DIALOGO TRA EBREI E CRISTIANI - Il Foglio 14/1/2009.
Inviato: mer gen 14, 2009 10:12 pm
14 gennaio 2009
I rabbini e Benedetto XVI
Scintille tra ebrei italiani e cattolici, ma la controversia è poco fondata
Il rabbino capo di Venezia Elia Enrico Richetti ha ribadito ieri che l’orientamento del rabbinato italiano è di sospendere i rapporti con la chiesa cattolica in previsione del 17 gennaio, la giornata che al dialogo tra ebrei e cristiani è tradizionalmente dedicata da quasi vent’anni. Con Benedetto XVI e la sua decisione di liberalizzare forme liturgiche tradizionali, secondo Richetti, “stiamo andando verso la cancellazione degli ultimi cinquant’anni di storia della chiesa”. Eppure nel mondo le relazioni tra ebrei e cattolici sono ancora sostanzialmente nel solco dei grandi gesti profetici che si scambiarono il vescovo di Roma e il rabbino capo Elio Toaff nella sinagoga romana il 16 aprile del 1986. I rabbini sanno che la chiesa cattolica scopre il suo legame “intrinseco” con l’ebraismo, per usare le parole di Giovanni Paolo II, “scrutando il suo proprio mistero”.
Nel dicembre del 2000 le incomprensioni intorno alla istruzione Dominus Jesus e al suo trattamento della fede di Abramo furono chiarite da un articolo dell’allora cardinale Ratzinger sull’Osservatore Romano (vedi il Foglio del 30 dicembre 2000), il quale scrisse che la fede degli ebrei “non è un’altra religione, ma il fondamento della nostra fede”, e ribadì le acquisizioni del Vaticano II intorno alle colpe dell’antiguidaismo cristiano. In simili circostanze, mentre è ragionevole che la chiesa rispetti la sensibilità liturgica del rabbinato italiano intensificando parole e opere di chiarimento, sembra irragionevole introdurre aspri elementi di divisione teologica e politica. Inutile disputare in modo pedante intorno all’esistenza di una radice giudaica e cristiana ed ellenistica dell’Europa e dell’occidente. Sta di fatto che ebrei e crociati sono il bersaglio privilegiato del radicalismo islamista, e anche la chiesa dovrebbe fare più attenzione a riconoscerlo. Magari rileggendosi giovanpaolinamente le parole pronunciate tanti anni fa da Toaff al cospetto del predecessore di Benedetto: “Il ritorno del popolo ebraico alla sua terra deve essere riconosciuto come un bene e una conquista irrinunciabili per il mondo”.
I rabbini e Benedetto XVI
Scintille tra ebrei italiani e cattolici, ma la controversia è poco fondata
Il rabbino capo di Venezia Elia Enrico Richetti ha ribadito ieri che l’orientamento del rabbinato italiano è di sospendere i rapporti con la chiesa cattolica in previsione del 17 gennaio, la giornata che al dialogo tra ebrei e cristiani è tradizionalmente dedicata da quasi vent’anni. Con Benedetto XVI e la sua decisione di liberalizzare forme liturgiche tradizionali, secondo Richetti, “stiamo andando verso la cancellazione degli ultimi cinquant’anni di storia della chiesa”. Eppure nel mondo le relazioni tra ebrei e cattolici sono ancora sostanzialmente nel solco dei grandi gesti profetici che si scambiarono il vescovo di Roma e il rabbino capo Elio Toaff nella sinagoga romana il 16 aprile del 1986. I rabbini sanno che la chiesa cattolica scopre il suo legame “intrinseco” con l’ebraismo, per usare le parole di Giovanni Paolo II, “scrutando il suo proprio mistero”.
Nel dicembre del 2000 le incomprensioni intorno alla istruzione Dominus Jesus e al suo trattamento della fede di Abramo furono chiarite da un articolo dell’allora cardinale Ratzinger sull’Osservatore Romano (vedi il Foglio del 30 dicembre 2000), il quale scrisse che la fede degli ebrei “non è un’altra religione, ma il fondamento della nostra fede”, e ribadì le acquisizioni del Vaticano II intorno alle colpe dell’antiguidaismo cristiano. In simili circostanze, mentre è ragionevole che la chiesa rispetti la sensibilità liturgica del rabbinato italiano intensificando parole e opere di chiarimento, sembra irragionevole introdurre aspri elementi di divisione teologica e politica. Inutile disputare in modo pedante intorno all’esistenza di una radice giudaica e cristiana ed ellenistica dell’Europa e dell’occidente. Sta di fatto che ebrei e crociati sono il bersaglio privilegiato del radicalismo islamista, e anche la chiesa dovrebbe fare più attenzione a riconoscerlo. Magari rileggendosi giovanpaolinamente le parole pronunciate tanti anni fa da Toaff al cospetto del predecessore di Benedetto: “Il ritorno del popolo ebraico alla sua terra deve essere riconosciuto come un bene e una conquista irrinunciabili per il mondo”.