Sabato 22 Dicembre 2007
Le visite in Italia
Caro Romano, da alcune settimane i media italiani altro non fanno che parlare degli incontri del "presunto" Dalai Lama con le rappresentanze politiche ed economiche del nostro Paese. La stranezza, non sta tanto nell'assiduità della presenza del leader tibetano in terra cattolica, ma la solennità con cui viene accolto. Manco si trattasse di una vera divinità. Nessuno che si ponga la domanda: ma questo signore insensibile alle temperature polari, è veramente la quattordicesima reincarnazione del primo Dalai Lama morto e defunto nel lontano 1474? Nemmeno uno scettico che gli chieda uno straccio di prova, tutti lo danno per scontato! Buffo no? Il "bello" è che gli stessi incensatori del supposto risuscitato, sono gli stessi che negano l'incarnazione del figlio di Dio. Perché coloro che asseriscono che la religione è l'oppio dei popoli nel caso del redivivo "Oceano di Saggezza" se ne stanno zitti zitti? E perché la "tossicodipendenza" riguarderebbe solo il cristianesimo, mentre tutte le altre religioni sarebbero degne di essere "sniffate"?
Gianni Toffali, Verona, |
Credo che il Dalai Lama sia una personalità di grande prestigio morale e che questo basti, indipendentemente dalla sua origine divina, a giustificare il rispetto con cui viene accolto. Ma è vero che nel culto italiano del Dalai Lama si nasconde un po' di anticlericalismo. Accadde anche nell'Ottocento quando alcuni patrioti risorgimentali, in odio alla politica anti-unitaria della Chiesa di Roma, divennero protestanti. Oggi il protestantesimo non è più di moda, mentre il buddismo piace, soprattutto a Hollywood.
Sergio Romano