Risurrezione di Cristo

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Risurrezione di Cristo

Messaggioda Nicola 72 » sab mar 24, 2012 5:37 pm

Da quanto ho capito la risurrezione di Cristro e un po ingarbugliata per iTG ma non ho Capito bene che vogliono dire che solo risorto lo spirito o che mi potete spiegare qualcosa?
Nicola 72
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Re: Risurrezione di Cristo

Messaggioda Sandro » sab mar 24, 2012 7:35 pm

Nicola 72 ha scritto:Da quanto ho capito la risurrezione di Cristro e un po ingarbugliata per iTG ma non ho Capito bene che vogliono dire che solo risorto lo spirito o che mi potete spiegare qualcosa?


Sì, è ingarbugliata, ma di molto. E lo è o perché non si rendono conto della contraddittorietà ed equivocità di ciò che dicono o perché lo fanno apposta per irretire alla loro ideologia chi non è abituato alla precisione dei concetti.
Vediamo di sgarbugliare la matassa.
Per essi l'essere umano (che per noi è composto di anima e corpo) nel suo insieme è definito "anima" (primo equivoco), ed è fatto di corpo e energia-forza vitale, che chiamano anche impropriamente "spirito" (secondo equivoco, perché sanno che nella nostra concezione cattolica la parola "spirito" non significa energia vitale ma è sinonimo di "anima").
Non solo l'energia vitale non coincide con la nostra "anima", ma, diversamente da essa, è anche impersonale, e alla morte dell'uomo si volatilizza, così che la persona uomo finisce nel nulla. Naturalmente, in coerenza alla concezione che il tutto si chiami "anima", quando muore una persona essi dicono che è morta un'anima (terzo equivoco).
Questo sarebbe dunque successo anche a Gesù che era, secondo il geovismo, esclusivamente uomo. Morì e finì nel nulla per "tre giorni".
Allora abbiamo che il concetto di risurrezione è applicato a Gesù (come ai futuri uomini che risusciteranno nel millennio) in maniera improria (quarto equivoco) rispetto a ciò che noi intendiamo. In realtà è una ri-creazione. E per giunta, non essendoci più nulla della persona che è andata distrutta, non essendoci nulla appunto da ri-suscitare, da riportare alla precedente condizione, la ri-creazione geovista non riguarderà affatto la stessa persona che fu, ma sarà la produzione di un nuovo soggetto che gli somiglia in tutto, sia fisicamente, sia per il bagaglio di conoscenze-esperienze che Geova immetterebbe in quel nuovo corpo.
Nel caso di Gesù poi, diversamente da quello che succederebbe agli uomini normali, non fu ri-creata una copia dell'uomo ma del fu Michele arcangelo. Al posto di Gesù è stato ricreato il bis di Michele, che però chiamano ancora col nome di Gesù (quinto equivoco).
E questa concezione dipende dal fatto che il geovismo interpreta il binomio paolino "carne e sangue" nel senso banale di muscoli e ossa, e interpreta letteralisticamente la frase paolina che dice "carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio" (1Corinzi 15,50). Il corpo spirituale che significa la trasformazione del corpo storico in corpo glorioso, è ritenuto nel geovismo un corpo di tipo angelico (sesto equivoco). A sua volta Il Regno di Dio diventa un reame spirituale che può essere abitato solo da "corpi spirituali" (settimo equivoco) perciò l'uomo Gesù di Nazaret è escluso dal Reame dei cieli.

La cosa più buffa è che, nella cosiddetta "dimostrazione" della mortalità dell'anima, il geovismo si sbraccia per dimostrare ciò che la cronaca quotidiana dimostra ampiamente ogni giorno, cioè che le persone muoiono. Infatti tutto lo sforzo dimostrativo del CD sta nel farci "bere" (è la parola giusta) che l'uomo nel suo insieme è un'anima. Fatto questo si passa ad affermare che l'anima muore come se non lo sapessimo già dall'esperienza giornaliera.
E' chiaro che accettato l'equivoco di definire anime le persone, la cosa va da sé. Ma si dà il caso che, al contrario, si può concepire la morte delle persone insieme alla sussistenza della loro anima-spirito. Sono millenni che miliardi di persone hanno visto le due cose come non escludentesi.

L'inizio della confusione io lo vedo nel supporre erroneamente che Dio, con la sua rivelazione biblica, ci abbia chiarito con precisione l'essenza dell'uomo, cioè ci abbia insegnato antropologia filosofica. Quando invece risulta che Egli ha veicolato le sue idee religiose lasciando che gli agiografi le esprimessero utilizzando ciascuno la propria cultura del loro tempo, con tutte le limitazioni di vocabolario e di conoscenze che aveva. Dio non ha insegnato né storia, né geografia, né astronomia, né scienze, né biologia, psicologia, botanica, chimica o altro... Non è difficile dimostrarlo. Quindi non ha insegnato neanche antropologia filosofica. E, in merito a questo, sbaglia il geovismo credendo che l'uomo sia fatto di corpo e energia vitale impersonale. Il pensiero non è un secreto del cervello ma una produzione spirituale derivante da un'entità spirituale e non da un'energia impersonale. Dalla materia non viene fuori ciò che non è materiale. Il meno non dà il più. E anche se fosse vero (il che è discutibile) che quella sostenuta dal geovismo sia la concezione dell'uomo che emerge dalla Bibbia (il che comporta anche l'equivoco di ritenere la Bibbia come un unico volume quando in essa si nota una marcata evoluzione culturale in merito allo spirito umano) bisogna rispondere che non è la concezione che ha Dio di noi, ma è solo quella derivante dalla cultura ebraica del tempo.

Se si vuole comunque discutere con un TG sull'anima, interessati a sapere se sopravvive alla morte o no, la cosa migliore per evitare ogni equivoco è quello di focalizzare l'oggetto del discorso evitando di definirlo anima. Cioè ci si chiederà se, con la morte fisica, l'uomo finisce del tutto o se qualcosa di lui e un qualcosa in cui risiede la sua soggettività, l'io personale, sussiste e va a fare i conti con il Creatore. A questo interrogativo la Bibbia risponde inequivocabilmente "sì, sussiste"; le dimostrazioni si sprecano.

Qualcosa del genere l'ha detta anche il Papa, definendo l'anima "principio costitutivo che...". Ecco le sue parole: «in alcuni ambienti, la parola anima è considerata addirittura una parola proibita, perché – si dice – esprimerebbe un dualismo tra corpo e anima, dividendo a torto l’uomo». Queste teorie vanno rifiutate. «Certamente l’uomo è un’unità, destinata con corpo e anima all’eternità. Ma questo non può significare che non abbiamo più un’anima, un principio costitutivo che garantisce l’unità dell’uomo nella sua vita e al di là della sua morte terrena». (Benedetto XVI, omelia della Messa crismale del 5 aprile 2012)
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