NON SEPARARE LA PACE DALLA VITA - Zenit 1 Gen. 2010
Inviato: dom gen 03, 2010 4:42 pm
Parola e vita
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Capodanno: non separare la pace dalla vita!
Solennità della Madre di Dio, 1 gennaio 2010
di padre Angelo del Favero*
“Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: 'Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere'. Andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo” (Lc 2,15-21).
“Il Signore parlò a Mosè e disse: 'Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò'” (Nm 6,22-27).
“(Così anche noi, quando eravamo fanciulli, eravamo schiavi degli elementi del mondo). Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: “Abbà! Padre!”. Quindi non sei più schiavo, ma figlio, e se sei figlio, sei anche erede per grazia di Dio” (Gal 4,3-7).
Il notissimo testo biblico “...quando venne la pienezza del tempo...” (Gal 4,4), inizia con un importante “Ma”, che collega l’evento dell’incarnazione di Cristo, annunciato da Paolo, a quanto precede. Nel versetto precedente, Paolo aveva affermato che l’umanità era schiava degli “elementi del mondo” (Gal 4,3); perciò il suo “ma” significa: noi eravamo schiavi, ma ora siamo stati liberati grazie alla venuta del Signore Gesù.
Per comprendere a fondo, ci chiediamo: che cosa sono gli “elementi del mondo”?
La Bibbia “Via, Verità e Vita” annota al riguardo: ““Gli elementi del mondo” indicano le cose materiali di cui si occupa gran parte della legislazione mosaica. L’espressione abitualmente include gli elementi dell’universo (aria, acqua, terra, fuoco), e le potenze celesti che, secondo certe teorie, vi erano preposte”.
Queste “cose materiali” non sono solo le norme vincolanti della legge di Mosè, ma anche quelle realtà cosmiche, di origine divina, che erano ritenute esercitare un influsso negativo nei confronti degli uomini. Superata oggi ogni forma di superstizione, noi sappiamo che queste “cose materiali cosmiche” sono gli elementi naturali: tutto ciò che riguarda il clima e l’equilibrio delle forze della natura, equilibrio che non sono gli dei a sconvolgere, nè la volontà di Colui che le ha create, ma solamente l’egoismo e l’incuria dell’uomo.
Ho premesso questa spiegazione per collegare il testo di Paolo al Messaggio di Benedetto XVI per l’odierna Giornata Mondiale della Pace intitolato: “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”.
Il creato è la casa dell’uomo, potrei dire: è la sua “stanza”, nel senso che ovunque nel mondo giunge il raggio dell’azione umana là viene custodita o perturbata la mirabile armonia e lo stupefacente equilibrio di tutto ciò che Dio ha fatto, allo stesso modo in cui l’ordine o il disordine di una stanza dipendono da chi la occupa.
L’esortazione del Papa a custodire il mondo creato, tuttavia, non riguarda semplicemente e solamente la natura, come se bastasse trasformarla in un curatissimo e perfetto giardino, indipendentemente…dalla cura del giardiniere.
In realtà la cura del creato dipende dall’ordine morale che c’è nel cuore dell’uomo, il cui equilibrio interiore è frutto e segno dell’armonia del suo rapporto con Dio e con i fratelli. Al centro della creazione, infatti, come la vetta sta al monte, sta l’uomo stesso, che del Creatore è figlio, e del creato è compendio e vertice, ragione e fine.
Ogni uomo lo è, e lo è non solo fin dal primo istante della sua esistenza creata, quello del concepimento, ma da “prima che fosse concepito nel grembo” (Lc 2,21), visto che Dio lo ha chiamato per nome “prima della creazione del mondo”, come esplicitamente ricorda Paolo altrove (Ef 1,4).
Perciò è il disordine morale e spirituale dell’uomo, cioè il peccato con le sue strutture, ad essere la causa “originale” della violazione e dell’inquinamento del creato. Il peccato, poi, non è una categoria morale-spirituale astratta, ma riguarda sempre il rapporto personale con Dio, Creatore e nostro Padre, è sempre disobbedienza alla sua volontà e infedeltà alla dolce amicizia con Cristo.
Tra i peccati più gravi, l’aborto è detto “abominevole” soprattutto per le conseguenze di “separazione” profonda dell’uomo da se stesso e dalla sua dignità di figlio (ab-homine), oltre che per esprimere un massimo di oggettivo disgusto morale.
Ora, come la beata Teresa di Calcutta affermò davanti al mondo e alla storia in occasione del Nobel per la pace del 1979, è proprio l’aborto “il più grande distruttore della pace” e del creato, dal momento che sopprimere la vita nel grembo vuol dire distruggere l’uomo, il quale non solamente ricapitola in sé tutto ciò che esiste, ma rappresenta lo stesso Creatore.
Perciò il conclamato, perverso “diritto” all’aborto (la legale licenza di uccidere l’uomo nel grembo, dal concepimento in poi), è quel principio di distruzione del creato che estingue nel mondo la fonte della pace.
E’ pura illusione e tragico programma ritenere che la pace si possa separare dalla vita!
Questa precisazione mi sembra anche il senso più vero e profondo del Messaggio di Benedetto XVI.
Eccone, infatti, alcuni passaggi significativi: “La Chiesa ha una responsabilità per il creato e sente di doverla esercitare..anzitutto per proteggere l’uomo contro il pericolo della distruzione di se stesso. Il degrado della natura è, infatti, strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana, per cui quando l’”ecologia umana” è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio”.
Ciò richiede, precisa poi il Papa, “che si affermi con rinnovata convinzione l’inviolabilità della vita umana in ogni sua fase e in ogni sua condizione, la dignità della persona e l’insostituibile missione della famiglia, nella quale si educa all’amore per il prossimo e al rispetto della natura” (n.12).
Tale messa a fuoco sull’inviolabilità della vita umana (termine che per il suo implicito richiamo alla necessaria difesa ne sottintende soprattutto i più fragili albori nel grembo), è suggerita anche dalla coincidenza della Giornata Mondiale della Pace con la Solennità di Maria Santissima, Madre di Dio.
La verità del fatto della maternità divina di Maria, infatti, ribadisce che Cristo, il “Principe della pace” (Is 9,5) è Figlio di Dio e insieme vero uomo. Perciò com’è vero che chi nega la realtà pienamente umana del Signore va qualificato come “anticristo” (1Gv 4,3), così va considerato avversario e nemico della vera pace chiunque ideologicamente non riconosce il valore assoluto ed inviolabile della vita umana sin dal concepimento, istante in cui “uomo” vuol dire figlio e “figlio” vuol dire uomo.
La solenne benedizione sacerdotale che conclude la santa Messa di oggi è tratta dalla prima Lettura: “Ti benedica il Signore e ti custodisca, il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Nm 6,22-27).
Per la Bibbia il figlio è il segno più grande della benedizione divina, in se stessa apportatrice di pace. Un segno ed una benedizione che non è stata solo la nascita del bambino Gesù a diffondere nel mondo, ma che si rinnovano ogni volta che la vita umana è creata nel grembo: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama” (Lc 2,14).
Il Dio della Pace e il Dio della Vita sono l’unico Dio, il Dio Bambino veduto dai pastori nella stalla di Betlemme e creduto da tutti quelli che ne udirono la testimonianza. Il mondo promette la pace, ma non la da’ perché come ha separato la procreazione dall’amore, così separa la pace dalla vita.----------
* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E' diventato carmelitano nel 1987. E' stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.
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Capodanno: non separare la pace dalla vita!
Solennità della Madre di Dio, 1 gennaio 2010
di padre Angelo del Favero*
“Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: 'Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere'. Andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo” (Lc 2,15-21).
“Il Signore parlò a Mosè e disse: 'Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò'” (Nm 6,22-27).
“(Così anche noi, quando eravamo fanciulli, eravamo schiavi degli elementi del mondo). Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: “Abbà! Padre!”. Quindi non sei più schiavo, ma figlio, e se sei figlio, sei anche erede per grazia di Dio” (Gal 4,3-7).
Il notissimo testo biblico “...quando venne la pienezza del tempo...” (Gal 4,4), inizia con un importante “Ma”, che collega l’evento dell’incarnazione di Cristo, annunciato da Paolo, a quanto precede. Nel versetto precedente, Paolo aveva affermato che l’umanità era schiava degli “elementi del mondo” (Gal 4,3); perciò il suo “ma” significa: noi eravamo schiavi, ma ora siamo stati liberati grazie alla venuta del Signore Gesù.
Per comprendere a fondo, ci chiediamo: che cosa sono gli “elementi del mondo”?
La Bibbia “Via, Verità e Vita” annota al riguardo: ““Gli elementi del mondo” indicano le cose materiali di cui si occupa gran parte della legislazione mosaica. L’espressione abitualmente include gli elementi dell’universo (aria, acqua, terra, fuoco), e le potenze celesti che, secondo certe teorie, vi erano preposte”.
Queste “cose materiali” non sono solo le norme vincolanti della legge di Mosè, ma anche quelle realtà cosmiche, di origine divina, che erano ritenute esercitare un influsso negativo nei confronti degli uomini. Superata oggi ogni forma di superstizione, noi sappiamo che queste “cose materiali cosmiche” sono gli elementi naturali: tutto ciò che riguarda il clima e l’equilibrio delle forze della natura, equilibrio che non sono gli dei a sconvolgere, nè la volontà di Colui che le ha create, ma solamente l’egoismo e l’incuria dell’uomo.
Ho premesso questa spiegazione per collegare il testo di Paolo al Messaggio di Benedetto XVI per l’odierna Giornata Mondiale della Pace intitolato: “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”.
Il creato è la casa dell’uomo, potrei dire: è la sua “stanza”, nel senso che ovunque nel mondo giunge il raggio dell’azione umana là viene custodita o perturbata la mirabile armonia e lo stupefacente equilibrio di tutto ciò che Dio ha fatto, allo stesso modo in cui l’ordine o il disordine di una stanza dipendono da chi la occupa.
L’esortazione del Papa a custodire il mondo creato, tuttavia, non riguarda semplicemente e solamente la natura, come se bastasse trasformarla in un curatissimo e perfetto giardino, indipendentemente…dalla cura del giardiniere.
In realtà la cura del creato dipende dall’ordine morale che c’è nel cuore dell’uomo, il cui equilibrio interiore è frutto e segno dell’armonia del suo rapporto con Dio e con i fratelli. Al centro della creazione, infatti, come la vetta sta al monte, sta l’uomo stesso, che del Creatore è figlio, e del creato è compendio e vertice, ragione e fine.
Ogni uomo lo è, e lo è non solo fin dal primo istante della sua esistenza creata, quello del concepimento, ma da “prima che fosse concepito nel grembo” (Lc 2,21), visto che Dio lo ha chiamato per nome “prima della creazione del mondo”, come esplicitamente ricorda Paolo altrove (Ef 1,4).
Perciò è il disordine morale e spirituale dell’uomo, cioè il peccato con le sue strutture, ad essere la causa “originale” della violazione e dell’inquinamento del creato. Il peccato, poi, non è una categoria morale-spirituale astratta, ma riguarda sempre il rapporto personale con Dio, Creatore e nostro Padre, è sempre disobbedienza alla sua volontà e infedeltà alla dolce amicizia con Cristo.
Tra i peccati più gravi, l’aborto è detto “abominevole” soprattutto per le conseguenze di “separazione” profonda dell’uomo da se stesso e dalla sua dignità di figlio (ab-homine), oltre che per esprimere un massimo di oggettivo disgusto morale.
Ora, come la beata Teresa di Calcutta affermò davanti al mondo e alla storia in occasione del Nobel per la pace del 1979, è proprio l’aborto “il più grande distruttore della pace” e del creato, dal momento che sopprimere la vita nel grembo vuol dire distruggere l’uomo, il quale non solamente ricapitola in sé tutto ciò che esiste, ma rappresenta lo stesso Creatore.
Perciò il conclamato, perverso “diritto” all’aborto (la legale licenza di uccidere l’uomo nel grembo, dal concepimento in poi), è quel principio di distruzione del creato che estingue nel mondo la fonte della pace.
E’ pura illusione e tragico programma ritenere che la pace si possa separare dalla vita!
Questa precisazione mi sembra anche il senso più vero e profondo del Messaggio di Benedetto XVI.
Eccone, infatti, alcuni passaggi significativi: “La Chiesa ha una responsabilità per il creato e sente di doverla esercitare..anzitutto per proteggere l’uomo contro il pericolo della distruzione di se stesso. Il degrado della natura è, infatti, strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana, per cui quando l’”ecologia umana” è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio”.
Ciò richiede, precisa poi il Papa, “che si affermi con rinnovata convinzione l’inviolabilità della vita umana in ogni sua fase e in ogni sua condizione, la dignità della persona e l’insostituibile missione della famiglia, nella quale si educa all’amore per il prossimo e al rispetto della natura” (n.12).
Tale messa a fuoco sull’inviolabilità della vita umana (termine che per il suo implicito richiamo alla necessaria difesa ne sottintende soprattutto i più fragili albori nel grembo), è suggerita anche dalla coincidenza della Giornata Mondiale della Pace con la Solennità di Maria Santissima, Madre di Dio.
La verità del fatto della maternità divina di Maria, infatti, ribadisce che Cristo, il “Principe della pace” (Is 9,5) è Figlio di Dio e insieme vero uomo. Perciò com’è vero che chi nega la realtà pienamente umana del Signore va qualificato come “anticristo” (1Gv 4,3), così va considerato avversario e nemico della vera pace chiunque ideologicamente non riconosce il valore assoluto ed inviolabile della vita umana sin dal concepimento, istante in cui “uomo” vuol dire figlio e “figlio” vuol dire uomo.
La solenne benedizione sacerdotale che conclude la santa Messa di oggi è tratta dalla prima Lettura: “Ti benedica il Signore e ti custodisca, il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Nm 6,22-27).
Per la Bibbia il figlio è il segno più grande della benedizione divina, in se stessa apportatrice di pace. Un segno ed una benedizione che non è stata solo la nascita del bambino Gesù a diffondere nel mondo, ma che si rinnovano ogni volta che la vita umana è creata nel grembo: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama” (Lc 2,14).
Il Dio della Pace e il Dio della Vita sono l’unico Dio, il Dio Bambino veduto dai pastori nella stalla di Betlemme e creduto da tutti quelli che ne udirono la testimonianza. Il mondo promette la pace, ma non la da’ perché come ha separato la procreazione dall’amore, così separa la pace dalla vita.----------
* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E' diventato carmelitano nel 1987. E' stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.