H. de Lubac - La luna, immagine della Chiesa
Inviato: sab ago 27, 2011 7:45 pm
Testo tratto da Henri de Lubac, Paradosso e mistero della Chiesa, pagg. 17-18:
Il Cristo è il sole di giustizia, sorgente unica di luce. La Chiesa, come la luna, riceve da lui, ad ogni istante, tutto il suo splendore. Si può dunque parlare, con Didimo il Cieco, di una “costituzione lunare della Chiesa”13. Come la luna nella notte, la Chiesa brilla nell’oscurità di questo mondo, rischiarando la notte della nostra ignoranza per indicarci la via della salvezza. La sua luce, tutta derivata, non è d’altronde anch’essa che una pallida chiarezza, una refulgentia subobscura, come dice s. Bonaventura14; essa ci dispensa i simboli di una verità che non può ancora risplendere direttamente ai nostri occhi mortali. Mentre il sole rimane sempre nella sua gloria, essa passa incessantemente attraverso fasi diverse, ora crescendo ed ora decrescendo, sia che si tratti della sua estensione misurabile dall’esterno oppure del suo intimo fervore, perché essa non cessa di subire i contraccolpi delle vicissitudini umane15. Tuttavia essa non diminuisce mai fino a perire. La sua integrità si rinnova sempre16. La sua testimonianza, in certe epoche, si può anche oscurare: il sale della terra diventa insipido, l’aspetto “troppo umano” prende il sopravvento, la fede vacilla nei cuori – ma, noi ne abbiamo l’assicurazione, “i santi rifiorirono sempre”17.
Ma bisogna, con un Origene e un Ambrogio, comprendere più a fondo queste fasi oscure della luna. Esse stanno a significare che la Chiesa, in questo mondo, è una Chiesa sempre morente, ed è così che essa si rinnova, riavvicinandosi sempre più al Cristo, suo sposo. Diviene allora così unita a lui che viene assorbita in qualche modo nel suo splendore. Tutta vicina al suo sole, il Signore crocifisso, proprio nell’oscuramento della passione essa ricomincia a crescere per raggiungere la sua vera fecondità18. Essa piomba nelle tenebre per partecipare alla pienezza segreta della vita del risorto. “Christus exinanivit eam ut repleat, qui etiam se exinanivit ut omnes repleret. Ergo annuntiavit Lunam mysterium Christi”19. Il Cristo la annientò per arricchirla, egli che si era annientato per arricchire tutti. La luna dunque ha annunziato il mistero di Cristo.
E questo oscuramento è tanto poco un tramonto della Chiesa, che è nello stesso tempo un’aurora. Annuncia l’assorbimento definitivo della luna nel suo sole, secondo il versetto del salmo: “Orietur in diebus ejus justitia et abundantia pacis, donec tollatur luna”. Tollatur, commenta s. Agostino, cioè auferatur, tutto ciò che vi è di mortale e di malato nella Chiesa che dovrà allora essere tolto, annientato, - ma anche extollatur, essendo la Chiesa tutta intera e definitivamente esaltata nel Cristo, associata alla gloria della sua risurrezione20.
13 In psalmum 71, v. 5 (PG 39, 1465-1468)
14 In Hexameron, collatio 20, n. 13: “Comparatur autem Ecclesia militans lunae, propter refulgeniam subobscuram sive simbolicam, - propter refulgentiam excessivam sive extaticam, - et propter refulgentiam ordinatam”. (Ed. del Quaracchi, t.5, p. 427). (La Chiesa militante è paragonata alla luna, per la sua riflessa chiarezza pallida cioè simbolica – per la sua riflessa chiarezza eccessiva cioè estatica – per la sua riflessa chiarezza ordinata).
15 Cosi s. Tommaso d’Aquino, Opera Omnia (Parma 1863), t. 14, p. 377: “…Sive pulchra ut Luna, in presenti vita, ubi aliquando concessa sibi pace et securitate crescit, aliquando adversitatibus obscurata decrescit” (…Ossia bella, come la luna [La Chiesa], nella vita presente, quando talvolta le è concessa pace e sicurezza, cresce, e talvolta, oscurata dalle avversità, decresce).
16 Così Cassiodoro, In psalmum 103, v. 19: “Luna significat Ecclesiam, quae in temporibus facta est, quando eam minui contingit et crescere; quae tamen sic minuitur, ut semper redeunde integritate reparetur”, ecc. (La luna è simbolo della Chiesa soggetta a fasi. A volte avviene che la Chiesa diminuisca, a volte che cresca. Diminuisce, ma ritorna sempre intera come prima).
17 Charles Pèguy.
18 Cfr.. Origene, In Numer., hom. 23, n. 5 (Baehrens, pp. 217-218); a proposito delle “neomenie”, feste che, se prese alla lettera, “non tam religiosae quam superstitiosae videbuntur” (sembreranno non tanto religiose, quanto superstiziose).
19 S. Ambrogio, In Hexameron, l. 4, c. 8, n. 32 (PL 14, 204 BC). Origene, In Ezechielem, hom. 9, n. 3 (Baehrens, p. 411), ecc. Cfr J. Ratzinger, voce “Luce”, in Dizionario teologico, vol. II, pp. 232-243 (Ed. Queriniana 1967).
20 S. Agostino, In psalmum 71, n. 10 (Pl 36, 908). L’immagine è ancora rievocata da Oleario Gonzales Hernandez, La nouvelle conscience de l’église, in L’église de Vatican II, t. 2 (1966), p. 191. S. Bonaventura le associa un’immagine tolta dal Cantico dei cantici: “…Allora si attua questa parola: Non fate caso (attenzione) alla mia tinta abbronzata, è il sole che mi ha bruciata…” In Hexameron, 20, 16 (Quaracchi, 5, 428 ab).
Il Cristo è il sole di giustizia, sorgente unica di luce. La Chiesa, come la luna, riceve da lui, ad ogni istante, tutto il suo splendore. Si può dunque parlare, con Didimo il Cieco, di una “costituzione lunare della Chiesa”13. Come la luna nella notte, la Chiesa brilla nell’oscurità di questo mondo, rischiarando la notte della nostra ignoranza per indicarci la via della salvezza. La sua luce, tutta derivata, non è d’altronde anch’essa che una pallida chiarezza, una refulgentia subobscura, come dice s. Bonaventura14; essa ci dispensa i simboli di una verità che non può ancora risplendere direttamente ai nostri occhi mortali. Mentre il sole rimane sempre nella sua gloria, essa passa incessantemente attraverso fasi diverse, ora crescendo ed ora decrescendo, sia che si tratti della sua estensione misurabile dall’esterno oppure del suo intimo fervore, perché essa non cessa di subire i contraccolpi delle vicissitudini umane15. Tuttavia essa non diminuisce mai fino a perire. La sua integrità si rinnova sempre16. La sua testimonianza, in certe epoche, si può anche oscurare: il sale della terra diventa insipido, l’aspetto “troppo umano” prende il sopravvento, la fede vacilla nei cuori – ma, noi ne abbiamo l’assicurazione, “i santi rifiorirono sempre”17.
Ma bisogna, con un Origene e un Ambrogio, comprendere più a fondo queste fasi oscure della luna. Esse stanno a significare che la Chiesa, in questo mondo, è una Chiesa sempre morente, ed è così che essa si rinnova, riavvicinandosi sempre più al Cristo, suo sposo. Diviene allora così unita a lui che viene assorbita in qualche modo nel suo splendore. Tutta vicina al suo sole, il Signore crocifisso, proprio nell’oscuramento della passione essa ricomincia a crescere per raggiungere la sua vera fecondità18. Essa piomba nelle tenebre per partecipare alla pienezza segreta della vita del risorto. “Christus exinanivit eam ut repleat, qui etiam se exinanivit ut omnes repleret. Ergo annuntiavit Lunam mysterium Christi”19. Il Cristo la annientò per arricchirla, egli che si era annientato per arricchire tutti. La luna dunque ha annunziato il mistero di Cristo.
E questo oscuramento è tanto poco un tramonto della Chiesa, che è nello stesso tempo un’aurora. Annuncia l’assorbimento definitivo della luna nel suo sole, secondo il versetto del salmo: “Orietur in diebus ejus justitia et abundantia pacis, donec tollatur luna”. Tollatur, commenta s. Agostino, cioè auferatur, tutto ciò che vi è di mortale e di malato nella Chiesa che dovrà allora essere tolto, annientato, - ma anche extollatur, essendo la Chiesa tutta intera e definitivamente esaltata nel Cristo, associata alla gloria della sua risurrezione20.
13 In psalmum 71, v. 5 (PG 39, 1465-1468)
14 In Hexameron, collatio 20, n. 13: “Comparatur autem Ecclesia militans lunae, propter refulgeniam subobscuram sive simbolicam, - propter refulgentiam excessivam sive extaticam, - et propter refulgentiam ordinatam”. (Ed. del Quaracchi, t.5, p. 427). (La Chiesa militante è paragonata alla luna, per la sua riflessa chiarezza pallida cioè simbolica – per la sua riflessa chiarezza eccessiva cioè estatica – per la sua riflessa chiarezza ordinata).
15 Cosi s. Tommaso d’Aquino, Opera Omnia (Parma 1863), t. 14, p. 377: “…Sive pulchra ut Luna, in presenti vita, ubi aliquando concessa sibi pace et securitate crescit, aliquando adversitatibus obscurata decrescit” (…Ossia bella, come la luna [La Chiesa], nella vita presente, quando talvolta le è concessa pace e sicurezza, cresce, e talvolta, oscurata dalle avversità, decresce).
16 Così Cassiodoro, In psalmum 103, v. 19: “Luna significat Ecclesiam, quae in temporibus facta est, quando eam minui contingit et crescere; quae tamen sic minuitur, ut semper redeunde integritate reparetur”, ecc. (La luna è simbolo della Chiesa soggetta a fasi. A volte avviene che la Chiesa diminuisca, a volte che cresca. Diminuisce, ma ritorna sempre intera come prima).
17 Charles Pèguy.
18 Cfr.. Origene, In Numer., hom. 23, n. 5 (Baehrens, pp. 217-218); a proposito delle “neomenie”, feste che, se prese alla lettera, “non tam religiosae quam superstitiosae videbuntur” (sembreranno non tanto religiose, quanto superstiziose).
19 S. Ambrogio, In Hexameron, l. 4, c. 8, n. 32 (PL 14, 204 BC). Origene, In Ezechielem, hom. 9, n. 3 (Baehrens, p. 411), ecc. Cfr J. Ratzinger, voce “Luce”, in Dizionario teologico, vol. II, pp. 232-243 (Ed. Queriniana 1967).
20 S. Agostino, In psalmum 71, n. 10 (Pl 36, 908). L’immagine è ancora rievocata da Oleario Gonzales Hernandez, La nouvelle conscience de l’église, in L’église de Vatican II, t. 2 (1966), p. 191. S. Bonaventura le associa un’immagine tolta dal Cantico dei cantici: “…Allora si attua questa parola: Non fate caso (attenzione) alla mia tinta abbronzata, è il sole che mi ha bruciata…” In Hexameron, 20, 16 (Quaracchi, 5, 428 ab).