da Sandro » mer set 12, 2012 8:45 am
Domenica 16 Settembre 2012 - XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)
Prima Lettura Is 50,5-9°
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?
Nulla da dire. Anche il geovismo vede in questo salmo del servo sofferente di Geova un "antìtipo" e profezia di Gesù Messia.
C'è da riconoscere comunque che, quanto a "indurire la faccia come pietra" cioè a coltivare uno spirito di determinazione e di fedeltà a tutti i costi, il geovismo carica molto i suoi "proclamatori" e "pionieri", soprattutto in vista e in occasione delle "persecuzioni" (cf l'enfasi e la pubblicizzazione data ai TG martiri sotto il nazismo ma "saldi nella fede"!). Persecuzione però che, a dirla tutta, è alquanto facilitata dal fatto che i TG sono propensi a vederla in ogni ostacolo od obiezione che incontrano, sia che derivi dal loro stile intransigente e fondamentalista sia dal rifiuto della dottrina che in certi casi appare chiaramente bizzarra o disumana anche a gente che non crede.
Abbiamo già incontrato una parte di questo brano nella Domenica delle Palme (1 Aprile 2012); si veda anche il commento espresso là.
Seconda Lettura Giac 2,14-18
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo?
Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».
Il geovismo - contrariamente al protestantesimo classico che, al seguito del luterano "sola fide", svaluta le opere in relazione alla salvezza, ritenuta predeterminata e perciò indipendente da ciò che si fa – dà valore alle opere. Tuttavia la sua "Caritas" perlopiù viene limitata ai 144.000 Unti, ritenuti i soli "minimi fratelli" di cui Gesù parla nella parabola del giudizio universale.
In sostanza tutta l'attività caritativa, salvo casi particolari locali delle Congregazioni, decisi dagli Anziani, si riduce a mandare offerte alla sede mondiale dei TG a Brooklyn. La sede centrale a sua volta non cura attività caritative relative al sollievo del fisico (mense, orfanotrofi, dispensari, ospizi, soccorso ai poveri, dormitori ecc...) come fanno le Caritas della cristianità. Non fa queste opere neanche a beneficio dei propri adepti, nonostante che Giacomo alluda esplicitamente a "fratelli e sorelle" di fede nel bisogno! I soldi li usa solo per l'attività di predicazione, e quindi per far funzionare le Betel, costruire sale dei congressi, sostenere missionari, organizzare riunioni e congressi, sostenere tutta l'attività di predicazione, di tipografia e distribuzione degli stampati, ecc... Una forma di aiuto "materiale" si svolge eccezionalmente in casi di calamità naturali (molto reclamizzata nelle riviste) e si rivolge quasi esclusivamente ai propri fratelli di fede. Solo di recente, e se avanza qualcosa, ci si è allargati a soccorrere anche "quelli del mondo".
Il motivo di tale scelta - oltre la sorprendente interpretazione dei "minimi fratelli di Gesù" riferito agli Unti e non, come la parabola del buon samaritano ha fatto capire a tutta la cristianità, a qualsiasi essere umano nel bisogno - è la convinzione che Gesù non ha comandato ai suoi seguaci un'opera caritativa. L'unico comando dato da Gesù sarebbe stato quello di "andate, predicate, fate discepoli..." etc Le parole "guarite i malati ecc..." vengono riferite al solo dono straordinario, di durata temporanea, che Gesù ha fatto per attestare la credibilità del messaggio all'inizio. Poi, svanito insieme alle profezie e al dono delle lingue ecc..., ha lasciato il posto alla sola attività di predicazione. Questa è la spiegazione ufficiale.
In verità ci sono altri motivi, non detti subito ma che fanno parte delle convinzioni geoviste. E sono la persuasione che il mondo è sul punto di essere ripulito dai cattivi e rinnovato da Geova, così che tutta l'opera di ricostruzione è bene rimandarla al futuro millennio del dopo Armaghedon. Insieme a questa imminenza si pensa che Gesù avrebbe profetizzato che i mali del mondo, causati da Satana e dal malgoverno degli uomini, devono avere una escalation parossistica (cf. 2Timoteo 3,1-7 "Negli ultimi giorni...") e ciò che sta avvenendo oggi a livello mondiale confermerebbe la veridicità di tale profezia; così che se ci si adoperasse per sanare e con successo qualche aspetto di questo mondo in cancrena, si destituirebbe di validità la profezia irritando Geova.
Di qui l'amore caritativo, indicato da Gesù come il parametro del giudizio universale, al punto che Gesù ritiene come fatto a sé ciò che si fa in favore del prossimo, viene approvato solo se questo prossimo fa parte dei "minimi dei suoi fratelli", gli Unti.
Mc 8,27-35
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
Nelle ultime righe, nella NM, troviamo il solito "palo di tortura" al posto della "croce". Palo più volte da noi contestato, e crediamo con buone ragioni. Una tra tutte: Geova ha trasmesso per mezzo secolo – dal 1879 al 1930 circa - al suo "Canale" la convinzione che Gesù era stato suppliziato su una croce (cf L'Arpa di Dio, p. 114 e 143; Creazione p, 201; la spilla con croce e corona ecc...) instillando nei cuori dei TG, a partire dai primi due presidenti, la venerazione per tale segno distintivo del cristiano così da farne una spilla da esibire sul bavero della giacca. E se Geova, come dicono, è Dio, noi diciamo che è impossibile che si sia sbagliato.
Poi si parla di salvare o perdere la propria "vita". Stando alla parola, non esistono problemi. Sia la NM che la CEI, nell'edizione del '74, rendevano la parola greca psychè ( qui all'accusativo) con "anima". Oggi la versione CEI del 2008 la rende con "vita", ma anche la NMrif in nota appunta «O, "vita". Gr. psychèn».
Stando però al concetto inteso nella mente, ricordiamo l'enorme differenza tra cattolicesimo e geovismo. Il geovismo dicendo "anima" intende tutto l'essere umano, comprendendovi il suo spirito vitale, che ritiene pura energia, e il corpo (e per questo dice che l'anima è mortale!). Il cattolicesimo invece con "anima" intende solo la parte spirituale dell'uomo, quella da cui provengono i pensieri, gli atti di volontà di amore ecc... che comandano il corpo e interagiscono con esso. Così mentre per noi ha senso il discorso di Gesù che invita a perdere la propria anima-vita per Lui (in quanto comporta la salvezza immediata dell'anima spirituale, il cui corpo le sarà restituito alla risurrezione) e quindi la perdita si riferisce solo alla vita biologica del corpo; per i TG la prospettiva di perdere l'anima-vita, non essendoci nulla che sopravvive, diventa spaventosa, perché essi finiranno nel nulla e ciò che verrà impropriamente "risuscitato" non sarà più l'individuo storico che fu, ma una sua copia riprodotta nei minimi particolari. Il geovismo dovrebbe riflettere molto di più sul mistero della identità della persona umana che trascende il suo essere corporeo.
E veniamo alla prima sottolineatura. La possibilità che nella persona di Gesù ci fosse qualcuno dei personaggi suddetti, smentisce l'insegnamento geovista che ritiene che l'uomo viene nullificato dalla morte. Ciò che sarebbe avvenuto in Gesù - nella veduta geovista che pretende di essere identica a quella dei contemporanei di Gesù - non corrisponde ad una vera e propria "risurrezione", poiché nella risurrezione le persone devono essere risuscitate con il loro aspetto storico avuto e non cambiare di fisionomia.* E se consideriamo che Gesù faceva miracoli potenti e che Erode temeva che in Gesù ci fosse Giovanni Battista redivivo (persuasione che circolava di fra il popolo e che egli espresse con timore alla sua corte), allora vuol dire che nella opinione comune ebraica non c'era il concetto della nullificazione dell'uomo alla morte fisica. Anzi si pensava che l'uomo nell'aldilà veniva dotato di poteri sovrumani e poteva ripresentarsi in questo mondo e agire, intimorendo i vivi, sotto mentite spoglie.**
Poi c'è quel "risorgere" che viene costantemente reso nella NM al modo passivo con "essere destato", ma abbiamo già visto che Gesù ha rivendicato la capacità di autorisuscitarsi quando ha paragonato il suo corpo ad un tempio.*** E abbiamo anche detto che questa affermazione è prova fortissima della divinità di Cristo, e precisamente di Cristo come Uomo-Dio, ovvero Dio incarnato. Infatti per risuscitarsi, attivamente, bisogna esserci e non esserci nello stesso tempo. Un assurdo se non esistessero in Gesù il piano della natura umana che viene colpita dalla morte, e quello della natura divina immortale del Figlio che opera la resurrezione dell'uomo Gesù di Nazareth. E queste due nature, dice la nostra Chiesa, sono conviventi nell'unità della Persona che essendo solo divina, permette a Gesù di dire "io" comprendendole entrambe.
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* «Questo nuovo corpo fisico [dei risuscitati - ndr] sarà senz'altro simile a quello che l'individuo aveva prima di morire. di modo che questi sarà riconoscibile da chi lo conosceva.» (Potete, p. 174)
**«14 Ora questo giunse agli orecchi del re Erode, poiché il nome di [Gesù] era divenuto pubblico, e dicevano: “Giovanni il battezzatore è stato destato dai morti, e per questo si compiono in lui le opere potenti”. 15 Ma altri dicevano: “È Elia”. Altri ancora dicevano: “È un profeta come uno dei profeti”. 16 Ma quando Erode lo udì diceva: “Il Giovanni che ho decapitato, quello è stato destato”.»(Marco, cap. 6 - NM)
*** «18 Quindi, rispondendo, i giudei gli dissero: “Quale segno hai da mostrarci, dato che fai queste cose?” 19 Rispondendo, Gesù disse loro: “Abbattete questo tempio, e in tre giorni lo rialzerò”. 20 Perciò i giudei dissero: “Questo tempio è stato edificato in quarantasei anni, e tu lo rialzerai in tre giorni?” 21 Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22 Quando, dunque, fu destato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo; e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.» (Giovanni, cap. 2 - NM)
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)