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Il Vaticano: GRAMSCI trovò la fede". Corsera 25/11/08.

MessaggioInviato: mer nov 26, 2008 6:19 pm
da Leonardo
CLAMOROSA RIVELAZIONE DI MONSIGNOR DE Magistris
Il Vaticano: «Gramsci trovò la fede»

«Il fondatore del Pci ricevette i sacramenti cristiani sul punto di morte». Il filosofo Vacca: dai testi non risulta
ROMA - «Gramsci morì con i sacramenti. E chiese alle suore che lo assistevano di poter baciare un' immagine del Bambino Gesù». È una rivelazione che fa discutere quella dell'arcivescovo Luigi De Magistris, penitenziere emerito della Santa Sede.

LA CHIESA E IL PCI - «Questo fatto - ha sottolineato il presule sardo intervenuto alla presentazione del nuovo catalogo dei santini che si è tenuta alla Radio Vaticana- nel mondo della "falce e martello" preferiscono tacerlo, ma è proprio così». Finora del riavvicinamento al cattolicesimo di Gramsci si era parlato solo a livello di voci, mai confermate. De Magistris, che in passato è stato tra i responsabili del Tribunale vaticano della Penitenzieria Apostolica (dicastero preposto alle indulgenze, ai perdoni e a controversie interne), ha invece fornito più di un dettaglio sulla vicenda. «Il mio conterraneo, Gramsci - ha detto il monsignore, che è attualmente in pensione - aveva nella sua stanza l'immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù. Durante la sua ultima malattia, le suore della clinica dove era ricoverato gli portarono allora l'immagine di Gesù Bambino e Gramsci la baciò». «Gramsci - ha sottolineato De Magistris - è morto con i Sacramenti, è tornato alla fede della sua infanzia. La misericordia di Dio santamente ci perseguita. Il Signore non si rassegna a perderci», ha commentato ancora l'esponente vaticano.

GLI STORICI: «NON RISULTA» - «La conversione di Gramsci è una vecchia storia, mai provata da documenti ufficiali, che anzi la smentiscono». Lo sostiene Giorgio Baratta, presidente della International Gramsci society Italia, uno dei massimi esperti sulla vita e il pensiero politico e filosofico del fondatore del Pci. «La prima volta che questa notizia venne pubblicata fu nel 1977, quando Giuseppe della Vedova riportò sulla rivista Studi sociali la testimonianza di tale suor Pinna che appunto parlava della conversione di Gramsci in punto di morte. Il presunto scoop venne ripreso dal settimanale Gente e in seguito smentito da Paese Sera». «I documenti editi e inediti sulle ultime ore e sulla morte di Antonio Gramsci sono tanti e da nessuno di questi emerge la tesi della sua conversione: ovviamente non sarebbe uno scandalo, né cambierebbe alcunché. Dico solo, semplicemente, che si tratta di un fatto che non trova alcun riscontro documentato», dice Beppe Vacca, filosofo, ex parlamentare comunista e presidente della Fondazione Istituto Gramsci. «Ci sono alcune lettere di Tania a Sraffa che descrivono dettagliatamente gli ultimi giorni di malattia e la morte di Gramsci in cui non troviamo nulla al riguardo. Non ne parla nemmeno una del fratello Carlo a Togliatti, in cui si legge della volontà di Gramsci di essere cremato. Cosa che inizialmente trovò qualche ostacolo perché non era credente e perché il regime fascista temeva manifestazioni di piazza, essendo la vigilia del primo maggio. Documenti di polizia non fanno alcun cenno di un suo avvicinamento alla fede, in più - prosegue Vacca - ci sono alcune lettere, ancora inedite perché raccolte da poco tempo, in cui Tatiana scrive con grande regolarità ai familiari sugli ultimi giorni di Gramsci. Si tratta di confidenze strettamente familiari in cui sarebbe emersa una notizia di tale portata». Vacca, ad ogni modo, evita con cura di aprire alcun fronte polemico con il monsignore: «Non conosco De Magistris. Ricordo solo che non è la prima volta che ne sento parlare. Già in passato, 30 o 40 anni dopo la morte di Gramsci, un'anziana suora riferì di una sua conversione. Ripeto, non vi troverei nulla di scandaloso». «Non so cosa fece Gramsci in punto di morte. Sono ridicole dichiarazioni non verificabili su conversioni di 70 anni fa e finalizzate a dimostrare che i miti crollano», dice il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero. «Tra un po' ci spiegheranno che Gramsci era liberale, perché è evidente che i comunisti possono essere solo assassini o pentiti».

COSSIGA: «È COSÌ» - Se monsignor De Magistris conferma la conversione di Gramsci al cattolicesimo non può che essere vero, ha commentato il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga. «De Magistris si è trovato più di chiunque altro, escluso il Papa, nella situazione di conoscere le cose che dice in quanto preposto alla Sacra Penitenzieria, l'organo che presiede alle questioni relative al foro interno dei battezzati della Chiesa cattolica. Se c'è una persona che può sapere di una conversione di Gramsci e di una sua morte in seno alla Chiesa cattolica, quella persona è proprio monsignor De Magistris». «Non sarebbe una grande sorpresa se Gramsci avesse abbracciato la fede cattolica», ha dichiarato il parlamentare del Pdl Giancarlo Lehner, autore del libro La famiglia Gramsci in Russia.
25 novembre 2008

Re: Il Vaticano: GRAMSCI trovò la fede". Corsera 25/11/08.

MessaggioInviato: mer nov 26, 2008 6:36 pm
da Leonardo
POLEMICHE CULTURALI - Avvenire 26/11/2008.
IL CASO: Storici ed esperti si dividono sulla questione.
I ricordi del prelato De Magistris riaprono una vicenda già emersa nel 1977: il fondatore del Pci, ricoverato in clinica a Roma, prima di morire avrebbe baciato una statuetta di Gesù Bambino.

Gramsci cristiano, il mistero è aperto
DI ROBERTO BERETTA

Comunista «eretico» sì; ma fi­no al punto di passare al cri­stianesimo? Questo è la do­manda che insorge alla notizia, riaf­fiorata ieri in un contesto estempo­raneo, di una presunta «conversio­ne » sul letto di morte di Antonio Gramsci.
La vicenda era già comparsa nel 1977, a 40 anni dalla morte dell’au­tore dei Quaderni dal carcere; ieri è stato monsignor Luigi De Magistris,
pro-penitenziere maggiore emeri­to, a ricordarla in una sala della Ra­dio Vaticana a Roma nel corso del­la presentazione del primo «Cata­logo internazionale dei santini»: «Il mio conterraneo Gramsci – ha det­to l’anziano sacerdote – aveva nel­la sua stanza l’immagine di santa Teresa del Bambino Gesù. Durante la sua ultima malattia, le suore del­la clinica dove era ricoverato porta­vano ai malati l’immagine di Gesù Bambino da baciare. Non la porta­rono a Gramsci. Lui disse: 'Perché non me l’avete portato?'. Gli porta­rono allora l’immagine di Gesù Bambino e Gramsci la baciò. Gram­sci è morto con i sacramenti, è tor­nato alla fede della sua infanzia».
A parte qualche imprecisione – il bacio di un’immagine o forse di u­na statua non significa aver ricevu­to i sacramenti –, la dichiarazione riprende quanto rivelato 30 anni or sono sulla rivista Studi sociali da pa­dre
Giuseppe Della Vedova, come conferma oggi Giulio Andreotti per il quale la vicenda «non è una no­vità ». Don Della Vedova raccoglieva la testimonianza della zia suor Pie­ra Collino, che prestava servizio nel­la clinica «Quisisana» di Roma do­ve il fondatore del Partito comuni­sta trascorse l’ultimo anno di vita. Secondo quel testo il bacio alla sta­tuetta avvenne però su pressione della superiora, anche se poi il ri­coverato «quando lo ebbe tra le ma­ni lo baciò con effusione». Secondo altre testimonianze, Gramsci si sa­rebbe poi raccomandato varie vol­te alle preghiere delle suore e a­vrebbe mostrato una «simpatia u­mana » verso una piccola statua di santa Teresa del Bambino Gesù, che «non volle che fosse tolta e nem­meno spostata» (e proprio questa circostanza non appare oggi casua­le a don Gianni Ba­get Bozzo: «Santa Teresina era pronta a scambiare la sua fede per la conver­sione degli atei e si­curamente anche Gramsci ne cono­sceva la vita. La sua conversione quindi potrebbe essere in­quadrata in quel forte desiderio di conversione dei non credenti e­spresso dalla santa»). Anche un’altra religiosa, la sarda suor Pinna – così scrive Luigi Nied­du
in un volume sull’«altro Gram­sci », – avrebbe poi raccontato in di­versa occasione a un gruppo di sa­cerdoti amici (tra cui monsignor De Magistris) una storia simile: duran­te le festività natalizie del 1937 le re­ligiose della clinica portarono di stanza in stanza, «offrendola al ba­cio di quelli che vi si trovavano», u­na statua di Gesù Bambino. Tutti i ricoverati ricevettero la visita eccet­to l’esponente comunista che però, saputo dell’esclusione, prima ne chiese i motivi, quindi «il signor Gramsci disse di voler vedere quel­la statuetta e quando l’ebbe di fronte la baciò con evidenti se­gni di commo­zione ».
Giuseppe Vacca,
presidente della Fondazione Isti­tuto Gramsci e profondo cono­scitore del filo­sofo marxista, accoglie la noti­zia con tranquillità: «La questione è molto semplice: esiste una docu­mentazione precisa sulle ultime o­re di Gramsci, la sua fine è narrata pochi giorni dopo l’evento in una lettera della cognata Tatiana Schu­cht,
che assisteva il degente. Esisto­no inoltre documenti di polizia, an­ch’essi pubblicati, nonché tra gli i­nediti altre due lettere di Tatiana: in nessuno di questi scritti esiste un accenno alla vicenda. Ed è difficile anche capire come potrebbe esse­re accaduto: Gramsci fu infatti col­pito da ictus il 25 aprile, giorno in cui scadeva la sua condanna da parte del regime fascista, e non riprese co­noscenza fino al 27, giorno della morte».
Tuttavia, sembra evidente che il fat­to – se avvenne – accadde non in li­mine mortis, bensì qualche mese prima, durante la degenza dell’e­sponente politico; la cui stanza pa­re fosse proprio di fronte alla cap­pella. «Se ci sono nuovi documenti – riprende Vacca – ben vengano; ma queste voci da sole non costitui­scono una prova sufficiente. Aven­do pubblicato tutto il possibile di e su Gramsci, non mi sono mai im­battuto in testi che suffraghino un’e­ventuale conversione. Di fatto Gramsci non era credente e, dopo la cremazione, fu traslato al cimitero acattolico degli inglesi».
D’altra parte, è presumibile che un’eventuale «conversione» sareb­be stata tenuta nascosta dall’entourage del politico, del qua­le faceva parte anche l’economista
Piero Sraffa che nel 1977 smentì la notizia di un Gramsci «col capo co­sparso di olio santo»: «Fui una del­le ultimissime persone che lo vide­ro vivo e non disse certamente nul­la che facesse pensare a un’iniziati­va del genere». Nella lettera alla so­rella, moglie di Antonio rimasta a Mosca, Tatiana scrisse infatti: «Il me­dico fece capire alla suora che le condizione del malato erano dispe­rate. Venne il prete, altre suore, ho dovuto protestare nel modo più veemente perché lasciassero tran­quillo Antonio, mentre questi han­no voluto proseguire nel rivolgersi a lui per chiedergli se voleva que­sto, quell’altro…». Peraltro don Del­la Vedova si spinse fino a ipotizzare che il cappellano della clinica, don
Paolo Bornin, abbia amministrato l’olio degli infermi al moribondo ap­profittando di un’assenza della co­gnata, forse rispondendo a prece­denti segnali «religiosi» di Gramsci. Non è l’unico mistero che circonda quelle ore, visto che in passato si i­potizzò persino il suicidio del poli­tico sardo o la sua eliminazione da parte di agenti sovietici. Salvatore Mannuzzu, già deputato comuni­sta e sardo come Gramsci, sembra stupito dalla nuova rivelazione: «Non mi risulta nulla e francamen­te, se l’episodio fosse vero (e la no­tizia è da vagliare con molto rigore), mi sorprenderebbe un poco; sareb­be infatti piuttosto imprevedibile ri­spetto alla conoscenza del perso­naggio e dei suoi scritti: la sua ideo­logia era profondamente materiali­sta, fin nelle fibre. È anche strano che un fatto così eclatante su un personaggio come Gramsci sia ri­masto nascosto». All’opposto su questo punto la pensa lo storico Da­niele Veneruso: «Col cordone ideo­logico che aveva intorno, non deve stupire che nulla sia trapelato sino­ra. Tuttavia, se Gramsci ha sempre mostrato interesse per la religione e per il cattolicesimo, lo ha fatto sol­tanto dal punto di vista della seco­larizzazione e della prassi, non del­la fede». Il rimbalzo delle opinioni prosegue. Per Giorgio Baratta, presidente del­la
International Gramsci Society I­talia
e tra i massimi esperti sul fon­datore del Pci, «la conversione è u­na vecchia storia mai provata». Lo slavista Vittorio Strada afferma in­vece che la notizia potrebbe ag­giungere «un nuovo elemento alla sua immagine e, rispetto a quella costruita nei decenni passati dal P­ci, ne accresce l’umanità. Certa­mente nell’opera di Gramsci vi era una religiosità laica mentre era as­sente qualsiasi freddezza ateistica». Anche per Giancarlo Lehner, auto­re di un recente libro su La famiglia Gramsci in Russia, pur se non esiste «alcuna prova scientificamente in­confutabile, tuttavia sul piano in­duttivo per me non sarebbe una grande sorpresa se Gramsci avesse abbracciato, non dico in punto di morte ma nell’ultima fase della sua vita, la fede cattolica. Come testi­moniano le fonti, infatti, Antonio recupera via via tutti i grandi valori della tradizione cristiana e cattoli­ca, in primo luogo la famiglia, poi l’amicizia, il valore della verità, la solidarietà».
Lehner: non sarebbe una sorpresa. Vacca: non ci sono conferme in merito.
Veneruso: se anche fosse vero, non l’avrebbero fatto trapelare. Strada: la notizia accresce la sua umanità.

Re: Il Vaticano: GRAMSCI trovò la fede". Corsera 25/11/08.

MessaggioInviato: mer nov 26, 2008 6:41 pm
da Leonardo
Gramsci si convertì in punto di morte" - IL GIORNALE 26/1172008
di Andrea Tornielli

Roma - Le fonti citate sono testimoni dirette, anche se la rivelazione farà discutere non poco: Antonio Gramsci, sul letto di morte, chiese i sacramenti. Aveva accanto a sé un’immaginetta di santa Teresina di Lisieux e volle baciare l’effigie di Gesù Bambino che le suore della clinica dov’era ricoverato porgevano ai malati. Lo ha raccontato ieri il vescovo Luigi De Magistris, pro-penitenziere maggiore emerito, nel corso della presentazione del primo Catalogo internazionale dei santini che si è tenuta presso la Radio Vaticana, confermando direttamente e autorevolmente quanto già rivelato dal vaticanista Emilio Cavaterra sul Giornale dieci anni fa.
«Il mio conterraneo Gramsci - ha detto il prelato vaticano - aveva nella sua stanza l’immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù. Durante la sua ultima malattia, le suore della clinica dove era ricoverato portavano ai malati l’immagine di Gesù Bambino da baciare. Non la portarono a Gramsci. Lui disse: “Perché non me l’avete portato?”. Gli portarono allora l’immagine di Gesù Bambino e Gramsci la baciò. Gramsci è morto con i sacramenti, è tornato alla fede della sua infanzia. La misericordia di Dio santamente ci “perseguita”. Il Signore non si rassegna a perderci».

La fonte citata da De Magistris è una suora sarda, sorella di monsignor Giovanni Maria Pinna, segretario della Segnatura apostolica. Suor Pinna, in occasione di una messa in suffragio del fratello, celebrata nella chiesa di San Lorenzo in Damaso, aveva raccontato ad alcuni dei prelati presenti l’inedito particolare riguardante Gramsci. L’intellettuale comunista era ricoverato nella clinica Quisisana dal 24 agosto 1935. Le religiose della clinica in occasione delle festività natalizie erano solite, per tradizione, portare di stanza in stanza una statua di Gesù Bambino, «offrendola al bacio degli ammalati». Tutti i ricoverati ricevono la singolare visita, ad eccezione di Gramsci il quale, appresa l’esclusione, ne chiede il motivo alle suore. Le religiose si scusano con lui e gli dicono che non volevano infastidirlo. A questo punto, raccontava suor Pinna, «il signor Gramsci disse di voler vedere quella statuetta e quando l’ebbe di fronte la baciò con evidenti segni di commozione». Oltre a De Magistris, ad ascoltare le parole della suora c’era monsignor Sebastiano Masala, all’epoca giudice della Sacra Rota. Un’altra religiosa in servizio alla clinica, di origini svizzere, suor Gertrude, ha invece rivelato che nella stanza numero 26, dove Gramsci trascorse l’ultimo periodo della sua vita, c’era un’immagine di santa Teresina del Bambin Gesù, «verso la quale lui sembrava nutrire una simpatia umana, tanto da non volere che fosse tolta e nemmeno spostata».

Un accenno alle ultime ore di vita di Gramsci, morto nella notte tra il 26 e il 27 aprile 1937, è contenuto in una lettera che sua cognata Tatiana Schucht scrisse il 12 maggio di quello stesso anno: «Il medico fece capire alla suora che le condizioni del malato erano disperate. Venne il prete, altre suore, ho dovuto protestare nel modo più veemente perché lasciassero tranquillo Antonio, mentre questi hanno voluto proseguire nel rivolgersi a lui per chiedergli se voleva questo, quell’altro...». La frase della cognata rimane sospesa, rispetto a quella che lei considerava un’invadenza indebita, ma che le suore, testimoni dei due episodi precedenti, non ritenevano certo tale. Non dice dunque se Gramsci acconsentì, come invece oggi conferma il vescovo De Magistris. Nel gennaio scorso, intervistato da Famiglia Cristiana, il cardinale Tarcisio Bertone aveva detto: «La posizione di Gramsci e di tanti esponenti comunisti verso la religione era ben diversa da quella di certi laicisti attuali. C’era più rispetto».

Re: Il Vaticano: GRAMSCI trovò la fede". Corsera 25/11/08.

MessaggioInviato: mer nov 26, 2008 8:37 pm
da GrisAdmi
Tarcisio Bertone aveva detto: «La posizione di Gramsci e di tanti esponenti comunisti verso la religione era ben diversa da quella di certi laicisti attuali. C’era più rispetto».


Questo è poco, ma sicuro. Almeno per quanto riguarda i "grandi".

Re: Il Vaticano: GRAMSCI trovò la fede". Corsera 25/11/08.

MessaggioInviato: dom nov 30, 2008 6:02 pm
da Leonardo
Caso Gramsci, la conversione trova conferme - AVVENIRE 30/11/2008

Gli ultimi giorni di Antonio Gramsci alla clinica 'Quisisana' di Roma, nell’aprile del 1937, sono stati ricostruiti in modo molto pacato (e in tempi non sospetti) da don Ennio Innocenti, teologo e politologo, stretto collaboratore di padre Virginio Rotondi, il gesuita che convertì Curzio Malaparte e Giuseppe Saragat. In 'Temi di Apologetica' (2004), il sacerdote toscano mette infatti d’accordo le due versioni (contraddittorie solo in apparenza) e scrive: «ricoverato nella clinica Quisisana di Roma, non mosse nessuna obiezione al fatto che il Crocifisso dominasse la parete bianca della sua camera; anzi: accettò di conversare amabilmente di religione non solo con il sacerdote cappellano, ma anche con le suore infermiere. Ad una disse che, a suo parere, il libro più bello dopo il Vangelo era 'L’imitazione di Cristo'. Quando sopravvenne l’ultimo improvviso e tragico malore, Gramsci fece a tempo a sussurrare alla suora: 'Madre, preghi per me, perchè sento di essere alla fine'».
«Naturalmente - scrive ancora don Innocenti - il cappellano della clinica fu subito avvertito e si presentò sulla soglia della camera in cotta e stola, ma gli fu decisamente sbarrato l’ingresso da una parente di Gramsci, una oriunda russa.
Risulta, però, inoppugnabilmente, che giorni prima del citato malore, Antonio Gramsci fu visto, in clinica, sostare sulla porta della cappella in un atteggiamento assorto, giudicato, non sprovvedutamente, di preghiera». Inoltre, continua Innocenti, risulta che all’amico generale Coppino, in visita abitualmente alla clinica, Gramsci ribadì sì la fiducia nella vittoria politica, ma temperata da questa nuova critica consapevolezza: «Le nostre idee - confidò - sono terrene; saranno le idee cristiane a durare: esse sono eterne».

Re: Il Vaticano: GRAMSCI trovò la fede". Corsera 25/11/08.

MessaggioInviato: dom nov 30, 2008 6:24 pm
da algoritmo70
Certamente nel leggere la parte dell'articolo in cui si dice che Gramsci essendo alla fine chiese preghiere se il sacerdote accorso al suo capezzale non potè avvicinarlo a causa della persona che non permise di entrare nella stanza, si può dire che nella Misericordia feconda di Dio certamente la preghiera di Gramsci avrà trovato accoglienza.algoritmo70.

Re: Il Vaticano: GRAMSCI trovò la fede". Corsera 25/11/08.

MessaggioInviato: mer gen 14, 2009 10:30 pm
da Leonardo
11/01/2009 Avvenire: I SENTIERI DELLO SPIRITO.
Una dilazione di Romano Penna

Disprezzi forse la ricchezza della sua bontà, della sua clemenza e della sua magnanimità, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? (Rom 2,4) I tempi lunghi, si sa, sono quelli di Dio, per il quale «mille anni sono come un solo giorno» (2Pietro 3,8; un proverbio arabo dice che la fretta è del diavolo, mentre la lentezza è di Dio). L'importante è cogliere il senso di questa "politica", che non permette di recidere subito e con impazienza la zizzania dal campo (cf. Mt 13,24-30). Il Signore concede una dilazione in vista del pentimento: «Hai compassione di tutti, perché tutto puoi; chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento» (Sapienza 11,23); «Hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento» (ibid. 12,19). L'importante è di non scambiare la longanimità di Dio con l'indifferenza o la dimenticanza, come ammonisce il profeta Abacuc: «Se indugia, attendilo, poiché certo verrà e non tarderà» (2,3). Al contrario, bisogna approfittare del tempo presente come spazio concesso alla possibilità di una rinnovata conversione, consistente nell'onesto riconoscimento di questa stessa bontà divina prima ancora che in un pur necessario sforzo di cambiamento morale.