Donna nell'ISLAM e nella CHIESA CATTOLICA - Zenit 23/2/2009
Inviato: mar feb 24, 2009 11:03 am
Essere donna nell'Islam e nella Chiesa cattolica
Teologhe italiane e iraniane a confronto -di Chiara Santomiero
ROMA, lunedì, 23 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Un giovane si recò da un saggio credente e gli confessò, con un po' di timore, che nutriva dubbi sulla propria fede. Il saggio gli rispose: “Sono contento, perché è cercando le risposte ai dubbi che si arriva a credere”.
“Nel Corano si sottolinea in più punti la necessità di domandare e ancora domandare”, ha spiegato la teologa iraniana Fariba 'Allasvand, dopo aver raccontato questo apologo nel corso dell'incontro “Essere donna nell'Islam e nella Chiesa cattolica: iraniane e italiane a confronto”.
Interrogare, confrontarsi, cercare risposte oltre la conoscenza più o meno superficiale che si ha del mondo dell'altro: sono stati questi gli obiettivi dell'incontro svoltosi lo scorso 18 febbraio a Roma, presso la sede nazionale dell'Azione Cattolica italiana, per iniziativa della stessa associazione e del Coordinamento delle teologhe italiane, con il patrocinio dell'Ambasciata della Repubblica islamica dell'Iran presso la Santa sede.
L'occasione è stata offerta dalla visita in Italia di una delegazione di donne iraniane impegnate in campo teologico e nella difesa dei diritti di donne, famiglia e minori.
Cresce, secondo Tahere Nazari, del Ministero degli affari esteri iraniano per le questioni internazionali inerenti ai diritti delle donne, dei fanciulli e della famiglia, la consapevolezza del ruolo sociale delle donne in Iran, “che deve conciliarsi con quello di moglie e di responsabile dell'educazione delle future generazioni”.
Le donne rappresentano in Iran il 40% della popolazione e una larga maggioranza di esse si colloca al di sotto dei 25 anni. “Il tasso di occupazione femminile – ha spiegato Nazari – nel 2007 era del 13, 6%, cioè il 12% in più rispetto a dieci anni fa”. Allo stesso modo “il tasso di alfabetizzazione della popolazione sopra i sei anni è pari all'80,3%, con una crescita del 126% rispetto a dieci anni fa”.
Nel Parlamento iraniano, dove le donne hanno accesso al pari degli uomini, siedono oggi otto deputate e sono 1491 i consiglieri donna, comunali e provinciali, presenti nel Terzo Consiglio, con una crescita dell'8,44% di presenze rispetto alle assemblee precedenti. Aumentano anche le studentesse in tutti i livelli d'istruzione, le docenti, le scrittrici.
“Questi risultati – ha concluso Nazari –; non costituiscono il nostro punto d'arrivo, ma sono il segno che le donne hanno capito che devono aumentare lo sforzo per occupare il loro ruolo anche nella costruzione del Paese”.
“Per il Corano – ha spiegato Fariba 'Allasvand – la donna ha la stessa dignità dell'uomo e la sharia, la legge islamica, attribuisce spesso a uomini e donne identici diritti e doveri”. “Le poche differenze esistenti – ha proseguito la teologa – nascono in ordine alle differenze fisiche e psicologiche che caratterizzano i ruoli diversi nella famiglia”.
Alla maternità è riconosciuto un forte sostegno giuridico, perché legato alla trasmissione dei valori tra le generazioni, ma soprattutto morale: “Il Corano insegna che il rispetto per la madre è la chiave per risolvere tutti i problemi e un atteggiamento umile nei suoi confronti è condizione, per l'uomo, per l'ingresso in Paradiso”.
All'uomo è attribuito il compito di guida e sostegno economico della famiglia, anche se entrambi i coniugi lavorano. Per l'Islam questa autorità si giustifica solo in termini di servizio e la sharia proibisce prevaricazione ed oppressione: “Consultarsi anche nelle più piccole cose – ha affermato Fariba 'Allasvand – deve essere la norma tra i coniugi”. “L'Islam – ha aggiunto la teologa – è un sistema fondato sulla giustizia equilibrata tra i sessi in rapporto alla loro natura”.
Il contrasto tra ruolo familiare e sociale della donna nasce spesso “a causa della economia moderna che ha bisogno della donna come individuo e non come moglie e madre”.
Per questo motivo., “il governo iraniano ha predisposto diverse misure a favore della maternità, tra le quali quella per la lavoratrice madre di poter lavorare, a parità di stipendio, due ore in meno dell'orario normale”. “E' la società – ha concluso la teologa – che deve adattarsi al ruolo di madre della donna e non il contrario. Ed è grazie ai precetti religiosi che riusciamo a superare il contrasto tra i due ruoli: una religione che non abbia un programma sociale, non può avere importanza per l'individuo”.
“Incontri di questo tipo – ha affermato Marinella Perroni, presidente del Coordinamento delle teologhe italiane – sono il riconoscimento di quanto le donne possano dare al proprio Paese e alle tradizioni religiose, con la competenza teologica, affermando il diritto delle donne a riflettere su Dio e a parlare di Lui”. E’ importante, ha continuato, “valorizzare la capacità femminile di mettere in rete la ricerca partendo da legami di solidarietà”.
“La nostra società che appare secolarizzata – ha concluso la teologa italiana – è caratterizzata dalla ricerca di Dio, dall’ansia per la giustizia e per ciò che dà risposta alle domande di senso della vita. In questa prospettiva, appare importante il contributo delle teologhe”. Anche per le donne italiane il cammino di piena affermazione del proprio ruolo nella società e nella Chiesa non è finito. Chiara Finocchietti, vice presidente nazionale del settore giovani di Azione cattolica (Ac), ha ripercorso alcune delle tappe fondamentali di questo itinerario fino all’affermazione del “genio femminile” contenuto nella Mulieris dignitatem del 1988.
“Tra carenza di politiche per la famiglia che aiutino a conciliare i ruoli di madre e lavoratrice – ha sostenuto la Finocchietti – e la difficoltà di misurarsi con una società dove si restringe lo spazio per un vissuto di fede, c’è ancora molta strada da fare per una pari dignità tra uomo e donna vissuta nel concreto e per dare continuità a quel protagonismo delle donne cattoliche espresso da grandi figure come quella di Armida Barelli”.
“La fondatrice della Gioventù femminile – ha ricordato la vice presidente di Ac – riuscì raccogliere in un grande progetto milioni di donne in un’epoca, i primi del ‘900, in cui molte di esse erano scarsamente alfabetizzate e ancora meno abituate ad uscire di casa”.
“La sfida che aspetta noi – ha concluso Finocchietti – è la costruzione di una società in cui prevalga il bene comune e ognuno, uomo e donna, possa trovare lo spazio per dare il meglio di sé”.
Teologhe italiane e iraniane a confronto -di Chiara Santomiero
ROMA, lunedì, 23 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Un giovane si recò da un saggio credente e gli confessò, con un po' di timore, che nutriva dubbi sulla propria fede. Il saggio gli rispose: “Sono contento, perché è cercando le risposte ai dubbi che si arriva a credere”.
“Nel Corano si sottolinea in più punti la necessità di domandare e ancora domandare”, ha spiegato la teologa iraniana Fariba 'Allasvand, dopo aver raccontato questo apologo nel corso dell'incontro “Essere donna nell'Islam e nella Chiesa cattolica: iraniane e italiane a confronto”.
Interrogare, confrontarsi, cercare risposte oltre la conoscenza più o meno superficiale che si ha del mondo dell'altro: sono stati questi gli obiettivi dell'incontro svoltosi lo scorso 18 febbraio a Roma, presso la sede nazionale dell'Azione Cattolica italiana, per iniziativa della stessa associazione e del Coordinamento delle teologhe italiane, con il patrocinio dell'Ambasciata della Repubblica islamica dell'Iran presso la Santa sede.
L'occasione è stata offerta dalla visita in Italia di una delegazione di donne iraniane impegnate in campo teologico e nella difesa dei diritti di donne, famiglia e minori.
Cresce, secondo Tahere Nazari, del Ministero degli affari esteri iraniano per le questioni internazionali inerenti ai diritti delle donne, dei fanciulli e della famiglia, la consapevolezza del ruolo sociale delle donne in Iran, “che deve conciliarsi con quello di moglie e di responsabile dell'educazione delle future generazioni”.
Le donne rappresentano in Iran il 40% della popolazione e una larga maggioranza di esse si colloca al di sotto dei 25 anni. “Il tasso di occupazione femminile – ha spiegato Nazari – nel 2007 era del 13, 6%, cioè il 12% in più rispetto a dieci anni fa”. Allo stesso modo “il tasso di alfabetizzazione della popolazione sopra i sei anni è pari all'80,3%, con una crescita del 126% rispetto a dieci anni fa”.
Nel Parlamento iraniano, dove le donne hanno accesso al pari degli uomini, siedono oggi otto deputate e sono 1491 i consiglieri donna, comunali e provinciali, presenti nel Terzo Consiglio, con una crescita dell'8,44% di presenze rispetto alle assemblee precedenti. Aumentano anche le studentesse in tutti i livelli d'istruzione, le docenti, le scrittrici.
“Questi risultati – ha concluso Nazari –; non costituiscono il nostro punto d'arrivo, ma sono il segno che le donne hanno capito che devono aumentare lo sforzo per occupare il loro ruolo anche nella costruzione del Paese”.
“Per il Corano – ha spiegato Fariba 'Allasvand – la donna ha la stessa dignità dell'uomo e la sharia, la legge islamica, attribuisce spesso a uomini e donne identici diritti e doveri”. “Le poche differenze esistenti – ha proseguito la teologa – nascono in ordine alle differenze fisiche e psicologiche che caratterizzano i ruoli diversi nella famiglia”.
Alla maternità è riconosciuto un forte sostegno giuridico, perché legato alla trasmissione dei valori tra le generazioni, ma soprattutto morale: “Il Corano insegna che il rispetto per la madre è la chiave per risolvere tutti i problemi e un atteggiamento umile nei suoi confronti è condizione, per l'uomo, per l'ingresso in Paradiso”.
All'uomo è attribuito il compito di guida e sostegno economico della famiglia, anche se entrambi i coniugi lavorano. Per l'Islam questa autorità si giustifica solo in termini di servizio e la sharia proibisce prevaricazione ed oppressione: “Consultarsi anche nelle più piccole cose – ha affermato Fariba 'Allasvand – deve essere la norma tra i coniugi”. “L'Islam – ha aggiunto la teologa – è un sistema fondato sulla giustizia equilibrata tra i sessi in rapporto alla loro natura”.
Il contrasto tra ruolo familiare e sociale della donna nasce spesso “a causa della economia moderna che ha bisogno della donna come individuo e non come moglie e madre”.
Per questo motivo., “il governo iraniano ha predisposto diverse misure a favore della maternità, tra le quali quella per la lavoratrice madre di poter lavorare, a parità di stipendio, due ore in meno dell'orario normale”. “E' la società – ha concluso la teologa – che deve adattarsi al ruolo di madre della donna e non il contrario. Ed è grazie ai precetti religiosi che riusciamo a superare il contrasto tra i due ruoli: una religione che non abbia un programma sociale, non può avere importanza per l'individuo”.
“Incontri di questo tipo – ha affermato Marinella Perroni, presidente del Coordinamento delle teologhe italiane – sono il riconoscimento di quanto le donne possano dare al proprio Paese e alle tradizioni religiose, con la competenza teologica, affermando il diritto delle donne a riflettere su Dio e a parlare di Lui”. E’ importante, ha continuato, “valorizzare la capacità femminile di mettere in rete la ricerca partendo da legami di solidarietà”.
“La nostra società che appare secolarizzata – ha concluso la teologa italiana – è caratterizzata dalla ricerca di Dio, dall’ansia per la giustizia e per ciò che dà risposta alle domande di senso della vita. In questa prospettiva, appare importante il contributo delle teologhe”. Anche per le donne italiane il cammino di piena affermazione del proprio ruolo nella società e nella Chiesa non è finito. Chiara Finocchietti, vice presidente nazionale del settore giovani di Azione cattolica (Ac), ha ripercorso alcune delle tappe fondamentali di questo itinerario fino all’affermazione del “genio femminile” contenuto nella Mulieris dignitatem del 1988.
“Tra carenza di politiche per la famiglia che aiutino a conciliare i ruoli di madre e lavoratrice – ha sostenuto la Finocchietti – e la difficoltà di misurarsi con una società dove si restringe lo spazio per un vissuto di fede, c’è ancora molta strada da fare per una pari dignità tra uomo e donna vissuta nel concreto e per dare continuità a quel protagonismo delle donne cattoliche espresso da grandi figure come quella di Armida Barelli”.
“La fondatrice della Gioventù femminile – ha ricordato la vice presidente di Ac – riuscì raccogliere in un grande progetto milioni di donne in un’epoca, i primi del ‘900, in cui molte di esse erano scarsamente alfabetizzate e ancora meno abituate ad uscire di casa”.
“La sfida che aspetta noi – ha concluso Finocchietti – è la costruzione di una società in cui prevalga il bene comune e ognuno, uomo e donna, possa trovare lo spazio per dare il meglio di sé”.