da GrisAdmi » ven ott 14, 2011 6:47 am
Alle parole del Catechismo della Chiesa Cattolica, è utile aggiungere queste tratte dal Catechismo del Concilio di Trento o Catechismo Romano:
381. Il regno di Dio
è il suo potere universale e la sua provvidenza
[...]
Il senso dunque più comune di Regno di Dio che ricorre di frequente nella sacra Scrittura, è quello che non solo indica il potere di Dio su tutti gli uomini e le cose, ma anche la provvidenza che tutto regola e governa: Nelle sue mani, dice il Profeta, tiene la terra in tutta la sua estensione (Ps 94,4). E in questa estensione è compreso tutto ciò che, nascosto nelle profondità della terra e in tutte le parti del creato, si tiene celato a noi. Ciò intendeva Mardocheo quando diceva: Signore, Signore, re onnipotente, tutte le cose sono poste sotto la tua signoria, e non v'è chi possa opporsi alla tua volontà; sei tu Signore di tutti e non v'è chi possa resistere alla tua maestà (Est 13,9).
Con le parole Regno di Dio s'intende ancora la provvidenza particolare con cui Dio custodisce e vigila sugli uomini pii e i santi; provvidenza e cura esimia, per le quali David disse: Poiché Dio mi governa, nulla mi potrà mancare (Ps 22 Ps 1), ed Isaia: Il Signore è nostro re: egli ci salverà (Is 33,22).
382. Il regno di Dio non è di questo mondo
Sebbene già sulla terra vivano sotto questo regio potere di Dio gli uomini che chiamiamo pii e santi, tuttavia Cristo Signore disse a Pilato che il suo regno non è di questo mondo (Jn 18,36); cioè non ha la sua origine in questo mondo, il quale fu creato ed avrà una fine. Abbiamo detto in che modo dominano imperatori, re, repubbliche, duchi, e tutti quelli che, per desiderio o elezione degli uomini, stanno a capo del governo nelle città e nelle provincie, oppure con la violenza e l'ingiustizia si impadronirono del potere. Ma Cristo Signore fu fatto Re da Dio, come dice il Profeta (Ps 2,6); e il suo regno, secondo il detto dell'Apostolo, è il regno della giustizia; dice infatti: Il regno di Dio è giustizia, pace e gaudio nello Spirito santo (Rm 14,15).
Cristo regna in noi con le intime virtù della fede, della speranza, e della carità; per queste virtù noi siamo in certo modo chiamati a partecipare al regno. Essendo soggetti in modo particolare a Dio, siamo consacrati al suo culto e alla sua venerazione, tanto che l'Apostolo dice: Vivo io, ma piuttosto non io; vive in me Cristo (Ga 2,20). Anche a noi sarà lecito di dire: Io regno, ma, piuttosto, non sono io: regna in me Cristo.
Questo regno si chiama giustizia, poiché esso è fatto della giustizia di Cristo Signore. Di questo stesso regno dice il Signore in san Luca: Il regno di Dio è dentro di voi (Lc 17,21). Quantunque Gesù Cristo regni per la fede in tutti quelli che sono raccolti in grembo della santa madre Chiesa, egli ha tuttavia cura speciale di quelli che, animati da fede viva, dalla speranza e dalla carità, si offrono a Dio quali membra pure e vive di lui; tanto che si può dire che in essi regni la grazia divina.
Ma è pure regno della gloria di Dio quello del quale Cristo Signore parla in san Matteo: Venite, benedetti dal Padre mio, possedete il regno preparato per voi fin dall'origine del mondo (Mt 25,34). E questo regno chiedeva a Cristo in san Luca il buon ladrone che riconobbe i propri delitti: Signore, ricordati di me, quando giungerai nel tuo regno (Lc 23,42). San Giovanni pure ricorda questo regno: Chi non rinasce con l'acqua e lo Spirito santo, non può entrare nel regno di Dio (Jn 3,5). E l'Apostolo agli Efesini: Chiunque sia fornicatore, impudico, avaro, poiché ha servito idoli, non ha parte nell'eredità del regno di Cristo e di Dio (Ep 5,5). A questo regno ancora si riferiscono alcune parabole di Cristo Signore, quando parla del regno dei cieli (Mt 13,24 Mt 13,31 Mt 13,33 Mt 13,44).
È necessario stabilire prima il regno della grazia; poiché non può regnare la gloria di Dio in colui nel quale già non regni la grazia. La grazia, secondo il detto del Salvatore, è una fontana d'acqua zampillante in vita eterna (Jn 4,14). Che diremo, dunque, che sia la gloria, se non la grazia perfetta ed assoluta? Infatti: mentre per tutto il tempo che, rivestiti di questo corpo fragile e mortale, andiamo vagando in questa cieca peregrinazione, in questo esilio, e, sempre vacillanti, restiamo lontani da Dio, spesso sdruccioliamo e cadiamo, rigettando il sostegno del regno della grazia, sul quale ci appoggiavamo; quando invece ci avrà illuminati la luce del regno della gloria, l'unico perfetto, noi saremo fermi ed eternamente stabili, poiché allora il vizio e la malattia si dilegueranno, e ogni debolezza si cambierà in robustezza; e Dio stesso, infine, regnerà nell'anima e nel nostro corpo, come abbiamo esposto ampiamente nel Simbolo, parlando della risurrezione della carne.
Trianello
Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)