http://www.puntoacroce.altervista.org/_ ... oni_Lv.htm
Credo che si tratti di un documento che merita un'attenta analisi da parte dei membri del GRIS:
Guidate dalla sacra Scrittura
Dopo aver letto e approfondito i testi biblici, alcuni versetti furono per noi determinantiperconvincerci a lasciare la chiesa cattolica.
Ricordo quanto rimanemmo colpite dalle parole di Paolo in 1 Corinzi 4,6: «…perché per nostro mezzo impariate a praticare il “non oltre quello che è scritto”». L’affermazione «praticare il non oltre quello che è scritto» ci turbò non poco; infatti, approfondendo la Parola di Dio e leggendo la storia della chiesa, avevamo capito che varie dottrine, dogmi e riti, patrimonio della chiesa cattolica, non avevano un fondamento biblico ma erano pure invenzioni d’uomini.
Studiavamo la Bibbia e confrontavamo il nostro credo cattolico con essa. In una rubrica trascrivevo i versetti biblici che mi davano la conferma di ciò che andavamo confutando riguardo alle dottrine cattoliche e ai suoi dogmi. «Aggiungere o togliere» e «non oltre quello che è scritto» erano due affermazioni costantemente presenti dentro di me.
Ecco qui di seguito alcune prove dove la chiesa cattolica ha aggiunto o ha tolto.
Statue e immagini sacre
Trovammo in Esodo 20,4.6 il comandamento che proibisce di farsi statue o pitture per adorarle. Ci domandammo come mai questo comandamento non fosse presente nei 10 comandamenti cattolici imparati a memoria al catechismo. Confrontammo anche Deuteronomio 4,7.10, era lo stesso comandamento presente in Esodo. Perché la chiesa cattolica ha omesso il secondo comandamento?
Nei nostri studi biblici, quando avevamo dei dubbi o domande senza soluzione, il Signore, in un modo o in un altro ci dava la risposta: attraverso un libro, una persona preparata, la radio o la stessa Bibbia. Così fu per la spiegazione del 2° comandamento: leggemmo in un libro che proprio il grande teologo Agostino da Ippona, aveva tolto il secondo comandamento e diviso il 10° in due parti. Ora capivamo perché tante statue, dipinti sacri, candele, ceri, eccetera nelle chiese e nelle case cattoliche.
Proprio in Deuteronomio 4,2 avevo trovato scritto per la prima volta: «Non aggiungerete nulla a ciò che io vi ho comandato e non toglierete nulla, ma osserverete i comandamenti del Signore vostro Dio che io vi prescrivo».
Distruggemmo perciò tutte le statue e le immagini sacre di nostra devozione! E ci liberammo da ogni devozione che non fosse rivolta al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Il rischio di togliere e aggiungere
Approfondimmo l’ordine di Dio che recita: «Avrete cura di mettere in pratica tutte le cose che vi comando; non v’aggiungerai nulla e nulla ne toglierai» (Dt 12,32). Mosè per confermare la bontà della legge di Dio, disse al suo popolo: «Ecco io vi ho insegnato leggi e prescrizioni come il Signore, il mio Dio mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica…» (Dt 4,5).
Trovammo sia nell’Antico Testamento sia nel Nuovo Testamento, molti versetti in cui Dio dà l’ordine di non «togliere e non aggiungere»:
■ I Salmi 19 e 119 parlano della perfezione della legge di Dio.
■ Proverbi 30,5.6: «Ogni parola di Dio è affinata con il fuoco. Egli è uno scudo per chi confida in Lui. Non aggiungere nulla alle sue parole, perché Egli non ti rimproveri e tu sia trovato bugiardo».
■ 1 Cor 15,1.2: «Vi ricordo fratelli l’Evangelo che vi ho annunziato, che voi avete anche ricevuto,nel quale state anche saldi, mediante il quale siete salvati, purché lo riteniate quale ve l’ho annunziato; a meno che non abbiate creduto invano».
■ 2 Gv 1,9.11: «Chi va oltre e non rimane nella dottrina di Cristo, non ha Dio. Chi rimane nella dottrina, ha il Padre e il Figlio».
■ Ap 22,18.19: «Io lo dichiaro a chiunque ode le parole della profezia di questo libro: se qualcuno v’aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro; Se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dall’albero della vita e dalla santa città che sono descritti in questo libro».
■ Si veda inoltre Ecclesiaste 3,14; Matteo 15,1.19; Gal 1,8.9.
La questione dell’autorità
Studiando la Bibbia quante dottrine cattoliche dovemmo confrontare con le dottrine bibliche! Per noi la Bibbia era diventata sempre più la nostra «autorità» a cui dovevamo obbedire perché è la «Parola di Dio». Del resto anche Gesù obbedì alla Parola di Dio; disse che era venuto per adempiere tutta la legge (Parola di Dio) e che «neppure uno iota o apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto» (Mt 5,18), asserendo così l’autorità in assoluto della Bibbia sopra ogni altra legge o tradizione umana.
Confrontando la «tradizione» cattolica con la Bibbia scoprimmo che Gesù non voleva la tradizione degli uomini, anzi la disprezzava; in Mc 7,9ss è molto chiaro: «Diceva loro ancora: “Come sapete bene annullare il comandamento di Dio per osservare la tradizione vostra!”»; Gesù continua il suo discorso portando degli esempi di come i farisei mettevano in atto la loro tradizione sostituendola al comandamento di Dio. Quante volte avrò sentito la lettura di questo passo sopra citato in ambito cattolico, ma il suo contenuto passava sopra il mio capo… pensavo che Gesù si riferisse solo ai farisei, pensavo fossero parole solo per gli ebrei, e non per noi oggi; non riflettevo sul fatto che «Gesù è lo stesso Cristo, ieri, oggi e in eterno» (Eb 13,8) e che quindi la sua Parola è valida in ogni epoca.
Cristiana e io non trovammo un solo passo biblico dove si parlasse a favore della tradizione, anzi…: «…. E voi perché trasgredite il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione?» (Mt 15,3). «Invano mi rendono il loro culto insegnando dottrine che sono precetti d’uomini. Avendo tralasciato il comandamento di Dio, v’attenete alla tradizione degli uomini… Annullando così la Parola di Dio con la tradizione che voi vi siete tramandata. Di cose simili ne fate molte» (Mc 7,7-13).
Anche Paolo prima della sua conversione era zelantissimo nel seguire la tradizione dei suoi padri (Gal 1,14). In Col 2,8 Paolo esorta: «Guardate che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vani raggiri secondo la tradizione degli uomini e gli elementi del mondo e non secondo Cristo».
Purgatorio e culto dei morti
Dopo queste conferme bibliche contro la tradizione, ci chiedemmo come mai il magistero cattolico mette sullo stesso piano la Bibbia e la tradizione dei padri della chiesa? Come mai ha voluto che certe tradizioni diventassero dei dogmi di fede? Ad esempio, riguardo al purgatorio non abbiamo trovato un solo passo biblico dove si parlasse di questo stato intermedio fra inferno e paradiso.[1]
Perché la chiesa cattolica continua a sostenere questa tradizione? Non è un inganno per i credenti cattolici che incessantemente fanno celebrare messe per i loro morti? È vero che nel libro dei Maccabei si è trovato un appiglio (2 Maccabei 12,41. 45), ma sappiamo che questo libro non è contenuto nel canone dei libri dell’Antico Testamento accolti dal popolo ebraico come ispirati da Dio.
«Chi va oltre e non rimane nella dottrina di Cristo non ha Dio. Chi rimane nella dottrina ha il Padre e il Figlio» (2 Gv 1,9). Gesù dice: «Chi ascolta la mia voce e crede a Colui che mi ha mandato ha vita eterna e non viene in giudizio, ma passa dalla morte alla vita» (Gv 5,24).
Che la Bibbia sia ispirata da Dio ce lo conferma la seconda lettera di Pietro 1,20s: «Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura proviene da un’interpretazione personale. Infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo» (cfr. Gv 5,24; 2 Gv 1,9).
Il sacrificio di Cristo
Approfondendo la lettera agli Ebrei, ci rendemmo conto che il sacrificio di Cristo è stato fatto una volta per sempre. Come mai la dottrina cattolica insegna che la messa è il ripetersi «incruento» del sacrifico di Cristo? La lettera agli Ebrei recita: «Cristo non ha bisogno come gli altri sommi sacerdoti d’offrire dei sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, perché questo Egli ha fatto una volta per sempre, quando ha offerto se stesso» (Eb 7,27).
La frase «sacrificio di Cristo fatto una volta per sempre» è ripetuta più volte nella lettera agli Ebrei: 9,26.28; 10,10.18. Cristiana e io ci chiedevamo: «Allora, la messa a che serve se non c’è bisogno di ripetizione? Se il sacrificio di Cristo, compiuto una volta per sempre alla croce, ha valore unico e infinito, perché perpetuarlo nel cosiddetto “sacrificio della messa”?».
Il sacerdozio di Cristo
Ci chiedevamo pure: «I sacerdoti a che servono se non c’è più sacrificio cruento?». La risposta che il ministero sacerdotale dopo la morte di Cristo non serve più, la trovammo sempre nella lettera agli Ebrei 7,24.25: «Il sacerdozio di Cristo non si trasmette» perché Cristo ha compiuto un unico sacrificio e non ha bisogno né di sacerdoti particolari né di ripetere il sacrificio.
Il sacerdozio dei credenti
La conferma che un ruolo sacerdotale specifico non sia più necessario, la trovammo nella lettera agli Efesini, dove vengono stabiliti vari ministeri per il «perfezionamento della chiesa»; qui si legge che Gesù «ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori» (Ef 4,11), ma non si parla di sacerdoti. Il sacrificio di Cristo è stato fatto una volta per sempre, e non servono sacerdoti. Quindi anche qui bisogna praticare il «non oltre quello che è scritto» (1 Cor 4,6).
Ora, la cosa stupenda che abbiamo scoperto, si trova in 1 Pt 2,9: «Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa…».
Quando siamo diventati un sacerdozio regale? Alla morte di Gesù quando il velo del tempio si squarciò in due…
Da quel momento il luogo santissimo non era più riservato al sommo sacerdote, ma a tutti coloro che hanno accettato Cristo come personale Salvatore, è dato loro l’accesso d’entrare alla presenza di Dio come sacerdoti che offrono sacrifici di lode. Alleluia!
L’Eucarestia[2]
L’Eucaristia ha rappresentato il dubbio che per molto tempo ha occupato la mente e il cuore di Cristiana: ella non poteva credere che la transustanziazione fosse solo un ragionamento ricavato dalla teologia fatta da uomini (ideata da Tommaso d’Aquino) e privo di contenuto biblico. Gesù non disse: «Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue»? (cfr. Mt 26,26ss). Non affermò: «E il pane che io darò è la mia carne»? (Gv 6,51). Cristiana a causa di queste parole restava nel dubbio.
I giudei e i discepoli inorridirono pensando di dover mangiare la sua carne, quando Gesù disse: «Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno, e il pane che io darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo» (Gv 6,51). Egli chiarì molto bene il concetto qualche versetto più avanti: «È lo spirito che vivifica; la carne non è d’alcuna utilità; le parole che vi ho dette sono spirito e vita» (Gv 6,63).
Se il corpo di Cristo è un corpo non più terrestre, come possiamo nutrirci del suo corpo risuscitato? 1 Cor 15,42.49 ci dà al riguardo una risposta molto chiara, e Cristiana ne fu convinta. Anche qui bisogna «praticare il non oltre quel che è scritto» (1 Cor 4,6).
La confessione
Che dire poi della confessione dei peccati fatta al sacerdote? Gesù non aveva detto prima a Pietro (Mt 16,19) e poi ai discepoli (Mt 18,18): «Tutte le cose che legherete sulla terra saranno legate in cielo; e tutte le cose che scioglierete sulla terra saranno sciolte nel cielo»? A Cristiana e a me sembrava normale dover confessare le proprie colpe al prete, del resto anche lui si confessa a un altro prete.
Invece cosa significano le parole dell’Evangelo sopra citate? Significano che quando un credente evangelizza qualcuno e questi crede, accetta l’Evangelo, i suoi peccati sono sciolti, cioè perdonati, perché «l’Evangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rom 1,16).
Allora a chi si devono confessare i peccati? Giacomo risponde: «Confessate dunque i peccati gli uni gli altri» (5,16).
Clemente Romano, un credente dei primi tempi del cristianesimo, in una sua epistola scrisse: «Il Signore nulla esige dagli uomini se non una confessione fatta a Lui». Del resto solo Dio può perdonare i nostri peccati: «Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci tutti i nostri peccati e purificarci da ogni iniquità» (1 Gv 1,9).
La Madonna
Un altro «credo», molto caro al magistero cattolico, ma certamente molto più caro al popolo cattolico, è la Madonna. Sia per Cristiana sia per me fu un argomento di studio e di ricerca molto accurato perché tutt’e due eravamo devotissime a Maria. Ci sembrava impossibile non doverci rivolgere a lei, pregarla e chiedere la sua protezione; dicevamo: «È la mamma di Gesù! È la mamma di tutti!». Iniziammo le nostre ricerche… e poiché Gesù dalla croce affidò la sua mamma a Giovanni, abbiamo cercato nei suoi scritti cosa avesse detto di Maria; non trovammo nessun riferimento alla madre di Gesù che giustificasse la devozione popolare a Maria, tanto meno i dogmi mariani.
Dalla Bibbia non abbiamo trovato nessuna risposta favorevole al culto mariano, ma ci rendemmo conto che anche lei è morta come ogni mortale. In 1 Cor 15,20.23 si parla esclusivamente della risurrezione di Cristo e della futura risurrezione di coloro che sono morti in Cristo, i quali però, risorgeranno alla sua venuta. Se Maria fosse stata assunta in cielo, si sarebbe scritto di quest’eccezione come un caso unico.
Nella chiesa cattolica s’invoca Maria come la «corredentrice», ma la Scrittura smentisce tale affermazione: «In nessun altro è la salvezza, perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati» (Atti 4,12).
Si invoca Maria come «mediatrice», ma nella Bibbia si legge: «C’è un solo Dio e mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti» (1 Tm 2,5). E Gesù stesso ha detto: «Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6).
Chi intercede per noi? Ebrei 7,25 dice: «Egli [Gesù] può salvare perfettamente quelli che per mezzo di Lui [quindi non di Maria] s’avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro».
Un altro dubbio riguardo a Maria è questo: se fosse stata veramente concepita senza peccato, cioè immacolata, non avrebbe dovuto essere lei ad aprire il libro dei sette sigilli che si trova in Apocalisse 5,2.4? invece si legge che non si trovò «nessuno né in cielo, né sulla terra né sotto terra» che potesse farlo.
Inoltre, nella preghiera cattolica «Salve Regina» Maria è invocata come «avvocata dei peccatori», ma in 1 Gv 2,1 è scritto che «noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Cristo Gesù».
Gesù stesso non disse in Mt 4,10 «Adorerai il Signore Dio tuo, e a lui solo renderai culto»?
A Maria, secondo i cattolici, si dà un culto di venerazione, ma sono solo parole, perché la si onora come Gesù, per lei si fanno processioni, ci s’inginocchia davanti alla sua statua, s’accendono candele, si celebrano messe, a lei si cantano inni, la si prega (molto più di Gesù); qual è la differenza di culto fra Maria e Gesù? Anche qui bisogna «praticare il non oltre quel che è scritto».
Come mai il magistero cattolico non ha obbedito ed è andato oltre quel che è scritto stabilendo anche dei dogmi mariani? Su cosa si sono basati? Scartabellando libri, abbiamo scoperto che si sono basati su tradizioni e devozioni popolari. Per Cristiana e per me fu una grande delusione, ci siamo sentite ingannate!
Il papato
Un’altra affermazione biblica dove eravamo sicure che la chiesa cattolica avesse ragione, era Mt 16,18. 19: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa… io ti darò le chiavi… ciò che scioglierai…».
Benché non approvassimo il Vaticano con la sua pompa, i suoi riti teatrali, la sua ricchezza e non trovassimo giusto che il Vicario di Cristo fosse capo d’uno Stato (Cristo non aveva dove poggiare il capo, per cui il Vaticano non è una eredità lasciata da Cristo), le parole dette da Gesù a Pietro, credevamo dovessero avere una continuità nel papa. Ci fu fatto invece notare che nell’espressione «su questa pietra edificherò la mia chiesa» la «pietra» è Cristo; infatti le parole dette da Pietro «Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio» sono la «pietra», cioè Cristo, su cui Egli avrebbe edificato la sua chiesa. Infatti in Efesini 2,20.21 trovammo la conferma: «…essendo Cristo la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero ben collegato insieme, si va innalzando». Altri versetti nella Bibbia confermano questo: Mt 21,42; Mc 12,10; Lc 20,17; 1 Pt 2,7; Salmo 118,22.
In quanto a «legare» e «sciogliere», se ben riflettiamo Pietro e gli apostoli erano inviati ai pagani; così chi accettava l’Evangelo, accettava Cristo, veniva sciolto dai propri peccati, ma chi non si convertiva restava legato nelle proprie colpe (cfr. Atti 10,43; 26,18).
Ci chiedevamo a proposito del papa: «Perché è il Vicario di Cristo?». Gesù ha detto che rimane con noi fino alla fine dei tempi (Mt,28,20). Inoltre, salendo al cielo, aveva promesso il Consolatore che avrebbe chiarito e ricordato tutto ciò che Gesù aveva detto quando era sulla terra (Gv 14,16-26): «Io pregherò il Padre e Egli vi darà il Consolatore, perché stia con voi per sempre»; e il verso 26 recita: «Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto». Perciò è lo Spirito Santo il Vicario di Cristo!
L’infallibilità del papa — questa non l’abbiamo mai capita nemmeno quando eravamo ferventi cattoliche.
Studiando la Bibbia, ci fu molto chiaro il fatto che solo Dio è l’infallibile; l’infallibilità fa parte del suo carattere, noi mortali siamo tutti peccatori, perciò fallibili. Anche Pietro che era uno dei conduttori del primo cristianesimo, quello più in vista nel collegio apostolico, sbagliò in materia di fede e fu ripreso da Paolo davanti a tutta la comunità: «Ma quando Cefa [= Pietro] venne a Antiochia, gli resistei in faccia perché era da condannare» (Gal 2,11).
Non trovammo un passo biblico che confermasse il dogma dell’infallibilità del papa. Se lo Spirito Santo sta sempre con noi, secondo la parola di Gesù, c’è bisogno d’una seconda persona infallibile?
Aspetti conclusivi
Nella lettera ai Galati è scritto: «Ma anche se noi o un angelo dal cielo v’annunziasse un evangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema» (1,8).
Un giorno Gesù parlando ai giudei che avevano creduto in Lui, disse loro: «Se perseverate nella mia Parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32). Cristiana e io abbiamo deciso, con il Suo aiuto, di perseverare nella sua Parola. Gesù ci ha dato anche una grande certezza, la sicurezza d’essere salvate, giustificate! Nella lettera ai Romani Paolo scrisse: «Non c’è dunque più alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù» (8,1).
Non per quelli che non peccano, ma per quelli che sono in Cristo l’apostolo Giovanni nei suoi scritti più volte ripete che «chi crede nel Figlio, ha vita eterna».
Dunque non sono le opere che salvano. Da religiose ci siamo sentite ripetere tante volte dalla gente: «Voi sì che andrete in paradiso con tutte le opere buone che fate…!». Il Signore invece dice che non sono le nostre opere che ci salvano: «Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù d’opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo» (Ef 2,8.9).
Avere la certezza della salvezza, sapere che i propri peccati non sono quelli che manderanno i credenti all’inferno, ma che sono già perdonati perché si è creduto in Gesù e si vuole vivere secondo i suoi insegnamenti, riempie il cuore di gioia, di pace interiore, perché si sa d’essere figli suoi e che s’abiterà eternamente con Lui!!!