nel geovismo si ribalta tutto; la parola Signore è sostituita da “Geova” ritenuto “nome proprio” (mentre è solo una pronuncia sbagliata di uno dei vari nomi che Dio si è dato nell’AT) e “Dio” è ritenuto invece un titolo, analogo a principe, re, commendatore, professore ecc… un titolo-aggettivo che significherebbe semplicemente “potente”. Poi, siccome ci sono “molti dèi e molti signori”, allora il titolo di “dio” lo si trova applicato (sempre nel senso di potente) a vari altri soggetti, come Gesù, Satana, il Re, i fedeli israeliti, insomma qualsiasi soggetto si possa ritenere “potente”. Mentre esclusivamente per Geova lo si traduce con “Onnipotente” utilizzando la "D" maiuscola.
Nella NM sembra che Dio dica al serpente “andrai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita”. E così il letteralismo fondamentalista nel modo di leggere la Bibbia ha fatto immaginare che all’inizio il serpente avesse le zampe. Infatti in vecchie pubblicazioni geoviste esso è raffigurato come un lucertolone. La condanna divina ne lo avrebbe privato.
E tuttavia sembra che anche così… menomato il serpente riuscirà (chissà come) a “schiacciare” il calcagno di Gesù, stirpe-seme della donna. Infatti mentre la CEI dice “questa [la stirpe] ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”, la NM dice “Egli [il seme] ti schiaccerà la testa e tu gli schiaccerai il calcagno”. (sic!)
Seconda Lettura: Efesini 1,3-6.11-12
Molto più gravi e stravaganti le deformazioni interpretative di questo brano paolino che per noi rappresenta la ricchezza maggiore portataci dalla redenzione operata da Gesù: la filiazione adottiva divina con la grazia (innesto dei “tralci-fedeli” nella “Vite-Gesù” che ci consente la compartecipazione alla stessa vita di Dio, caparra-pegno della gloria futura. E’ il senso ovvio del brano che parla di predilezione divina per tutti i fedeli in Cristo ab aeterno, da “prima della creazione del mondo”, con tanto di vocazione universale alla “santità” tramite l’adozione mediante Gesù, figli nel Figlio.
Ebbene il geovismo rigetta questa comprensione del brano perché è convinto che i veri figli adottivi di Geova sarebbero solo 144.000 eletti, detti Unti. E all’obiezione che Paolo parlava a tutti i cristiani si risponde “sì, perché nel primo secolo erano tutti Unti!” Invero la concezione che ci fosse un’unica salvezza celeste e che fosse riservata a 144.000 eletti da Geova durò fino al 1935. Poi, grazie a una folla enorme di gente che, aderendo al geovismo, spingeva per essere salvata, e forse anche perché il numero delle Sale del Regno da dirigere erano diventate più numerose degli Unti rimanenti sulla terra, si scoprì che esisteva anche un secondo ordine di salvezza per le “altre pecore” o “grande folla”: la vita eterna sulla terra resa paradisiaca dopo il massacro dei cattivi ad Armaghedon.
Ma vediamo qualche altra stortura-forzatura oltre alla serie “A” e “B” dei salvati.
Il testo CEI parla di scelta avvenuta “prima della creazione del mondo” e tutti hanno sempre capito che la Bibbia parla del mondo fisico, del cosmo. Ma questo nel geovismo non è possibile perché l’elezione dei 144.000 è stata fatta da Geova non dall’eternità ma dopo il peccato di Adamo e come rimedio a quel peccato. Ora – così ragiona il geovismo grazie alla sua matrice protestantica che ritiene la predestinazione (o preconoscenza o preordinazione o prestabilimento) sinonimo di predeterminazione nel senso che il sapere divino di un evento futuro lo predetermina al punto che obbliga gli eventi a farlo accadere, e in pratica toglie all’uomo libertà e responsabilità (1)– se Geova avesse saputo del peccato di Adamo prima di crearlo si sarebbe reso correo della di lui colpa perché sapendolo lo avrebbe costretto a peccare (2). Quindi, per destituire Geova da ogni possibile colpa, il geovismo ritiene che Geova non sapeva cosa avrebbe fatto Adamo. E in quest’ottica si capisce che il rimedio di eleggere gli Unti (cioè la Congregazione geovista) non è stato pensato da Geova da prima della creazione del mondo ma solo dopo il peccato di Adamo. Resta da far quagliare la parola “mondo” che se si tratta del cosmo distrugge tutto questo modo di vedere le cose. Ed ecco che il geovismo è riuscito a trovare da qualche parte della Bibbia che per “mondo” si può intendere le persone umane. Allora ha proposto la soluzione dicendo che “prima della creazione del mondo” significa prima della generazione di “Caino e Abele”, umanità-mondo creata da Adamo ed Eva. (3)
Questa teoria della preconoscenza concepita come predestinazione, come preordinazione-condizionamento costrittivo crea problema anche per un altro aspetto. Se Dio, come si accetta, ha in effetti eletto e preordinato gli Unti, questi dovrebbero essere tutti santi non solo giuridicamente, non solo “dichiarati” tali, ma santi di fatto. Invece si dà il caso che alcuni Unti hanno defezionato dall’incarico apostatando. Allora? Di nuovo bisogna fare in modo che Geova non sapesse cosa avrebbero fatto i singoli, così che non sia colpevole per averne scelti alcuni che sapeva avrebbero tralignato. E qui la soluzione proposta è che Geova non li preconosceva singolarmente ma solo come gruppo, come “classe”. Questa è stata eletta e non i singoli. Questa perciò funzionerà come classe di Santi o con Unti tutti santi davvero o santi e peccatori. (4) Ma, nonostante questa singolare concezione della preconoscenza selettiva e discrezionale il geovismo insiste a dire che Geova è onnisciente.
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(1) «Incoraggereste i vostri figli a impegnarsi in un impresa che prospetta un futuro meraviglioso, sapendo fin dall’inizio che è destinata a fallire? Li mettereste in guardia contro qualche pericolo, pur avendo già programmato tutto affinché si mettano di sicuro nei guai? E’ ragionevole quindi attribuire a Dio una cosa del genere? » (Ragioniamo p. 101)
(2) «Se Dio avesse predestinato e preconosciuto il peccato di Adamo e tutto ciò che ne è scaturito, allora sarebbe stato Dio a dare il via, creando Adamo, a tutta la malvagità perpetrata durante la storia umana. Sarebbe stato Lui la fonte di tutte le guerre, la delinquenza, l’immoralità, l’oppressione, la menzogna, l’ipocrisia, le malattie.» (ivi)
«Geova ha la capacità di preconoscere gli avvenimenti, ma la Bibbia mostra che Dio usa questa capacità in modo selettivo e discrezionale…» (ivi)
(3) «Efes. 1:4, 5: “[Egli] ci elesse unitamente a [Gesù Cristo] prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi… egli ci preordinò all’adozione a sé come figli…”. (E’ degno di nota che, in Luca 11:50, 51, Gesù mette in parallelo la “fondazione del mondo” con il tempo di Abele. Abele fu il primo uomo che rimase nel favore di Dio per tutta la sua vita. Fu dunque dopo la ribellione in Eden ma prima del concepimento di Abele che Dio si propose di produrre un “seme” mediante il quale sarebbe stata provveduta la liberazione. [Gen. 3:15] Dio si propose che insieme al Seme principale, Gesù Cristo, ci fosse un gruppo di suoi fedeli seguaci che avrebbero fatto parte con lui di un nuovo governo sopra la terra, il regno messianico).»
(4) «Se i singoli individui fossero predestinati a salvarsi, non potrebbero assolutamente venir meno, indipendentemente da quello che fanno. Dato che è richiesto uno sforzo da parte dei singoli individui, deve essere la classe ad essere predestinata. Dio si propose che l’intera classe si conformasse al modello stabilito da Gesù Cristo.» (ivi p. 103)
Vangelo: Luca 1,26-38
“28 E quando fu entrato da lei, le disse: “Buon giorno, altamente favorita, Geova è con te”. (NM)
“Entrando da lei disse: «Rallegrati, piena di grazia (gr. kecharitomene) il Signore (gr. o Kyrios) è con te».” (CEI)
No, non ci siamo proprio! Né per il “Geova” che non è la traduzione di Kyrios, né per lo “altamente favorita” perché la grazia è ben più che il semplice favore divino, né per il “buon giorno” perché la Bibbia non dice che l’incontro è avvenuto di giorno.
E non ci siamo neanche per l’idea geovista che Maria, dopo aver presentato a Gabriele la difficoltà di “non conoscere uomo” (il che, a meno che non fosse una disubbidiente e ribelle al volere divino, poteva solo voler dire che aveva fatto voto di verginità e voleva sapere se doveva mantenerlo continuando a “non conoscere uomo” o rinunciarci a seguito di questo annuncio) e dopo aver ottenuto da Dio lo strepitoso miracolo e di salvare la sua verginità e di realizzare il progetto divino della sua maternità, abbia rinunciato poi allegramente alla verginità concependo con Giuseppe altri figli e figlie; cosa del resto smentita da tantissime circostanze convergenti che qui non possiamo esaminare.
Inviato:
gio dic 10, 2009 7:00 pm
da Sandro
III DOMENICA DI AVVENTO – ciclo C (13/12/2009)
Prima Lettura: Sofonia 3,14-17
Tutto tranquillo, salvo la solita trasformazione del “Signore” usato nella CEI in “Geova” usato nella NM. Pazienza! Notiamo piuttosto una cosa che ci sarà utile in avvenire. Laddove la CEI, al v. 15, dice “ha revocato la tua condanna” la NM trasforma in “ha revocato i giudizi [che gravavano] su di te”. La NM cioè, come si vede, utilizza correntemente nella sua edizione anche parole che non fanno parte della traduzione del testo originale inserendole tra “parentesi quadre singole”. Queste avrebbero lo scopo di “completare il senso del testo italiano” (1), come è evidente in questo caso. Questa iniziativa però, su cui non abbiamo nulla da eccepire finché rimane nella funzione indicata, in certi casi a nostro avviso deforma il senso del testo e lo fa in base a una precomprensione ideologica. Quando ci capiterà lo noteremo molto accuratamente. La nostra impressione è che, con questo uso di abbondare in parole aggiunte tra parentesi quadre innocenti, la WT voglia far passare per aggiunte legittime di spiegazione alcune aggiunte di parole “galeotte” di deformazione. Ai lettori il giudizio quando le incontreremo.
Seconda Lettura: Filippesi 4,4-7
Qui va notata la trasformazione delle parole finali che nella CEI suonano “in Cristo Gesù” (gr. en Christò Jesou) nella forma “mediante Cristo Gesù” preferita dalla NM, contro l’originale greco. Il motivo non è da poco. S. Paolo ha spessissimo sottolineato l’unione vitale tra il Cristo e le sue membra (si pensi alla similitudine evangelica della Vite e i tralci ripresa da Paolo in quella del Corpo, di cui Cristo è il Capo, e le sue membra). Perciò la insistenza dell’Apostolo nella espressione dello “essere in Cristo” che è poi realizzata dalla “compartecipazione alla natura divina” (2Pietro 1,4) realizzata dalla grazia. Ebbene tutto questo nel geovismo è assente e perciò si ripiega su espressioni che indicano o solo una unione morale di intenti (“in Cristo” verrà spesso reso nella NM con “unitamente a Cristo”) o, come in questo caso indicando una funzione di santificazione dei discepoli che avviene “mediante” Cristo.
Vangelo: Luca 3,10-18
Cominciamo con il notare che la Bibbia non condanna il servizio militare, compreso ovviamente il relativo uso delle armi e la violenza che il militare esercita e che, in caso di difesa, può anche giungere all’uccisione.
Questo si evince con sicurezza dal fatto che Giovanni battista, ai soldati che gli chiesero (v 14) “”E noi che dobbiamo fare?” rispose “Non angariate né accusate falsamente nessuno, ma siate soddisfatti delle vostre provvisioni”. (NM) Non una parola di condanna per la loro funzione, non un invito a dismettere le armi, fare obiezione di coscienza, diventare disertori piuttosto che rischiare di dover uccidere qualcuno.
Lo stesso si ricava dalla figura di “un ufficiale dell’esercito” (Luca 7,1-10) a cui Gesù guarì lo schiavo senza fare parola di rimprovero per la sua funzione di uomo d’arme.
Lo stesso per il Centurione Cornelio di cui si parla in Atti capitolo 10. Questi addirittura, fattosi cristiano, diventò uno dei 144.000 Unti e non si dice da nessuna parte né che abbia dismesso il proprio incarico né che gli Apostoli lo obbligassero ad essere disarmato (come oggi il geovismo esige che sia il poliziotto Testimone).
Paolo poi dice addirittura che “le autorità esistenti sono poste nelle loro rispettive posizioni da Dio” dice che l’autorità “è ministro di Dio per te per il bene. Ma se fai il male, abbi timore: poiché non senza scopo essa porta la spada; poiché è ministro di Dio, vendicatrice per esprimere ira su chi pratica il male” (Romani 13, 1-4 - NM)
E come non cogliere la nota di simpatia del buon Dio nel mandare alla storia, la reazione di quel “centurione” (CEI) “ufficiale dell’esercito” (NM) che, primo tra tutti e nonostante il suo paganesimo e la condizione di uomo d’arme, riconobbe (senza aiuto divino?) in Gesù il “Figlio di Dio” (Mc 15,39)?
Penso che ce ne sia a sufficienza per interpellare il nostro buon TG affinché voglia spiegarci come mai il CD si permette di dire che la Bibbia condanna l’uso delle armi; che il TG deve fare obiezione di coscienza (quando in Italia non esisteva questa opportunità tutti i TG rifiutavano il servizio militare e passavano il periodo di leva in carcere) e che in nessun caso i TG imbraccerebbero le armi.
Poi si potrebbe chiedere al CD stesso perché mai la Dirigenza geovista si rivolge alla polizia nel caso che i TG fossero minacciati e angariati da violenti facinorosi.
Quindi passeremo ad esaminare con accortezza bereana le parole che disse “Giovanni il Battezzatore”* in quel frangente. Ci risulta infatti che questo brano ha ricevuto una grave trasformazione nella NM. Si noti la versione CEI in cui Giovanni Battista, al v. 16, dice “Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me… Egli vi battezzerà in Spirito Santo (gr. en pneumati aghio) e fuoco” mentre la NM recita “Io da parte mia vi battezzo con acqua ma viene colui che è più forte di me… Egli vi battezzerà con spirito santo e con fuoco”.
Sorvoliamo per ora sulle due S minuscole usate nella NM per lo Spirito Santo e motivate dalla convinzione che lo Spirito Santo non sia persona divina ma solo una energia detta “la forza attiva di Geova”, il che però porta i traduttori a non rispettare il testo originale che dice “nello spirito santo”, trasformato in “con spirito santo”. Ma la cosa più grave sta nella spiegazione che la WT dà di questo episodio, prendendo spunto dall’acqua che è una cosa per assimilare alle cose anche lo spirito santo. Ed ottiene questo risultato creando una correlazione “come… così…” laddove il testo ha una decisa contrapposizione dicendo “Io vi battezzo con acqua… ma…”; è da leggere! (2) Oltretutto la netta contrapposizione è significata anche dall’indicare che Colui che viene dopo è assai più potente di Giovanni e dalla metafora del fuoco che è diametralmente opposto all’acqua.
Notiamo anche che l’espressione avversativa è significata concordemente da tutti i passi paralleli degli evangelisti e anche da Atti 1,5 “ma voi…”.
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* E’ geovese! Il CD fa di tutto per distinguersi dalla cristianità. Dire “Battista” non gli andava bene. E di tali originalità se ne trovano a iosa nella versione geovista della Bibbia. Cafarnao diventa Capernàum, Nabucodonosor diventa Nebucàdnetzar, Tabità diventa Gazzella, Giairo diventa Jairo, Caifa Caiàfa, l’incenso diventa olìbano e le povere zanzare del Faraone… cùlici
NOTE
(1) «PARENTESI QUADRE: Le parentesi quadre singole [ ] racchiudono parole inserite per completare il senso del testo italiano. Le parentesi quadre doppie [[ ]] indicano interpolazioni (parti estranee inserite nel testo originale). – Vedi Luca 23:3,34.» (NM del 1987 con riferimenti, p. 7)
(2) «In quanto allo “Spirito Santo”, la cosiddetta Terza Persona della Trinità, abbiamo già visto che non è una persona, ma è la forza attiva di Dio. [N.B. in nessun punto delle pagine che precedono questa dichiarazione è stato “visto”, ovvero dimostrato, quanto qui si afferma – ndr]
Giovanni il Battezzatore disse che Gesù avrebbe battezzato con spirito santo come Giovanni battezzava con acqua. Perciò come l’acqua non è una persona, così lo spirito santo non è una persona. (Matteo 3:11) (Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, p. 40)
Inviato:
mar dic 15, 2009 10:02 am
da Sandro
IV DOMENICA DI AVVENTO – ciclo C (20/12/2009)
Prima Lettura: Michea 5,1-4
Nulla da osservare.
Seconda Lettura: Ebrei 10,5-10
La Lettura dice che il Figlio-Cristo, soggetto indicato nel Cap 9 al v. 28, “5 quando viene nel mondo dice [al Padre]: «Non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo. 6 Non hai approvato olocausti e [offerta] per il peccato. 7 Quindi ho detto: ‘Ecco io vengo (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare, o Dio, la tua volontà. (…) 9 quindi effettivamente dice: “Ecco, io vengo per fare la tua volontà”.” (NM)
Abbiamo trascritto dalla versione geovista. E’ perfino ribadito due volte che Cristo viene nel mondo con il proposito di fare la volontà del Padre, quindi come Figlio-Agnello che si sostituisce agli inefficaci riti espiatori di buoi e agnelli dell’Antica Alleanza.
Tale coscienza della propria figliolanza divina è riconfermata da Gesù ai suoi genitori quando lo ritrovarono nel tempio “Non sapevate che io devo essere nella [casa] del Padre mio?” (Luca 2,49)
Ed è sicuramente sottesa dalla risposta che Gesù, adulto, dà a Giovanni Battista quando egli gli dice: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?” (Matteo 3,14 - NM) Gesù dicendo “lascia fare, questa volta…” non nega la verità circa la propria identità superiore di Messia e Salvatore richiamatagli dal cugino.
Ebbene come mai, stante tutto ciò, il geovismo insegna che, dopo il battesimo di Gesù, quel “si aprirono i cieli” significherebbe che si apersero i cieli della sua mente così che in quel momento Gesù si ricordò che lui era il Figlio di Dio (alias Michele nei cieli) e che lui Autore della grazia e donatore dello Spirito senza misura, carico di un valore che superava dell’infinito agnelli e buoi, divenne il primo dei 1440.001 Unti perché unto dallo spirito santo? Insomma come quaglia che Gesù, sacerdote per nascita, come si ricava da quello “ecco io vengo!” e Figlio di Dio da sempre, diventa unto=consacrato=sacerdote per sempre e figlio di Dio nel momento del battesimo?
Poi si potrebbe spiegare al TG che noi cattolici condividiamo quello che dice la Bibbia quando in questo brano nota che il sacrificio di Cristo fu fatto “una volta per sempre” e che le nostre Messe non sono dei nuovi sacrifici, ma solo la ripresentazione (posticipata storicamente) di quell’unico sacrificio avvenuto sul Calvario. E’ l’espediente sacramentale che Dio si è inventato – e deriva da quel comando di Gesù “fate questo in memoria di me” e confermato da Paolo quando disse “ogni volta che noi mangiamo di questo pane e beviamo di questo calice…” – per rendere noi di oggi presenti a quel sacrificio e di farne nostro il valore, accogliendone il dono redentore.
Se poi il TG avesse pazienza e buona volontà di capire a fondo il nostro pensiero, aggiungeremo che quel sacrificio è necessariamente fatto una volta per tutte perché acquista il valore di infinità di merito dal fatto che il Figlio è Persona divina. Il che ovviamente è ben altro dalla concezione geovista secondo cui Gesù è un semplice uomo e il valore della sua vita pesa quanto quella di Adamo per il semplice fatto che era nulla di più che una “vita perfetta”. (1)
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NOTE
(1) E’ quanto viene spiegato, anche figurativamente, da Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, p. 61-63, parlando del “riscatto”. Lì si può vedere Gesù e Adamo che, posti sui due piatti della bilancia, hanno lo stesso peso; la didascalia dice “Gesù fu l’equivalente del perfetto uomo Adamo”.
Vangelo: Luca 1,39-45
la prima osservazione da fare su questo brano sta nella natura dello Spirito Santo che per noi è persona divina, tanto da renderci suo tempio come dirà S. Paolo. Invece nel geovismo è considerato solo una forza impersonale, così che lo scrivono con le “S” minuscole. Qui lo diciamo solo per notarlo, in avvenire ci saranno varie occasioni per confutare questa concezione geovista.
Dunque a quanto pare sia Elisabetta “fu piena di spirito santo” [v. 41 - NM] sia il figlioletto ancora in gestazione che, le saltò nel seno” (v. 41) “ed ella se ne accorse perché disse a Maria, “appena il suono del tuo saluto mi è giunto agli orecchi, il bambino è saltato con grande allegrezza nel mio seno” (v. 44) E questo influsso di Gesù, anch’egli appena concepito, su Giovannino ha reso suo cugino “pieno di spirito santo fin dal seno di sua madre” (v. 15) come assicurò Gabriele a Zaccaria.
Ma essere ricolmi di “spirito santo” significa essere Unti-Santi. Cioè per Elisabetta e Zaccaria Gesù operò una santificazione in anteprima. Lo poteva fare perché la Bibbia dice che il Figlio “dona lo spirito senza misura”. Come mai il geovismo non tiene conto di questi attestati biblici e dice che Elisabetta e Giovanni il Battezzatore non hanno ricevuto l’unzione (che sarebbe cominciata a Pentecoste) e perciò non sono mai entrati nel Reame dei cieli ma stanno “aspettando nel sonno della morte” di essere risuscitati dopo Armaghedon per essere “principi sulla terra”?
Sappiamo che di fronte a queste difficoltà il geovismo risolve dicendo che avere lo spirito santo può essere inteso in vari modi. Ma è difficile sottrarsi all’impressione che la cosa funzioni secondo lo schema seguente: a) Si pone una cosiddetta verità (in questo caso l’unzione a pentecoste); b) dai recettori – “oppositori” compresi! - sorge la notazione di incongruenza; c) si chiama questa presa di coscienza “intendimento progressivo donato da Geova”; d) si cerca l’adattamento non più “leggendo” la Bibbia (come usano dire) ma “interpretandola”; e) si dà una spiegazione che salvi capra e cavoli. Eppure sembra che i TG si contentano di una direzione, detta “teocratica”, che funzioni così, con tanto di “Canale di comunicazione” divino che dal cielo dirigerebbe la sua Congregazione erogando dottrina e direttive. A noi la cosa lascia interdetti…
Altri rilievi utili consistono nelle parole, tutte bibliche, che Elisabetta adopera nel salutare Maria “Benedetta sei tu fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno!” che non si vede perché mai dispiacerebbe a Geova se il devoto TG le usasse nei confronti di Maria, che essendo Unta, è viva e vegeta nel reame dei cieli e può, come già faceva Paolo in terra, ricevere richieste-preghiere dai fedeli e fare a sua volta “supplicazioni all’Uditore di preghiera” a beneficio dei richiedenti.
E infine va notato che noi cattolici ricaviamo il titolo di “Madre di Dio” con cui onoriamo Maria, anche dall’esclamazione di Elisabetta che disse “Come mai ho dunque questo [privilegio], che la madre del mio Signore venga a me?” (NM)
Ora sarà pur vero che non ha detto “la madre del mio Geova”, ma si dà il caso che "il MIO Signore" nella mente di quella devota ebrea non poteva essere che Dio. Non dimentichiamo che Gesù nel geovismo, anche se è "Signore" (uno dei tanti) non può essere né adorato né pregato, giacché è un semplice uomo. Non è neanche più Michele arcangelo nella sua fase terrena.
Quindi è solo riconoscendo in Gesù, oltre la natura umana, la presenza della natura divina, consostanziale al Padre giacché non è “altra” numericamente ma “la stessa” che ha il Padre, si può definire Gesù “il Signore” riferendosi a Lui in quanto Dio. E poiché non si diventa madri di nature umane ma di persone, Maria si può qualificare madre del Verbo, Figlio di Dio, che essendo Dio come il Padre, la rende Madre di Dio. E’ paradossale ma non contraddittorio il verso di Dante ove la definisce “figlia del tuo Figlio”. La contraddizione è esclusa dal fatto che queste relazioni parentali non si situano sullo stesso piano. Maria è “figlia” della Persona divina del Figlio-Verbo-Dio perché sua creatura; è “madre” della stessa Persona, chiamata Gesù, quanto alla natura umana che ella gli ha trasmesso. E questo è ricavato dalla Bibbia che ci mostra in Gesù presenti e operanti sia la natura umana (con tutti i suoi condizionamenti-limitazioni) che la divina (l’onnipotenza dei miracoli e l’onniscienza delle profezie).
E poi è di comune acquisizione esegetica che nel NT il titolo di "Kyrios" indica la divinità, poiché ricalca l'ebraico "Adonay" e la primitiva comunità cristiana, onorando Gesù come "il Signore" intende riconoscergli la dignità divina pari a quella di Dio Padre. Non è scritto anche da qualche parte nella Bibbia "... affinché tutti onorino il Figlio COME onorano il Padre."?
Inviato:
lun dic 21, 2009 12:00 pm
da Sandro
NATALE DEL SIGNORE - ciclo C (25/12/2009)
Messa della NOTTE
Prima Lettura: Isaia 9,1-6
A quanto si vede anche nella Bibbia geovista il Redentore è definito “Consigliere meraviglioso, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace”. [v. 6 – NM]
Dei quali titoli i due centrali hanno creato problemi per la evidente valenza di titoli propri di Geova, che solo può essere definito “Dio” e “Padre eterno”.
Al solito la Dirigenza geovista ha dovuto correre ai ripari spiegando che, quanto al titolo di “Dio” – che nel geovismo ha la funzione di aggettivo - anche il Figlio può propriamente definirsi “un dio” in quanto persona “potente”. Riguardo poi alla qualifica di “Padre eterno” si spiega che, nella terra paradisiaca e oltre il millennio, Gesù sarà eternamente il “Padre” dell’umanità salvata in quanto “datore di vita”. E tale spiegazione non è stata mai cambiata nonostante il ridicolo di far diventare con ciò Geova, che è Padre solo dei 144.000 Unti, “nonno” delle “altre pecore”. Si legga… (1)
Una incongruenza a cui non è ancora stata data risposta sta però in quell’uso della “D” maiuscola della qualifica di “Dio” data al Figlio che in Giovanni 1,1 è definito “un dio”. Poiché – dice il geovismo che legge letteralisticamente la Bibbia – “ci sono molti dèi e molti signori” ed equivalendo la parola “dio” a “potente” il geovismo assegna tranquillamente, al Figlio e a Satana, la qualifica di “dio” ma utilizzando la “d” minuscola, così da riservare la “D” maiuscola per Geova.
E tuttavia qui sembrerebbe che ci sia una svista imbarazzante perché forse tipograficamente è sfuggita una bella “D” maiuscola alla qualifica di Dio assegnata al Figlio Redentore.
Altro imbarazzo deriva ovviamente, stante questa asserzione che “dio” significhi solo “potente”, dalla qualifica ricorrente data a Geova come “l’Iddio Onnipotente” che, se applichiamo la regola, andrebbe decodificato come “Il potente Onnipotente”.
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NOTE
(1) «Sulla terra è ancora un rimanente di figli spirituali [intendi: di Unti – ndr]. Insieme a loro è sin dal 1918 d. C. una crescente folla di uomini di buona volontà. (…) nel regno millenario di Cristo, diverranno i figli terrestri del datore di vita Cristo Gesù e sono quindi legalmente in grado di divenire “nipoti” di Dio. Nella Scrittura il nonno è spesso chiamato padre.» (Sia Dio riconosciuto verace, p. 159)
Seconda lettura: Tito 2,11-14
Qui abbiamo “la grazia di Dio” (CEI) che diventa al solito “l’immeritata benignità di Dio” (NM) (perché non scrivono “di potente?”). Ricorderemo che il senso da dare al termine “grazia”, ricavato dalla Chiesa Cattolica tramite la Bibbia e la Tradizione Apostolica, è quello di un dono creato da Dio e immesso dal battesimo nell’anima dell’uomo giustificato, reso innocente, grazie al quale egli diviene “figlio adottivo di Dio e compartecipe della divina natura”, ovvero nelle nostre… vene spirituali scorre la stessa vita di Dio, donataci dal suo Spirito. E’ una concezione di tipo reale, corposa, esistenziale, ontologica. Mentre nel geovismo essa è vista solo come atteggiamento morale di benignità non meritata da parte di Dio. Ovvero mentre per i TG la grazia-immeritata benignità dipende esclusivamente da Dio, nel nostro caso è il fatto che Dio Padre ci vede inseriti nel Figlio e santificati da Lui che stimola-richiede-esige la sua benignità nei nostri confronti. E’ quindi la grazia a motivare la benignità divina, ed essa non è “immeritata” ma “meritatissima” perché non è di nostra… produzione ma deriva da Cristo che ha meritato per tutti noi e ci dona il valore dei suoi meriti; cosa che funziona solo se e in quanto siamo uniti a Lui nell’amore.
Per la stessa ragione è sbagliato ritenere che il cristiano non può “meritare” il paradiso. Non lo può meritare il pagano, giacché la grazia può solo essere solo ricevuta in dono. Ma, una volta che Gesù ce l’ha donata, una volta che le nostre azioni non sono più nostre ma delle membra del Figlio (cf “non sono più io a vivere ma è Cristo che vive in me”) allora le azioni virtuose del cristiano sono realmente meritorie.
“Questo mondo” diventa “questo presente sistema di cose” perché la “fine del mondo” nel geovismo non consiste nella palingenesi del creato ma nella eliminazione dei cattivi. Ma anche (ohibò!) delle persone più innocenti, come i neonati, perché pare che il criterio per essere tra i salvati sia esclusivamente quella di far parte del gruppo geovista; o personalmente o, se in stato di minorità, tramite i genitori TG.
Diremo solo qualche cosa di molto semplice riguardo alla espressione “nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo” (CEI) che, nella versione CEI sembra alludere a un solo soggetto identificando il Salvatore Gesù con Dio. Ma questa attestazione biblica è inammissibile per il geovismo che risolve aggiungendo nella sua versione la preposizione articolata “del” davanti a “salvatore”, così che dice “del nostro grande Dio e del Salvatore Gesù Cristo”.
Il CD è consapevole di aver fatto una scelta interessata, anche se, in assoluto, è legittima perché la “e” congiunzione (gr. kai) può reggere entrambe le persone indicate – Dio Padre e Gesù – oppure solo la prima di esse, il Padre, così che è legittimo tradurre “e del” prima dell’indicazione del Salvatore Gesù. Infatti dedica a questo punto un richiamo in appendice della NM con riferimenti, ove si mostrano altre costruzioni sintattiche analoghe e si elencano alcune Bibbie che hanno tradotto come traduce la NM. Quindi non contesteremo la legittimità di questa aggiunta, ma faremo tre osservazioni logiche:
1- Atteso che “Dio” in geovese non significa sempre il Padre ma può significare solo “potente”, che bisogno c’era di quella aggiunta che sottolineasse due soggetti? La frase come è tradotta dalla CEI (con stretta aderenza al greco che non ha “e del”) non doveva fare nessuna difficoltà al geovismo che poteva benissimo dire che si tratta dell’unica persona di Cristo definito “grande Dio e salvatore”. Non abbiamo già incontrato un “Dio” con la “D” maiuscola assegnato al Redentore nella NM geovista?
2 – Il passo parla di “manifestazione”. Come quadra la preoccupazione di dire che la parola “Dio” si riferisce a Geova quando è dottrina assodata che Geova non si manifesterà mai sulla terra?
3 – Se andiamo a rispolverare la promessa, fatta pronunciare dalla Dirigenza geovista ai suoi proclamatori “Sono lieto di usare qualsiasi traduzione lei preferisca” (Ragioniamo p. 402 ) come se la caverà il TG dovendo utilizzare solo la nostra versione CEI?
Vangelo: Luca 2,1-14
Una prima osservazione riguarda la comprensione dell’espressione “partorì suo figlio, il primogenito” (NM) che il CD crede costringa a capire che, dopo aver concepito verginalmente Gesù, Maria SS.ma “ebbe altri figli e figlie” in modo naturale, unendosi a Giuseppe.
Ma esiste, e resta valida, la smentita che ricorda come presso gli ebrei la primogenitura aveva una valenza legale importante, così che era uso definire anche un figlio unico “primogenito”. Ad esempio, è famosa la scritta che un pio israelita mise sulla tomba della moglie Arsinoe, morta dando alla luce il bambino. Dice (a senso) “la morte mi colse dando alla luce il mio primogenito”. La tomba in oggetto è contemporanea al periodo di nascita di Gesù (circa il 5 A.C.)
Poi abbiamo la notazione che i pastori “dimoravano all’aperto e di notte facevano la guardia ai loro greggi” (NM) il che fa dire al CD che la nascita di Gesù non sarebbe avvenuta nel freddo Dicembre ma in altra stagione più mite. Senonché è stato dimostrato dall’esegeta Nolli, che ha fatto delle ricerche in loco, che i pastori locali praticano ancora la transumanza, cioè il portare le pecore in pascoli lontani dall’ovile stando fuori casa per giorni. Così che si riparano in capanne o grotte naturali anche durante la stagione fredda, quando non dormono addirittura all’aperto.
Una notazione buffa (che eviteremmo se il CD non ne avesse fatto un vanto) va ricavata dalla parola “bambino”. Si dà il caso che il CD, cercando ove può appoggi alle sue vedute, avrebbe trovato un professore di Greco* che (tra tanti contrari) elogia l’accuratezza della versione geovista notando espressamente che la NM del 1967 (la prima versione dell’intera Bibbia dei TG in Italiano) distingue attentamente tra brefos (bambino) e pais (fanciullo) così che riferendosi a Gesù, tiene conto del tempo trascorso e ora lo definisce “bambino” ora “fanciullo” o “fanciullino”.
La domanda: ma se questo è un motivo di vanto e prova di accuratezza, perché mai nella versione della NM con riferimenti (che è del 1987, cioè dopo 20 anni di “luce e comprensione crescente”) si usa sempre e dovunque “bambino” anche dove la versione del ’67 diceva “fanciullo”? (cf in tutti i versetti, 12, 16, 17, 27,38, 40. Solo nel v. 43 è rimasto un “fanciullo”).
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* Se ben ricordo (mi aiuti chi può reperirlo, è su una quarta di copertina di una vecchia Torre) si tratta del prof. Rikiel Ken Kate.
(seguita ancora Natale)
Inviato:
lun dic 21, 2009 12:07 pm
da Sandro
NATALE DEL SIGNORE - ciclo C (25/12/2009)
Messa del GIORNO
Prima Lettura: Isaia 52,7-10
Nulla da segnalare.
Seconda Lettura: Ebrei 1,1-6
Iniziamo con il ricordare che l’accenno che dice “Dio… ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” è stato interpretato dalla nostra Chiesa non solo nel senso temporale ma anche nel senso di completezza e definitività. Gesù cioè è il perfetto rivelatore del Padre e con Lui si esaurisce la pienezza della rivelazione divina (necessaria all’uomo per la sua salvezza) iniziata con le antiche scritture, e si perfeziona il nuovo patto dell’Alleanza.
Per tale motivo la Chiesa insegna che non è da attendersi alcun’altra rivelazione pubblica da parte di Dio prima della seconda venuta di Gesù giudice alla fine del mondo. Cosa che, se SE Milingo avesse studiato bene teologia, lo avrebbe salvato dal credere che il “reverendo Moon” avesse avuto una nuova rivelazione moderna sostitutiva del Nuovo Testamento.
Nel geovismo non si parla di nuova rivelazione ma di fatto vi si crede quando si parla di “luce crescente” e “intendimento progressivo” inteso nel senso che Geova può rivelare nei tempi moderni cose necessarie alla salvezza non dette prima (come quella delle terra paradisiaca svelata nel 1935) e anzi anche in contraddizione con quelle già dette (come la dottrina sui trapianti e varie altre).
Nella lettura si dice anche che Gesù “sedette” (CEI) “si mise a sedere” (NM) (passato remoto al tempo di chi scrisse la Lettera agli ebrei!) alla destra di Dio, cosa che indica l’assunzione del potere regale. Invece il geovismo insegna che la copia ricreata di Michele arcangelo, impropriamente ancora nominato Gesù, non si sedette alla destra di Dio ma allo sgabello dei suoi piedi. Questo perché doveva aspettare fino al 1914 per cacciare Satana dal reame dei cieli e inaugurare in cielo il regno di Dio. No comment!
E nonostante che la Lettura, nell’ultimo versetto, dica che questo Figlio, sin da quando il Padre lo introdusse nel mondo doveva essere “adorato” da tutti gli angeli di Dio perché solo a Lui il Padre disse di averlo “generato”, il geovismo insegna che Michele-Gesù non è stato generato ma “creato” (NB: anche se la NM in questo punto dice “generato” lo intende nel senso di “creato”) e che nessun angelo fu mai invitato ad adorarlo. E’ dottrina tenacemente dichiarata infatti che solo Geova può essere adorato, al punto che questo versetto è stato corretto dalla Dirigenza geovista. Avevano tradotto “adorato” sia nella versione del NT degli anni ’50 che poi nell’intera versione biblica della NM del 1967; ma poi, senza ammettere l’errore ma perfino stampando la correzione sulla Interlineare, e facendone una nuova edizione, hanno trasformato quel verbo “lo adorino” nella espressione “gli rendano omaggio”.
Vangelo: Giovanni 1,1-18
La certezza che nella umanità di Gesù si è incarnata la stessa divinità è dichiarato dalla Bibbia al v. 14 ma il geovismo invece sentenzia “nessuna incarnazione”; si sarebbe trattato solo di “trasferimento” della energia vitale di Michele (che, si badi bene, è impersonale!), trasformata in forza vitale umana, e trasferita nell’utero di Maria così da dar vita all’uomo Cristo Gesù.
La nostra Chiesa comunque ricava la divinità di Cristo in senso forte, paritario a quella del Padre, dalla cristologia di S. Giovanni e di S. Paolo. E questo inizio del Vangelo di Giovanni è come uno squillo di tromba in tal senso. L’evangelista parte imitando l’incipit della Bibbia che dice “In principio Dio…” dicendo “In principio il Verbo…” e dice subito che “c’era”. Già questo lascia intravedere, confermato dal seguito, che il Verbo di Dio, poi spiegato come Persona altra da quella del Padre, è eterno come Dio Padre. Per “in principio” non può infatti intendersi altro che “eternamente”. Infatti subito dopo si dice che questo Verbo-La Parola “era Dio” e Dio è eterno. E non potendo ammettersi la pacchiana contraddizione in Giovanni che parli contemporaneamente distinguendo due Persone divine (il Padre e il Figlio) e dica poi che sono una sola Persona, ne risulta che il termine Dio, usato nell’espressione “era presso Dio” significhi la Persona del Padre” (come è d’uso in tantissimi passi nel NT), mentre l’espressione “e il Verbo era Dio” significhi che la Persona del Figlio, ben distinta dal Padre, era di natura divina alla pari del Padre. Il che quadra perfettamente con il fatto che il Padre, tale Figlio non lo ha creato ma “generato”. Una generazione intellettuale, insegnerà poi la teologia, che rende il Figlio (e anche lo Spirito di cui si parlerà in seguito) convivente all’interno della stessa natura divina del Padre e non mai in una natura divina separata da esso (cosa impossibile perché l’immensità e infinità di Dio non può avere duplicati). Anche nella matematica superiore si sa che infinito + infinito dà sempre infinito e non due infiniti.
Non a caso poi Gesù dirà “io e il Padre siamo una cosa sola” e anche “io sono nel Padre e il Padre è in me” e “tutto quello che il Padre ha è mio”, e “affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre”. Gesù insomma ha le stesse prerogative di Dio, ivi compresa l’onnipotenza creatrice, riconosciutagli del resto dal v. 3 che dice “Tutte le cose son venute all’esistenza per mezzo di lui e senza di lui neppure una cosa è venuta all’esistenza” (NM 1967) e da quell’altro passo che dice che Lui “… sostiene ogni cosa (nell’essere) mediante la parola della sua potenza” (Ebrei 1,3 – NM), azione questa della conservazione nell’essere, specifica e inalienabile del Creatore.
Ma il geovismo deve sostenere che Geova-Dio è unipersonale e pertanto “spiega” che la dichiarazione che “il Verbo era Dio” va intesa nel senso che il Figlio aveva “qualità divina”, ovvero “natura divina”, e che essa consiste nell’avere un corpo angelico, e dicendo che la parola “dio” va intesa con la “D” minuscola perché significa soltanto “potente”. Il Figlio pertanto sarebbe è un potente tra tanti altri, ben diverso perciò rispetto a Geova che è ritenuto “l’Iddio Onnipotente”. Detto fatto, nella NM del 1967 si legge “e la Parola era dio” (NM 67), e nella versione del 1987 si aggiunge anche “era un dio”, per precisare meglio che era uno dei tanti “dèi”(=potenti) e dei tanti “signori” che ci sono al mondo.
Altra stortura di interpretazione la troviamo nel v. 12 che pure nella NM suona bene dicendo: “Comunque, a quanti l’han ricevuto ha dato l’autorità di divenire figli di Dio, perché hanno esercitato fede nel suo nome”. Non si riesce a capire perché mai, con una dichiarazione così chiara, perché mai il geovismo divida in due categorie i suoi adepti distinguendoli in “figli di Dio” solo 144.000 (detti Unti) e milioni di TG normali (detti Altre pecore, o Grande folla). Se il fattore che rende figli di Dio è esercitare fede nel suo nome, ogni TG la esercita di diritto e di fatto.
Inviato:
lun dic 21, 2009 5:35 pm
da Sandro
DOMENICA FRA L’OTTAVA DI NATALE
FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA – ciclo C (27/12/2009)
Prima Lettura: 1Samuele, 1,20-22.24-28
Nulla da osservare.
Seconda Lettura: 1Giovanni 3,1-2.21-24
Questa lettura, e anche il Vangelo, ci offrono occasione per delucidare il nostro pensiero al TG. Leggiamo che siamo “chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente” (CEI)*. Queste parole non lasciano spazio al CD per sostenere che, tra i cristiani, i figli di Dio sarebbero solo 144.000. La tesi non regge neanche cercando disperatamente di supportarla sostenendo che al tempo di Paolo e per tutto il primo secolo tutti i seguaci di Cristo erano Unti. Come ci ha chiarito la Bibbia di Natale, è la fede che ci rende figli. Quella fede che – lo incontreremo – viene accettata da Dio e ratificata tramite il Battesimo che ci innesta nel Corpo di Cristo-Vite.
L’accenno che “fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che… noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.” (CEI) secondo noi fa allusione a una realtà presente (già siamo figli) e ad una futura (ciò che saremo). Abbiamo coscienza della prima ma non riusciamo neanche ad immaginare la realtà della seconda. E’ certo solo che questa comporterà una trasformazione – che S. Paolo paragona a quella avuta dal corpo risuscitato di cristo – che ci permetterà di “vedere Dio come egli è”. Ciò non è possibile ad occhi carnali giacché “Dio è spirito”. Vorrà dire che in paradiso il Signore donerà un “lumen gloriae” che permetta la visione intuitiva di Sé alle sue creature intelligenti. E da questa deriverà l’impossibilità di peccare, perché, come osserva Dante “altrove è difettivo ciò che lì è perfetto” e perciò non si può desiderare di ottenere altrove una beatitudine maggiore di quella che la visione di Dio offre.
Siamo ben lontani dalla visione di Dio che nel geovismo è riservata agli Unti e che riguarda un “corpo spirituale di forma ben definita”, cioè analogo a ciò che i nostri attuali occhi vedono. Mentre nel cattolicesimo anche il termine “visione di Dio” ha senso analogico perché, essendo e restando Dio puro Spirito, non ha forma bene definita né mai definibile. Si tratterà di una immersione in questo oceano di amore, luce, bellezza, perfezione, beatitudine (e sono ancora tutte analogie mutuate dal nostro povero vocabolario. La Bibbia non offre di più parlando del “gaudio del tuo Signore”).
E stendiamo un velo di commiserazione sulla sorte eterna delle altre pecore che, anche se salvate e ammesse alla beatitudine eterna sulla terra paradisiaca, saranno sempre in pericolo di peccare non avendo la visione beatifica di Dio e, stando a come viene prospettata la loro vita che è un semplice bis della odierna (per quanto depurata dal male) alla lunga risulterà di una noiosità allucinante.
Anche l’accenno al “comandamento” (singolare!) che comporta il credere a Gesù e all’amarsi reciprocamente, va confrontato. Infatti per noi credere a Gesù significa credere a Dio in Persona e non al “suo rappresentante” come nel geovismo, e quell’amore “gli uni gli altri” non è limitato a “coloro che hanno associazione con noi nella fede” ma si estende ad ogni membro dell’umanità, perfino al persecutore.
Vangelo: Luca 2,41-52
Secondo il geovismo (lo abbiamo già detto parlando di Giovanni Battista) Gesù avrebbe preso coscienza della sua vita preumana nel momento del suo battesimo. Invece secondo noi Gesù, o meglio il Figlio di Dio non ha mai perso la coscienza del proprio essere né la propria natura divina sin da quando disse “Non hai gradito né sacrifici né olocausti, allora dissi ecco io vengo…”. E tale coscienza di figliolanza il Verbo di Dio deve averla trasmessa assai presto all’anima di Gesù se già appena adolescente sapeva di doversi occupare, come ricordò ai genitori, “delle cose del Padre mio”.
Il fatto poi che “Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” si spiega in quanto crediamo che in Cristo coesistevano sia la natura divina che quella umana. Ed è questa seconda che “cresceva” non la prima che era e restava nel pieno possesso dell’onniscienza ma trasmetteva all’anima di Gesù solo le cose che voleva fargli sapere per la sua missione (non certo la composizione atomica della realtà).
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* Quando citiamo la CEI senza metterla a confronto con la NM vuol dire che a nostro parere non vi sono divergenze di pensiero tra le due versioni.
Inviato:
sab gen 09, 2010 4:31 pm
da Sandro
FESTA DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO – ciclo C (1/1/2010)
Prima lettura: Numeri 6,22-27)
Anche la NM riporta correttamente la preghiera di benedizione. Si può notare che quindi l’uso di dare benedizioni da parte della Chiesa Cattolica è biblico. Mentre quello della WT di non darle è di disobbedienza o trascuratezza circa le indicazioni bibliche. E crediamo che quella di benedire sia una delle indicazioni-esortazioni tra le più belle.
Seconda Lettura: Galati 4,4-7
Testi sostanzialmente uguali, tra CEI e NM, ma con diversità di interpretazione. Mentre per la CEI la figliolanza divina (adottiva), generata dallo Spirito Santo donatoci tramite Gesù, è di ogni battezzato ed è qualcosa di misterioso ma reale, concreta, esistenziale, vitale, ontologica; nel geovismo non ha nulla di concretamente oggettivo, è solo una forma di veduta benevolente da parte di Geova (che neanche rimette i peccati) ed è riservata a 144.000 Unti dallo spirito che non è neanche personale.
Un'osservazione conseguente a questa segnalazione sarà l'invito a preconoscere (il GRIS esiste per questo) il pensiero geovista così da non dover fare domande per capire e mettere in cattedra di insegnante il TG. A lui dovremmo fare solo domandecritiche, tese a farci spiegare ciò che a noi appare incongruente logicamente, non biblico, disinformato storicamente ecc... così che lo stesso TG senta che la sua dottrina ha basi malferme e sia indotto a fare ricerche di verifica seguendo le nostre segnalazioni. E' così che si può salvare sia la capra (il fratello cattolico simpatizzante TG che ci ha convocato per un confronto) che i cavoli (il TG che molte volte è un ex fratello cattolico che a suo tempo si è lasciato conquistare da un messaggio ben "incartato" ma senza avere la capacità di vederne le carenze e deformazioni).
Vangelo: Luca 2,16-21
Nulla da segnalare.
Inviato:
sab gen 09, 2010 4:37 pm
da Sandro
II DOMENICA DOPO NATALE – ciclo C (3/1/2010)
Prima Lettura: Siracide 24,1-2.8-12. n.v. 1-4.12-16
Non utile al confronto perché considerato apocrifo nel geovismo. E’ un dei famosi 7 libri del VT che la nostra Chiesa chiama “deuterocanonici”, cioè riconosciuti come canonici in un secondo momento rispetto agli altri. Per noi sono quindi Parola di Dio. E lo erano sono stati per tutti i cristiani fino allo scisma di Lutero.
Seconda Lettura: Efesìni 1,3-6.15-18
Abbiamo già commentato i vv 3-6 di questa lettura nella festa dell’Immacolata Concezione. Osserveremo qui in aggiunta, quanto ai vv 15-18 ove si parla di “santi”, che nella comprensione cattolica sono tutti i battezzati o fedeli, mentre in quella geovista riguarda solo il piccolo gregge di Unti, iniziatosi alla Pentecoste. Orbene va notata l’incongruenza della NM che, consapevole che nel primo secolo tutti i fedeli erano Unti, fa dire a Paolo “… avendo udito della fede che avete nel Signore Gesù e verso tutti i santi” invece di scrivere, come ci si aspetterebbe, “…verso tutti gli [altri] santi”, aggiunta esplicativa per nulla galeotta che avrebbe sottolineato come sia coloro a cui era indirizzata la lettera sia coloro ai quali essi prestavano fede erano comunque della categoria dei santi-Unti.
Altra stranezza analoga la si nota nell’indirizzo di saluto iniziale ove si legge che esso è indirizzato (v 1) “… ai santi che sono [a Efeso] e ai fedeli uniti a Cristo Gesù”. Anche in tal caso la NM, contrariamente a ciò che lei sostiene si debba credere, fa pensare a due categorie di persone diverse, santi e fedeli, quando invece dovrebbe dire solo “ai santi”.
Noi potremmo invece spiegare le parole di Paolo intendendo davvero una doppia categoria di fedeli nella mente dell’Apostolo fatta di “santi”, cioè dei battezzati e dei pastori dirigenti della Chiesa locale, e di catecumeni non ancora battezzati che presumibilmente formavano un gruppo molto più vasto che, pur non ancora battezzato, già mostrava i frutti della fede sostenendo caritatevolmente i primi nelle loro necessità economiche.
Vangelo: Giovanni 1.1-5.9-14
Anche questo brano biblico lo abbiamo già incontrato e commentato nel giorno di Natale, esattamente nel Vangelo della Messa del Giorno.
Inviato:
sab gen 09, 2010 6:30 pm
da Sandro
EPIFANIA DEL SIGNORE – ciclo C (6/1/2010)
Prima Lettura: Isaia 60,1-6
Nulla da osservare.
Seconda Lettura: Efesìni 3,2-3.5-6
Per il geovismo “non esistono misteri” nella fede, e perciò la NM traduce “il mistero” paolino con la dizione “sacro segreto”. Ma sorvoliamo.
Leggendo però nella NM San Paolo che direbbe “se realmente avete udito della gestione dell’immeritata benignità di Dio che mi fu data in vista di voi” domandiamo piuttosto al nostro buon TG che senso abbia e come possa l’Apostolo “gestire” una cosa del genere.
Mentre infatti per noi quella cosiddetta “immeritata benignità di Dio” è un dono creato da Lui, si chiama “grazia” e inerisce nell’anima del giusto rendendolo figlio adottivo di Dio. Ed essendo partecipazione alla vita divina funziona come una vita (che può nascere, essere nutrita, crescere, diminuire, indebolirsi, morire), e, per volontà di Dio, la sua “gestione” è delegata alla Chiesa che, prestando le sue membra a Cristo e agendo in persona di Lui, la amministra tramite il sacerdozio e i sacramenti. Insomma S. Paolo dice una cosa sensata se parla cattolica-mente giacché i sacerdoti sono proprio i “gestori della grazia”…
Mentre, se passiamo al geovismo, non si capisce come si possa palare di “gestione” se la grazia è intesa come non avente nulla di entitativo, ma è solo un atteggiamento morale interiore di Geova di benevolenza verso i suoi Unti. Ovvero è Geova a dar vita e a gestire del tutto personalmente questo suo atteggiamento interiore di benevolenza. I suoi ministri non c’entrano niente, non hanno nulla da gestire, amministrare, donare, in tal senso. Non sono certo loro a provocare con qualsivoglia azione la benevolenza di Geova che è invece una sua iniziativa perché è all’inizio dell’opera di redenzione sia dei suoi Unti che delle sue Altre Pecore. Semmai saranno le singole persone che, siano unti o pecore o gente ancora non affiliata, provocheranno-ecciteranno con il loro comportamento una reazione di benevolenza o riprovazione da parte Sua: riprovazione meritatissima se fanno del male, e invece immeritata se fanno del bene. Comunque non si vede come possa entrarci la mediazione del ministro umano in questo.
Vangelo: Matteo 2,1-12
Nella Messa della Notte il giorno di Natale abbiamo già notato, analizzando il testo di Luca 2,1-14, qualcosa circa il vanto - inconsistente perché poi abbandonato - di presunta precisione che la WT assegna alla propria versione biblica distinguendo con accuratezza “bambino” da “fanciullino”. La cosa ricorre anche in questo Vangelo di Matteo ove noteremo la conferma dell’inconsistenza in quanto l’evangelista nota che Erode invita i Magi a fare una “attenta ricerca del bambino” (v 8 - NM), la stella guida i Magi e si ferma “sopra il luogo dov’era il fanciullino”, loro entrano “nella casa dov’era il fanciullino”. E qui il geovismo nota che si trattava di una casa e non di una grotta o capanna, così che la ricerca dei Magi è durata qualche annetto permettendo a Gesù di passare dallo stato di bambino a quello di fanciullo. Ma poi (ahimé!) dopo che se ne tornarono alla loro patria ed Erode si adira per essere stato gabbato, arriva un angelo del Signore a dire a Giuseppe “prendi il bambino e sua madre e fuggi in Egitto” (v 13). Gesù è tornato all’età infantile o bisogna dire che gli evangelisti hanno usato bambino e fanciullo (gr. brèfos e pàis) senza dar loro il valore preciso?
Ma la contestazione più decisa, in questo Vangelo, deve riguardare altri due punti:
1) L’insegnamento geovista asserente che la stella sarebbe stata un fenomeno creato da Satana e non un fenomeno divino per guidare i popoli pagani al Salvatore. Il CD dei TG crede di ricavare questa sua sconcertante novità osservando che la stella inizialmente non portò i Magi (che lui arbitrariamente definisce con il termine sprezzante di “astrologi”) da Gesù ma alla reggia di Erode, perché Satana voleva segnalare a Erode che era nato un rivale al trono, affinché lo uccidesse. Tutto qui! Ed ecco le nostre osservazioni contrarie:
a- Dal momento che in nessuno dei Vangeli è detto che altri, oltre i Magi, videro la stella, è molto probabile che essa fu un fenomeno interiore ai loro occhi provocato miracolosamente, senza nessun corrispettivo di realtà esterna, oppure un fenomeno realmente luminoso (da astronomi in erba ritenuto stella perché non potevano neanche immaginare che le stelle reali avessero le dimensioni che oggi conosciamo!), un fenomeno luminoso dunque ma non a livello astronomico bensì molto basso nell’atmosfera. Il che è avvalorato dal fatto che Erode non la vide, altrimenti si sarebbe messo in marcia dietro di essa, ma fuori portata visiva dei Magi;
b- La stella, insieme alla loro conoscenza astrologica, aveva dato ai Magi l’idea che fosse nato un gran Re in Palestina e nulla più. Il fatto quindi che essi, sparita la stella, si recarono alla reggia di Erode per trovare il neonato re era la cosa più logica che potessero fare. Fu una direzione non data da Satana ma dalla ovvietà logica del tragitto che la loro ricerca additava loro;
c- La smentita più chiara che la stella non voleva condurre Erode da Gesù è data dal fatto che Erode non la vide né quando i Magi iniziarono il loro viaggio, né quando giunsero alla reggia, né quando ripartirono di là per cercarlo.
d- Va anche detto che Erode, per quanto adirato, non deve aver preso su due piedi la decisione di uccidere Gesù. Ha voluto gestire la cosa con diplomazia, soprattutto davanti a quegli illustri personaggi. Altrimenti la cosa più ovvia che poteva fare era quella di far seguitare i Magi per arrivare allo scopo (la stella non era visibile ma il corteo dei Magi sì!);
e- E poi abbiamo il fatto combinato che la Buona Notizia è destinata da Dio ad ogni popolo, e che i rappresentanti di quei popoli lontani erano convinti che quella stella era “la sua stella” (Mt 2,2 –NM), e la sua azione corrispondeva al discorso di illuminazione per un popolo che giaceva “nelle tenebre e nell’ombra di morte”.
f- Anche se per i TG non conta nulla, per noi ha un certo peso il fatto che letteralmente miliardi di seguaci di Gesù per diciannove secoli hanno visto la stella con simpatia, interpretandola come tutt’ora la Chiesa Cattolica e tutta la cristianità la interpreta: un segno divino, una guida verso la salvezza. Davvero enorme dev’essere la potenza persuasiva della WT se è riuscita a sradicare dalla mente dei suoi fedeli cose bellissime come la festa del Natale perfino accanendosi contro la stella e le lucine colorate che intendono festeggiare la nascita di Gesù, inizio della nostra salvezza.
2) L’altro punto da contestare sta nella trasformazione della traduzione “siamo venuti per adorarlo” (gr. proskynèsai autò) (2,2 – CEI) con “siamo venuti a rendergli omaggio” (NM). La cosa è ovviamente funzionale alla teologia geovista asserente la non divinità di Gesù e che solo Geova merita adorazione. Ma è contraria al senso ovvio del verbo greco “proskynèo” che come primo significato, ha quello di “adorare”. E’ interessante notare come anche nella NM sia reso in questo modo. Succede tutte le volte in cui il soggetto a cui viene resa adorazione è Dio, o Satana, o gli idoli. Se si tratta di Gesù invece, quello stesso verbo viene reso con “rendere omaggio”. Non sembra tirata per i capelli? Tanto più in questo brano della Bibbia in cui i traduttori geovisti potevano benissimo lasciare che i Magi avessero detto che andavano ad “adorare”. Si trattava di gente pagana, per la quale l’adorazione non era un qualcosa di così esclusivo da riservare alla divinità come lo era per gli ebrei.
Inviato:
sab gen 09, 2010 10:02 pm
da Sandro
BATTESIMO DEL SIGNORE – ciclo C (10/1/2010)
Prima Lettura: Isaia 40,1-5.9-11
Anche la NM, come la CEI presenta, in questo brano di Isaia, Dio che
“11 come un pastore egli pascerà il suo proprio branco. Col suo braccio radunerà gli agnelli; e [li] porterà nel suo seno. Quelle che allattano le condurrà [con cura].” (NM)
“11Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri.” (CEI)
Forse c’è motivo di chiedersi come mai di questa funzione che, la NM riserva a Geova, Gesù se ne appropri presentandosi come il “Buon Pastore” (Giovanni 10,11. 14; Ebrei 13,20) invece di riconoscere questa prerogativa al Padre. Forse può farlo se realmente - e non metaforicamente o nel senso riduttivo di “unità di intenti” (concezione geovista) – se realmente Gesù e il Padre sono “una cosa sola” Giovanni 10,30); se davvero Gesù è “nel Padre” e il Padre “in Lui” (Giovanni 14,10) (la NM dice “unito al Padre”!); al punto che “chi vede Lui vede il Padre” (Giovanni 14, 9); e tutto ciò che è del Padre è anche suo.
Seconda Lettura: Tito 2,11-14; 3,4-7
La prima parte di questa Lettura già l’abbiamo incontrata nella seconda Lettura della Messa della notte di Natale, a cui rimandiamo. La seconda parte non propone rilievi di sorta.
Vangelo: Luca 3,15-16.21-22
Anche di questo brano abbiamo già commentato la prima parte nel Vangelo della terza domenica di Avvento. Lì abbiamo notato la distorsione operata alla Parola di Dio dal CD che, nell’intento di far passare lo Spirito Santo per una “cosa” l’aveva paragonato all’acqua. Ciò aveva fatto creando un sillogismo di similitudine: ha scritto che Giovani Battista avrebbe promesso che Gesù avrebbe battezzato con spirito santo come Giovanni battezzava con acqua, perciò COME l’acqua non è una persona ma una cosa COSI’ pure lo spirito santo deve essere una cosa e non una persona. Abbiamo notato in sede di analisi critica che non è vero che Giovanni creò un parallelismo del tipo COME…COSI’. Infatti la lettura manifesta chiaramente la presenza di un MA avversativo, che sta ad indicare una totale diversità tra i due battesimi,* significata appunto dallo spirito santo (e quando si parla di spirito si sta fuori di ogni dimensione materiale) e dal fuoco (che è un simbolo dell’energia purificatrice ed è anche diametralmente opposto all’acqua!). E un punto da ricordare, anche perché il MA avversativo è presente concordemente in tutti gli altri passi paralleli ove si parla di questi due battesimi.
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* Sarà utile notare che: a) secondo la concezione geovista nessun battesimo perdona i peccati, né quello in acqua delle Altre Pecore né quello nello spirito degli Unti. L’atto dunque di “immersione” che i TG fanno platealmente nelle piscine è puramente testimoniale; esso serve a testificare agli occhi chi guarda che il soggetto si è dedicato a Geova. b) secondo la concezione cattolica invece il battesimo di Giovanni era in simbolo di penitenza e funzionava come un sacramentale, cioè dava la grazia in base al pentimento interno del peccatore. I sacramentali (acqua benedetta, parola di Dio, corona del rosario, crocifisso, abitino e altri) ricevono efficacia “ex opere operantis” sulla base delle disposizioni interiori del soggetto, mentre i sacramenti funzionano sulla base della potenza di Cristo; il ricevente deve solo stare in posizione “passiva” cioè non porvi alcun ostacolo interiore. A petto del battesimo di Giovanni subentrò il battesimo di Cristo. Un sacramento irriducibile al preteso COME-COSI’ perche, appunto, essendo un sacramento donava la grazia per potenza propria. E con la grazia la vita divina, la compartecipazione alla natura divina, che comporta una sorta di deificazione in quanto il battezzato diventa membro del Corpo di Cristo.
Inutile dire che per Gesù si trattò solo di un gesto fatto per gli astanti, giacché egli non aveva nulla di cui pentirsi e nulla da purificare essendo l’Autore della vita e della grazia. E’ stato un gesto che ha coonestato ciò che Giovanni faceva, quindi una sottolineatura visiva dell’invito “convertitevi e credete al Vangelo” che fu il successivo slogan di Gesù, e l’occasione per il Padre di presentarlo al popolo come il Figlio diletto pieno di Spirito Santo da ascoltare e seguire.
Ricordare (abbiamo detto anche questo) che l’aprirsi dei cieli viene interpretato dal geovismo, che di solito prende le cose alla lettera, in maniera simbolica, cioè come un ricordare da parte di Cristo che Lui un tempo era La Parola nei cieli e ora come uomo (non più arcangelo) viene adottato come Figlio da Geova che lo unge con il suo spirito santo facendone il principe dei 144001 Unti.
Superfluo dire che il TG non vede in questo brano una teofania trinitaria come ce la vede tutta la “cristianità apostata” fatta di miliardi (tra morti e viventi) di cattolici, ortodossi, e protestanti di quasi tutte le denominazioni e loro derivazioni.
Inviato:
dom gen 10, 2010 7:21 am
da Sandro
II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ciclo C (17/1/2010)
Prima Lettura: Isaia 62,1-5
Nulla da segnalare.
Seconda lettura: 1Corinzi 12,4-11
La NM preferisce dire “Corinti”. Come al solito nella NM lo SPIRITO è sempre scritto con la minuscola perché si vuole sottolineare che è una forza impersonale (la “forza attiva di Dio”) con cui Geova opera come fosse un attrezzo totipotente. Invece nella CEI si usa la “S” maiuscola o minuscola a seconda se si tratta dello Spirito Santo, Persona divina, o lo spirito dell’uomo. In questo brano le “S” della CEI sono maiuscole perché la nostra Chiesa ritiene che sia all’opera lo Spirito Santo. E ne fa fede il tipo di alcuni doni da Lui trasmessi che dicono intelligenza. Ad esempio troviamo, e possiamo coglierli anche nella NM che in questo non si spinge (come fa in altri casi) a falsificare la traduzione, questo tipo di doni: “8 parola di sapienza… parola di conoscenza… 9 fede… 10 profezia… discernimento di espressioni ispirate…lingue… interpretazione di lingue”.
L’unica è dunque quella di predisporsi, con pazienza e dolcezza, e se il TG è davvero aperto e disposto a conoscere in profondità il pensiero cattolico, a programmare un confronto sereno sulla base di un documento ufficiale della Chiesa che riguarda lo Spirito Santo. Si potrà usare l’enciclica “Dominum et vivificantem”, e/o i Documenti del Concilio Vaticano II utilizzando l’indice analitico alla voce Spirito Santo, o il Catechismo della Chiesa Cattolica, o il Catechismo degli adulti “La verità vi farà liberi”. In questo e tipi di confronto analoghi, anche se alla fine si rimane ciascuno sulle proprie posizioni, se ne ricava almeno la conoscenza più esatta di ciò che la fede dell’altro crede, e in certi casi ne emergeranno le motivazioni lacunose o deboli (quando non gli svicolamenti e le elusioni) che affliggono costantemente la teologia geovista del CD. Non è infatti senza danno che la Dirigenza geovista ha disprezzato da sempre la teologia altrui* e, senza rendersi conto di ciò che dice, sostiene contraddittoriamente di non farne in casa propria.
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* E tuttavia fa ricorso all’ermeneutica ed esegesi altrui quando gli serve a confermare la propria e… quando ritiene, opportunamente potando gli Autori che cita, di poter dare l’impressione che essa sia in linea con ciò che il geovismo sostiene!
Vangelo: Giovanni 2,1-11
Siamo giunti all’episodio in cui Gesù compì un miracolo come “principio dei suoi segni, e rese la sua gloria manifesta; e i suoi discepoli cedettero in lui”. (NM)
Ma si dà il caso che quel miracolo, dell’acqua tramutata in vino a Cana, è stato sollecitato energicamente dalla richiesta di sua madre Maria che, nonostante la risposta per noi misteriosa di Gesù che a tutta prima sembrerebbe di rifiuto, “disse a quelli che servivano: “Qualunque cosa vi dica, fatela””. E Gesù,- compiendo il miracolo alla grande, si direbbe strafacendo giacché non era certo necessario ricorrere alla quantità spropositata di “sei anfore di pietra… contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri” che Gesù fece riempire “fino all’orlo” (CEI) – dimostrò chiaramente di assecondare la richiesta della Madre ben oltre quanto occorreva per soddisfare la sete dei commensali.
Invece davanti a tanta profusione di… grazia di Dio, il CD dei TG spiega la risposta di Gesù alla madre in questo modo:
« ‘Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora’ ”. (Da bambino, Gesù era sottomesso alla madre e al suo padre adottivo. Ma ora che era cresciuto rifiutò benevolmente, ma in modo deciso, la guida di Maria, la quale accettò umilmente la correzione).» (Ragioniamo facendo uso delle Scritture, pag. 217)
Beato chi può capire una logica che funziona così.
E sarà ovvio notare come anche da questo episodio noi cattolici ricaviamo l’insegnamento scritturistico riguardante la funzione interceditrice di Maria, subalterna a quella del Figlio ma voluta certamente da Dio, come insegna il Concilio Vaticano II nel cap. VIII della Lumen Gentium.
Re: GEOVA A MESSA, Anno Liturgico 2009-2010 Ciclo C
Inviato:
dom gen 10, 2010 2:20 pm
da francocoladarci
In merito al Battesimo del Signore
In effetti il Sacramento del battesimo viene così espresso dalla dottrina cattolica:< Il santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo d'ingresso alla vita nello Spirito (« vitae spiritualis ianua »), e la porta che apre l'accesso agli altri sacramenti. Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo; siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione:4 « Baptismus est sacramentum regenerationis per aquam in verbo – Il Battesimo può definirsi il sacramento della rigenerazione cristiana mediante l'acqua e la parola »>, Catechismo della Chiesa Cattolica.
Tale battesimo non ha nulla a che vedere con il pseudo battesimo dei Testimoni di Geova, come ha scritto bene Sandro: < ) secondo la concezione geovista nessun battesimo perdona i peccati, né quello in acqua delle Altre Pecore né quello nello spirito degli Unti. L’atto dunque di “immersione” che i TG fanno platealmente nelle piscine è puramente testimoniale; esso serve a testificare agli occhi chi guarda che il soggetto si è dedicato a Geova>.
1)La formula tutt’ora in vigore presso i TdG è la seguente: <In base al sacrificio di Gesù Cristo, ti sei pentito dei tuoi peccati e ti sei dedicato a Geova
per fare la sua volontà?
2) Comprendi che la tua dedicazione e il tuo battesimo ti identificano come testimone di
Geova associato all’organizzazione diretta dallo spirito di Dio?.
Come si evince da ciò, il battesimo dei TdG è solo di dedicazione, mettendo in risalto l’associazione, l’identificazione all’organizzazione della WTS, rendendo così senza valore o sminuendo la morte, la risurrezione di Cristo.
Franco