I Padri Apostolici e gli Apostoli

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I Padri Apostolici e gli Apostoli

Messaggioda Citocromo » ven lug 08, 2011 6:24 pm

Nella TOR del 1 luglio 2009 c’è uno strano articolo sui Padri Apostolici che ho letto con amarezza poiché viene stravolto il senso degli insegnamenti di alcuni Padri per dimostrare l’indimostrabile. Citando i Padri Apostolici, la WT vuole dimostrare che dopo la morte dell’ultimo apostolo, quindi alla fine del primo secolo, i cristiani abbiano apostatato dalla vera fede trasmessa dagli apostoli, che oggi sarebbe professata solo dai tdg, e che i medesimi Padri avrebbero favorito tale ondata di apostasia. Tutto questo discorso va contro gli insegnamenti e le promesse di Gesù Cristo, il quale, avendo assicurato agli apostoli (e successori) di essere con loro tutti i giorni fino alla fine del mondo, che le porte degli inferi non avrebbero prevalso contro la sua Chiesa e che lo Spirito Santo li avrebbe giuidati alla verità tutta intera e sarebbe rimasto con loro per sempre, ha sempre aiutato e sorretto la Chiesa, sua Sposa, che Egli ha amato e ha dato se stesso per lei, e non l’ha abbandonata in balìa del nemico e dell’errore. Perciò, la Chiesa ha trasmesso fedelmente lungo i secoli il messaggio evangelico ed ha lottato in ogni epoca della sua storia contro le eresie che minacciavano la fede. Ancora oggi, assolve a questo suo mandato, affidatogli da Cristo stesso, trasmettendo la fede e mettendo in guardia da chi la distrugge a picconate, proprio come fa la WT.
Ma andiamo a leggere l’articolo:

Oggi è difficile stabilire fino a che punto gli insegnamenti dei Padri Apostolici aderissero a quelli di Gesù. Indubbiamente questi uomini si prefiggevano di preservare, se non di promuovere, un certo tipo di cristianesimo. Condannavano l’idolatria e i costumi dissoluti. Credevano che Gesù fosse il Figlio di Dio e che fosse risorto. Tuttavia, non riuscirono ad arginare l’ondata crescente di apostasia. Al contrario, alcuni di loro contribuirono ad alimentarla.


Queste sono affermazioni gratuite e “quod gratis adfirmatur, gratis negatur”. I Padri Apostolici insegnavano la fede ricevuta dagli apostoli e non “un certo tipo di cristianesimo”. Infatti, i Padri credevano in Cristo Figlio di Dio nel modo in cui lo credono oggi i Cristiani cattolici, ortodossi e protestanti, ossia Figlio generato dal Padre e non la “prima creatura” di Geova.
Un esempio per tutti è dato dalle lettere di Ignazio di Antiochia:
- “Ignazio, Teoforo, a colei che è stata benedetta in grandiosità con la pienezza di Dio Padre, che è stata predestinata, prima dei secoli, ad essere per sempre di gloria eterna e di salda unità, che è stata scelta nella passione vera per volontà del Padre e di Gesù Cristo, Dio nostro, la Chiesa degna di essere beata, che è in Efeso dell'Asia…” (Lettera agli Efesini, Saluto)
- “Non c'è che un solo medico, materiale e spirituale, generato e ingenerato, fatto Dio in carne, vita vera nella morte, nato da Maria e da Dio, prima passibile poi impassibile, Gesù Cristo nostro Signore.” (Lettera agli Efesini, VII)
Inoltre, si dice che i Padri non contrastarono l’apostasia, ma contribuirono ad aumentarla. Questo è falso, perché in ogni scritto dei Padri c’è l’esortazione alle Chiese locali e ai loro pastori di fare attenzione alle eresie. Aggiungo anche che queste affermazioni gratuite della WT, come tutto l’articolo, servono per far credere ai lettori che l’insegnamento geovista, che si atterrebbe strettamente alla Bibbia e che è contrario a quello cattolico, sia la vera dottrina insegnata dagli apostoli e che gli insegnamenti dei Padri Apostolici siano apostati come quelli sostenuti dalla cristianità apostata, che, al contrario dei tdg, non farebbe riferimento alla Scrittura. E’ stato già ampiamente dimostrato che è proprio la WT ad insegnare false dottrine, stravolgendo l’insegnamento biblico. I Padri Apostolici, al contrario, trasmisero fedelmente ciò che insegnarono gli apostoli: le verità di fede che si trovano nella Scrittura sono esattamente quelle tramandate dai Padri. E siccome i tdg non sono mai esistiti fino alla fine del 1800, la WT deve inventarsi il trucchetto dell’apostasia.

Certe correnti del pensiero “cristiano” primitivo in effetti si discostarono dagli insegnamenti di Cristo e degli apostoli.

Altra affermazione gratuita che rispedisco al mittente.
Per esempio, contrariamente alle istruzioni date da Gesù quando istituì il Pasto Serale del Signore, noto anche come Ultima Cena, l’autore della Didachè comandò che il passaggio del vino precedesse quello del pane.


Qui bisognerebbe fare alcune precisazioni, senza entrare molto nei dettagli perché il discorso è complesso. Consideriamo la struttura del racconto dell’Ultima Cena di Lc 22,17-20 e di 1Cor 10,16-17. Al contrario degli altri due sinottici, Luca è più accurato nel descrivere il rito: nel racconto il rito del calice viene per primo, poi segue il rito del pane, la cena e il rito finale del calice. Anche la cena festiva giudaica segue questa impostazione: all’inizio c’è il Quiddush (santificazione), costituito da tre parti: le prime due sono il rito del calice prima e quello del pane poi (segue la cena). La medesima successione dei tre momenti si ritrova in Luca, che non è un caso unico e isolato in quanto la Didachè descrive la celebrazione eucaristica che ha la stessa struttura di quella lucana. L’Eucaristia inizia con il rito del calice accompagnato da una corta benedizione, il rito del pane accompagnato da una benedizione e da una preghiera per l’unità e alla fine c’è il pasto (vedi Didachè 9-10). Il rito eucaristico della Chiesa di Corinto descritto da Paolo è analogo a quelli già visti. Ora, chi va contro le istruzioni di Gesù? Sicuramente il geovismo, perché stravolge le parole di Cristo “questo è il mio corpo/sangue” con “questo significa…”, riducendo il Sacramento ad un semplice pasto serale ed il pane e il vino in semplici “emblemi” di cui si possono cibare solo gli Unti e non “tutti”.

Questo scrittore affermò inoltre che se non era disponibile uno specchio d’acqua per amministrare il battesimo per immersione, sarebbe stato sufficiente versare dell’acqua sulla testa di chi si doveva battezzare. (Marco 1:9, 10; Atti 8:36, 38)

E dov’è il problema? Cristo aveva istituito il Battesimo e aveva affidato agli apostoli il compito di battezzare, ma non ha mai insegnato che la sola modalità sia quella dell’immersione. E poi vorrei ricordare che la cosiddetta cristianità apostata ha amministrato nei secoli il Sacramento del Battesimo sia per infusione, sia per aspersione, sia per immersione (ad esempio nei numerosi Battisteri, quali quello di Firenze e Siena).

La stessa opera incoraggiava i cristiani a osservare determinati riti, come digiunare obbligatoriamente due volte la settimana e recitare il “Padrenostro” tre volte al giorno. — Matteo 6:5-13; Luca 18:12.


Qual è il problema? Gesù, proprio nel capitolo 6 di Mt, ha insegnato come praticare il digiuno; non ha detto di non digiunare, ma ha esortato ad un digiuno diverso da quello degli ipocriti. Anche in Atti gli Apostoli digiunano, ad esempio prima di eleggere i diaconi.
Per quanto riguarda il Padre Nostro, Gesù stesso ha detto “Quando pregate dite: Padre…”. E nella citazione di Matteo Gesù non vieta la preghiera ripetuta, cosa che egli stesso fa per tre volte nel Getsemani, come farà anche Paolo per ben tre volte in 2Cor per chiedere al Signore Gesù che gli tolga la “spina nella carne”; Gesù mette in guardia dal riempirsi la bocca di parole come facevano i pagani che credevano di piegare il volere divino ed essere esauditi a forza di parole.

Dal canto suo, Ignazio auspicava una nuova organizzazione della congregazione cristiana in cui un solo vescovo presiedesse “al posto di Dio”.# Questo vescovo avrebbe esercitato l’autorità su molti sacerdoti. Tali idee alimentarono nuove ondate di insegnamenti non scritturali. — Matteo 23:8, 9.


Diciamo subito che la “congregazione cristiana” non è mai esistita. Nel NT e negli scritti dei Padri Apostolici si parla di Chiesa (dal greco “ekklesìa”), termine utilizzato anche dalla WT fino agli inizi del 1950, se non erro. Inoltre, Ignazio non voleva assolutamente una nuova organizzazione della Chiesa, ma mantenne la struttura della Chiesa come l’avevano lasciata gli Apostoli: una comunità locale con a capo un Vescovo o Episcopo e gli anziani o presbiteri. Se si legge il NT, si può vedere come questa sia la struttura (anche se ancora in germe) della Chiesa (vedi Atti e lettere paoline). Nella lettera a Tito, Paolo esorta il suo discepolo a stabilire presbiteri in ogni città dell’isola di Creta (Tt 1,5-6) e il Vescovo in Tt 1,7 viene definito “amministratore di Dio”. Ignazio mantiene la stessa struttura e nel passo della lettera ai Magnesi (VI), citato dalla WT nell’articolo, dice: “1. Poichè nelle persone nominate sopra ho visto e amato tutta la comunità vi prego di essere solleciti a compiere ogni cosa nella concordia di Dio e dei presbiteri. Con la guida del vescovo al posto di Dio, e dei presbiteri al posto del collegio apostolico e dei diaconi a me carissimi che svolgono il servizio di Gesù Cristo che prima dei secoli era presso il Padre e alla fine si è rivelato. 2. Tutti avendo una eguale condotta rispettatevi l’un l’altro. Nessuno guardi il prossimo secondo la carne, ma in Gesù Cristo amatevi sempre a vicenda. Nulla sia tra voi che vi possa dividere, ma unitevi al vescovo e ai capi nel segno e nella dimostrazione della incorruttibilità.” Il Vescovo non presiede “al posto di Dio” come usurpatore, ma come amministratore di Dio, come uomo scelto da Dio per guidare e pascere il gregge a lui affidato. In altre lettere dice:
“Similmente tutti rispettino i diaconi come Gesù Cristo, come anche il vescovo che è l'immagine del Padre, i presbiteri come il sinedrio di Dio e come il collegio degli apostoli. Senza di loro non c'è Chiesa” (Lettera ai Tralliani, III,1);
“Ignazio, Teoforo, a Policarpo vescovo della Chiesa di Smirne, o meglio, che ha per vescovo Dio Padre e il Signore nostro Gesù Cristo, molta gioia” (Lettera a Policarpo, Saluto);
“So che il vescovo ha conseguito il ministero per servire la comunità non per sé, per gli uomini e per vanagloria, ma nell'amore di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo” (Lettera ai Filadelfiesi, 1.1.1.2);
“Come Gesù Cristo segue il Padre, seguite tutti il vescovo e i presbiteri come gli apostoli; venerate i diaconi come la legge di Dio. Nessuno senza il vescovo faccia qualche cosa che concerne la Chiesa. Sia ritenuta valida l'eucaristia che si fa dal vescovo o da chi è da lui delegato. Dove compare il vescovo, là sia la comunità, come là dove c'è Gesù Cristo ivi è la Chiesa cattolica. Senza il vescovo non è lecito né battezzare né fare l'agape; quello che egli approva è gradito a Dio, perché tutto ciò che si fa sia legittimo e sicuro” (Lettera ai cristiani di Smirne, VIII,1-2)
E quel versetto di Mt citato dalla WT non dice alcunché contro questa organizzazione della Chiesa: ma sbaglio o anche gli anziani dei tdg devono sottostare al CD? Che succede se un tdg disobbedisce agli anziani o al CD? Può il tdg fare qualcosa di contrario agli insegnamenti e alle regole del CD?

Alcuni Padri Apostolici accettavano certi scritti extrabiblici come ispirati. Per esempio, Clemente Romano cita i libri apocrifi di Sapienza e Giuditta. Lo scrittore della Lettera di Policarpo fa riferimento a Tobia per sostenere l’idea che dare l’elemosina possa liberare dalla morte.
Nel II secolo i vangeli apocrifi diffusero racconti spuri della vita di Gesù, e spesso i Padri Apostolici diedero credito a tali racconti. Ignazio citò il cosiddetto Vangelo secondo gli Ebrei. E riguardo a Clemente Romano un libro dice: “Sembra che Clemente conoscesse il Cristo non dai Vangeli ma dagli scritti non canonici”.^


Innanzitutto, chiariamo che la Bibbia con il suo canone non esisteva nel primo o nel secondo secolo poiché è stata costituita dalla Chiesa nel Concilio di Ippona e Cartagine (400 circa), utilizzando come criterio per distinguere i testi canoni dagli apocrifi il Credo trasmesso dagli Apostoli e professato dalla Chiesa. Quindi, perché parlare di testi canonici o apocrifi o extrabiblici nel secondo secolo? Sarà il magistero, proprio per dare a tutta la Chiesa un unico elenco di libri (Bibbia), condiviso da tutti, a stabilire il canone. Per quanto riguarda la citazione su Clemente Romano (F. Quéré, Les Pères apostoliques. Éditions du Seuil, Parigi, 1980, p. 73.) bisognerebbe controllare l’opera citata: sarà tagliata ad arte?

Ricorrendo a miti, idee mistiche e alla filosofia per spiegare la fede cristiana questi uomini provocarono un’ondata di errori dottrinali. Ad esempio, Clemente fece riferimento al mito della fenice a sostegno della risurrezione. Nella mitologia egiziana la fenice, un uccello fiabesco che secondo la leggenda rinasceva dalle sue ceneri, era legata all’adorazione del sole.


Non trovo niente di male nell’utilizzare un’immagine simbolica per spiegare la risurrezione di Cristo, che tra l’altro è in linea con l’insegnamento biblico. Invece, l’insegnamento del CD è contrario a quello biblico, visto che secondo il geovismo il risuscitato Michele è diverso dall’uomo Gesù, nullificato dalla morte. Clemente, utilizzando l’immagine della fenice che rinasce dalle sue ceneri, rende bene l’idea che ad essere risorto è lo stesso Gesù, non un’altra persona.

Per concludere, rispondiamo alla domanda-titolo dell’articolo: “I Padri Apostolici seguivano davvero gli insegnamenti degli apostoli?” Risposta: Si. E’ il geovismo che non è mai esistito e che per giustificare la sua esistenza e l’aggancio con il primo secolo deve mettere i Padri e la Chiesa contro la Bibbia, permettendosi di truccarla e stravolgendone le dottrine.
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Re: I Padri Apostolici e gli Apostoli

Messaggioda GrisAdmi » dom lug 10, 2011 3:35 pm

Il problema di fondo consiste nel fatto che i TdG non interrogano il testo per farlo parlare, ma lo "torturano" per fargli dire quello che vogliono. Ecco allora che tutto quello che nei testi dei Padri Apostolici contraddice le dottrune propugnate dalla WTS è segno dell'apostasia che ormai avanzava, mentre quello che, magari grazie a qualche addomosticamento lessicale, sembra in qualche modo confermarle è indice di quel barlume di dottrina evangelica originaria che ancora sopravviveva. Ovviamente, tutto questo, lungi dal provare la dottrina geovista della Grande Apostasia, parte proprio dal presupposto della suddetta per giungere ad una esegesi che, come giustamente ha notato Citocromo, è aberrante.
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Re: I Padri Apostolici e gli Apostoli

Messaggioda Citocromo » mar lug 12, 2011 1:45 pm

Infatti! Ad esempio, ritornando alla citata Didachè, il lettore culturalmente indifeso viene persuaso a credere che nel primo secolo, e anche nel periodo dei Padri Apostolici, si celebrava la Commemorazione geovista, nel modo in cui fanno oggi i tdg. Ma tutto ciò è antistorico. Anche nella Didachè non si parla di passaggio del pane e del vino, che secondo la lettura della WT sarebbe invertito, ma della celebrazione Eucaristica, che all'inizio, come si legge in Atti e in Paolo, era legata ad un pasto comune.
Ecco il testo:
CAPITOLO 9
1. Riguardo all'eucaristia, così rendete grazie:
2. dapprima per il calice: Noi ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la santa vite di David tuo servo, che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli.
3. Poi per il pane spezzato: Ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la vita e la conoscenza che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli.
4. Nel modo in cui questo pane spezzato era sparso qua e là sopra i colli e raccolto divenne una sola cosa, così si raccolga la tua Chiesa nel tuo regno dai confini della terra; perché tua è la gloria e la potenza, per Gesù Cristo nei secoli.
5. Nessuno però mangi né beva della vostra eucaristia se non i battezzati nel nome del Signore, perché anche riguardo a ciò il Signore ha detto: “Non date ciò che è santo ai cani”.
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Re: I Padri Apostolici e gli Apostoli

Messaggioda Citocromo » mar set 06, 2011 6:00 pm

Nel medesimo articolo riguardo alla venerazione delle spoglie o reliquie dei martiri da parte dei primi cristiani si legge:
La devozione che alcuni nutrivano per Policarpo rasentava però l’idolatria. Il martirio di Policarpo (XVIII, 2) dice che dopo la sua morte i fedeli erano ansiosi di avere le sue spoglie. Consideravano le sue ossa “più preziose delle gemme di gran costo e più stimate dell’oro”.% È chiaro che le acque avvelenate dall’errore erano ormai un fiume sempre più impetuoso.

Innanzitutto chiariamo che si ha idolatria quando si adora un oggetto o qualunque altra cosa al posto di Dio. In questo caso non c'è idolatria per il semplice fatto che considerare preziose la reliquie di un martire è una forma di rispetto per questo testimone della fede. Nella Bibbia San Paolo esorta i cristiani di Roma ad offrire i loro corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. I martiri, e i santi in generale, hanno vissuto la loro vita riproducendo in essi la fisionomia di Cristo (come dice San Paolo in Ef 4,13 hanno raggiunto "la misura della piena statura di Cristo"); perciò, avendo offerto i loro corpi come sacrificio vivente e avendo raggiunto la piena stutura del Cristo, sono diventati anch'essi un alter Christus. Per parafrasare San Paolo, non sono più loro che vivono, ma Cristo vive in loro. Sulla medesima lunghezza d'onda Tertulliano dirà che "Christus in martyre est". Ecco perchè i cristiani consideravano sacre e preziose le loro spoglie, a tal punto da seppellirle sotto gli altari, dove veniva calebrata l'Eucaristia, memoriale della Passione, Morte e Risurrezione del Signore. Lasciamo perdere le sciocchezze della WT, la quale associa (anzi, identifica) l'idolatria addirittura al saluto della bandiera durante le ricorrenze nazionali.
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Re: I Padri Apostolici e gli Apostoli

Messaggioda berescitte » mer set 07, 2011 8:28 am

Osservazione molto pertinente.
Aggiungerei che alla imitazione di Cristo, che rende venerabili i resti dei martiri e dei santi, si aggiunge il fattore "ontologico" (per quanto sul piano spirituale-soprannaturale e non naturale) della loro incorporazione a Cristo. Se il Cristiano è tralcio della Vite, membro del Corpo mistico di Cristo, figlio adottivo di Dio che, tramite la grazia, lo ha reso "compartecipe della divina natura", allora il corpo (sì quello fisico) del cristiano, che fa un tuttuno con la sua persona, è degno di riverenza. Segno di questa fede è l'onore dell'incenso che, durante le celebrazioni solenni, viene tributato all'altare (che rappresenta Cristo) al celebrante e quindi a tutto il popolo. E parimenti viene tributato l'incenso alle spoglie mortali del cristiano che resta figlio di Dio in eterno.
Ovviamente allora, quando le spoglie-reliquie di un cristiano, campione di fede, sono "timbrate" da Dio con la dichiarazione ecclesiale di santità, eccellono su quelle dei cristiani normali. E sono ritenute, a ragione, il luogo meno indegno su cui Gesù sacramentato possa "posare il capo" su questa terra. Ecco perché vengono inserite nella "pietra sacra" che deve esserci su ogni altare, tanto che si fanno anche pietre sacre portatili per gli altari da campo.
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